Una mobilitazione in difesa delle edizioni di Savona e Imperia-Sanremo del Secolo XIX e de La Stampa. Sono i sindaci del ponente savonese i primi, aderendo all’appello di Trucioli.it, a scendere in campo per dire un “no” forte e chiaro al masochistico progetto che Gedi, ovvero l’editore John Elkan, intende portare avanti.
Con l’ulteriore omogeneizzazione del prodotto e la conseguente decapitazione delle redazioni con pesanti tagli al corpo giornalistico e dei collaboratori. Ma soprattutto all’informazione locale e provinciale.
Cronaca di un destino annunciato. I segnali di un progressivo disimpegno si erano avvertiti distintamente e, purtroppo, sottovalutati, qualche anno fa con la fusione anche fisica delle redazioni, di fatto offrendo giornali fotocopia ai lettori del ponente da Varazze a Ventimiglia. Una scelta suicida che all’iniziale sconcerto ha fatto seguito la fuga dei lettori e il drastico calo delle vendite. Fenomeno che Gedi si trova ad affrontare in un crescendo di difficoltà anche con la crisi di Repubblica e la rivolta dei giornalisti contro il direttore Molinari, in odore di trasferimento negli amati Stati Uniti, per aver rivelato in un’intervista extra moenia il suo piano editoriale senza averlo mai sottoposto e concordato con la redazione. Storie già viste anche da queste parti.
Per quanto riguarda la fusione Secolo XIX-Stampa, era evidente che, per quanto riguarda il glorioso Decimonono, la scelta dell’editore Carlo Perrone di vendere, perché di questo si è trattato, al Gruppo Gedi, avrebbe di fatto cancellato identità, prestigio e autorevolezza del giornale, un tempo cane da guardia del potere, difensore e portavoce dei lettori.
Nessun alibi deve essere concesso a chi ha deciso di spegnere di fatto voci autorevoli e rivalità storiche fin dal 1969, quando Piero Ottone lanciò la “campagna delle Province” aprendo la redazione di Savona in piazza Mameli, a guida Bruno Bini, e La Stampa, fin lì priva delle cronache locali, fu costretta con l’indimenticato Vittorio Preve, già inviato di Stampa Sera, a creare dal nulla una redazione a Savona per frenare l’emorragia di copie.
Si può pensare che i lettori possano riconoscersi in un giornale fotocopia, in una sola voce e quindi più povero e meno credibile? La risposta è scontata. Il territorio ha bisogno di giornali che lo rappresentino con puntualità e impegno, e lo sappiano difendere, anche da punti di osservazione diversi. C’è una storia di giornali e di giornalisti che va difesa nell’interesse dei lettori e dell’intera comunità del ponente ligure. Le scelte di Gedi umiliano la dignità professionale e l’impegno profuso da chi, nei due quotidiani, ha lavorato con dedizione e senso di appartenenza, e di chi, quei pochi rimasti, soffre da mesi l’aggravarsi dei carichi di lavoro e la povertà delle risorse in un costante assottigliarsi delle vendite (impietosi, se non drammatici, i confronti con le stagioni d’oro dei due quotidiani). La difesa delle redazioni del Decimonono e della Stampa e la loro autonomia va sostenuta con forza e determinazione da tutti quelli che credono ancora nella libera e corretta informazione.
Sconcerta e allarma riscoprire che tra il 1995 e il 2000 Il Secolo XIX poteva vantare tirature tra 150 mila e 200mila copie e che la sola edizione di Savona arrivò ad una vendita di oltre 20mila copie, poco meno di quanto venda oggi in edicola da Sarzana a Ventimiglia. Chi ha contribuito al progressivo ed esiziale smantellamento di un grande giornale, dovrebbe farsene carico, certo non i giornalisti.
Tra i commenti c’è chi teme vi sia poco da fare e da scrivere. La situazione è da tempo compromessa ? Neppure scioperi e mobilitazione otterrebbero risultati. Il sindacato e i Cdr sono troppo deboli. C’era una volta in Liguria il Secolo XIX e La Stampa che si davano battaglia. Un editore puro (Perrone-Brivio Sforza) che aveva di fronte big dell’industria (gli Agnelli). E la partita la giocavano direttori, redattori, corrispondenti, redazioni centrali e periferiche. Lo staff della ‘diffusione’. E ora si commenta: “ma questo non è più il mio giornale”.
Leggi Dagospia del 20 ottobre 2022.…http://m.dagospia.com/giannini-al-posto-di-molinari-la-sostituzione-e-data-per-imminente-e-a-la-stampa-feltri-o-monga-330157
IL SINDACO DI BORGHETTO S. SPIRITO GIANCARLO CANEPA (Lega)
Borghetto S.Spirito, 29/10/2022- COMUNICATO STAMPA-
Mi preoccupano fortemente le notizie circolanti relative a una drastica riduzione degli organici delle
testate giornalistiche del Secolo XIX e della Stampa entrambe facenti parte del gruppo editoriale
GEDI e il conseguente ridimensionamento che porterà ad un’unica redazione locale.
Il panorama dell’informazione locale, a mio avviso, subirebbe uno svilimento non meritato a
discapito di una pluralità di informazione quanto mai necessaria.
Capisco perfettamente che il periodo attuale imponga sacrifici, economie di scala e spending review
ma immaginare versioni fotocopia, analogamente a quanto già avviene per la cronaca nazionale,
anche per le edizioni locali di entrambi i quotidiani porterà inevitabilmente ad un’ulteriore
contrazione nella vendita di quotidiani cartacei o abbonamenti on line.
A mio avviso andrebbero riviste le politiche aziendali che hanno portato, in questi anni, alla crisi del settore diventato sempre meno appetibile sia per gli sponsor pubblicitari che per i lettori. La rincorsa ai media on line è stata, secondo me, una delle cause di questa crisi. Impossibile, per un quotidiano cartaceo stare al passo con i quotidiani on line che divulgano nell’immediatezza migliaia di notizie raggiungendo direttamente tutti i potenziali lettori tramite smartphone e altri device digitali. I quotidiani cartacei avrebbero dovuto investire maggiormente sulle professionalità che potevano garantire settori in cui quelli on line non sono propriamente a loro agio come ad esempio il giornalismo d’inchiesta.
Con l’unificazione delle testate locali avremmo un ulteriore appiattimento dei contenuti e una mancata valorizzazione dei giornalisti senza contratto, pagati un tot ad articolo, alcuni dei quali professionisti che in questi anni hanno garantito pluralità di informazione e varietà di contenuti. Concludendo non posso che esprimere la massima solidarietà e vicinanza ai giornalisti delle due testate sperando che vi possa essere un ripensamento da parte dei vertici societari che vada verso un miglioramento qualitativo dell’offerta e non verso un suo declassamento.
Il Sindaco, Giancarlo CANEPA
DAL SINDACO DI ALBENGA RICCARDO TOMATIS (PD)
La notizia di una probabile prossima unificazione delle edizioni locali del Secolo XIX e della Stampa mi preoccupa sia come sindaco che in questi anni ha sempre avuto un ottimo rapporto di stima reciproca con i corrispondenti locali, sia come cittadino che si è sempre informato attraverso la carta stampata, sinonimo di professionalità, correttezza dell’informazione, valutazione delle fonti e spirito critico e di approfondimento delle notizie.
Caratteristiche che sono frutto anche della sana competizione tra diverse testate per contendersi “fette di mercato”, ossia lettori, la cui mancanza rappresenterebbe un duro colpo alla pluralità dell’informazione e con ogni probabilità alla sua stessa qualità. Un’informazione libera, di qualità, ma anche e soprattutto plurale, è uno dei fondamenti della Democrazia, come richiamato dalla nostra stessa Costituzione. Per questo ritengo che l’unificazione dell’informazione sia sempre una scelta sbagliata che, nel caso specifico porterebbe alla grave perdita di quel pluralismo di idee e opinioni che trovano voce attraverso le due testate che nel corso degli anni hanno dimostrato di avere sensibilità diverse.
Mi rendo conto del difficile momento vissuto da tutti i settori economici e sociali e dell’evoluzione che ha avuto negli ultimi anni quello dell’informazione, anche con l’avvento di nuove tecnologie e forme di comunicazione, così come mi rendo conto del fatto che questa direzione era già stata presa tempo fa quando Secolo e Stampa sono state accorpate sotto il gruppo Gedi, ma l’aver mantenuto le due edizioni locali ha garantito, fino ad oggi, quei valori che non potrebbero ritrovarsi se si avessero due edizioni fotocopia.
Vi è poi la non trascurabile partita legata ai corrispondenti e collaboratori che in questa situazione rischiano di non venire adeguatamente tutelati. Magari non si parla di licenziamenti o interruzione dei rapporti, ma di fatto ridurre drasticamente gli spazi, creando un’unica edizione, significa non permettere ai giornalisti che lavorano pagati ad articolo di ottenere adeguato sostentamento dalla propria attività lavorativa.
Parliamo di posti di lavoro, di persone che hanno delle famiglie. Spesso sui giornali troviamo ampi articoli sulle giuste vertenze sindacali legate ad aziende del territorio, in diverse occasioni questa visibilità data dai giornali ha portato a sbloccare situazioni anche difficili. Temo che domani non leggeremo nulla però su questa situazione che riguarda, oltre al diritto all’informazione, anche lavoratori, giornalisti professionisti e tutto l’indotto.
Con queste poche righe voglio manifestare tutta la mia vicinanza alla categoria (valuteremo l’opportunità di portare un ordine del giorno durante il prossimo consiglio comunale per prendere posizione unanime su questo argomento) sperando che possa esservi un ripensamento da parte dei vertici su questa che ritengo essere una scelta sbagliata da ogni punto di vista.
Il Sindaco Riccardo Tomatis
Accorpamento La Stampa-Il SecoloXIX: Melgrati (Forza Italia) scrive a Gedi
Le edizioni locali, al momento con contenuti differenti, sono importanti per avere una importante pluralità di informazione. Ribadiamo la nostra vicinanza ai giornalisti delle due testate e ai collaboratori nonché la nostra contrarietà al progetto di fusione perché non si tratta solo di numeri ma di persone e di famiglie che, con questa manovra, subiranno pesanti conseguenze
Partirà lunedì mattina (31 ottobre ndt) all’indirizzo di Gedi SpA, la lettera firmata dal Sindaco di Alassio, Marco Melgrati. Gedi, il Gruppo Editoriale ha infatti annunciato per la prossima metà di novembre l’accorpamento delle edizioni del ponente ligure de La Stampa e del Secolo XIX. Una manovra che avrà come prima causa la riduzione complessiva del 42% delle forze giornalistiche attualmente impegnate professionalmente nelle rispettive redazioni.
«La rivoluzione dei giornali? Storia già vista con la sanità»