Diagnosi e terapie per rilanciare il territorio: “La cultura del nostro Ponente ha molte potenzialità, manca però un vero tavolo di idee con un respiro cinque-dieci anni. Non solo mare e gastronomia ma anche entroterra, sentieri antichi e moderni, letteratura e poesia, archeologia e paleontologia, fede e tradizione”.
Il bagaglio di una vita all’insegna della passione per l’arte: “I miei genitori fin da bambina mi portavano per mostre, musei, monumenti. Mia madre mi accompagnava in biblioteca all’epoca in piazza Chabrol”. Il pessimo rapporto con gli insegnanti: “Ho subito violenze da una maestra che mi additava alle altre 35 alunne come quella che scriveva ‘con la mano del diavolo’ perché usavo la sinistra”. Il cammino professionale: “Da avventizia in Comune ad applicata dello stato civile fino a direttrice della Pinacoteca civica”. Gli incontri con i presidenti Pertini, Cossiga e Ciampi. Il viatico dell’esperienza e amicizia di Renzo Aiolfi, indimenticato direttore del Teatro Chiabrera e della Pinacoteca, e dello slancio politico dell’assessore alla Cultura Sergio Tortarolo: “Mi hanno aiutato a comprendere le problematiche legate alla valorizzazione, il restauro e la conservazione di certe opere”. La tirata d’orecchi alle Confraternite: “I savonesi sono molto gelosi del loro ‘avere’, come avviene per le Confraternite, ricche di patrimoni storico-artistici di fede e tradizione, che difficilmente collaborano tra loro, tranne per la Processione del Venerdì Santo”.
di Gian Luigi Bruzzone
Silvia Bottaro, savonese, laureata in pedagogia a Genova, diploma di “Gestione delle attività artistiche e culturali” presso l’Università Bocconi di Milano, diploma di Direttore di biblioteca della Regione Liguria. Già direttrice della Pinacoteca e dei Musei di Savona, autrice di parecchi volumi e saggi storico-artistici, promotrice “scatenata” d’innumerevoli eventi. Ha insegnato all’Istituto “Mazzini-Martini-Pancaldo” di Savona. Per meriti culturali è stata insignita del titolo di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana nel 2004. Attualmente ricopre la carica di Presidente della Consulta Provinciale Femminile di Savona. È presidente dell’Associazione “Renzo Aiolfi”. È socio onorario dell’Aias e della Croce Bianca di Savona, nonché componente del Consiglio direttivo della LILT provinciale. Il 12 settembre 2020 le è stato conferito il XV premio Pozzo Garitta 2020.
Cara Dottoressa Silvia Bottaro, ci parli un poco della sua famiglia, se non le dispiace.
La mia famiglia ha da parte di madre origine piemontese, precisamente di Cassine (Alessandria), da parte paterna ha origine savonese. Mio padre Domenico Guido ha lavorato al porto di Savona con diversi ruoli, mia madre Clara era sarta e maestra di taglio, titolo a cui teneva molto. Posso dire, infine, che ho ereditato dalla mia bisnonna paterna, Berta Rosa di San Bartolomeo del Bosco, Santuario di Savona, il mio forte attaccamento e interesse per tale antica borgata.
Quali studi ha compiuto? Com’è nata la sua passione per la pedagogia, per l’arte, per la sociologia?
Ho compiuto i miei studi alle scuole elementari di Via Verdi a Savona, essendo nata e vissuta nella nostra casa in Via Firenze, poi presso la scuola media “Chiabrera” e presso l’istituto magistrale “Della Rovere”. Forse qui è nato il mio interesse per l’educazione e per l’impegno verso gli altri, soprattutto bambini. Ho ereditato l’interesse per l’arte dai miei genitori, che fin da piccolina mi portavano a visitare mostre, musei, monumenti. Va ricordato, poi, che io sono molto curiosa, leggo moltissimo, faccio ricerche (già alle elementari mia madre una volta la settimana mi accompagnava in biblioteca, allora in piazza Chabrol), dalle scuole medie inferiori ho iniziato a frequentare il teatro Chiabrera con mio padre e così via. L’interesse per la sociologia è connesso con il fatto che appena diplomata ho vinto un concorso del Comune di Savona per collaboratori per il censimento della popolazione del 1971 (sono rimasta dipendente fino al 1994 con vari ruoli). Essendo iscritta al magistero di Genova, al corso di pedagogia, e sperimentando quotidianamente che la burocrazia non aiutava il cittadino, mi sono iscritta ai corsi del prof. Bělohradsky Václav, sociologo, col quale, poi, ho redatto la mia tesi di laurea sulla materia della sociologia della Pubblica Amministrazione (era il 1978). Tengo a precisare che ho sempre svolto i miei corsi di studio/perfezionamento come studente-lavoratore; con grandi difficoltà, infatti, ho sempre usufruito delle mie ferie perseguire i corsi e sostenere gli esami.
In tanti anni di scuola qualche docente è stato per lei maestro?
La domanda mi mette in difficoltà, perché fino agli anni universitari ho avuto un pessimo rapporto con la scuola, non tanto come istituzione, perché a me piaceva studiare, ma per i docenti incontrati. Ho sempre dovuto combattere con la mia debole salute, che mi ha causato lunghissime assenze, cosa poco sopportata da quelli che si fanno chiamare educatori, che ai miei genitori, dalle scuole medie inferiori alle superiori, hanno sempre suggerito di ritirarmi da scuola e farmi fare corsi di cucito, ecc. Già alle elementari ho subito violenze da un’inadeguata “maestra” che mi additava in prima classe alle altre trentacinque alunne, come quella che scriveva “con la mano del diavolo” essendo mancina. Mi ha costretto a scrivere con la mano destra, cosa che faccio tutt’ora. I miei maestri sono stati i miei genitori, che mi hanno sempre sostenuta curata e amata.
La Savona della sua infanzia.
Savona negli anni Cinquanta/Sessanta era una città reduce dal conflitto con grandi speranze, ricostruzioni, idee. Noi abitavamo in periferia, strada non asfaltata, pochissima luce ma molto verde, giardini, profumi di fiori a primavera e tanto sole. Tutto ciò lo vedevo, lo avvertivo dalla mia camera dove, purtroppo, ho passato moltissimo tempo per malattia. Poi mia madre, quando potevo uscire, mi portava a fare passeggiate e merende pomeridiane nelle fasce delle colline de “La Rusca” (oggi tutto costruito). Mi fermavo alla Cappella di San Biagio (oggi soverchiata dai palazzoni di cemento). Poche automobili: mio padre aveva acquistato la “Topolino”, era l’unica vettura della strada e tanti venivano a vederla. Mio padre mi portava al porto: andavo a trovare mio nonno paterno Stefano Angelo, che viveva in via dei Cassari in una deliziosa soffitta, dalla quale si poteva cogliere tutto il bacino portuale. Era un calafato: lì ho conosciuto quest’antica arte, oggi scomparsa. Quando si poteva, salivo sulle navi ancorate alle banchine, affascinata da quelle lamiere, da quel lavoro duro che faceva mia padre come “pesatore”. Avrei voluto frequentare l’istituto nautico ma, causa la mia forte miopia, non mi fu possibile e così m’iscrissi alle magistrali.
Quali discipline l’hanno più sorretta nella sua attività?
Debbo dire che nella mia attività presso il Comune di Savona ho iniziato come “avventizia” con contratti trimestrali per ben sei anni, poi come “applicata” nei servizi di stato civile, di anagrafe. Ho sempre seguito tutti i corsi interni e i colleghi più anziani mi hanno aiutata. Come direttrice della Civica Pinacoteca e Museo, concorso pubblico che vinsi quando il direttore Renzo Aiolfi andò in pensione, nel 1980/81, mi aiutarono molto sia gli studi in sociologia, sia quelli in storia dell’arte, oltre a quelli di diritto amministrativo svolti da sola e con i corsi interni.
Gli anni della sua direzione alla Civica Pinacoteca di Savona.
Sono stati anni d’intenso lavoro, di progettazione per trovare finalmente una sede adeguata a tale importante istituzione savonese. Lo slancio politico fu notevole, grazie all’Assessore alla cultura del tempo prof. Sergio Tortarolo. La mia amicizia con Aiolfi, iniziata al tempo delle scuole medie, ha fatto sì che egli mi abbia aiutato a comprendere le problematiche legate a questo lavoro, alla valorizzazione di certe opere, al loro restauro e conservazione, a spingermi, per esempio, a studiare i fossili conservati nel deposito del Museo civico (chiuso ormai dal 1942, ma ricco d’importanti collezioni anche etnografiche). L’attuale sede della Pinacoteca civica sita a Palazzo Gavotti è nata sotto la mia direzione, così tutte le fasi progettuali attinenti. Ho fatto catalogare la collezione numismatica “Policarpo Lamberti”, ho aperto a Palazzo Pozzobonelli, quarto piano, dove allora era ubicata l’istituzione, la “Sala Peluzzi” con la donazione Peluzzi fatta alle Opere sociali di Savona (ora tale collezione è inserita nel Museo del tesoro del Santuario). Con altri studiosi abbiamo ridato alle stampe il catalogo della Civica Pinacoteca, poi è stato pubblicato il catalogo della ceramica savonese (propedeutico all’attuale Museo della ceramica). Purtroppo nessuno si ricorda di questi miei lavori a beneficio della città e neppure quelli di Renzo Aiolfi. Desidero, infine, ricordare che furono anni pieni di ricerche sulla città e la sua cultura, tanto da far nascere significative mostre a livello nazionale, come quelle dedicate al futurismo, rafforzando un vero e proprio interesse su tale fermento culturale ed artistico: ho curato le mostre di Farfa, Maria Ferrero Gussago, Luigi (Gigi) Caldanzano, Acquaviva, Lino Berzoini, Guglielmo Bozzano.
È stata, fra l’altro, presidente della Consulta femminile della provincia
Sono ancora presidente di questo importante consesso, ma a breve ci saranno le nuove elezioni, che seguono quelle appena svolte l’8 gennaio come rinnovo della carica di presidente della Provincia di Savona e, quindi, si procederà al rinnovo anche di questa istituzione. È un decennio, ormai, che svolgo tale ruolo: un impegno importante che mi ha messo in contatto con la realtà politico sociale della Provincia sui temi legati alle donne (dal lavoro, ai femminicidi, ecc.). Questo è un altro aspetto del mio impegno per la città, per i cittadini: fin da ragazza ho sempre fatto volontariato: P.A. Croce Bianca di Savona, dove sono stata anche vice presidente, consigliera presso la Società savonese di Storia patria, impegno per la disabilità presso l’Aias di Savona. Da pochi mesi impegno per la LILT. A ascoltare i bisogni del territorio con la sensibilità femminile mi è parso sempre importante per cercare di risolvere i tanti nodi della nostra società, al di fuori di schemi rigidi, di ideologie. Ho sempre cercato il dialogo, il conoscere su fatti certi, storici-scientifici. Certamente una bella esperienza di arricchimento, anche personale.
Che cos’è e quale la funzione dell’AMMI?
L’AMMI è la sigla dell’Associazione Mogli dei Medici Italiani. Oggi la sezione dell’AMMI provinciale, di cui sono stata presidente fino al 31 dicembre 2022, è stata chiusa per mancanza di adesioni nuove e chi, come me, è iscritta dal 1975, ha scelto di associarsi all’AMMI ingauna e del finalese con presidente Mariangela Borin. Questa Associazione ha lo scopo di educare alla salute supportando il lavoro scientifico dei medici, e in questi ultimi anni si è dedicata alla medicinadi genere.
Se non sbaglio, l’Associazione “Renzo Aiolfi” le è particolarmente cara: è vero? Ce ne vuole illustrare gli scopi e le iniziative?
L’Associazione “Aiolfi” è sorta nel 2003, su idea mia e di altri amici. L’articolo 9 della Costituzione Italiana ci ha fatto interpretare la cultura quale “giardino” dove tutti possano ritrovarsi, parlare ed essere coinvolti senza discriminazione alcuna. Ho ricordato il mio rapporto speciale con Renzo Aiolfi, di cui ho sempre apprezzato le idee nuove. Egli è stato tra i primi in Italia ad aprire il teatro alle scuole dell’obbligo, ha promosso la cultura jazz, ha considerato il ballo popolare un aspetto della cultura che unisce i popoli, ha avviato per i giovani le visite guidate alla Pinacoteca, ha considerato la fotografia una vera arte, ecc. Uno scopo dell’Associazione “Aiolfi” è di assicurare un futuro ad alcune opere d’arte antiche, di pregio, che necessitano di restauro, il tutto sotto l’egida della competente Soprintendenza: così in vent’anni abbiamo portato a termine ben sei restauri raccogliendo i fondi necessari e ne siamo orgogliosi. Tra questi il polittico di Tuccio d’Andria conservato nell’ex Museo diocesano di Savona (restauro svolto con il Circolo Dialogos di Savona), il globo terracqueo sito nella Sala Giunta del Comune. Abbiamo fatto scoprire ai savonesi e non solo la Quadreria del Seminario vescovile e l’Ultima cena del Giampietrino nel refettorio, l’antica Certosa di Loreto a Savona con due restauri nella chiesa (oggi purtroppo chiusa al pubblico) e così via. Cerchiamo di far conoscere il nostro territorio, come la Val Bormida con iniziative a Millesimo, Osiglia, Cosseria, Bormida, Carcare; a Vendone nel Parco delle Torri con due biennali della ceramica moderna e così via. Ho pubblicato alcune ricerche, a favore dell’Associazione Aiolfi, sui pittori Paolo Gerolamo Brusco, Raffaello Resio, Farfa. Abbiamo partecipato da 15 anni ai corsi dell’UniTreSavona con grande successo di iscritti (sempre oltre cento).
Tra i frutti dell’Associazione Aiolfi c’è il periodico “Pigmenti Cultura”: quale impatto ha avuto, per quanto si possa arguire?
Appena fondata è sbocciata l’idea di una “nostra voce culturale”, ossia un giornale libero, gratuito, che illustrasse piccoli musei, opere d’arte locali, riflessioni sulla cultura ligure e non solo. Ciò è andato di pari passo con i nostri “gemellaggi” in Italia e all’estero. Desidero ricordare quello col prof. Josè Maria Cerezo Palencia, direttore del Museo d’arte di Cordoba in Spagna e con l’Università di Cordoba in Argentina col prof. Santiago Druetta per le ricerche congiunte sul savonese don Gerolamo Lavagna, fondatore a Cordoba del Museo di Scienze naturali, con centinaia di contatti avviati con i Musei italiani, con altre Associazione di volontariato, con studiosi delle Università italiane e straniere. Abbiamo avuto importanti direttori del giornale “Pigmenti”, poi “Pigmenti Cultura”, che desidero ringraziare per il loro apporto: Sergio Ravera, Silvio Riolfo Marengo e Ferdinando Molteni. Non è superfluo ricordare che tutti hanno collaborato gratuitamente. Il giornale piace molto, è richiesto anche da fuori Savona e, fin che le nostre risorse lo permetteranno, cercheremo di continuarlo.
Dinanzi alla sua produzione scrittoria si resta stupiti: ce la vuole un poco presentare?
Mi pare di avere già risposto: la mia curiosità su Savona, la sua storia, il fatto che sono convinta che la città possa e debba divenire turistica, perché nasconde, purtroppo molto bene anche per ripicche interne, per incapacità a lavorare in squadra, per invidie da piccola realtà provinciale, molti temi interessanti per il turista. Menziono i tre papi, la Cappella Sistina, l’arte della tarsia lignea, ecc.. Ho accumulato nel tempo vaste ricerche che, poi, temendo si disperdessero, hanno dato vita ad alcuni libri, ma pure a decine e decine di articoli, scritti su testate locali e nazionali, Sono sempre aperta a collaborare con istituzioni, studiosi, ecc. a beneficio della città e del circondario.
Momenti ed incontri memorabili…
Bella domanda. Di incontri ne ho avuto davvero molti, vediamo: tra quelli istituzionali direi, senza dubbio il presidente Sandro Pertini (ma Pertini era molto amico di mio padre e quindi lo conoscevo anche al di fuori del mio lavoro), il presidente Carlo Azeglio Ciampi (che ha onorato me e l’Associazione Aiolfi di un suo saluto quando abbiamo allestito una mostra sul Risorgimento savonese), il presidente Francesco Cossiga, col quale abbiamo inaugurato il Museo d’arte Sandro Pertini al Priamar. Fra i critici d’arte e storici d’arte sono stati fondamentali per me gli incontri, gli scambi di idee, le conversazioni, financo le collaborazioni con: Giulio Carlo Argan, Mario De Micheli, Federico Zeri, Mario Verdone, Mirella Bentivoglio, Enrico Crispolti, Enrico Colle fino a Vittorio Sgarbi, per citare i più noti al grande pubblico.
Aspetti positivi e negativi dei savonesi. Tutti amici?
Savona è una città molto difficile dove, non dico vivere, ma svolgere un qualche ruolo pubblico, non sempre è facile ed io ben conosco questo aspetto. I savonesi sono molto gelosi del loro “avere”, si vedano le benemerite Confraternite, ricche di patrimoni storico- artistici, di fede e di tradizione che però difficilmente collaborano tra loro, al di fuori della processione del Venerdì santo. Molti anni addietro avevo proposto di organizzare nel restaurato vecchio ospedale San Paolo un Museo dell’arte lignea savonese con le casse processionali e tutti gli arredi lignei fino ai lavori nella tarsia dei Garassino, Bertolotto, Scotto. Tale Museo doveva prevedere, anche, una scuola per il restauro ligneo e, visti gli spazi del vecchio ospedale, poteva altresì includere il copioso patrimonio tessile savonese (oggi in parte conservato in un non accessibile deposito sito al piano nobile del Palazzo delle Azzarie al Santuario) con il suo laboratorio di restauro. Tale idea fu subito scartata per la paura che ogni Confraternita perdesse la proprietà dei vari beni… senza capire che lasciando sempre chiusi gli Oratori (comunque aperti solo per poche ore grazie al benemerito volontariato) si priva la città di una proposta artistica – turistica molto allettante, ovviamente svolta da persone capaci e scientificamente preparate. Quanto sopra è sufficiente a rispondere alle due domande poste. Sul fatto, poi, di “tutti amici”, posso rispondere che, fatte poche eccezioni, conto molti sinceri amici fuori Savona.
Quanti strascichi negativi ha lasciato il Covid!
Questa pandemia, non ancora debellata completamente, ha chiuso in casa per oltre due anni le persone. Ora va un po’ meglio. ma la paura è rimasta e così i molti problemi finanziari, di lavoro, di salute. Noi come Associazione abbiamo tenuto stretti contatti con i nostri amici associati come le “pillole d’arte” da me curate e mandate loro: ne ho inviate oltre cento. Ciò ha mantenuto viva la relazione, certamente moltissimi non hanno rinnovato la loro quota associativa non avendo mostre, incontri a cui partecipare. Ora, con molta lentezza, cerchiamo di riprendere la normalità. C’è comunque meno voglia di partecipare al chiuso, rimangono remore e, soprattutto, in questa città con una popolazione tra le più anziane d’Italia, le persone escono meno di casa, hanno meno forze e risorse. Ho riscontrato che molti over 65 mi chiedono perché il Comune di Savona non abbia riattivato nel 2023 i corsi UniSavona che erano molto frequentati, ovviamente non ho risposta in merito.
La cultura nel Ponente ligure e potenziali risorse.
La cultura del nostro Ponente ha molte potenzialità. Manca, secondo me, un vero tavolo di idee che abbia un respiro di 5/10 anni per tale sviluppo, non parlando solo di mare (certamente risorsa importante, ma su cui c’è molto da lavorare già dal ripascimento delle spiagge e verso un turismo aperto molto di più alla disabilità in tal senso) e/o di enogastronomia (ormai tutto si risolve con il cucinare), ma dobbiamo parlare di entroterra, di sentieri antichi e moderni, di letteratura-poesia, di archeologia e di paleontologia, di fede e di tradizione, di sport all’aria aperta, di tempo libero in un contesto d’immagini moderne legate all’artigianato (quasi del tutto scomparso quello locale, vive un po’ la ceramica ), all’arte, alla fotografia, alle coltivazioni tipiche della nostra terra, al ripopolamento delle zone montane. Qui è fondamentale il ruolo delle istituzioni per creare lavoro, dare ai giovani motivi per rimanere in Liguria e per attirarne altri. La cultura deve essere il nostro “petrolio” o meglio “la nostra energia rinnovabile” su cui puntare tutti insieme, senza invidie, preclusioni: abbiamo già perso troppo tempo!
Che cos’è la felicità
Domanda molto difficile. I miei genitori mi hanno insegnato che la felicità è quando hai la salute buona e fai un lavoro che ti piace. Hai speranze per un futuro sereno e migliore. Oggi mi viene da dire che la felicità ha un nome, un valore: PACE.
Sul far della sera…
In questo periodo a sera quando si apre la televisione non si sente altro che rumori di sirene, si vedono gli esiti dei bombardamenti sulle martoriate città ucraine. Mi vengono in mente i racconti dei miei genitori, che hanno vissuto il periodo tragico della seconda guerra mondiale, e che mi hanno sempre augurato di non dover vedere una nuova guerra. Speriamo che quella in atto prestissimo trovi una soluzione condivisa nel rispetto della vita e dei diritti di tutti.
Grazie, cara Dottoressa Silvia, per aver accolto le mie domande. Auguro a Lei ed ai Suoi ore sempre serene. Viva noi!
Gian Luigi Bruzzone