Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Liguria: la disputa sui Parchi e sui lupi


Il Consiglio dei Ministri ha impugnato la legge regionale della Liguria che nel luglio scorso aveva ridotto di poche centinaia di ettari alcuni Parchi Regionali, motivando la decisione col fatto che le aree protette possono ampliarsi ma non ridursi.

Il ministro Maria Stella Gelmini

Il governo accusa la Regione Liguria di aver ridotto le superfici sottraendole alla tutela naturalistica e paesaggistica in assenza di copianificazione col ministero della Cultura. …Su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie Mariastella Gelmini, il Consiglio dei Ministri, ha deliberato di impugnare la legge della Regione Liguria n. 7 del 15/07/2022 “Modifiche alla legge regionale 29 dicembre 2021, n. 22…..I confini dei parchi naturali regionali delle Alpi Liguri, dell’Antola, dell’Aveto e del Beigua, definiti a seguito della consultazione e del coinvolgimento degli enti locali interessati e all’esito delle conferenze svolte ai sensi dell’articolo 22 della l. 394/1991 e successive modificazioni e integrazioni… I confini delle altre aree protette sono quelli dei relativi provvedimenti istitutivi o quelli definiti nel Piano del Parco?».

Legambiente Liguria esulta: «Sui parchi della Liguria il Consiglio dei Ministro impugna il “pasticcio” della Regione Liguria. Rilevati diversi motivi di illegittimità nella riduzione delle superfici dei comuni nelle aree protette». Il presidente di Legambiente Liguria, Santo Grammatico, sottolinea che  «Tale aspetto si può contemplare se e solo se si integra e aggiunge territorio da proteggere e mai e poi mai se invece viene sottratto, come è stato fatto in questo caso».

di Franco Zunino*

Un decisione assurda se non antidemocratica, in quanto certe regole se valgono in un senso debbono valere anche nell’altro, come, peraltro, avviene in tutto il resto del mondo. Ed il bello è che questa decisione è stata motivata anche facendo riferimento all’art. 9 della Costituzione! Il che confermerebbe che forse la più bella Costituzione del mondo di qualche emendamento avrebbe bisogno, se vogliano che la democrazia liberale progredisca e non regredisca.

In ogni modo, quasi per assurdo, involontariamente questa è una notizia che rafforza la posizione dell’AIW, quando sostiene, presso i Comuni, che dare l’assenso ad un Parco diventa una strada a senso unico e senza possibilità di ritorno! Una scelta che le amministrazioni comunali dovrebbero tenere bene a mente prima di assentire ad un’area protetta riconosciuta dallo Stato, in quanto non coinvolge solo la cittadinanza amministrata da chi ha dato l’assenso, ma anche tutte le generazioni a venire! Una responsabilità politica e civile non da poco che dovrebbe far riflettere tanti, politici e non!

Se ne è già scritto qualche tempo, ma di fronte a notizie precise e dettagliate, come non porsi e porre una domanda pertinente ai tanti “esperti” di lupo italiani (e chi scrive si considero uno di questi esperti virgolettati!). Ma come spiegano la profonda diversità tra il tasso di natalità del lupo grigio americano e quella del lupo italiano? Riassumiamo: a partire dalla metà degli anni ’90 furono liberati i primi lupi nell’area del Parco Nazionale dello Yellowstone e poi anche altrove. Ma si è trattato sempre di poche coppie. Ed ecco i risultati ad oggi (gennaio 2022):  “Idaho (1.556), Montana (1.220), Wyoming (247), Washington (178), Oregon (173), New Mexico (114), Arizona (72). Per un totale di circa 3.660 lupi”. Ora, da quelle liberazioni sono trascorsi circa 25 anni. In Italia, partendo dai circa 100 lupi del 1970 oggi (quindi circa 50 anni) ci vengono a raccontare che i lupi in Italia sono al massimo poco più di 3.000 esemplari. Chi mente? Chi mistifica i dati? Al solito, domande agli “esperti”… che mai risponderanno! Basta mentire all’opinione pubblica! Questa non è democrazia liberale! E autocrazia animalista e lupofila!

I LUPI IN LIGURIA – Un branco di 9 lupi è stato filmato in Liguria. E vabbè, nulla di strano: con migliaia di lupi in tutta Italia sarebbe strano se i branchi fossero composti da un numero inferiore. Ma che si parli della loro importanza per la “biodiversità” di fronte al rischio concreto che questi lupi “alpini” e “nordici” in generale vadano ad inquinare la popolazione del Lupo appenninico è un’offesa alla scienza e alla conservazione della VERA biodiversità naturale! Poi qualcuno ha strillato al rischio estinzione dopo che, sempre in Liguria, nei giorni scorsi un treno ne ha uccisi 5 esemplari… Branchi che secondo i naturalisti da tavolino (e da manuali) servirebbero a mantenere basso il numero dei cinghiali. Però non spiegano come mai i cinghiali siano giunti a 2,3 milioni, secondo quanto hanno scritto i media. E non sono stati contatti quelli che ogni anno hanno abbattuto i cacciatori! Ecco, quando si dice credere a quello che ci propinano i teorici da manuale! Se sta scritto sui libri è la verità, e non la sia può controbattere con quella che vedono i nostri occhi! Delle due, quella vera è, e sarà, sempre la prima a prescindere! Non perché lo sia, ma perché DEVE esserlo!Sempre sui lupi. Notizia da La Stampa del 23 settembre: “Branco di lupi in un’azienda agricola: 6 pecore sbranate. A peggiorare i danni per l’azienda, il fatto che tutte le pecore fossero gravide, quindi il danno per l’allevatore è piuttosto pesante. Lo stesso, inoltre, si è già accollato 400 euro per lo smaltimento delle carcasse”. Notizia da La stampa del 24 settembre: “Cinque lupi trovati morti tra i binari. Due adulti e tre cuccioli”.

Riflessione di conservazionista ragionevole: danno per danno, uno privato e finanziario, l’altro pubblico, sociale e culturale. Chi pagherà? Nel primo caso, malamente, in ritardo e parzialmente, la Regione Liguria (ma non sarà né corretto né democratico). Nel secondo caso nessuno. Solo che il primo caso farà gridare: giustizia fatta! da parte degli allevatori. Ed è questo grido che mette a rischio la sopravvivenza del lupo, perché è segno di un crescente odio verso l’animale, quel crescente odio che già una volta portò il lupo sull’orlo dell’estinzione. Quindi, l’autorità pubblica non dovrebbe solo rimediare all’ingiustizia di un pagamento dei danni fatto male, in ritardo e parziale, ma pensare anche a mantenere basso il numero dei lupi in base alla capacità territoriale e ambientale italiana (che non è quella dell’Alaska, né del Wyoming, né della Finlandia): a meno di non voler accettare la presenza del lupo ovunque, come per gli orsi marsicani, anche nei paesi e nelle piazze, e che a sostenerne le spese siano gli allevatori, i pastori e chiunque abbia un cane da compagnia, da tartufi o da caccia, o animali da cortile.

ESPERTI DI LUPO – Se ne è già scritto qualche tempo, ma di fronte a notizie precise e dettagliate, come non porsi e porre una domanda pertinente ai tanti “esperti” di lupo italiani (e chi scrive si considero uno di questi esperti virgolettati!). Ma come spiegano la profonda diversità tra il tasso di natalità del lupo grigio americano e quella del lupo italiano? Riassumiamo: a partire dalla metà degli anni ’90 furono liberati i primi lupi nell’area del Parco Nazionale dello Yellowstone e poi anche altrove. Ma si è trattato sempre di poche coppie. Ed ecco i risultati ad oggi (gennaio 2022):  “Idaho (1.556), Montana (1.220), Wyoming (247), Washington (178), Oregon (173), New Mexico (114), Arizona (72). Per un totale di circa 3.660 lupi”. Ora, da quelle liberazioni sono trascorsi circa 25 anni. In Italia, partendo dai circa 100 lupi del 1970 oggi (quindi circa 50 anni) ci vengono a raccontare che i lupi in Italia sono al massimo poco più di 3.000 esemplari. Chi mente? Chi mistifica i dati? Al solito, domande agli “esperti”… che mai risponderanno! Basta mentire all’opinione pubblica! Questa non è democrazia liberale! E autocrazia animalista e lupofila!

REGIONE LIGURIA, ANIMALISTI E ANTICACCIA –Se ci voleva la prova di come i funzionari addetti alle questioni venatorie della Regione Liguria siano sensibili alle posizioni animaliste ed anticaccia, oggi ce l’abbiamo. Dopo tutte le regole stabilite per “controllare” (si fa per dire!) la pandemia da peste suina. Prima c’è stata la folle proposta di recintare l’area che si supponeva infetta, con una spesa di milioni di euro subito accolta con entusiasmo dalle forze politiche (e poi realizzata in modo scandalosamente inefficace: ma in fondo era inevitabile, visto che l’idea stessa della recinzione era folle!) anziché intervenire il più presto possibile con gli abbattimenti. Ora, all’apertura della caccia al cinghiale ormai imminente, si apprende che i cacciatori della cosiddetta “zona rossa” dovrebbero cacciare ma senza potersi poi tenere le prede, e non solo, anche provvedere allo smaltimento dei cinghiali uccisi, compresi quelli sani. Ragion per cui  i cacciatori preferiscono non andare a caccia per niente (una specie di sciopero venatorio, che non si era mai visto prima!). Ecco, hanno vinto gli anticaccia ed ha perso la politica che gli ha dato retta! Ora, chi provvederà ad abbattere i cinghiali infetti ed a ridurre comunque la popolazione? Non certo le guardie volontarie delle ONG ambientaliste,  né quelle dell’ex Corpo Forestale, entrambe per principio quasi tutte anticaccia; non quelle venatorie, che non si mettono certamente a praticare la caccia al solo scopo di soddisfare i politici (per cui, nell’eventualità, i loro colpi andrebbero sempre fuori bersaglio!). La Coldiretti ha proposto che a farlo sia l’esercito, cosa non certo praticabile per tante ed anche ovvie ragioni. Ed ecco che quindi, gli unici che lo possono fare restano i  cacciatori, ma alla condizione che siano esentati dai folli provvedimenti comportamentali (uso di mezzi speciali che siano  in grado di non trasportare altrove terriccio, lavaggi di scarponi e stivali, e finanche delle zampe dei cani!); che gli si rimborsi il costo delle cartucce e pallottole e tutti gli altri oneri cui sono obbligati per legge per quanto riguarda le analisi veterinarie delle carcasse e, se del caso, lo smaltimento delle carcasse degli animali infetti! Ed ovviamente, gli sia garantito il diritto di tenersi gli animali sani. I cinghiali che dovrebbero abbattersi in Liguria sono ben oltre i 35.000! Se non si interverrà, il prossimo anno la cifra sarà ancora più grande, ed i danni agli agricoltori, iperbolici! Senza parlare di quelli provocati da una peste suina non più controllata…

Franco Zunino (segretario generale AIW)

 


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