Senza l’anello dei Partiti, organismi strutturati che effettuano la rappresentanza del popolo italiano come previsto dal buon senso, dalla esperienza ormai bisecolare delle democrazie soprattutto occidentali e dalla nostra Costituzione, le sfide economiche principali, anche quelle non del conto della serva ma con la E maiuscola, si perdono.
di Sergio Bevilacqua
Il popolo le perde. La mia ricerca cinquantennale sullo sviluppo economico italiano, dice che:
- La globalizzazione è concentrazione e creazione di leadership a livello mondiale con feudalizzazione dei principali settori industriali e spesso non solo, con prospettiva secolare. Essa è del tutto naturale e determinata dal suo meccanismo in sé virtuoso.
- Le economie locali, dopo un attacco sui loro versanti settoriali globali (GLO-CAL, fisiologica e opportuna invasione del globale nel locale), si riorganizzano sui prodotti identitari, e lì mantengono il loro valore anzi lo sviluppano grazie alle risorse straordinarie date dal globale (LO-BAL, utilizzo delle risorse globali per lo sviluppo del locale).
- La circolazione di beni e persone e l’enorme sviluppo delle comunicazioni favorisce l’interscambio culturale e l’affermazione delle “vere” particolarità: nasce il turismo di massa.
- I flussi del nuovo turismo di massa sono enormi: il viaggio in Italia, ad esempio, ovunque nello Stivale cisalpino, è desiderato e praticato da una dimensione che è 10000 volte la pre-novecentesca goethiana e ruskiniana. Il ‘900 si chiude con flussi turistici sostenuti dall’antropocene (l’umanità in 70 anni moltiplica 7 volte la media bimillenaria e 3 volte la semichiliastica) e dalle comunicazioni, nonché dall’organizzazione globale del settore, che diviene globale prima degli altri.
- L’effetto composto di 1.-4. crea un settore dai volumi economici globali immensi. È probabilmente il più importante settore economico umano. Ovviamente, il concetto del “prodotto”, la definizione “Turismo”, è molto riduttiva oggi, in particolare in epoca di metaverso: le sue funzioni economiche, stringenti e allargate, sociali, civili e culturali (anche nel senso di effetti di civiltà identitaria) non si riducono all’esperienza del viaggio (radice di turismo, “tour”) e all’accumulo di informazioni su luoghi che hanno una loro presenza oramai ben diversa dalla semplice logistica fisica. Per fare economia turistica contemporanea non si può non considerare l’enorme infosfera in cui siamo avvolti e che riguarda un buon 50% ormai della nostra vita di veglia. Il contatto fisico è e resta fondamentale nell’esperienza turistica. Il metaturismo intanto incalza.
- Il settore è sempre più enorme. La pandemia, ad esempio, ha ovviamente bloccato i flussi, per diversi semestri, ma immediatamente dopo c’è stato il rimbalzo. Con sommersione letterale in Italia dell’HRC (il settore di infrastrutture dell’esperienza turistica, costituito da Hotellerie, Ristorazione e Caffetteria, riduttivamente confuso con l’intero settore, che è diverse volte di più), ed enorme sofferenza delle (altre) infrastrutture fisiche e sociali. Il nuovo turismo del Globantropocene mediatizzato va totalmente riconcepito. Io lo so da 30 anni, e per 10 ci ho lavorato per capirne le formule. Ma senza le seguenti condizioni:
- programmazione economica adeguata e consapevole;
- uno Stato finalmente ritornato repubblicano (non visibile all’orizzonte…);
- una sincera e intelligente apertura al mondo (dei popoli e del desiderio);
- una seria, scientifica organizzazione dell’offerta (le aree di destinazione turistica), al seguito di
- una lucida comprensione della domanda e dei suoi canali, quello della nuova economia turistica diventerà l’ultima spiaggia inquinata (e forse la è già…) della disgraziata storia economico-politica di questo Paese.
- L’incapacità dello Stato di concepire piani pubblico/privati di sviluppo indispensabili per l’organizzazione di un’offerta complessa come quella del turismo (le ADT, Aree di Destinazione Turistica, comprensori da circa 10000 posti letto, da trattare con un serio marketing internazionale, da organizzare usando web e tecnologie informatiche e telematiche, avvalendosi di tantissima organizzazione operativa locale pubblica e privata) in Italia ci rimanda al vero handicap del sistema democratico e civile italiano: l’assenza di veri partiti, che fungano da anello di congiunzione tra Paese Legale e Paese Reale, tra Stato repubblicano e suoi padroni, i cittadini.
Quell’anello, organismi di Partito sani e strutturati, è anche anello della catena democratica. Se non c’è, la catena cade rotta e la democrazia non c’è. Ecco perché delle elezioni-truffa come queste son fatte per truffatori patentati: si auto-definiscono partiti (finché torna comodo elettoralisticamente…), ma sono semplici forze politiche, il che NON significa PARTITI.
Questi, tutti salvo il PD (che è abbastanza Partito, ma semmai è anche peggio in quanto gravemente malato di egemonia, e non è tutta colpa sua, anche se è filosoficamente e ideologicamente predisposto…), sostengono di essere una cosa che non sono: PARTITI, cioè organismi strutturati per effettuare efficientemente la rappresentanza del popolo italiano titolare della Repubblica Italiana (europea, occidentale e umana), con le funzioni di servizio, raccordo con lo Stato, indirizzo del medesimo e controllo professionale sui suoi funzionamenti.
Forze politiche, primitive e ridicole sì, partiti no. Con agglomerati, aggregazioni, bande o allegre brigate come quelle non riusciremo a salvare l’enorme valore, l’attrattività, l’allure dell’Italia, che le generazioni e la storia hanno affidato al solo soggetto che lo può sviluppare: gli abitanti dello Stivale, apertamente e modernamente organizzati nella Repubblica Italiana europea, occidentale e umana.
Occorre un colpo di reni, cari italiani. E non è una cosa solo… Letta, e nemmeno che si trova dal fruttivendolo (come Meloni), senza la quale non ci si salva anzi Salvini, che si può chiedere alla… nobiltà (Conte), e a cui non fa pro nemmeno il nascondersi dietro gli altri piccoli o medi… cespugli con la politica dello struzzo. L’ultima spiaggia per il benessere dell’Italia, degli italiani, è la Nuova Economia Turistica, e di tutti coloro che sanno che il nostro Paese non è solo una pur complessa Pietra Nera, alla quale girare intorno almeno una volta nella vita: siamo la culla dell’Occidente e dell’intera way of life dell’umanità del Terzo Millennio e tutti, per capire se stessi, devono venire in Italia.
Vedremo se riusciremo a farci togliere del tutto anche questo. Senza veri e sani organismi di partito succederà.
Sergio Bevilacqua