Il caso dei «Mille» millantatori di San Silvestro. Se, a Capodanno o in altra occasione, qualcuno dichiarasse di aver dalla sua, riguardo a qualcosa, «mille» “casi”, tondi tondi di cui la metà – da chissà chi – certificati, ciò non potrebbe destare il vostro stupore o la vostra perplessità?
di Antonio Rossello
La sociatria può esser utile per interpretare una delle feste più popolari? Quest’ultima possibilità, poi, spesso sorge qualora si pensi che, più che un simbolista che voglia suggerire e evocare sensazioni nell’interlocutore, si tratti addirittura di un millantatore, termine che, per l’appunto, deriva da millantare (che a sua volta deriva da millanta espressione popolare che significa «mille»), cioè “amplificare ingrandendo di «mille» volte“.
Potrà apparire quindi strano parlare a Capodanno del numero «mille», come pure di millantatori, ma, senza pretesa di aver verità da insegnare, lo farò e, tra serio e faceto, motivi … ce ne sono «mille»! Sfortunatamente, e per una serie di cause che sarebbe troppo lungo elencare, l’Italia fatica a stare al passo con i metodi innovativi che analizzano i comportamenti sociali, in questo caso la sociatria potrebbe venirci in soccorso?
In primis, chi non sogna o perlomeno non ha mai sognato un Capodanno da «mille» e una notte”? Ossia trascorrere un evento speciale assieme alla persona che si ama, in un luogo dove i ricordi sono fatti di momenti indimenticabili.
Ebbene, alle porte del Capodanno 2023, sicuramente molti hanno desiderato organizzarsi per tempo, al fine di trovare nei limiti il posto giusto e divertirsi, lasciando ovviamente ai “cumenda”, i quali se lo possono ancora permettere, di andare in settimana bianca a Cortina, luogo dove peraltro si riversano anche arricchiti di ogni fatta e, ma soprattutto a parole, millantatori.
Dopo quest’ultimo periodo, in cui rigide norme hanno messo a dura prova persone ed eventi, archiviate le bisbocce natalizie, al nostro orizzonte nuovamente si profila il cenone per antonomasia, quello classico di San Silvestro.
Purtroppo, nonostante la gran voglia ripartenza, a causa dei rincari e dell’inflazione che picchia duro, quest’anno se il Natale è diventato un vero e proprio salasso, ancora più caro diventa il cenone di Capodanno.
E qui possiamo chiamare in causa le leggi della statistica, per le quali in un sondaggio riguardante gli abitanti di un capoluogo di provincia, quelli di una grande città o addirittura tutti i cittadini italiani, non ha alcuna importanza che, al fine di essere considerata rappresentativa, la dimensione del campione sia proporzionata alla dimensione della popolazione.
Insomma, contrariamente a quello che l’intuito potrebbe suggerire, un campione di «mille» persone può, se scelto con un metodo appropriato, presentare la stessa attendibilità a livello provinciale, regionale o nazionale, nel senso che il margine di errore dovuto al campionamento sarà circa sempre pari al 3%.
Di conseguenza, probabilmente grazie ad una indagine demoscopica condotta su «mille» famigerati casi, secondo notizie apparse in rete, a Capodanno la spesa media è di 49 euro a persona per un menu domestico composto da vongole, salmone, anguilla, zampone, lenticchia, ecc.
La versione economica può però scendere 29 euro a persona. Molto più alti sono invece i costi al ristorante, fino all’estremo di certi locali di lusso che richiedono «mille» euro a cranio per 10 portate, accompagnate da 8 calici.
Venendo ad ancor più dolenti note, sempre avvicinandosi la notte di San Silvestro, come ogni anno, sono in molti a voler festeggiare con i botti, cioè i fuochi pirotecnici dai «mille» colori.
Sono però altrettanto parecchie le regole da rispettare sia per chi acquista che, soprattutto, per chi vende esplosivi di questo tipo: in questo periodo sono inoltre numerose le operazioni da parte delle forze dell’ordine, che intervengono per materiale illecito e pericoloso, allo scopo di prevenire le medie statistiche annuali della cosiddetta strage di Capodanno: fino a una decina di morti e circa «mille» feriti.
Così, forse, nel 2021 per compensare le perdite vi fu l’inaspettato Bonus bebè di Capodanno degli Industriali: Confindustria Udine donò «mille» euro alle famiglie dei bambini nati il primo gennaio.
Guardando al passato, probabilmente non andò meglio in un Capodanno speciale del Medioevo: il Capodanno dell’anno «Mille». Con quale spirito l’uomo del tempo si preparò a quella terribile data? Molti riterranno di conoscere già la risposta: l’intero Medioevo è considerato per antonomasia “l’epoca buia”, e dunque gli anni immediatamente precedenti il «Mille» – così lontani dalla nostra epoca scientifica e tecnologica – si ipotizzano a maggior ragione dominati da uno spirito di irrazionale religiosità.
Gli uomini vissuti a ridosso dell’anno «Mille» saranno veramente stati pervasi dai timori millenaristici alimentati dalla Chiesa, terrorizzati alla prospettiva di un’imminente fine dei tempi, divisi tra suicidi di massa e alienazione dei propri beni a favore degli ordini religiosi pur di conquistarsi la salvezza eterna?
Nel dubbio, c’è un altro importante aspetto a complicare la vita di noi, popolo di beoti, pecoroni e ignavi, figli della connessione 5G, ma senza un libro a casa: la peggior idea di tutte, in una festa di Capodanno, è invitare amici al grido di “porta chi vuoi” e vedersi arrivare la sfilata della neuro.
C’è la sentimentalmente distrutta che a mezzanotte confessa i tradimenti. C’è la mangiatrice di uomini che lancia occhiate fameliche a qualsiasi maschio, tranne il mandrillo che è il suo esatto contraltare. C’è il dispettoso che fa scherzi al permaloso. C’è chi s’imbuca alle feste di sconosciuti. C’è la rabbiosa, quella con un perenne odio in gola, la quale passa la serata a fare commenti maligni, sperando che qualcuno colga le provocazioni e le permetta di litigare.
Ci sono poi finti dotti, maestri, sapienti e mistagoghi da operetta di provincia, imbonitori di voi stessi e millantatori d’autocelebrazione.
Ecco i «mille» casi di un’umanità che ci può benissimo fare andare il mangiare per traverso.
In un simile sconquasso, visto che le festività passano ma non la necessità di essere in forma fisica e salute, è bene quindi ricordare una piccola regola che potrà certamente aiutarci a passare indenni gli eccessi di questi giorni.
Come? Semplice, con l’acqua. Già, perché è certo – altro che «mille» casi di cui cinquecento comprovati – che bere acqua prima dei pasti aiuta a dimagrire e a mantenere nel tempo il peso raggiunto, innescando precisi processi metabolici. Sarà scontato ma… prevenire è «mille» volte meglio che curare.
L’acqua è infatti l’elemento fondamentale della vita, e assumerla correttamente serve a vivere bene e più a lungo, aiutandoci a evitare e risolvere molte malattie, rappresentando un atto benaugurante concreto, a margine di tutta una serie di riti di Capodanno, a tavola e non solo: le lenticchie per portare soldi, la melagrana legata all’idea di fertilità, il peperoncino contro la malasorte, l’uva da mangiare allo scoccare della mezzanotte, fino a una scatola di regali poveri…
Ve ne saranno altri «mille» di questi atti scaramantici per ingraziarsi l’anno nuovo, tanti quanti le tradizioni e i modi di trascorrere questo momento nel resto del mondo, però, siccome la salute è prima di tutto, l’acqua in questi giorni diventa ancor più fondamentale. Quindi, oltre a quelli con prosecco o champagne, raccomandiamo molti brindisi a base di acqua, l’Elisir di Lunga Vita più semplice e naturale.
Pertanto, allo scoccare della fatidica mezzanotte, lo slogan è bere acqua, restare sobri e diffidare di certi strani elisir: un caso su tutti, senza vantarne «mille», quello inventato, nel Secolo dei Lumi, dal cosiddetto Conte di Cagliostro, personaggio singolare e misterioso, dotato di intelligenza straordinaria ed estremo fascino.
Con una vita avventurosa, in cui alternò gesti caritatevoli ad azioni di dubbia morale, la sua figura resta tra le più controverse e discusse, ma anche meno conosciute, della storia. In virtù dei suoi poteri mesmerici, della sua personalità, delle sue conoscenze chimiche e farmacologiche, diventò in breve leggendario come guaritore, alchimista, mago, ipnotizzatore, chiaroveggente e occultista. Insomma, fu er mejo dei millantatori…
Quest’uomo, che usciva fuori da tutti gli schemi della normalità e del perbenismo, attirò dunque lo scetticismo, la diffidenza e la curiosità di molta gente dell’epoca. Ma non ci fu una certa dose di ipocrisia? Allora, come oggi, in ogni persona non si nasconde in fondo un piccolo inaffidabile Cagliostro?
In tal senso, il 31 dicembre a una cena con amici, a casa o al ristorante, dopo aver ascoltato musica, riso, trincato, brindato, chiacchierato, pappato in abbondanza e con calma, pure troppa: quando arriva il momento del brindisi al nuovo anno, non ci siamo mai presi in giro, accapigliati in nome di un mal celato ottimismo?
La ragione è che abbiamo fatto tardi, siamo “partiti” (tranquilli, participio passato del verbo partire, non si millantano qui conoscenze superiori di politica …) col botto, per finire con le miccette al 31 dicembre successivo. Tra il dire e il fare (non) ci sono di mezzo le solite promesse?
Volendo ancora un po’ scherzare, quando si è al primo dell’anno, si dichiarano grandi propositi: ci si propone di essere pazienti, calmi, discreti, diligenti, di imparar bene dalle lezioni e di votar bene alle elezioni; di non dire mai più bugie di non far più torti e villanie.
Nonché, si promette di non esser casti e puri, di essere sempre giulivi e sereni, e persino di essere buoni con i cattivi. E, se non basta, di spendere il denaro che risparmiamo (qualora, si intende, ve ne sia in abbondanza) in due perfette e precise metà: una in divertimento, l’altra in carità.
Tra tante buone apparenti intenzioni, tornando ad essere seri, da cosa si riconosce un millantatore?
Dalla quantità di parole che sputa fuori, tutte con lato positivo e pro domo sua. Al massimo, ci sarà qualche marginale “contro”, ma, se paragonato ai benefici di quello che il millantatore propina, è ben poca cosa.
Se, poi, ci si prende del tempo per pensare, oppure si obbietta, e il millantatore irritato rimbrotta (qualsiasi cosa), si ha proprio la certezza di dover trovare quanto prima una buona scusa per allontanarsi a gambe in spalla.
In definitiva, non sarebbe meglio a Capodanno non fare le solite promesse? Non promettere delle cose insincere che si è sicuri di non mantenere?
La triste realtà per certi mistificatori, dopo l’ennesimo bicchiere di spumante dozzinale, saltellanti come gobbi deformi, nella speranza che – almeno a Capodanno – qualcuna (o qualcuno, visti i tempi) si conceda loro, è quella di ritornare ad essere quello che sono da sempre, un indefinito branco ottuso e belante, convinti, come sono, d’esser geni e di meritare il Settimo Trono… dove siede sconsolato Saturno. Il lupo perde il pelo ma non il vizio!
Mai dire: “Anno nuovo, vita nuova“ già sicuri di perdere la prova. Dovremmo essere un poco più prudenti e non gridare promesse ai quattro venti: difficilmente festeggeremo altri «mille» capodanno sempre insieme, con i cuori legati da un amore infinito.
In pratica, dovremmo andare avanti a lavorare senza avere la pretesa di strafare, perché chi vuol strafare ha più occasioni di fare una quantità di strafalcioni e chi troppo dice spesso spara come minimo banalità.
Messa nel cassonetto dei rifiuti quella brutta bestia che frequentemente induce al peccato di orgoglio, la hýbris, ovvero la tracotanza e la millanteria, che nasce dalla mancanza di senso della misura, sarebbe sufficiente una piccola promessa (pare facile, ma è ardua anch’essa): non fare agli altri, né ora né mai, quel che non vorremmo venisse fatto a noi.
Antonio Rossello