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Chi ha rovinato il ‘mestiere’ di medico. Intervento del dr. Renato Giusto


Il Secolo XIX ha riservato una pagina ai ‘giovani medici in fuga dalle scuole di specializzazione’. Trucioli it ha chiesto un commento al dr. Renato Giusto, di Savona, presidente emerito Sindacato Medici Italiani.

Il dr. Renato Giusto

“È verissimo che in passato si è sbagliato totalmente sia nella selezione per l’accesso alla facoltà che per l’ accesso alle specialità. Sono diminuite le sedi nazionali delle specialità. Per esempio la specialità di Medicina dello Sport è diventata rarissima.

Il sottoscritto insieme ad un amico primario di medicina essendo noi due membri di commissione d’esame per l’accesso provammo a fare i test a quiz posti agli studenti e ci fermammo subito perché i quiz erano assolutamente assurdi e del tutto non idonei a scegliere bene i futuri medici e specialisti. Ho sempre pensato che fosse molto meglio fare dei test psicoattitudinali e non mediocremente nozionistici sia per fare il medico ma anche per fare il giudice. Ormai il mestiere di medico è stato rovinato da una burocrazia intollerabile e da una perdita di valori professionali che non stimolano più la cultura e l’animo dei candidati. Purtroppo i medici sono destinati se andrà avanti così a diventare dei mediocri dipendenti pubblici che alla fine dell’orario di lavoro togliendosi il camice si dimenticheranno di essere medici: come ho sempre detto a chi si iscriveva all’Ordine dei Medici: ricordatevi che non fate i medici , siete e dovrete essere in ogni momento della vostra vita Medici!”

Genova – Giovani medici in fuga dalle scuole di specializzazione. Si parla tanto di imbuto dopo la laurea, di pochi posti nelle scuole e di specialisti che non ci sono. Non è così. I numeri di uno studio nazionale effettuato da Anaao, il sindacato più rappresentativo dei camici bianchi, evidenziano un’altra realtà: sono quasi 6.000 i medici in fuga dalle scuole di specializzazione; in pratica uno su cinque (30.452) non ha partecipato ai concorsi che sono stati banditi degli ultimi due anni.

La lettura è chiara: i giovani preferiscono puntare su quelle scuole di specialità che garantiscono uno sbocco nell’attività privata oppure su quelle meno stressanti e a rischio di denuncia. Non è un caso che vengano scartate quelle «prettamente ospedaliere», che sono state protagoniste nella lotta alla pandemia. Prima fra tutte la Medicina d’urgenza, che vede il 61% dei contratti di specializzazione non assegnati o abbandonati, ma anche Anestesia, Microbiologia e Virologia (78,3%), Patologia e biochimica clinica (70%).

Le più ambite sono Dermatologia e Venereologia (solo lo 0,4% dei contratti non assegnati o abbandonati), Oftalmologia (1,4%), Chirurgia plastica (2,2%), Malattie dell’apparato digerente (2,7%) e Pediatria (2,7%). A lanciare l’allarme per una tendenza che avrà conseguenze rilevanti sul numero di specialisti in servizio negli ospedali e quindi nell’organizzazione dei reparti è l’Anaao-Assomed che sottolinea come l’emorragia di specializzandi riguardi soprattutto Lombardia (901 contratti non assegnati o abbandonati), Veneto (642), Toscana (573) e Lazio (559).

«La medicina – dichiara il segretario nazionale Anaao Pierino Di Silverio – sta diventando un affare selettivo, in cui le specialità più colpite e sotto pressione durante la pandemia da Covid-19, le specialità gravate da maggiori oneri e minori onori sono in caduta libera, non hanno più appeal. Non è un problema di medici, ma di medici specialisti ed è un problema che avrà ripercussioni inevitabili sul futuro di un sistema di cure sempre più in crisi».

Non va meglio in Liguria dove non sono stati assegnati 109 posti su 836 (il 13%). A questi numeri sulle fughe dalle scuole di specializzazione vanno aggiunti i 62 neolaureati che hanno iniziato il percorso, ma si sono ritirati prima di arrivare al traguardo. «Siamo in linea – spiega l’assessore ligure alla Sanità Angelo Gratarola – con le problematiche di cui soffrono anche le altre regioni italiane. In merito ai contratti abbandonati (medici che accettano l’incarico al primo anno e poi lo abbandonano definitivamente o per riposizionarsi su altre borse) siamo in media rispetto ai dati nazionali. Andando poi nel dettaglio si evince che vi sono alcune discipline estremamente attrattive e alcune assolutamente non appetibili».

Come la Chirurgia d’urgenza, cardine della risposta ospedaliera, tanto che alcuni pronto soccorso, anche in Liguria, sono costretti a utilizzare medici di cooperative che costano tanto e danno poche garanzie ai pazienti, come è stato più volte denunciato.

«La Liguria – aggiunge Gratarola – per i turni aggiuntivi prevede un incremento di paga fino a 100 euro/ora presso i pronto soccorso: è un importante provvedimento, ma c’è la necessità di una revisione normativa a livello nazionale».

 


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