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Lobbismo. Denaro nel funzionamento pubblicio: considerazioni sociatriche


I soldi fanno la differenza quando l’elemento societario umano (appartenenza organizzativa) e i fattori logico-operativi di controllo e garanzia dell’operato dell’organizzazione (in questo caso il Partito) non sono strutturati.

di Sergio Bevilacqua 

Infatti, i soldi sono molto forti psicologicamente, cioè per l’individuo. Che è sensibile a quelli che chiamano “valori” (materiali ahimè e anche immateriali) e dunque concretamente corruttibile con relativa facilità: in effetti, come si dice volgarmente “ciascuno ha il suo prezzo”. Ed è così da sempre.Per questo, a livello individuale le candidature politico-amministrative devono appoggiarsi su chi non presenta un’alea di rischio particolare su questa deformazione, che è alla base di tutte le forme di corruzione e concussione.

Inoltre, va considerato socio-organizzativamente che il lobbismo non deve entrare nelle istituzioni e va presidiato assolutamente il confine. Il lobbismo, infatti, è attività operativa corrente, strategica e opportuna ai fini socio-economici e anche istituzionali propria non delle Pubbliche Amministrazioni ma dei PARTITI POLITICI. Se i partiti non funzionano e non sono ben controllati, rischiano di divenire però complici della gravissima deformazione d’ipertrofia dell’attaccamento al denaro dell’individuo, e questa malattia (sic) diviene associativa nel condurre il reato (vedi in generale la estesa nosologia organizzativa di questo tipo che ha sancito Mani Pulite). I Partiti devono quindi a loro volta rimanere autonomi, in quanto il ruolo organico di scambiatore da Paese legale a Paese reale, e anche viceversa, gli spetta nell’impianto democratico, ma è vitale e delicatissimo.

Dunque: i Partiti e il loro funzionamento organizzativo e societario sono al centro della questione. Gli appelli all’individuo sono perdenti. Occorrono saldi e ben regolati organismi per fornire alternative di soddisfazione a funzionari, amministratori e politici dei partiti, che così possano meglio resistere e anche temere sanzioni a comportamenti scorretti fin dove essi nascono, cioè nel grembo di maturazione della rappresentanza democratica propria dei partiti.

Per questo, oltre a cultura societario-organizzativa nelle persone (ancora molto scarsa in Italia), occorrono veri meccanismi organizzativi e tra questi, in virtù del ruolo fortemente pubblico del Partito, una Legge articolata e ben fatta sul suo funzionamento sistemico, dall’elettorale, al finanziario patrimoniale, all’operativo.

La prima rudimentale visione individuale della umanità che vede i semplici singoli responsabili è superata: da almeno 200 anni c’è un terzo, oltre a Psiche (le persone) e Pragma (le cose): c’è Orga, le società umane. E solo col miglior governo di Orga si ottiene un buon funzionamento di Psiche, nel mondo moderno: addebitare o accreditare tutto alla persona è semplicemente erroneo. La cultura societaria, che in Italia è sottosviluppata, gravissimo handicap, è sede dei funzionamenti virtuosi e la sua assenza dei comportamenti viziosi.

La sociologia, che tratta le forme societarie umane e anche quelle solo comunitarie o sociali, esiste solo dal 1850. E come scienza è oggi in uno stadio evolutivo paragonabile a quello della psicologia prima della psicanalisi e delle scoperte delle neuroscienze, cioè in ritardo di almeno 150 anni rispetto ad essa. Questo per dire che c’è un enorme bisogno di approfondire la conoscenza dei funzionamenti reali delle società umane, e ciò va effettuato con lo studio diretto, fatto di clinica e osservazione partecipante.

È quello che io ho fatto per una vita, accumulando circa 1000 casi trattati.

Le società umane (Orga) non sono tutto, ma oggi sono prevalenti sugli altri 2 oggetti del sapere classico, che sono 1. le persone (psiche) e 2. le cose (Pragma). Visto che il sapere del caso proviene (come nella psicanalisi) dalla clinica e anche dall’osservazione partecipante, ne consegue che il sapere societario è anti-accademico; o, meglio, gli accademici lo osteggiano perché non fa parte della loro esperienza e capacità l’interazione clinica con aziende, famiglie, enti pubblici, ecc. e il loro curriculum è teorico, tradizionale e, in fondo oggi praticamente inutile allo sviluppo della scienza sociologica.

Non solo l’Accademia è ostile per opportunismo e per avere abbandonato la vera ricerca, che in sociologia si fa sul campo e NON nelle biblioteche e aule universitarie, ma anche la cultura civile è (anche in conseguenza…) ritardata, e mi riferisco a quella dei professionisti, delle piccole imprese e spesso anche delle famiglie.

La cultura cristiana, che io condivido in grande profondità, è spesso vittima degli effetti della individualità dell’anima, e del fraintendimento della dottrina sociale, come fosse effetto di semplice spirito comunitario, generosità o valori individuali e non di concreta natura societaria.

Mentre in altri ambienti sviluppati (potrei dire tutto l’Occidente, quasi) e anche nel resto del mondo la cultura societaria è ben presente, seppur con forme diverse dal nostro societarismo (diciamo pure soprattutto di ambiente anglo-americano e proprio della sperimentazione attuata dalle aziende economiche molto grandi), essa è ormai fondamentale e sviluppatissima quasi ovunque, mentre in Italia è in grave ritardo nell’Università, nelle professioni e bella politica.

Da ciò derivano gravi danni, eludendo Orga, i soggetti societari, e riconducendo tutto all’individuo, insufficiente alle sfide del futuro e a ipotesi salvifiche, anche non necessariamente religiose… Individui o semplici sommatorie, come il concetto di comunità, gruppo, insieme non risolvono la gran parte delle questioni dell’oggi e questo però sembra comodo anche a certa Chiesa. Misconoscere l’organismo societario e le sue funzioni e processi determinanti per la vita dell’individuo, della persona, e, all’estremo opposto, della specie umana, dell’Umanità è pericoloso ritardo: porta al cinismo, all’individualismo e a certe forme pilatesche di beneficenza, che NON è reale condivisione del disagio altrui e creazione di bene comune, ma un togliersi un personale problema morale, un servizio a se stessi. Il Societario infatti NON È l’indifferenziato Sociale: presenta caratteri stabili e lega le persone a processi e materiali, a obiettivi che non sono raggiungibili da soli, ma solo mettendosi d’accordo e organizzandosi.

Il nuovo Sapere sociologico, non solo comunitario, e contrario alla preminenza assoluta del ruolo dell’individuo, e non per filosofia o religione, ma per concreto bisogno attuale, è elemento vitale nel mezzo di tutte le rivoluzioni che stiamo vivendo.

Ed è il miglior antidoto oltre alle qualità di onestà individuale per evitare che il denaro deformi la vita nostra e di quel sistema pubblico cui è legata la gran parte della nostra qualità della vota e dignità umana.

Sergio Bevilacqua

 


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