Prosegue in Liguria la volontà politica di trasformare quello “sputo” di isoletta che è La Gallinara, in un centro di attrazione turistica. Una cosa che ha del ridicolo, se si tiene conto della sua vicinanza alla costa, della sua limitata estensione e dell’asprezza dello “scoglio”.
di Franco Zunino*
Solo in Italia si può pensare a queste forma di sfruttamento di un isolotto che dovrebbe essere una riserva integrale proprio per la sua fragilità. Invece, avendo il Ministero dei Beni Culturali acquistato la villa che vi fu costruita in cima, ora a tutti i costi la si deve “valorizzare”, cosa che costringerà: uno, a ancora di più ampliare il porto di accesso (già oggi eccessivo in base alla dimensione dell’isola!); provvedere a come rifornirla dei servizi indispensabili (acqua e luce, e fogne), tracciarvi sentieri (il che vorrà dire intagliare le sue pendici rupestri e dense di vegetazione con azioni violente di sbancamento).
Eppure si farà, e, per assurdo, l’unica speranza è che vi si oppongano i proprietari privati. Perché il Ministero ha acquistato sì la villa, ma non l’isola!
E, a proposito delle battaglie sbagliate di tanti ambientalisti. In Liguria il WWF ha protestato per lo scempio che hanno scoperto sia stato fatto di una prateria di Posidonia, tra Alassio e Albenga (zona dell’Isola Gallinara); una protesta giusta, ma nessun riferimento al Santuario dei Cetacei che in cui è compresa, e che proprio queste cose dovrebbe servire ad impedire, se fosse un VERO Santuario: invece il tanto esaltato Santuario serve solo a “proteggere” cetacei che nessuno aveva mai prima cacciato! E… a portare a spasso turisti! Quando si dice un'”area protetta” assolutamente INUTILE per la funzione che un Santuario dovrebbe avere! Ma in Italia le aree protette piacciono così, ovvero dove di serio viga solo il divieto di caccia (i cetacei sono mammiferi!)
Il 18 marzo scorso 2022 Il Secolo XIX titolava: “Le richieste dei balneari al Comune di Alassio, Ridateci la posidonia. Ovvero piantumare di fronte alla costa quelle praterie di posidonia che un tempo erano rigogliose, ma che sono state estirpate negli anni dalla pesca a strascico. La posidonia oltre a contribuire a difendere l’arenile modificando il punto dove si infrange l’onda – proseguiva la richiesta dei balneari Gianpaolo Fracchia – gioca un ruolo fondamentale nell’ossigenazione dell’acqua e favorisce il ripopolamento ittico”.
Ecco, siamo in Liguria, dove le palanche sono il succo della vita, dove ogni angolo di costa è soggetto alla resa di palanche, a costo di sciupare definitivamente anche quel poco che resta di natura intatta, come già è stato ampiamente fatto, da Spezia a Ventimiglia, dove l’arcobaleno delle Riviere, ormai è tutto una colata di cemento dalla quale si sono salvate solo le Cinqueterre, il Monte di Portofino e quattro isolette. Ma anche questi pezzi dovranno presto soccombere, ancorché dichiarati ridicolmente “parchi e riserve naturali”!
IL DISASTROSO INCENDIO – Intanto alle spalle di Albenga, a poca distanza dall’Isola della Gallinara, un disastroso incendio ha devastato 400 ettari di vegetazione (ma, a parte per i danni alle abitazioni ed aree antropizzate ed agricole, si riprenderà a partire dalla prossima primavera – a condizione che poi l’incendio non si ripeta).
Si sta indagando su chi sia stato il piromane, volontario o involontario. Ecco, c’è da sperare che il giorno che le isolette della Liguria, che mai sono state percorse da incendi (per ovvie ragioni!) un giorno non debbano subire lo stesso processo a causa della loro “valorizzazione” turistica; perché è notorio che gran parte degli incendi in Italia sono causati o conseguenza proprio del movimento turistico, perché più gente c’è in giro, più è alta la presenza di piromani volontari e involontari, fosse anche solo un distratto fumatore. Ragion per cui, che almeno, il giorno dell’apertura al turismo di queste isole (Tino, Palmaria, Bergeggi, Gallinata) ai visitatori sia assolutamente proibito di fumare. Per gli altri danni (perché ci saranno inevitabilmente!), ai posteri l’ardua sentenza!
WWF E JOVA BEACH PARTY – Hanno in tanti preso posizione contro i “Jova Beach Party”, tra i tanti non il WWF nazionale (ma qualche gruppo locale sì). Mario Tozzi, su La Stampa, si è allineato a questa critica, ed ha fatto bene; magari esagerando, perché in fondo c’è spiaggia e spiaggia, e ci sono spiagge dove se si arrecano danni, questi si possono rimediare senza troppi problemi né danni irreversibili.
Quello che desta meraviglia è il suo tentativo di dividere i buoni dai cattivi, nel senso che certe iniziative canore si possono fare (ad esempio, “nelle Grotte di Castellana” ed anche “nelle spiagge più intatte di Sardegna”) solo perché non si trattava di decine di migliaia di persone. Ecco, come se centinai di persone facessero la differenza! E no, caro Tozzi: il problema è che certe iniziative che non hanno nulla a che fare col mondo naturale, non dovrebbero mai farsi da alcuna parte che abbiano già dei valori particolari di per sé, scevri da musica o sport (chi si ricorda i mega concerti musicali in cima alle montagne più belle d’Italia? O il Giro d’Italia al Gran Paradiso? O il mega party al Gran Sasso, con tanto di incendio conseguente?).
Tutto qua. L’Italia è piena di piazze e di zone urbanizzate in grado di accogliere migliaia di persone, perché dover scegliere luoghi incantati per altre ragioni? Forse che la musica o le canzoni non sono belle di per sé, ma a seconda del contesto in cui si ascoltano? E’ la Natura che è bella di per sé, e che per questo non ha bisogna di Jovanotti o Zucchero per farla apprezzare! Né è il caso di trasformare delicati habitat dell’orso marsicano in luoghi espositivi per opere d’arte! Né “foreste vetuste” per continue scorribande “ecologiche”, ancorché mascherate da scopi educativi! Che poi è sempre la motivazione per mascherare quello che non dovrebbe consentirsi! La “valorizzazione” di cose o luoghi che hanno già un valore di per sé serve solo a portare “valori” a qualcuno, di solito a chi organizza la valorizzazione!
Franco Zunino
(segretario generale AIW)