Maria Ivana Trevisani Bach, albisolese, biologa, ricercatrice all’Università di Genova, poi docente liceale a Savona, una volta giubilata dall’insegnamento è divenuta scrittrice, in particolare durante la recente cattività profilattica, esprimendo i suoi gusti, la sua Weltanschauung e, di fatto, contribuendo a diffondere una cultura ecologica.
È stata consigliera del Parco del Beigua ed autrice del «Manifesto Italiano di Eco-poesia» presentato in alcune università anche straniere.
di Gian Luigi Bruzzone
Gentile Signora, ci parli un poco della sua famiglia e della sua infanzia, se non le dispiace.
Sono nata ad Albisola nella casa dei nonni l’anno 1942, ma vissuta a Cairo fino ai 18 anni. La mia famiglia era mista: il padre lombardo-emiliano, la madre cairese. Il mio papà era arrivato a Cairo per lavorare alla Montecatini e si era sposato nel 1941 durante quella guerra che avrebbe dovuto essere brevissima. Poco dopo tuttavia mio padre si licenziò dalla Montecatini perché risultava eccessivamente pericoloso per la salute, poi si adattò a svariati mestieri: insegnante, rappresentante ecc.
Perdurando la guerra, mia madre decise di trasferirsi nelle campagne cairesi, pianoforte compreso, precisamente in località Bricchella dove vissi per alcuni anni in compagnia di animali più o meno domestici, dal gatto, alle galline, alle mucche, alle oche e ai rappresentanti della fauna campagnola. Diventai molto “selvaggia” e confusa quando fui a contatto con altri bambini e con i loro giochi, poiché – a parte i familiari – non ero granché avvezza alle relazioni coi miei coetanei.
Nel periodo bellico mia madre istituì una specie di scuola per i figli dei contadini che incontravano difficoltà a raggiungere il paese. Per questo conoscevo molto bene il programma di quarta e quinta elementare, pur non avendo mai tenuto una penna (col mitico pennino) in mano. Evviva le macchie sul quaderno! Grazie alla generosa iniziativa materna cui assistevo saltai la prima elementare e passai direttamente alla seconda vivendo di rendita per molte materie per un lungo periodo.
I miei ricordi della guerra sono riportati nel libro: Infanzia sfollata. Sono rimasti nella mia memoria perché quegli episodi furono ripetuti più volte nei racconti serali quando si andava a vegliare dai conoscenti a turno. Bellissima usanza (allora non c’era la televisione…) purtroppo perduta nel giro di pochi anni.
Del periodo seguente conservo pochi ricordi: alcune amiche che mi sono vicine tuttora, qualche maestra (erano tutte severissime) e il gioco della guerra fra bande di ragazzi, che non mi piaceva, essendo troppo da maschi.
Quali ricordi indelebili del suo corso di studi? Da qualche insegnante ha appreso una lezione di vita?
Ho frequentato il Liceo classico “Gabriello Chiabrera” di Savona, non quello antico di Carcare, retto dai Padri Scolopi, più comodo per me, ma allora riservato ai soli maschi. A Savona vivevo in pensione (non in collegio!) con altre amiche. Ho imparato ad auto-gestirmi. Sono stati anni lieti e produttivi.
Da qualche insegnante ha appreso una lezione di vita?
Da Adriano Guerrini mio insegnante di filosofia. Era poeta e filosofo. Mi ha insegnato che Ragione e Poesia possono convivere benissimo. Di lui ho apprezzato la poesia semplice, quella che non si dà delle arie, per dir così. Concetti che ho ripreso nel mio Manifesto di Ecopoesia italiana.
La passione per la biologia è sbocciata così…
Poi l’università di Genova, a Biologia. La scelta è nata quasi accidentalmente seguendo le orme di un’amica. Del resto la passione per la biologia è di certo sbocciata per la mia vita infantile vissuta in campagna. Scelta determinante perché gli animali sono stati i miei primi compagni di gioco. Fra noi c’è un’empatia particolare che non saprei definire.
Ricercatrice ed insegnante…
Seguono alcuni anni da assistente di Chimica per i medici presso l’Università genovese col prof. Bruno Chiarlo e l’uscita di svariate pubblicazioni scientifiche, quasi sempre in collaborazione. Il matrimonio si è celebrato nel 1969 con uno studente di ingegneria: Pietro Bach, mio marito da oltre cinquant’anni! Poi nel 1972 è nata Valentina. A quel punto ho abbandonato l’Università che mi impegnava mattino e pomeriggio ed è iniziato il mio lavoro di insegnante.
Soddisfazioni e delusioni nella professione docente…
Anni faticosi, ma ricchi di soddisfazione sia nei rapporti umani sia professionali. Con l’anno 2001, sono andata in pensione e ho iniziato a scrivere. Dapprima poesie poi alcuni eco-romanzi.
Il suo primo libro… In esso mi ha rallegrato che parli del tempo: insieme con la morte è il tema ed il problema essenziale ed imprescindibile da meditare.
Le porterò il mio secondo libro di poesie; si parla molto del Tempo e del nostro destino di umani.
La sua bibliografia appare consistente. Per favore, ce la presenti.
Va bene, ma chiedo venia per l’aspetto di catalogo con cui ne parlo. Inizio dai libri di poesia. Ecopoesie nello spazio-tempo, Serarcangeli editore, Roma. Uno dei tanti temi riguarda l’ecologia e l’inquinamento. In particolare, la distruzione delle foreste e le torture a cui sono sottoposti innocenti animali. L’altro tema riguarda il misterioso fluire del tempo, tanto sotto il profilo scientifico, quanto sotto quello psicologico.
Un treno per tutte le stazioni” Genesi editrice Torino. Poesia di un novello umanesimo rivolto alla protezione della natura, animali e piante. Un grido di allarme contro la violenza e la sua stupidità in relazione con l’ampiezza del cosmo e il misterioso scorrere del tempo. Sto allestendo: Antropocene: si tratta di versi composti in prevalenza durante l’isolamento della pandemia.
Passando ai romanzi menziono Il patto con il gatto, Mursia editore. Si tratta di consigli per convivere con un gatto. Descrivo alcuni comportamenti più caratteristici dei felini. Perché vivere con un gatto è un’esperienza unica, stimolante, mai monotona o noiosa.
La felina commedia di Mozòt: è un romanzo di formazione, una storia di gatti e di adolescenti. Un percorso evolutivo dove i gatti fanno da guida a due ragazzi, proprio come Virgilio fa con Dante nella Commedia, e mi scusi della presunzione.
Inquietante crociera, Europa edizioni. La nave diventa metafora del nostro pianeta e ci conduce verso approdi sconosciuti. Come avvolta in una bolla spazio-temporale la nave continua a viaggiare verso una meta ignota. Il viaggio diventa surreale trasformando tutto in una entità concettuale e simbolica.
Utopolis, NeP edizioni. Un eco-romanzo di poderosa attualità politica narrante le avventure di un gruppo di irriducibili idealisti per la costruzione della città ideale. Il progetto naufraga per una serie di sfavorevoli circostanze, ma viene ripreso da un gruppo di scienziati cinesi che lo faranno risorgere. Romanzo attualissimo che mostra l’intreccio fra mafia e pregiudizio islamico, in una realtà che in Europa non potrà avere soluzione. Il progetto, però, si svilupperà in Cina dove la nostra cultura è ancora tenuta in grande considerazione. E così supererà ogni futuro ostacolo.
Se la domanda è proponibile, quali sono i lati migliori dell’indole ligure?
Dei liguri apprezzo la riservatezza e la capacità di minimizzare qualsiasi eccesso. Mia figlia Valentina nata nel 1972, diplomata al liceo scientifico “Orazio Grassi” di Savona, laureata con 110/110 e lode in Scienze internazionali e diplomatiche, dal 2013 è segretaria generale del collegio del Mondo unito di Trieste. Come saprà, il prestigioso Collegio si trova a Duino, frazione di Trieste, fondato nel 1982 con lo scopo di promuovere la pace e la cooperazione internazionale.
Mi è stato detto che è anche pittrice…
Beh. Non esageriamo. Quando in gioventù disponevo di un po’ di tempo, mi dilettavo a dipingere. Uno studioso che ha visto le mie creazioni – tutt’ora conservate – le ha definite fra il metafisico ed il naif! Piuttosto mi sono divertita e mi diverto a disegnare vignette sul nostro presente, sia con personaggi umani, sia con animali, quali favole moderne che adoperano il linguaggio iconico.
Albisola ieri e oggi…
Troppa confusione…
Uomini ed animali…
Tutti miei amici, da sempre.
Che cos’è la felicità?
Non lo so: mi piace vivere con serenità, sono contenta del mio passato, del mio matrimonio durato cinquant’anni…
Sul far della sera…
Tempo di bilanci, mi dispiace lasciare questa vita, inesauribile fonte di novità e bellezza.
Grazie, Gentile Signora, per aver accolto le mie domande. Le auguro quanto desidera per Lei e per i Suoi e le sussurro «miao, miao…».
Gian Luigi Bruzzone