Bene, la Svizzera si rivela ancora migliore dell’Italia (ma era cosa notoria!). Da loro non solo i lupi si possono abbattere quando arrecano danni oltre misura, ed anche il WWF è d’accordo.
di Franco Zunino
E’ successo nei Grigioni, cantone confinante con l’Italia, dove dopo che i lupi hanno attaccato e sgozzato due mucche al pascolo, le autorità hanno deciso si consentire l’abbattimento dei due giovani lupi responsabili del fatto. E, lo ripetiamo, anche il WWF è d’accordo, e proprio per difendere il lupo (tesi che da anni l’AIW va sostenendo: invano, ovviamente). Come mai questo non avviene in Italia? Mistero dell’italianità che ci fa distinguere in tutto il mondo, dalla politica all’ambiente. Ci crediamo sempre i migliori, ma in realtà siamo i peggiori. Chissà se sui media italiani questa notizia comparirà mai, o verrà mai diffusa!?
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- In Liguria hanno iniziato ad abbattere i cinghiali secondo un “piano regionale di depopolamento” e subito si sono scatenati gli animalisti con le loro solite assurde proposte alternative, che alternative sono solo per loro, visto che sono inapplicabili, costosissime, problematiche da realizzare e, perché no, anche inutili in quanto non suscettibili di ottenere quello che si deve ottenere: la riduzione del numero dei cinghiali per portarli ad un equilibrio ambientale. Eccole: “impedire loro l’accesso al cibo, sia tenendo puliti gli alvei dei torrenti da cui discendono, sia recintando cassonetti e contenitori dell’immondizia, sia disponendo robuste reti lungo le zone boschive vicine agli abitati. Inutile è crudele è, invece, catturarli in gabbie e poi ucciderli. Una soluzione potrebbe essere quella di impegnare squadre di cacciatori, con i propri cani al guinzaglio, a sorvegliare periodicamente gli alvei e spingere i branchi verso i boschi”. Ecco, sono proposte che non necessitano di commenti tanto sono assurde, ma solo di un consiglio: gli animalisti chiedano alla Stato di essere tassati per poter adempiere a tutte queste cose. Perché è notorio che la COERENZA dovrebbe sempre essere messa al primo posto quando si propongono cose radicali; e se servono soldi, è giusto e, appunto, coerente, che chi le propone apra i propri portafogli! O devono sempre pagare solo i cacciatori, unici utenti dell’outdoor a farlo? Cacciatori che se sono responsabile dell’eccesso di cinghiali, è anche vero che loro si sono resi disponibili a ridurne il numero… se non fosse che gli animalisti, i quali se da una parte riconoscono il peccato originale dei cacciatori nell’aver creato questo problema, dall’altra vogliono poi impedire loro di “confessarsi” e chiedere venia contribuendo a rimediarvi. O la saggezza vogliono lasciarla solo agli svizzeri, pronti però poi a sentiersi, loro, gli animalisti italiani,i migliori anche nel caso dei cinghaili oltreché dellupo?
- Non c’è fine per le nostro povere “aree protette”, che tutto sono meno che protette! Ormai ogni iniziativa che possa portare soldi nei nostri Parchi si può fare. Basta appiccicargli alcune paroline magiche come “ecologica”, “eco-compatibile”, “turismo sostenibile”, “lotta ai cambiamenti climatici”, e si può fare di tutto. Ovvero, tutto quello un tempo era proibito in queste zone in quanto suscettibile di danneggiamenti ambientali, rischio e disturbo per fauna e flora, danneggiamento del paesaggio, ora che sono diventate “aree protette” si possono fare grazie alle suddette “password”! Ed il grave è che questo avviene anche sotto il silenzio, quando non la connivenza, di tante forze ambientaliste, anche di livello nazionale! In fondo ce lo siamo un poco meritato, perché negli ultimi decenni abbiamo fatto di tutto per convincere il mondo della politica che le aree protette avrebbero creato business, e chi sosteneva che stavamo rischiano di scatenare fenomeni negativi poi incontrollabili, sempre si diceva: ma no, poi caso mai si prenderanno i provvedimenti per frenare le iniziativi che dovessero rivelarsi dannose. Ed ecco il risultato: un assalto totale e talmente diffuso che le povere forze degli ambientalisti non sono più in grado di farvi porre dei freni! L’ultimo esempi ci giunge dalla Riserva Naturale Regionale Monte Navegna e Cervia Regionale (Lazio), dove nel 2019 è stata addirittura autorizzato ed anche sponsorizzato i “campionati italiani di wakeboard” che si tennero nel lago artificiale del Salto: “un evento che ha attirata gente disposta a consumare 2 litri di carburante al minuto per praticare uno sport molto energivoro e ad elevato impatto ambientale, con motoscafi da 200 hp che correvano sulle placide acque del lago”, che ancorché artificiale è in parte inserito nell’area protette, tra stupende sponde forestate! Ecco, in altri tempi il movimento ambientalista si sarebbe movimentato per impedire una tale manifestazione in un’area protetta. Da noi la cosa è passata sotto silenzio, tanto che se solo ora a distanza di due anni se ne è venuti a conoscenza! In America iniziative come queste finirono per portare al Wilderness Act, la legge che almeno sottrae ai gestori dei Parchi i territori più selvaggi degli stessi. Ecco, oggi anche in Italia c’è ne sarebbe bisogno. Ma avrebbe mai possibilità di essere approvata, visto che la dovrebbero approvare proprio quei politici che vedono i Parchi come aziende turistiche?
- Se ci voleva la controprova che i vincoli europei (SIC etc.) non sono democratici (almeno in senso liberale) benché democraticamente istituiti (ma in senso socialistoide), fa testo una recente sentenza del Consiglio di Stato in base ad un ricorso presentato da un’azienda friulana che si è vista vincolata dalla Regione Friuli con l’istituzione, impositiva, di un biotopo sul base dei vincoli europei. La IV Sezione del Consiglio di Stato ha infatti stabilito che sia un “errato presupposto che il vincolo ambientale abbia indole espropriativa”. E probabilmente ha ragione, ai sensi della nostra Costituzione e delle leggi conseguenti. Resta però il fatto che nella liberaldemocratica America, ciò non sarebbe considerato affatto legittimo, ed anzi sarebbe ritenuto lesivo dei diritti di proprietà privata. In pratica, in Italia (e in Europa) il privato deve, per legge e Costituzione, sacrificarsi e pagare per il bene pubblico senza che possa riceve un compensativo per i danni subiti dai vincoli imposti. Ecco, questo succedeva anche nella democratica Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche! In pratica, come se lo Stato di fronte ad esigenze economiche fosse autorizzato a accedere ai nostri bancomat e prelevare quanto ritiene per saldare i debiti dello Stato (che in quanto tali sono, appunto, debito pubblico, cioè di tutti)! Ragion per cui, come non intendere che un bene di valore ambientale ancorché di proprietà privata debba essere protetto dallo Stato imponendogli vincoli, senza che per questo lo Stato lo risarcisca per il danno inflittigli? Viva l’Italia!
Franco Zunino