In Liguria, con il “Piano definitivo di gestione dei rifiuti”, il Presidente Toti vuole un “inceneritore”, ma l’Unione Europea dice no. Bisogna fermare il riscaldamento globale.
di Gabriello Castellazzi*
Il 19 luglio scorso il Consiglio Regionale della Liguria ha approvato in via definitiva il “Piano di gestione dei rifiuti e delle bonifiche” e, nonostante le proteste motivate di tutta l’opposizione, il testo ha ancora previsto “un impianto terminale di chiusura del ciclo dei rifiuti…esclusivamente per la componente indifferenziata in uscita dagli impianti di trattamento biologico”.
Linguaggio burocratico non immediatamente comprensibile per molti cittadini, ma che in pratica vuol dire la costruzione di un “termovalorizzatore-inceneritore”.
La spiegazione è arrivata direttamente dal Presidente Toti che in una dichiarazione ha precisato come “ l’impianto (inceneritore) sarà in grado di produrre energia a basso costo per le imprese e consentirà auspicabilmente di aumentare la possibilità per proposte liguri in tema di rifiuti e bonifiche con accesso ai fondi PNRR”.
Il testo del provvedimento comprende inoltre l’ “invito”(obbligatorio), per le quattro Province liguri, a “individuare zone idonee per il sito”.
Quale sarà il “sito idoneo ” in provincia di Savona e con quali criteri verrà individuato?
Non è vero che l’Unione Europea concede finanziamenti per nuovi “termovalorizzatori”, in quanto l’incenerimento dei rifiuti non è compreso nella tassonomia (regolamento che stabilisce cosa è finanziabile), perchè non segue il percorso di decarbonizzazione nel quale l’Europa è impegnata come obiettivo vincolante fino al 2030.
Per questo la Commissione UE aveva già respinto una prima bozza di PNRR inviata dal Governo italiano nella quale erano previsti l’incenerimento dei rifiuti e la produzione di “idrogeno blu”(prodotto da gas fossile). Era invece indicata la necessità di realizzare impianti per ottenere “idrogeno verde” (prodotto dall’ elettrolisi dell’acqua grazie al fotovoltaico).
La delibera del Consiglio Regionale comprende un interessante allegato dell’Università di Genova – Fondazione CIMA(Centro Internazionale di Monitoraggio Ambientale) con la spiegazione scientifica di quali saranno gli scenari climatici per i prossimi anni e dove si legge testualmente: “Il Ponente ligure sembrerebbe essere affetto da una maggiore variazione di temperature, risultando quindi un’area in cui è prevista sia una diminuzione delle precipitazioni che temperature medie più alte”.
La previsione di un “inceneritore” nel Piano regionale approvato procede quindi nella direzione esattamente opposta.
Il mondo scientifico manda un messaggio chiaro: “è necessario e urgente ridurre la produzione della CO2 causa di effetto-serra con relativo aumento delle temperature” e gli “inceneritori” emettono 700 grammi di CO2 ogni Kwh.
Inoltre questi impianti sono chiaramente antieconomici perchè ogni tonnellata di CO2 prodotta (che già oggi è gravata di 80 Euro/ton. per disincentivarne la produzione) presto vedrà una giusta tassazione di circa 140 Euro/ton.
Quindi la tendenza, in Europa, è quella di ridurre progressimamente la “termovalorizzazione” a favore di un riciclo dei prodotti contenuti nei rifiuti urbani/industriali: la cosiddetta “economia circolare” che consiste nel massimo recupero per ottenere nuovi prodotti, evitando di estrarre altre materie prime dal pianeta Terra (beni che vanno in rapido esaurimento). In particolare, per quanto riguarda il riciclo della carta, il non sacrificare alberi vuol dire consentire loro di immagazzinare grandi quantità di CO2 .
Dal punto di vista socio-economico, l’ Unione Europea valuta come l’economia circolare possa creare, nel nostro continente, circa 700.000 nuovi posti di lavoro.
Un minimo di coerenza dovrebbe quindi suggerire ai nostri amministratori provvedimenti conseguenti, con piani operativi che realizzino una vera riduzione dell’effetto serra e del riscaldamento globale, causa di danni irreparabili alla biosfera (quindi alla vita di tutti noi).
Tornando alla nostra Regione, i dati recenti dimostrano come in Liguria siano ancora scarsi i risultati della raccolta differenziata con conseguenti difficoltà per un corretto smaltimento dei rifiuti: nel 2020 la media regionale era del 53,46% (in Emilia Romagna alla stessa data era il 72,5%).
Tenuto conto che ben 26 Comuni liguri riescono a superare l’ 80% è evidente come una diversa organizzazione porterebbe a risultati migliori (è dimostrato che il sistema di raccolta “porta a porta” – se ben organizzato – renderebbe inutili i termovalorizzatori).
Inoltre dove si procede all’incenerimento ci si avvale obbligatoriamente di discariche, perchè almeno il 20% dei rifiuti, dopo la combustione, diventa ceneri da smaltire e dove sono più efficienti i sistemi di filtraggio dei fumi, maggiore è la quantità di ceneri contaminate da smaltire (metalli pesanti ecc.): per questo in molte parti d’Europa e nella stessa Danimarca (indicata per anni come esempio di una politica dell’incenerimento) si attuano piani di “decommissioning” con la chiusura di sette vecchi impianti.
Il Ministro dell’Ambiente danese dichiara: “i rifiuti non dovrebbero essere qualcosa che bruciamo ma una risorsa”, infatti l’ “incenerimento” è irrazionale e in netto contrasto con la moderna “economia circolare” che punta sull’utilizzo corretto dei beni naturali (vegetali e minerali).
Il recupero- riciclo evita il saccheggio del territorio e trasforma i cosiddetti “rifiuti” in risorse nel contesto di uno sviluppo sostenibile globale.
Legambiente dice: “piuttosto che pensare di estendere la chiazza dei 37 “inceneritori” che insistono sul territorio nazionale, si dovrebbe puntare a sbloccare i tanti impianti di trasformazione dei rifiuti oggi bloccati e a investire sulla realizzazione di nuovi”.
Gli “inceneritori”, come le “discariche”, non saranno mai la soluzione dei problemi ambientali e. grazie alle tecnologie che si stanno progressivamente affermando, nel futuro saranno completamente superati.
*Gabriello Castellazzi – “Europa Verde” – Verdi del finalese
Gabriello Castellazzi – “Europa Verde” – Verdi del finalese