In Liguria il peso della Sanità malata grava sulle spalle dei più fragili. Imperia Asl 1: disabili non collaboranti senza servizio odontoiatrico. Un problema grave e urgente. Savona Asl 2: in caso di allerta rossa non c’è assistenza per chi vive da solo.
di Gianfranco Barcella
Il covid 19 ha lasciato ancora molte piaghe da sanare ma alcune rischiano di incancrenire. Ne citiamo solo una. I disabili non collaboranti sono rimasti senza servizio odontoiatrico. Prima dell’avvento della pandemia questo servizio era offerto dall’ASL1 di Imperia. Allo stato attuale non è stato riattivato e questa inerzia rischia di creare problemi molto gravi. Questa dignosi viene riaffermata dal dott. Filippo Dematteis, medico di medicina generale, associato ANFFAS (associazione di famiglie di persone diversamente abili) e padre di un 21enne, portatore di una grave disabilità. Nel dettaglio, il dott. Dematteis evidenzia l’importanza fondamentale della prevenzione odontoiatrica per le persone disabili non collaboranti, sottolineando i disagi che ha comportato la cancellazione del servizio dedicato nella Asl1 imperiese.
Nonostante le numerose segnalazioni e la disponibilità espressa dai responsabili dell’Aziensa Sanitaria a riattivare il servizio ad oggi ancora nulla è stato fatto, ed è per questo che il padre-medico Dematteis si è fatto portavoce di tante famiglie nella medesima situazione. Ha deciso perciò di rendere pubblica la probematica con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica, ribadendo nuovamente la necessità che le istituzioni agiscano al più presto!
“Nella nostra Asl1 imperiese– spiega Dematteis– fino a pochi anni fa era presente un servizio indirizzato proprio a questa categoria di pazienti assolutamente di eccellenza, gestito da un’equipe dedicata che operava all’ospedale di Sanremo: un fiore all’occhiello per la nostra azienda sanitaria. Durante il periodo della pandemia questo servizio è stato chiuso e non più riaperto successivamente, malgrado le sollecitazioni dei professionisti che tale servizio gestivano e malgrado la disponibilità sia degli operatori stessi sia delle strutture sanitarie. Al momento attuale, per soddisfare le richieste dei nostri utenti (parlo come ANFAS ma mi sento di rappresentare tutte le famiglie in cui è presente una situazione di disabilità grave), possiamo, in tutta la regione, accedere a sue reparti: presso l’ospedale Gaslini di Genova (che aveva una convenzione con la Asl1 per far venire un odontoiatra a Sanremo, ma attualmente non si ha notizia se la convenzione con l’Asl1 per far venire un odontoiatra ci sia ancora o sia scaduta) e lo stesso vale per il Galliera di Genova. In entrambi i casi i tempi di attesa sono lunghi e ci si limita ad eseguire un atto conservativo. I ragazzi non collaborativi hanno bisogno di prevenzione. Non si deve aspettare che marcisca loro un dente per poi estrarlo. Devono essere comunque controllati a scadenze differenti a seconda del soggetto. C’è chi ha bisogno di sedazione ma anche in questo caso le opzioni devono essere differenziate: per quelli con difficoltà a collaborare può essere sufficiente una sedazione, per altri una vera e propria anestesia, ed è già un problema fare anestesie generali a cadenza così ravvicinata durante tutta la vita del paziente. E’ assolutamente necessario potenziare le cure ambulatoriali dedicate proprio per garantire un controllo ed una detartrasi ogni 6 mesi a chi è disponibile ad un monitoraggio continuativo, come avveniva anni fa, quando una caregiver dell’Anffas era responsabile della rotazione dei pazienti alle cure programmate e l’incidenza della carie era stata pressoché azzerata. Le patologie odontoiatriche, purtroppo, vengono spesso considerate non prioritarie rispetto ad altre emergenze, ma chi come noi ha avuto il problema di un ragazzo affetto da una dolorosissima pulpite (infezione all’interno del dente) e non hanno potuto intervenire in alcun modo, hanno ben altra consapevolezza del problema”.
Se Imperia piange, Savona non ride! Stefano Porcile, un uomo eccezionale, due lauree ed una passione per il volo a 360 gradi fa parte dell’associazione Baroni Rotti alla quale aderiscono persone disabili, “che non camminano e neppure corrono ma si impegnano ogni giorno a volare”. Di recente ha sollevato un caso rilevante da porre all’attenzione di Asl2. Il dott. Baroni sessantenne, responsabile sicurezza dell’ ENEL, ha affermato:“In caso di allerta rossa, non c’è assistenza per chi vive da solo e non è autosufficiente perché ha problemi di deambulazione” E ha aggiunto: “Faccio un lavoro che mi piace e coltivo le mie passioni appieno, in primis quella per il volo. Proprio in questi weekend mi sarei dovuto recare in Toscana ma, viste le avverse condizioni meteo, ho dovuto rinunciare. Il problema della disabilità? E’ prima di tutto quello dell’autosufficienza. Io ho la fortuna di essere sposato ma chi ha una disabilità ed è solo e non è auto – sufficiente si trova in gravissime difficoltà. In caso di allerta rossa, per esempio, chi si trova in una condizione appena esemplificata non ha assistenza alcuna. E questo è inaccettabile!”.
E’ un aspetto, quest’ultimo, di cui Stefano Porcile si farà portavoce il 16 Dicembre prossimo presso il comitato consultivo della Asl2. “Per un regolamento interno, quando c’è un’allerta rossa, sia i dipendenti Asl sia gli operatori delle cooperative ad essa convenzionate per l’assistenza domiciliare, in questo caso Il Faggio, non vanno a lavorare – conclude Stefano Porcile–. Questo comporta che le persone non autosufficienti si trovino completamente isolati e senza l’assistenza infermieristica degli operatori di cui hanno bisogno. Io mi occupo di sicurezza e quindi non pretendo certo che gli operatori mettano a repentaglio le proprie vite per svolgere il servizio. Quello che proporrò è che il servizio stesso venga razionalizzato magari individuando le figure professionali più vicine possibili ai domicili delle persone interessate. In questo modo si ridurrebbe il rischio per i lavoratori e contemporaneamente, le persone bisognose di assistenza non si troverebbero in difficoltà. Nei casi dell’allerta rossa si deve minimizzare il rischio di tutti i lavoratori ma non si deve nemmeno pensare di lasciare sole le persone non autosufficienti. Se, nel caso dell’allerta rossa, non venisse erogata assistenza, oppure non venissero inviati Os o infermieri alle persone non autosufficienti, presenterei una denuncia per interruzione di pubblico servizio. Spesso infatti basta infatti soltanto un’organizzazione più razionale per evitare che le persone non autosufficienti si trovino in difficoltà”.
E si parla della Carta Europea dei Diritti degli Anziani e di includere sempre più i disabili nella società!
Gianfranco Barcella