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Liguria e Basso Piemonte

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La magistratura comincia ad interessarsi della mala gestio della sanità


La magistratura comincia ad interessarsi della mala gestio della sanità. In Liguria affidiamoci almeno alla normativa vigente, dice Ferruccio Sansa, per superare lo scoglio delle liste d’attesa infinite.

      di  Gianfranco Barcella

Ferruccio Sansa giornalista e consigliere regionale di opposizione

Un’istituzione pubblica, una persona giuridica non può assumere atteggiamenti discriminatori perché la Costituzione è tassativa in proposito. I cittadini sono rassegnati ormai a considerare i Comuni, le Regioni, lo Stato come  giganti di pietra, immobili ed inavvicinabili che si nutrono di tasse e balzelli, forti di norme e di regolamenti attuativi, concepiti dalle menti di funzionari granitici ed imperturbabili. Ma non è così! Un’istituzione è come un essere vivente e deve provare anche un “senso di commozione” soprattutto verso gli ultimi come ci ricorda Levinas. Fare politica significa innanzitutto riconoscersi insieme nella polis, pensata come luogo della sincronia e della simmetria nel quale necessariamente tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge, compresi gli <umili fratelli> come diceva Pasolini. Molte volte però la libertà individuale viene concepita dai politici solo come possibilità di affermare il proprio conatus essendi.

E  il Tribunale di Milano ha sentenziato, di recente, che la Regione Lombardia è colpevole  di condotte discriminatorie. La natura del contendere è stata l’esenzione dal ticket, codice E02, concessa solo ai cittadini che avevano un precedente rapporto di lavoro. La cosa non merita di passare sotto silenzio! Un’istituzione deve saper porgersi con sensibilità democratica soprattutto verso i bisogni dei meno abbienti e dei più fragili soprattutto in campo sanitario. Citiamo anche il caso, per esempio, (che può apparire banale ma non lo è)  dei bambini con disturbi dell’apprendimento come la dislessia. Non sono pochi!Sono bambini intelligenti che per ragionare hanno bisogno di specifici accorgimenti da parte del sistema scolastico; purtroppo possono essere attivati solo a fronte di una diagnosi specialistica. Ma quando un genitore vuole ottenere una certificazione di DSA da parte di un neuropsichiatra infantile appartenente al sistema sanitario nazionale deve attendere almeno due anni. Nel frattempo il bambino non è rimasto poi tanto bambino; ormai è passato ad altro ordine e grado di scuola con tanti problemi irrisolti nello zainetto. La soluzione c’è: si paga e ci si reca da un medico privato. Purtroppo è prassi comune  anche per i cittadini liguri mettere mano al portafogli per un qualsiasi intervento sanitario urgente, una visita o un esame. Per affrontare un intervento chirurgico è richiesto però un onere economico alquanto gravoso per un modesto bilancio familiare. Se non si ha una assicurazione si è costretti a sperare di conoscere un medico amico o  a rassegnarsi ad un’attesa che potrebbe costare l’aggravamento della patologia. E’ assai difficile che tutti questi segnali non riconducano ad un unico disegno: la privatizzazione del Sistema Sanitario Nazionale che occhieggia pericolosamente ai modelli di oltre oceano. Ma è giusto che i poveri non abbiano la possibilità di curarsi in un paese democratico come l’Italia con una Costituzione che garantisce il diritto fondamentale alla salute anche per i non abbienti? Intanto, in attesa di risposta da parte dei nostri amministratori, riportiamo l’esperienza di Alessandro Longhi, politico noto anche fuori i confini della Regione Liguria.

Dopo un ricovero di cinque giorni all’ospedale di Lavagna, ha inviato una lettera aperta ai vertici della Regione Liguria: “ Giovedì 26 Gennaio 2023 mi sono ricoverato all’ospedale di Lavagna nel reparto di Cardiologia che mi era stato consigliato perché considerata un’eccellenza, e confermo che lo è. Mi complimento con tutto il personale, dimostratosi all’altezza delle mie aspettative. I medici, gli infermieri, i tecnici, gli operatori socio-sanitari ed anche i dipendenti mal pagati delle ditte di appalto, sono stati bravi, competenti e disponibili. Il mio ricovero è durato 5 giorni nei quali  ho potuto riscontrare varie carenze, non certo attribuibili ai dipendenti, bensì a chi amministra direttamente o indirettamente la sanità pubblica. La Sanità Pubblica Ligure ha iniziato il suo declino nel 2000 con la giunta Biasotti. Proseguito dal 2005 al 2015 con la Giunte Burlando ad oggi, le giunte Toti le stanno dando il colpo di grazia: la parola d’ordine è <il privato è bello!> Se gli operatori della sanità pubblica, anche in carenza di organico, danno il meglio di sé, lo stesso non si può dire della sistemazione alberghiera dei ricoverati, che sono persone fragili. Una Cardiologia di eccellenza non dovrebbe avere liste di attesa per mancanza di posti letto e personale. Sono stato ricoverato in una camera con tre posti letto separati da tende assieme a due signore, sostituite in seguito da due uomini. Durante la degenza ho notato che nel bagno il sedile copriwater era usurato e scorticato in maniera indecente; il neon che doveva illuminare il bagno era bruciato e così è rimasto fino alla mia dismissione. Nell’antibagno lo scarico del lavandino era otturato, mancava persino una mensola dove poggiare il necessario per lavarsi. Le tre lampadine dello specchio erano spente perché era stato eliminato l’interruttore che le comandava. Giustamente la porta del bagno non si poteva chiudere a chiave, ma se ci fosse stato un indicatore di libero oppure occupato, sarebbe stato meglio. Nella stanza da letto un neon era spento e la lunetta per la notte del letto 13, non funzionava: la richiesta di riparazione risaliva al 30/12/22. Mancava inoltre il televisore: questa è la situazione alberghiera per i ricoverati. Sulla porta d’ingresso del reparto è affisso il cartello, l’ingresso è consentito(giustamente) a un solo visitatore per ammalato, e solo per trenta minuti, non di più, così come ho scoperto che se un visitatore si ferma soltanto pochi minuti, nessun altro può utilizzare il tempo rimanente per far visita. Concordo sull’ingresso di un visitatore per volta, ma non capisco la logica che proibisce ad un’altra persona di entrare nel tempo rimasto o addirittura che lo stesso visitatore non posa stare un’intera ora col ricoverato. Se i visitatori fossero una coppia che vuol darsi il cambio, perché non può farlo? Se questi<geniali> normative avessero una logica perché non sono scritte affinché degenti e visitatori possano prenderne coscienza? All’ingresso del reparto campeggia la scritta “N.B.: resta obbligatoria la mascherina FFP2”. Io mi sono ricoverato indossando la FFP2, così come i colleghi di camera ed i loro visitatori. E’ una giusta disposizione contro il covid 19, ma non capisco perché la ASL4 consegni ogni giorno ai ricoverati una mascherina chirurgica invece della FFP2. Chi dirige la ASL4 ha senz’altro delle responsabilità, ma quelle maggiori sono quelle della Regioni Liguria, del suo presidente Giovanni Toti e del suo Assessore alla Sanità”.

Visto che la Magistratura è l’organo dello Stato che verifica se le norme giuridiche siano state violate e applica le sanzioni previste attraverso una condanna finale, chiamata sentenza, forse potrebbe attivarsi anche in tal senso. La Procura Genovese ha già indagato sulla sanità ligure, in merito alla carenza di personale negli ospedali ed in particolare sui concorsi per l’assunzione degli oss. Chissà!

In merito all’attesa  che i Liguri devono patire per ottenere una prestazione specialistica nell’ambito della sanità pubblica si rileva quanto segue: a Genova risulta impossibile prenotare un’ Angio Tac all’aorta addominale o un’ecografia monolaterale alla mammella presso il servizio sanitario regionale, a prescindere dalla classe di priorità. Nello spezzino non si trova alcun posto per una colonscopia, esame fondamentale on un’ottica di prevenzione ai tumori e per una visita dermatologica bisogna aspettare quasi dieci mesi. A denunciare questo stato di cose è la lista Sansa che però rilancia: “La soluzione c’è anche se di fatto non è accessibile. Anche perché nessun ligure viene informato a riguardo” i consiglieri del gruppo guidato da Ferruccio Sansa si rifanno alla legge 124 del 1998, secondo cui< qualora l’attesa della prestazione richiesta si prolunghi oltre il termine fissato dal direttore generale (….) l’assistito può chiedere che la prestazione venga resa nell’ambito dell’attività libero-professionale intramuraria, ponendo a carico dell’azienda sanitaria locale di appartenenza e dell’azienda sanitaria locale nel cui ambito nel cui ambito è richiesta la prestazione, in misura uguale, la differenza tra la somma versata a titolo di partecipazione al costo della prestazione e l’effettivo costo di quest’ultima sulla scorta delle tariffe vigenti. In altri termini, secondo questa norma già vigente, chi non riesce a prenotare una prestazione attraverso il Cup e gli altri canali – oppure trova una disponibilità, ma in tempi troppo lunghi. Potrebbe accedere all’intramoenia pagando solo il ticket. “in via del tutto residuale-segnala la lista Sansa– si potrà recare presso le strutture private e poi chiedere il rimborso all’azienda sanitaria. Una soluzione comunque inadeguata perché ci sono esami che costano fino a mille euro per i quali non tutti possono permettersi di anticipare la spesa”. Secondo quanto previsto dalla legge, il rimborso dovrebbe essere chiesto ala direttore generale della Asl presentando la documentazione delle spese sostenute e la prova della mancata possibilità di prenotare il servizio. Una procedura complessa, che di fatto ad oggi non trova alcuna concreta applicazione. Inoltre, ricordano i consiglieri della lista Sansa,”sospendere le attività di prenotazione cioè il fenomeno delle cosiddette liste d’attesa bloccate, agende chiuse è una pratica vietata dalla legge finanziaria 266 del 23 dicembre 2005 e spetta alle Regioni vigilare sul rispetto del divieto di sospensione dell’attività di prenotazione. Sono previste sanzioni amministrative in caso di violazione”. “Qui viene negato ai cittadini un diritto sancito dall’articolo 32 della Costituzione- attacca Sansa- Primo, non si garantisce ai cittadini un diritto fondamentale. Secondo si lede il principio di uguaglianza perché chi può permetterselo ricorre alla sanità privata, mentre chi non ha i mezzi deve rinunciare agli esami salvavita. Il sistema sanitario della nostra Regione non garantisce prestazioni cui i cittadini hanno diritto, esponendo così migliaia di donne e uomini al limite dell’interruzione a rischio mortale. E’ una situazione al limite dell’interruzione di pubblico servizio. Una situazione che consentirebbe perfino ai cittadini di chiedere i danni alle direzioni sanitarie, come sostenuto dalla giurisprudenza”.

La replica è arrivata in giornata: “ La Regione Liguria è particolarmente stupita nell’apprendere il contenuto della nota stampa, diffusa dal consigliere regionale Ferruccio Sansa che in maniera del tutto irresponsabile diffama e alimenta un ingiustificato allarmismo. E’ assolutamente priva di ogni fondamento,grave e censurabile, l’affermazione secondo la quale il sistema sanitario della della nostra Regione non garantisce prestazioni cui i cittadini hanno diritto, esponendo così migliaia di donne e di uomini a rischio mortale. Ogni cittadino che risiede in Liguria o che vive anche temporaneamente nella nostra Regione non corre alcun rischio nel mondo della sanità regionale come invece il consigliere afferma. La Regione Liguria o che vive anche temporaneamente nella nostra Regione non corre alcun rischio nel mondo della sanità regionale come invece il consigliere afferma. Regione Liguria eroga prestazioni di emergenza-urgenza, prestazioni ambulatoriali, ricoveri (programmati e non): il tutto rispettando le normative nazionali in materia, all’interno dei livelli essenziali di assistenza  Lea, per i quali la nostra Regione  risulta all’ottavo posto nell’ultimo monitoraggio compiuto dal ministero della Salute”.

Leggendo però i dati del monitoraggio dei livelli essenziali di  assistenza (Lea) pubblicati dal Ministero della Salute si scopre che nel 2020, l’anno in cui il mondo veniva travolto dal Covid-19, solo 11 Regioni Italiane hanno superato la soglia di sufficienza sia per quanto riguarda la prevenzione sia l’assistenza territoriale e ospedaliera. Le altre, tra cui la Liguria non hanno raggiunto gli standard previsti. Questo è quanto emerge dal monitoraggio dei livelli essenziali di assistenza (Lea) pubblicati dal Ministero della Salute come riporta Today. Ribadiamo che per i Livelli essenziali di assistenza, si intendono le prestazioni e i servizi che il servizio sanitario nazionale deve fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di una quota in denaro (ticket),con le risorse pubbliche, raccolte attraverso le tasse.Il monitoraggio dei Lea viene effettuato dal Ministero della Salute (tramite il comitato Lea), per verificare che tutti i cittadini ricevano le cure e le prestazioni rientranti nei Livelli essenziali, “secondo le dimensioni dell’equità, dell’efficacia e della appropriatezza”.

Nel monitoraggio si considerano più indicatori, suddivisi in tre macro-aree: 1) Prevenzione collettiva e sanità pubblica che comprende tutte le attività di prevenzione rivolte alle collettività ed ai singoli; 2) Assistenza distrettuale, vale a dire le attività ed i servizi sanitari e socio-sanitari diffusi sul territorio (dall’assistenza sanitaria di base a quella specialistica ambulatoriale passando per l’assistenza sociosanitaria domiciliare e territoriale); 3) Assistenza ospedaliera.

Non mancano le criticità: le regioni con punteggio inferiore alla soglia della sufficienza(ovvero meno di 60) in una macro area su tre, sono state: LA LIGURIA, Abruzzo, Molise e Sicilia. Intanto in una decina di giorni dovrebbe chiudersi il Piano sociosanitario della Liguria. Entro la fine del mese, il documento che imposterà la Sanità della Regione, fino al 2025 arriverà, nella prima bozza, al voto della giunta regionale, il primo atto che, dopo complesse procedure, dovrebbero portarlo ad entrare in vigore a inizio giugno. Sono tre i nodi principali e più delicati del documento: il numero di pronto soccorso e punti di primo intervento, il numero di punti nascita il numero delle centrali operative del 118.  Pare non si  parli di accorpamenti di Asl2 con Asl1. Di certo il sindaco di Savona, Marco Russo, ha espresso qualche perplessità sul fatto che non siano stati informati preventivamente i Comuni.

Mi torna alla mente una frase di Manzoni: “Si dovrebbe pensare a fare bene piuttosto che a star bene e così si finirebbe a star  meglio”.

Gianfranco Barcella 


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G.F. Barcella

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