In Liguria si spera nel ‘nuovo prenota salute’ e nel prossimo piano sanitario. E intanto chi soffre, paga con le proprie tasse un sistema politico che lesina risorse per riconoscere il suo diritto fondamentale alla salute.
di Gianfranco Barcella
Ha ragione il prof. Ivan Cavicchi, docente di Sociologia dell’Organizzazione Sanitaria all’Università Tor Vergata di Roma quando afferma che la sanità pubblica sta morendo sotto i nostri occhi e nessuno sta muovendo un dito per evitare questo <trapasso>. Perché trionfa l’indifferenza? I benzinai, i tassisti, i gestori dei bagni marini, tanto per citare qualche categoria professionale, sono in grado di farsi ascoltare dai governi di turno. Pare che i cittadini invece, non riescano ad avere udienza per denunciare i gravissimi problemi che riguardano l’assistenza sanitaria. Gli Italiani, di natura individualistica, forse preferiscono risolvere le loro questioni <in privato>,se possono, e poi risulta scabroso bloccare i servizi sanitari con uno sciopero, soprattutto in un momento come questo, ricco di problematiche irrisolte che gravano sulla pelle dei pazienti.
Ma qualcosa bisogna pur fare per sensibilizzare il potere politico sull’estrema gravità della situazione! Quello che indispone è l’indifferenza anche verso le problematiche minimali da risolvere che non richiedono investimenti di milioni di euro come quelli utilizzati per la riqualificazione di edifici, atti ad offrire servizi sanitari, destinati a rimanere sottoutilizzati ancora a lungo per mancanza di personale.
Cito un esempio che mi ha riguardato da vicino: di recente, si presenta al pronto soccorso dell’ospedale San Paolo di Savona un mio amico che ha subito un grave trauma distorsivo al ginocchio per una brutta caduta, in casa. Dolore acutissimo e non si regge in piedi. In astanteria gli dicono: “Si accomodi su questa poltroncina a rotelle. Dovrebbe tenere la gamba sollevata ma la predella è rotta e non potrà elevarla. Stia così, in attesa delle lastre! Di risonanza magnetica per rilevare lesioni ai tessuti molli, non se ne parla nemmeno! Dovrà provvedere in un secondo tempo con le sue forze!”
Presumo che quella poltroncina, sia quella utilizzata, due anni fa, da mia moglie che si presentò nello stesso nosocomio con una frattura composta alla rotula . Era già dotata di lastre con relativo referto, fatte privatamente per non attendere ore, nel reparto di radiologia. Portata in sala gessi le hanno detto che avrebbe dovuto procurarsi, da sola, un tutore di plastica, se non aveva un parente che poteva andare ad acquistarlo. Lei non avuto la forza di scendere dalla barella per procedere con l’acquisto. Qualcuno ha detto che Parigi val bene una messa!
(Tralascio di raccontare l’episodio occorso al ceramista Tullio Mazzotti di Albisola, presentatosi sempre al Pronto Soccorso dell’ospedale San Paolo di Savona con una sospetta lesione tendinea ad una mano. Il paziente ha già narrato sui social la sua penosa vicenda). Spero che coloro che, di dovere, gestiscono la sanità pubblica, si rendano conto della gravità del momento che stiamo vivendo.
Ci sarebbero comunque moltissimi motivi per incrociare le braccia: 1) Un carico burocratico che sta distruggendo la professione sanitaria; 2) La carenza di personale sanitario che costringe coloro che sono in servizio a carichi di lavoro ormai intollerabili; 3) Una continua e progressiva esternalizzazione dei servizi che rende il lavoro in sanità sempre meno competente e più rischioso per la salute dei cittadini. 4) Stipendi poco dignitosi a fronte di cifre esagerate elargite alle cooperative esterne che forniscono personale spesso poco qualificato. 5) L’aumento di aggressività dei pazienti, che spesso frustrati per le loro richieste rimaste senza risposte, esprimono il loro carico di rabbia verso chi li cura perché rappresentano l’unico <front office> verso cui si può esprimere il proprio disagio. 6) La percezione che tutto questo non interessi i decisori politici, insensibili allo sfascio della Sanità Pubblica.
Su tutto questo si sta abbattendo l’autonomia differenziata, come spada di Damocle, destinata a dare il colpo di grazia al nostro SNN, decretando per sempre la sua fine. Come si potrà ancora definire con l’aggettivo, nazionale, un sistema sanitario che risulterà la somma di 21 altri sistemi autonomi e diversi mentre saranno annullati nei fatti, i principi ispiratori, quelli che hanno portato nel 1948 alla nostra Costituzione.
Come potranno i cardini su cui ruota il nostro Sistema Sanitario Nazionale (universalità, uguaglianza, equità) essere mantenuti, dividendo un sistema unico in più sistemi con a disposizione, una quantità diversa di risorse? Potrà essere considerato universale, egualitario ed equo un sistema che potrà stabilire modalità e criteri diversi per l’accesso alle cure, rendendone alcune accessibili e altre no a seconda di dove si abita, riducendo di fatto il diritto alla salute del cittadino che abitano in regioni con meno risorse? E’ pensabile una sanità distribuita in base alla nascita, residenza e censo?
Non si può non rendersi conto che la divisione del SSN in 21 regioni autonome rischia di rendere impossibile un accesso egualitario ed equo a tutti i cittadini perché rompe prima di tutto il principio di solidarietà che è alla base di una equa distribuzione delle ricchezze. Stiamo di fatto rendendo l’accesso alle cure un privilegio per pochi. E’ tempo che chi ha cuore la sanità si faccia sentire con tutte le proprie forze per porre un argine a questa deriva che pare inarrestabile e contribuisca a far capire ai cittadini cosa stanno rischiando.
Qualcuno potrebbe anche appellarsi alle parole di papa Francesco: “La salute non è un lusso! Un mondo che scarta gli ammalati, che non assiste chi non può permettersi le cure, è un mondo cinico senza futuro”. Speriamo che non prevalga l’indifferenza! La questione comunque resta calda, soprattutto quella di ridurre significativamente il ruolo del privato che indisturbato continua a crescere e quella di non far morire la sanità pubblica che deve essere integrata con il privato, come strumento per garantire innanzi tutto la sostenibilità del sistema pubblico.
Ora siamo giunti al punto che i costi della sanità pubblica rischiano di essere dichiarati insostenibili per mala gestio, speculazioni e tagli indiscriminati. Resta il fatto che la logica neo-liberista che sta orientando la politica sanitaria rischia di alimentare solo l’avidità dei pochi a discapito del malessere di molti. Ma noi ci limitiamo a discutere in <subjecta materia>, mai <contra homine>. Deve prevalere però il trionfo dell’assistenza medica per tutti sulla ideologia affinché i cittadini meno abbienti non perdano il diritto alla salute con la sanità pubblica, in ginocchio.
Intanto il Piano Sanitario Ligure si presenta come un iter complesso per far quadrare per esempio il cerchio dei due reparti nascite nel savonese: quello di Pietra Ligure e Savona, appunto.
Parte nel frattempo il Prenota Salute con grande efficienza, almeno così si spera! Saranno coinvolte le farmacie, i medici di famiglia i call center ed i centri CUP sul territorio. Questo passaggio è stato annunciato nelle scorse settimane da Enrico Castanini, direttore generale di Liguria Digitale e confermato ufficialmente il quale ha affermato a Primocanale: ”Prenota Salute è un sistema che ha dimostrato di funzionare bene: grande successo per il sistema come canale diretto per il cittadino. Ma non siamo insensibili al grido di dolore degli operatori che hanno ancora a che fare con Ises Web., il sistema usato al momento da farmacie, sportelli Asl e da tutti gli operatori. Si vede la differenza e la potenza di Prenota Salute che riesce a trovare in ogni angolo le prenotazioni migliori”.
Prenota Salute, che è la piattaforma più recente e più sofisticata, possiede un moderno motore ed utilizza un algoritmo innovativo ed intelligente che ottimizza la ricerca dei posti liberi, selezionando in assoluto la migliore data disponibile. Per questo motivo, Liguria Digitale in accordo con la Regione Liguria ha provveduto all’estensione del sistema; per le farmacie si è iniziato dal 16 febbraio u.s. E il sistema sarà esteso entro il 1° Marzo 2023 a tutte le farmacie (600 in tutta la Liguria). Lo stesso avverrà per i medici di medicina generale (sempre dal 1 marzo) e per sportelli e call center di ASL; anche per loro a partire del 1 marzo avverrà l’estensione progressiva a tutti gli operatori. Resterà comunque ancora attivo il vecchio sistema Ises Web, che verrà potenziato a partire del 26 febbraio e funzionerà in contemporanea per garantire un passaggio graduale e indolore alla novità Prenota Salute.
E’ stata positiva anche la reazione delle stesse farmacie, ormai trasformate in hub multiservizi. Per Elisabetta Borachia, presidente di Federfarma Liguria: “Continueremo ad offrire ai nostri utenti gli stessi servizi ma questo sistema ci permette di vedere molte più disponibilità. Per esempio appena una visita viene annullata da un cittadino, questa ritorna subito nel circuito per cui la disponibilità sarà maggiore. Se ne vedranno tantissime in più rispetto ad ora. Sono lieta che le farmacie siano state coinvolte perché si aggiunge un tassello alle cosiddetta farmacia dei servizi. Noi facciamo sanità vera; la farmacia è stata confermata e riconosciuta come un importante punto del servizio sanitario”.
Per quanto riguarda la bozza di delibera della Regione Liguria relativa al piano sanitario, conferma, ad ora, la presenza di due punti nascite nel savonese: uno al Santa Corona che attende da tempo la riapertura del reparto e un altro al San Paolo. Quindi al momento, pare confermata la prospettiva indicata dall’assessore alla sanità Gratarola, ma si attendono ancora le osservazioni conclusive a livello ministeriale : il nuovo piano sociosanitario, infatti, dopo il via libera della giunta regionale deve passare al vaglio del Ministero della Salute che ha 30 giorni di tempo per fornire le proprie considerazioni.
In seguito dovrà essere presentato nei vari territori in modo da avviare un confronto con le Asl e con il collegio dei sindaci, oltre all’approvazione in sede di Consiglio Regionale. Dunque, al di là delle intenzioni, resta l’incognita sulla tempistica di attuazione ma non solo: resta il problema strutturale del personale medico necessario e degli specialisti, utili a rendere funzionante il doppio Punto Nascite. E’ infine c’è ancora una questione di logistica sanitaria, ricordando che la Asl2 deve ricevere il via libera dei vigili del fuoco per l’agibilità del terzo piano del padiglione chirurgico del Santa Corona danneggiato dall’incendio del settembre 2022 e una parte delle attività e dei posti letto sono stati trasferiti proprio al padiglione 17 che dovrebbe essere <liberato> per ripristinare in toto la sezione di ostetricia-ginecologia e il materno-infantile nel nosocomio pietrese.
Tra le linee regionali dovrebbe esserci anche il riavvio dell’analgesia, anche per limitare le fughe delle donne che oggi vanno a partorire fuori provincia. In quest’ottica, per i due Punti Nascite, dovrà essere assicurata massima sinergia operativa per garantire il cosiddetto <parto dolce> su entrambi gli hub sanitari. Sullo sfondo della complessa vicenda sanitaria vi è da prendere in considerazione anche la riduzione delle nascite in Liguria ed in particolare nel Savonese. I parti in Regione sono stimati in circa 8 mila l’anno, ma la tendenza è quella di una progressiva riduzione verso quota 7 mila nel 2025. Per contrastare questa tendenza l’obiettivo è anche quello di potenziare gli assetti ospedalieri utili all’ostetricia soprattutto attraverso il progetto del <Gaslini diffuso> nell’implementazione della formazione neonatologica- pediatrica.
Trovare il giusto equilibrio per la migliore copertura possibile del territorio ligure resta la difficile mission della Regione e del nuovo piano sanitario, fermo restando che il giudizio finale del Ministero potrebbe limitare ad un solo Punto Nascite, il servizio sanitario in provincia di Savona. In questo caso andrebbe al Santa Corona in quanto DEA di II livello. La Regione ha messo sul tavolo la questione orografica e di spostamento, ma potrebbe non bastare. Tornando poi alla figura dei ginecologi e degli ostetrici, oggi sono attivi 12 medici specialisti, per l’organizzazione dei due reparti, ma a Savona ed a Pietra Ligure ne servirebbero almeno 16. Speriamo che il concorsi banditi dalla Asl possano portare ad avere in servizio il personale sanitario necessario.
Gianfranco Barcella
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