Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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La Stampa e Il Secolo XIX edizioni locali unificate. Odg di Comuni e associazioni alla Gedi. Sempre più voci di dissenso


Andora, Alassio, Albenga, Borghetto S.Spirito, Finale Ligure, la Regione Liguria. L’Upa (albergatori). Gli ‘Agenti immobiliari’. Si moltiplicano gli ordini del giorno approvati dai consigli comunali e associazioni di categoria: appelli alla Gedi affinche riveda il progetto editoriale di unificazione delle 6 redazioni del ponente ligure di Stampa e Secolo XIX che dovrebbe scattare dal 3 gennio.

Cresce un diffuso dissenso mentre si ha notizia che altri consigli comunali si aggiungeranno. E purtroppo, come trucioli ha ripetutamente evidenziato, i media e social locali (tra cui la Rai Liguria e il popolare IVG.it) continuano a tacere, ignorare (?) e non dare conto ai loro lettori della cronaca degli eventi, delle notizie stampa che giungono dalle Amministrazioni comunali e da categorie economiche associative savonesi.

L’intervento più esplicito arriva da una dichiarazione del sindaco di Alassio Marco Melgrati: “La carta stampata rappresenta una qualità, un patrimonio culturale….Questi editori dimenticano che in tutti questi anni hanno preso i contributi dello Stato per fare i giornali e ancora oggi li prendono. Se ne sono dimenticati?…“.

E l’Upa che raggruppa la maggioranza degli esercizi alberghieri della provincia di Savona scrive, tra l’altro: “..… si chiede al gruppo GEDI di valutare il piano di concentrazione delle redazioni non solo dal punto di vista del bilancio societario, ma soprattutto dei bilancio territoriale, sociale e culturale che una infausta fusione potrebbe portare ad una regione importante come la Liguria”. Vedi anche un articolato intervento dell’Associazione dei giornalisti liguri (il sindacato).

Torniamo al sindaco Melgrati: “…Tutta la Liguria non vuole perdere uno dei suoi giornali:….molti enti e  la Regione stessa lo hanno espresso con delibere come quella che stiamo per approvare….l’aver mantenuto le due edizioni locali ha garantito, fino ad oggi, quei valori che non potrebbero ritrovarsi se si avessero due edizioni “fotocopia….”.

Il consiglio comunale di Albenga “è al fianco dei giornalisti e per la pluralità di informazione e la cultura”. Giovedì 24 novembre è passata all’unanimità la Mozione avente ad oggetto”Unificazione delle edizioni locali del Secolo XIX e della Stampa”.

Afferma il sindaco Riccardo Tomatis riassumendo quanto è stato rappresentato durante la discussione: “Si parla di una riorganizzazione, ma, purtroppo, spesso questo vuol dire mettere a rischio posti di lavoro di persone, professionisti, che hanno famiglie. Le due testate giornalistiche, inoltre, hanno garantito fino ad oggi una pluralità di informazione che riteniamo essere importantissima e che deve essere mantenuta, conservata ed anzi valorizzata. Sono felice che ieri si sia votata all’unanimità questa delibera che presenteremo nelle sedi opportune affinché si possano mettere in atto tutte quelle azioni necessarie ad ottenere un ripensamento su tale decisione.”

DAL CONSIGLIO COMUNALE DI ALASSIO –

CONSIDERATO  CHE

  • La notizia di una probabile prossima unificazione delle edizioni locali del Secolo XIX e della Stampa ci preoccupa sia come istituzioni, sia come cittadini, in quanto una sana competizione tra diverse testate è certamente sinonimo di pluralità, valutazione delle fonti e spirito critico e di approfondimento delle notizie;
  • l’unificazione informative porterebbe alla grave perdita di quel pluralismo di idee e opinioni che trovano voce attraverso le due testate che nel corso degli anni hanno dimostrato di avere sensibilità diverse;
  • Si comprende il difficile momento vissuto da tutti i settori economici e sociali, anche  a fronte dell’evoluzione che ha avuto negli ultimi anni quello dell’informazione, con l’avvento di nuove tecnologie e forme di comunicazione, così come si comprende che questa direzione era già stata presa tempo fa quando Secolo e Stampa sono state accorpate sotto il gruppo Gedi, ma l’aver mantenuto le due edizioni locali ha garantito, fino ad oggi, quei valori che non potrebbero ritrovarsi se si avessero due edizioni “fotocopia”;

CONSIDERATA soprattutto la posizione dei corrispondenti e collaboratori che in questa situazione rischiano di non venire adeguatamente tutelati, subendo una drastica riduzione degli spazi e potenzialmente della propria attività lavorativa;

TENUTO CONTO altresì che l’ampia presenza sulla stampa locale e l’adeguata visibilità delle vertenze sindacali legate ad aziende del territorio ha portato, in diverse occasioni, a sbloccare situazioni anche difficili;

VISTI:

  • il D.Lgs. 267/2000;
  • lo Statuto del Comune di Alassio;
  • il vigente Regolamento del Consiglio Comunale;

DATO ATTO che, in quanto atto di mero indirizzo, non è richiesto il parere di regolarità tecnica prescritto dall’art. 49 del Testo Unico delle Leggi sull’ordinamento degli EE. LL., approvato con D.Lgs 18/08/2000 n° 267;

PRECISATO che la presente non comporta riflessi diretti o indiretti sulla situazione economico- finanziaria o sul patrimonio dell’ente, per cui non necessita di parere sotto il profilo della regolarità contabile ai sensi dell’art. 49 del d.lgs. 267/2000;

DELIBERA

  1. DI MANIFESTARE vicinanza alla categoria dei giornalisti, sperando che possa esservi un ripensamento da parte dei vertici aziendali di GEDI sulla scelta di unificare le edizioni locali del Secolo XIX e della Stampa.

DI INVIARE il presente atto, anche per via telematica,  alla società GEDI.

Casella – Poche parole per esprimere tutto il mio sostegno a questo odg e la vicinanza ai lavoratori minacciati da questa fusione. Difendere la doppia voce di informazione e dall’altra la difesa dei lavoratori dell’informazione. da parte del nostro gruppo pieno sostegno

Giannotta- Sicuramente pieno sostegno a questo odg. Oltre al pericolo della perdita di tanti posti di lavoro vedo grande pericolo nel dare un’informazione univoca. Sappiamo cosa significa avere un’unica fonte, un unico editore. E’ pericolosissimo

Canepa – Questo accade già perchè l’editore è unico.  Questo avviene quando l’editoria è concentrata in poche mani. Assistiamo già ad articoli fotocopia. Dispiace che si vada ad incidere sui posti di lavoro. Poderosi tagli sono già stati fatti in passato. Oggi ve ne saranno altri. Inaccettabile

Parascosso- Non voglio ripetermi, ma mettere l’accento sul fatto che questa delibera venga PORTATA alla Gedi, deve essere fatta pressione diretta. Questo nostro messaggio deve arrivare all’editore. Il pluralismo dell’informazione va mantenuto. Il nostro territorio è già stato impoverito sotto ogni punto di vista e ora gli stiamo anche chiudendo la bocca.

Galtieri- Condivido quanto detto, favorevolissimi a integrare il documento con l’invio diretto a Gedi. Atto d’imperio sgradevole e sgradito anche in mancanza di un’indagine di mercato.

Melgrati- Sicuramente il mio parere non può che essere favorevole, non solo il mio ma di tutta la città. Queste testate hanno fatto la storia dell’editoria italiana, sono tra i quotidiani nazionali più diffusi longevi e importanti. Questi editori dimenticano che in tutti questi anni hanno preso i contributi dello stato per fare i giornali e ancora oggi li prendono. Se ne sono dimenticati? E’ grave! Come è grave pensare a licenziare, spostare agire sulle vite dei dipendenti: sono immagini forti di precarietà. Avvilente pensare che due giornali importanti possano accorparsi in una unica edizione. Vorrebbe dire soprattutto in Liguria perdere una voce importante, qualunque testata vada ad accorpare l’altra. La carta stampata rappresenta una qualità, un patrimonio culturale. Quello del giornalista è un lavoro importantissimo, testimonia la storia quotidiana delle nostre città e del nostro territorio. Perdere anche solo uno di questi giornali, dopo quello che abbiamo già dovuto perdere in passato è inaccettabile. Tutta la Liguria non vuole perdere uno dei suoi giornali: molti enti, la Regione stessa lo hanno espresso con delibere come quella che stiamo per approvare.

FINALE LIGURE ORDINE DEL GIORNO DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE
DA UNIONE PROVINCIALE ALBERGATORI DI SAVONA – Le voci, sempre più insistenti, di una imminente fusione delle redazioni dei quotidiani La Stampa e Il Secolo XIX, preoccupano, non poco, gli aderenti all’Unione provinciale albergatori di Savona.
Siamo consapevoli che, dal punto di vista imprenditoriale, l’attuale situazione economica, impone risparmi per poter rimanere competitivi sul mercato, ma siamo anche convinti che l’informazione, libera e indipendente, sia un elemento per fare crescere non solo la conoscenza dei fatti e delle opinioni, ma anche il dibattito tra visioni differenti, serve a fare crescere le proposte e i progetti per dare un futuro economico ai territori. Come UPA, in questi anni, abbiamo cercato di  creare progetti di valorizzazione  territoriale sia con La Stampa che con Il Secolo XIX, non per “cerchiobottismo“, ma  per la certezza che i lettori dell’una o dell’altra testata non siano sovrapponibili.
Nel corso degli anni abbiamo progettato e realizzato campagne promozionali su target diversi, proprio in base ai diversi lettori dei due quotidiani, capaci di intercettare diversità diverse. Fatta questa premessa, siamo consapevoli che le attuali difficoltà costringono le aziende private a tagli e risparmi, ma siamo anche convinto che l’editoria, specie quella dei giornali, sia non solo impresa, ma anche visione culturale, di supporto per l’economia, di valorizzazione delle eccellenze  territoriali.
L’Upa di Savona chiede al gruppo GEDI di valutare il piano di concentrazione delle redazioni non solo dal punto di vista del bilancio societario, ma soprattutto dei bilancio territoriale, sociale e culturale che una infausta fusione potrebbe portare ad una regione importante come la Liguria.
Il Direttore UPASV                                    La Presidente UPASV
   Carlo Scrivano.                                          Stefania Piccardo
DAL PRESIDENTE FAIP DI SAVONA- L’accorpamento delle redazioni del Secolo XIX e della Stampa rischia di snaturare l’informazione in provincia di Savona. La redazione di ogni giornale ha le sue caratteristiche, le sue linee editoriali, si avvale di giornalisti che hanno modalità di lavoro diverse e soprattutto di visioni diverse del nostro territorio. Inoltre processi di fusione come questi sono discutibili perché il lettore è abituato a leggere il “suo quotidiano preferito”.
Chi legge La Stampa non legge Il Secolo XIX e viceversa. Manca una indagine di mercato che possa trovare una risposta alla decisione di accorpare le due redazioni. Pur trovando entrambi i giornali in edicola il lettore troverà sul giornale firme nuove e modalità di scrittura differenti. Le novità, prima di essere digerite, hanno bisogno di tempo, molto tempo.
La decisione della proprietà del Secolo XIX e della Stampa ovvero Gedi rischia di diventare un boomerang per la società editrice con ripercussioni importanti sui lettori. Ecco perché non sono d’accordo.
Pertanto Fiaip Savona chiede al gruppo GEDI di valutare il piano di concentrazione delle redazioni non solo dal punto di vista del bilancio societario, ma soprattutto dei bilancio territoriale, sociale e culturale che una infausta fusione potrebbe portare ad una regione importante come la Liguria.
Fabio Becchi (Presidente FIAIP Savona)

ELEZIONI CONGRESSO E CARICHE SOCIALI DELL’ASSOCIAZIONE LIGURE DEI GIORNALISTI

Il 4 e il 5 dicembre si vota per eleggere i delegati della Liguria al congresso nazionale della Fnsi e per rinnovare il consiglio direttivo della nostra associazione cui poi competerà l’elezione della giunta e del segretario regionale. I seggi saranno aperti a Imperia (presso la redazione Secolo-Stampa, Via Alfieri 10), Savona (presso la redazione del Secolo-Stampa, Via Paleocapa 19) , Genova (presso la sede dell’Associazione, Via Fieschi 3) Chiavari (presso il Secolo XIX, via Bixio 9) e La Spezia (presso il Secolo XIX, via Fazio 32).  Le operazioni di voto si svolgeranno domenica 4 dicembre dalle 10 alle 13;  Lunedì dalle 10 alle 19.

Un gruppo di colleghe e colleghi che si è impegnato nel corso degli ultimi quattro anni nell’attività sindacale ha condiviso la necessità di formare una lista per il congresso ed una squadra per il sindacato regionale.

DELEGATI PROFESSIONALI- Fabio Azzolini, Alessandra Costante, Matteo Dell’Antico, Luca Di Francescantonio, Guido Filippi, Francesca Forleo, Lorenza Rapini, Massimiliano Salvo, Antonio Zagarese

DELEGATI COLLABORATORI- Astrid Fornetti, Franco Po.

CONSIGLIO DIRETTIVO PROFESSIONALI. Fabio Azzolini, segretario regionale uscente, Milena Arnaldi, Imperia, Cdr XIX, Paola Balsomini, Liguria Digitale, Silvia Campese, Savona, precaria XIX, Andrea Carotenuto, Genova, Alessandra Costante, vicesegretaria nazionale Fnsi, Matteo Dell’Antico, Genova, Cdr XIX, Tommaso Fregatti, Genova, Presidente Gruppo Cronisti, Erica Manna, Genova, precaria La Repubblica, Marco Raffa, La Spezia, La Stampa, Lorenza Rapini, Imperia, La Stampa, Giovanna Rosi, Vicepresidente Ussi Liguria, Massimiliano Salvo, Genova, precario, Marco Toracca, La Spezia, XIX, Antonio Zagarese, Genova, Rai , Luca Zennaro, Genova, Fotogiornalista Ansa

CONSIGLIO DIRETTIVO COLLABORATORI- Raffaele Di Noia, Savona, Andrea Fassione, Imperia, Astrid Fornetti, Genova, Claudia Oliva, Chiavari.

Documento –“Le colleghe e i colleghi che formano le liste hanno condiviso un programma, maturato esperienze, offerto disponibilità ad impegnarsi per la prima volta nel sindacato. Molti sono “non garantiti”, ovvero precari nelle diverse declinazioni che le norme sul lavoro prevedono per potere tenere al di fuori del perimetro delle garanzie contrattuali centinaia di giornalisti. Il sindacato ligure, lo rivendichiamo con orgoglio, è stato protagonista di una stagione di iniziative per dare voce e rendere protagonisti gli “invisibili” della professione. La petizione a sostegno del Comitato precari di Repubblica dopo che il giornale aveva messo alla porta il collega Massimiliano Salvo, la manifestazione in piazza De Ferrrari, il lavoro per aprire interlocuzioni con le istituzioni hanno prodotto un risultato, parziale, ma significativo. Il ministro del Lavoro, allora Andrea Orlando, ricevette una delegazione Fnsi della quale facevano parte esponenti dei comitati precari dell’Ansa e del Gruppo Gedi. Non si trattò solo di un implicito riconoscimento politico della valenza di quelle due esperienze che aziende e direttori si ostinavano a volere ignorare.  Due mesi dopo il governo varava un provvedimento con il quale stanziava 12 milioni di euro per la stabilizzazione dei giornalisti precari.  La prima volta in Italia, Paese dove finora le uniche risorse indirizzate a mitigare gli effetti della crisi dell’editoria sul lavoro giornalistico   sono state dislocate (411  milioni negli ultimi 9 anni) per anticipare la pensione, dissipando professionalità senza contribuire a innovare i  prodotti editoriali, tempi e modi di lavorare nelle redazioni, senza riuscire a corrispondere ai nuovi bisogni di informazione dei cittadini. Soldi buttati, insomma. Perché elargiti senza alcuna attenzione per la qualità dei piani di rilancio che pure sono previsti dalla – vecchia – legge sull’editoria, datata 1981, preistoria rispetto alle dinamiche successive alla rete e ai colossi multinazionali che oggi ne monopolizzano l’accesso e la fruizione. L’impegno per conquistare nuovi diritti al lavoro autonomo (equo compenso) e la stabilizzazione entro il perimetro del contratto dia quei giornalisti precari che già oggi vivono di giornalismo sono obiettivi irrinunciabili del nostro impegno sindacale.

La crisi dell’editoria ha carattere strutturale. Senza riforme di sistema (revisione della legge già citata 416/1981 e della legge istituiva dell’Ordine, datata 1963) ed una più efficiente allocazione delle risorse pubbliche il comparto dell’editoria rischia di essere confinato nell’irrilevanza, esponendo non solo la professione ma la stessa coesione sociale del Paese al rischio di tenuta. La stagione della pandemia, che ha acuito disagi e sperequazioni, ma in precedenza gli attacchi da parte di settori della politica all’autonomia della professione e ai “giornaloni” (pure non immuni da manchevolezze, ma sicuramente meno opachi rispetto ad aziende non editoriali e monopoliste come Meta o Google) ci hanno messo a dura prova. La disinformazione minaccia di erodere la base della democrazia liberale. Incalzare governo e forze politiche affinché sia tutelato il giornalismo professionale come bene pubblico è essenziale, ma nel contempo occorre che la professione si attrezzi per corrispondere meglio ai bisogni dei cittadini. Va in questa direzione l’iniziativa dell’Ordine e del sindacato ligure che hanno vinto un bando europeo per il contrasto delle fake news che ha permesso a decine di colleghe e colleghi di confrontarsi con media e istituzioni della Finlandia, le cui esperienze sono tra le più avanzate nel campo della valorizzazione del giornalismo professionale. Insomma; come nel caso dei precari (mobilitazione di piazza, interlocuzione politica, tutela dei colleghi anche in sede giudiziaria) così come per la tutela del giornalismo professionale ad una sfera “politica” dell’iniziativa sindacale si unisce dal basso un’esperienza pratica di formazione sul campo.

Nei mesi scorsi, poi, abbiamo dovuto più volte alzare la voce e manifestare davanti ai Palazzi di Giustizia laddove alcuni provvedimenti – decreto legislativo sulla presunzione di innocenza, divieto di accesso dei fotogiornalisti e video operatori all’aula del processo Morandi e divieto di riprodurre immagini e sequenze riprese dalla sala stampa) – intervenivano a limitare il diritto di cronaca. Nuovi temi che – sommati alle querele bavaglio e ai sempre più frequenti tentativi di scardinare il segreto professionale – hanno misurato la tenuta della coesione tra Associazione, Ordine e Gruppo cronisti, fattore che ha contribuito a tenere aperti i canali di confronto con tutti gli operatori del diritto mitigando gli effetti di provvedimenti che riteniamo comunque sbagliati e verso i quali continueremo a manifestare la nostra opposizione.

Sul piano delle vertenze.  La crisi del gruppo Gedi rischia di avere un pesante impatto sul sistema dell’informazione regionale. I cdr del Secolo e della Stampa sono impegnati in una difficile vertenza sul riassetto delle redazioni di Savona, Imperia e Sanremo delle due testate. Condividiamo il modo con cui i due Cdr e le redazioni hanno convenuto di impostare la vertenza. Sosteniamo la capacità negoziale dei due organismi sindacali di base. Come associazione abbiamo assunto e assolto all’impegno di tenere costantemente informati sullo stato dell’arte anche i circa 50 collaboratori che prestano la loro opera nelle tre provincie. Anche in questo caso si tratta di una novità. Alla fine del negoziato, valuteremo con i cdr e i collaboratori quali risultati siano stati ottenuti e come articolare tutte le iniziative tese a tutelare tutti coloro che – con il contratto o al fuori del contratto – traggono dalla professione la principale -se non esclusiva – fonte di reddito. Nel contempo, riteniamo importante che i cdr delle testate del gruppo GEDI abbiano deciso di costituirsi in coordinamento sindacale. Affiancheremo ogni iniziativa volta ad ottenere un confronto serrato su un piano industriale ed editoriale del gruppo che finora ha dato la sensazione di vivere alla giornata con narrazioni non sorrette da piani di investimento coerenti e conseguenti. Urge valorizzare un’informazione locale e regionale che soprattutto in un territorio come quello della Liguria resta fondamentale.

Leggi, governance, struttura del bilancio e delle risorse disponibili continuano a consegnare la Rai nelle mani dei governi di turno. La difesa del ruolo e della funzione del servizio pubblico passa per tre azioni riformatrici: nuova governance che assicuri indipendenza da governi, partiti e lobby economiche; riforma delle fonti di finanziamento, assicurando risorse certe, adeguate e di lungo termine per assolvere agli obblighi del contratto di servizio; patto europeo tra le tv pubbliche per raggiungere una massa critica che consenta di contrastare i competitor internazionali che rischiano di mettere fuorigioco i diversi singoli  “campioncini” nazionali in alcune azioni decisive  e costose: sviluppo tecnologiche, piattaforme free, diritti su eventi.

Si apre infine un nuovo campo di iniziativa sindacale. I giornalisti hanno finalmente cittadinanza nella contrattazione del pubblico impiego. La Legge 150/2000 – nata vecchia – è inadeguata per un mondo degli uffici stampa pubblici oggi più articolato, attrezzato e preparato rispetto a venti anni fa. Questi fattori devono trovare adeguato riconoscimento nella definizione di un ruolo professionale che riconosca le peculiarità del lavoro giornalistico della P.A.  Per il settore degli uffici stampa privati è necessario sperimentare un confronto con le parti datoriali per estendere ai colleghi alcuni istituti (Casagit, fondo complementare) che caratterizzano la professione giornalistica.

Care colleghe, cari colleghi oggi  vi chiediamo anche attraverso il voto di condividere una visione e una pratica sindacale che si alimenta di passione e impegno, consapevole delle difficoltà e quindi attenta ai servizi che devono assistere chi è in difficoltà, ma capace di scommettere ancora sulla dignità e la libertà, sulla responsabilità e la solidarietà, sul mestiere come servizio pubblico”.


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