Il primo di gennaio, su Facebook, ho gettato in “Savona nel 2022” un’inutile esca, non foss’altro per confrontarmi con eventi – corredati di foto – che hanno caratterizzato nei dodici mesi scorsi la città di Savona. Spero non mi sia sfuggito, ma nulla è apparso all’orizzonte dei mass media.
di Sergio Ravera
Mi sarei accontentato di poche righe da parte dei “reggitori della cosa pubblica”. Documentazione, tra l’altro, utile ai cultori del passato a significazione del nostro ancorchè piccolo mondo. Di una comunità specchio della provincia caratterizzata da alti indici di vecchiaia, gestito da “anziani” dai 30 anni in su.
Purtroppo nessuna raccolta di immagini, né di rinvio alla storia, né di stimolo agli abitanti stessi di una città che si sta spegnendo, men che meno ravvivata da passeggeri da crociera, ovvero da ricongiungimenti familiari tra le due sponde del Mediterraneo. I soliti ritornelli di cabotaggio culturale di associazioni che, isolate e con grande dispendio di energie dirette, hanno richiamato i cittadini a scuotersi dal torpore.
Non dimentichiamo, a livello comprensoriale, il grande deposito a valenza internazionale di caffè nella vicina Vado, mentre Savona …… sembra gettarsi, inutilmente, in operazioni grandiose, quanto teoriche, concettualmente aleatorie. Tanto meno in scatti – rimandabili quelli d’orgoglio – né in montaggi fotografici, bensì in azioni che abbiano lasciato quel segno che, nel ricordo di fine secolo scorso, hanno caratterizzato l’istituzione di corsi universitari nel Campus di Legino.
Sicchè è tornato provvidenziale ai nostri strateghi riaggrapparsi con l’occasione al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che andrà ad aumentare pericolosamente il debito pubblico di un Paese allo stremo e che per Savona significa, tra l’altro, la valorizzazione del Palazzo della Rovere, la riqualificazione dell’area degradata di Via Grassi, il recupero funzionale della piscina di Trento Trieste, la rinfuzionalizzazione del Complesso San Giacomo, il secondo lotto della Piscina Zanelli. Vorrei conoscere, soprattutto capire al di là di pochi eletti, oltre le migliorie al patrimonio pubblico della città, i ritorni degli investimenti in occupazione e in valore aggiunto. Lo specchio del Priamar lascerebbe perplessi in mancanza di percorsi gestionali.
Nondimeno sostanza, più che profumo di cose lasciate. Mentre girano aleatori i progetti infrastrutturali; si pensi alla superstrada Albenga-Carcare-Predosa tra la A10 e la A6, mentre faticano a rimanere sul mercato le Funivie, le cui operazioni di salvataggio mutano di giorno in giorno. La valenza di un potenziamento delle strade ferrate verso il Piemonte e di completamento lungo tutto l’arco costiero di un’Aurelia bis scomparsa in qualche oscuro dimenticato, deposito di fascicoli burocratici.
E potremmo continuare a lungo se con comparisse, oggi, nel libro dei sogni – contrassegnato da una riga nera in mare aperto – il collegamento diretto in galleria tra porto di Savona e scalo di Vado, finalizzato – parrebbe – a liberare Savona da qualche centinaio di camion. Più facile proporre sullo stesso tracciato la costruzione di un ponte sospeso tra cielo e mare, costellato di stelle, configurabili in una serie di isole dinanzi Via Nizza, diversificate tra funzioni di svago e di ricerca. Un progetto magari pronto e interessante . Qui nascerebbe la parte nuova di Savona, premessa ad un rilancio che oggi sa poco di storie credibili.
Sergio Ravera
IL LIBRO ‘CARA SAVONA’ EDITO DAL SECOLO XIX NEL DICEMBRE 1992
CON L’INTRODUZIONE DEL DIRETTORE CARLO ROGNONI