La cascata delle libellule blu, in provincia di Savona, a Rialto. Nell’entroterra di Finale Ligure. Le due specie più diffuse sono Calopteryx virgo e Calopteryx splendens.
Le ali sono più larghe rispetto a Calopteryx splendens e presentano una colorazione blu-viola metallizzato, diffusa su tutta l’ala. Anche il corpo è blu metallizzato. Il nome deriva dalla colonia di Calopterigidi, meglio note come libellule blu, che popolano la zona soprattutto in estate. La loro presenza è segno di un habitat salubre e intatto, grazie alle acque pulite ed al bosco nel quale è immerso.
Dove termina l’asfaltata a pochi metri dal Museo del Bosco. Siamo nella foresta delle Lame! Scintilla tra gli alberi davanti a noi il laghetto dalle acque smeraldo che pare proprio disegnato da un bambino. Due amiche prendono il sole sulla riva bianca mentre una famigliola si diletta a pescare trote.
ll toponimo Lame vuol dire piccole valli, conche. In effetti il lago delle Lame è uno dei rari laghi glaciali della Liguria. Circa 20.000 anni fa, un piccolo ghiacciaio che scendeva dal Monte Aiona scavò una serie di conche. Queste successivamente si riempirono d’acqua formando vari laghetti. Il lago delle Lame è quello posizionato più in basso ed è profondo 8 metri. (Ne testimonia l’origine glaciale anche la morena sulla sponda).
Prendiamo il sentiero a sinistra che costeggia il lago passando davanti al rifugio Locanda delle Lame. Seguendo la striscia gialla sulle paline bianche e rosse dell’anello del Cereghetto (A1) proseguiamo in leggera discesa. Un percorso piacevole prima sotto gli alberi e poi al sole tra le farfalle. Dopo circa un quarto d’ora, una palina indica un sentiero che scende deciso a sinistra (“cascata della Ravezza ore 0.35″). Se si segue l’indicazione, si attraversa il torrente Rezzoaglio più a valle, su un ponticello di cemento.
Visto che la stagione lo permette, noi preferiamo proseguire per cinque minuti e superare il torrente saltellando sulle pietre colorate. Dopodiché recuperiamo in pochi minuti la mulattiera dell’anello A1 e saliamo fino al bivio seguente. Qui, in coincidenza con un’altra palina A1, procediamo sul sentiero a destra che ci porterà in un quarto d’ora, in saliscendi tra i boschi, alla cascata della Ravezza.
Il lago di Zugo si è colorato di rosso a causa di un’alga presente nelle acque. Polizia cantonale di Zugo sda-ats- Questo contenuto è stato pubblicato il 25 dicembre 2022 – 19:5525 dicembre 2022 – 19:55 (Keystone-ATS)
Zugo (toponimo italiano; in tedesco e ufficialmente Zug, in francese Zoug, in romancio Zug) è un comune svizzero di 30.542 abitanti del Canton Zugo; ha lo status di città ed è la capitale del cantone. La città di Zugo comprende zone estese di insediamenti commerciali, industriali e residenziali nella pianura della Lorze. Il villaggio di Oberwil bei Zug e l’insediamento di Räbmatt sono situati a sud di Zugo, sulla riva del lago. Zugo si è già praticamente unito con i comuni di Baar, Steinhausen e Cham, situati anch’essi nella pianura della Lorze.
L’acqua del lago di Zugo nei pressi della Landsgemeindeplatz si è tinta di rosso. Non si tratta di inquinamento ambientale, ma della cosiddetta “alga rossa”, ha annunciato oggi la polizia di Zugo su Twitter. Anche nota come Planktothrix Rubescens è una specie di cianobatteri filamentosi e tossici. I cianobatteri chiamati un tempo, ora impropriamente, anche alghe azzurre, alghe verdi-azzurre o cianoficee, sono un phylum di batteri fotosintetici. Sono organismi unicellulari procarioti, fotoautotrofi, e costituiscono uno dei 23 phyla del regno dei Bacteria.
Oscillatoria rubescens (o Planktronix rubescens, sinonimo che, secondo Algaebase dovrebbe essere preferito) è una cianoficea coloniale d’acqua dolce. È considerata un indicatore di aumentata trofia di un lago: fiorisce infatti in maniera abbondante quando è disponibile molto materiale organico e/o inorganico, togliendo ossigeno all’acqua e causando la scomparsa di zooplancton. Oscillatoria rubescens deve il suo nome al colore rosso. Questo a sua volta è dovuto a un particolare pigmento fotosintetico, la ficoeritrina, che svolge una funzione analoga alla clorofilla, ma è più efficiente di questa in acque profonde e poco luminose.
Il suo sviluppo rende rossa la superficie di alcuni laghi. Quest’alga, non è pericolosa per l’uomo. Tuttavia, secondo gli esperti, può essere pericolosa per gli animali a seconda della concentrazione, scrive la polizia, raccomandando prudenza.
Nel paese di Ragoli, in Val Rendena, al di là delle montagne della Val di Tovel, viveva la bellissima principessa Tresenga, unica figlia del re. Quando il re morì, la preoccupazione dei cittadini fu subito che se la principessa si fosse sposata tutto il regno sarebbe diventato proprietà di un altro sovrano e questo avrebbe comportato la perdita di ogni ricchezza per il paese. La principessa oltre alla sua bellezza, era una giovane molto intelligente che amava talmente tanto il suo popolo da fare un solenne giuramento: rinunciare a sposarsi per salvare il regno. La bellezza e la ricchezza della nuova regina però erano conosciute da molti giovani reali dei territori limitrofi che non intendevano perdere l’occasione di diventare sovrani di un regno così potente ed al tempo stesso, mariti di una delle più belle regine che si fossero mai viste.
Il pretendente più cocciuto e superbo si dimostrò l’arrogante re di Tuenno, Lavinio. Tentò per più volte di conquistare il cuore di Tresenga, con doni magnifici poi in maniera più dolce con un semplice mazzo di fiori. In tutti i casi la risposta fu un rifiuto. L’offesa del rifiuto colpì l’orgoglio del giovane re, il quale dalla rabbia radunò il suo esercito deciso a marciare su Ragoli per distruggerla.
Quando Tresenga fu informata dai suoi messaggeri, interrogò i suoi sudditi chiedendo loro se preferissero vederla andare in sposa al re Lavinio di Tuenno o combattere una dura battaglia che avrebbe potuto costare la loro vita. Il popolo non ebbe il minimo dubbio e si schierò al fianco della giovane regina deciso a rischiare il tutto per tutto per la propria libertà. Gli abitanti di Ragoli marciarono dalle montagne fino alle sponde del Lago di Tovel e qui trovarono l’esercito del re Lavinio accampato per la notte. Iniziò una sanguinosa battaglia che durò diversi giorni. L’esercito di Tuenno era troppo forte e preparato e anche se gli abitanti di Ragoli erano agguerriti, ben presto vennero uccisi barbaramente e così pure la bella Tresenga che aveva deciso di combattere accanto al suo popolo. Il suo sangue e quello dei suoi soldati si riversò nelle acque del lago di Tovel e le colorò di un macabro rosso vermiglio.
Da quel triste giorno, una volta all’anno, in occasione dell’anniversario della feroce battaglia, per incanto le acque del lago si colorano di rosso e c’è chi giura che, ancor oggi, nelle notti di luna piena, la triste figura della bella Tresenga vaga sospirando lungo le rive del lago. Seppur triste ed inusuale, questa storia piaceva a tutti i bambini, la crudezza della battaglia viene superata dalla magia di quelle acque rosse che ancora oggi portano scienziati e curiosi ad esplorare il nostro affascinante lago di Tovel! La magia è rimasta anche senza l’effetto rosso nelle acque del lago, basta infatti uno scatto per catturare tutta la sua naturale bellezza…
In giro per le bellissime montagne che fanno da cornice al Piemonte si nascondo dei veri e propri angoli di paradiso. Uno di questi si trova nella zona della Val di Susa e più precisamente in Valle Stretta. La Valle Stretta, chiamata in francese Vallée Étroite e in piemontese Valëstrèita, è una valle franco-italiana che si trova nella zona compresa tra il piccolo comune francese di Névache, nel dipartimento delle Alte Alpi, e il comune di Bardonecchia, che fa parte della città metropolitana di Torino. Difatti, la valle fa geograficamente parte della Val di Susa, ma la parte superiore è passata, dal 1947, alla Francia e dunque il lago si trova in territorio francese. Qui, ad appena un’ora di strada da Torino, incastonato come una pietra preziosa nella valli montane si trova il Lago Verde. L’affascinante specchio d’acqua a due passi da Bardonecchia deve il nome proprio al suo caratteristico e bellissimo color smeraldo.
La passeggiata per arrivare al Lago Verde inizia dalle grange della valle, vicino ai rifugi Re Magi e III Alpini. Una volta parcheggiata l’auto nello spazio dedicato potete intraprendere il sentiero che si fa largo tra grandi distese di fiori e prati verdi. Il tempo di percorrenza per arrivare al lago è di circa 45 minuti.
Seguendo le indicazioni per il Lago Verde, ci si incammina nel sentiero e una volta arrivati al bivio si gira verso destra fino ad arrivare ad un piccolo ponte di legno che attraversa il Rio della Valle Stretta. Da qui inizia la parte un po’ più faticosa, quella in salita, che non è però troppo lunga. Il percorso poi continua in un bosco di conifere dove inizia una discesa. Già da questo punto, tra i rami degli alberi, inizierete ad intravedere le meravigliose sfumature color smeraldo del Lago Verde. Avete trovato il vostro angolo di paradiso, immerso nel verde e nel silenzio della montagna, cullati dai profumi e dai dolci suoni della natura dove poter passare qualche momento di relax e tranquillità.
I colori del lago sono davvero eccezionali e vanno dal verde smeraldo al blu. Nella trasparenza dell’acqua si può ammirare il fondale composto da tronchi di antichi larici, che aggiungono un altro pizzico di magia a questo lago che assomiglia tanto a quelli descritti nelle fiabe. Gnomi, folletti e fate dei boschi potrebbero far capolino da un momento all’altro. Qui potete fermarvi a prendere il sole, bagnarvi i piedi nell’acqua fredda del lago, mangiare qualcosa all’ombra di un albero, scattare delle belle foto che vi ricorderanno il momento e godervi questo magico posto per un po’ di tempo prima di ritornare alla vita un po’ caotica di tutti i quotidiano.
Un’esperienza nella natura, tra colori incredibili e una pace irreale, che vale la pena di fare almeno una volta.
Alesben B.