Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Io incarcerato nell’inferno di Marassi. E in Sicilia, da imprenditore, intimidazioni e minacce, proiettili. Testa di gallina davanti al mio alloggio. Il dramma che si legge nel libro di Pizzimbone


Trucioli prosegue la pubblicazione, a stralci, del libro scritto dall’imprenditore Pier Paolo Pizzimbone che vive ad Andora: Il senso della vita. 151 pagine. 17 capitoli uno più sorprendente dell’altro, tra rivelazioni inedite (soprattutto nella politica e nel lavoro) e drammi, vicende personali in Sicilia alle prese con la mafia vera. E da recluso nell’inferno del carcere di Marassi.

Imperia: Pier Paolo Pizzimbone all’apice dell’imprenditoria italiana durante una conferenza stampa in cui aveva nel ‘mirino’ l’allora Pm. dr. Filippo Maffeo del via di discariche di rifiuti urbani.

Tanti nomi noti.  Ma anche ottimi spunti di riflessione rispetto agli ultimi fatti di cronaca giudiziaria che l’hanno travolto spalancando le porte del carcere. Un  suo commento: “Tante le notizie false sono sulle mie vicende giudiziarie. Io ho patteggiato, pur ritenendomi assolutamente lontano anni luce dalle contestazioni ascrittemi, a 2 anni e 8 mesi, per sottrarre mia moglie è i miei figli da dolorose e prolungate sofferenze”.

“Saliti fino al cielo quanto fa male la caduta fino a terra?Pier Paolo Pizzimbone  ha vissuto un’esperienza  in cui ha provato ogni tipo di avventura. Un’infanzia con due genitori lontani,  una vita in cui è stato costretto a crescere in fretta  fino a raggiungere  l’apice dell’imprenditoria  italiana. Guadagni, lusso, le feste  dello Star System fino al fallimento quando e alla caduta. L’esperienza del carcere gli ha fatto rivalutare tutto, trovare il giusto peso delle cose e ripartire con accanto sua moglie e i suoi splenditi figli.

LA PERQUISIZIONE A IMPERIA. L’ARRESTO, IL CARCERE A MARASSI

L’INIZIO DEL CALVARIO.

Alassio dove Piero Paolo Pizzimbone ebbe giorni felice e di gloria ma qui finì pure in disgrazia per via di un’indagine giudiziaria su appalti della nettezza Urbana. nella foto con il sindaco amico da una vita Marco Melgrati e l’allora assessore poi dimissionario Giacomo Battaglia, una carriera brillante nell’Arma dei carabinieri (foto archivio Trucioli)

“….La perquisizione  del mio ufficio di Imperia…i poliziotti che mi hanno offerto una pizza….poi trasferito a Marassi il terzo penitenziario più pericoloso d’Italia….il mondo che si trova  dentro quelle mura  è difficile  raccontare, e impossibile da comprendere per chi non c’è mai stato….diventi un numero, la tua vita e i tuoi diritti diventano niente….la temperatura della cella sarà stata di 5 gradi, materasso sporco e rotto, niente cuscino,  il puzzo che proveniva dal bagno non l’avevo mai sentito prima, indescrivibile. Ero terrorizzato. La prima notte l’ho trascorsa quasi insonne… sonnellini interrotti dai rumori  che provenivano dalle altre celle, rumori di urla,  di liti, di insulti,  di roba spaccata, di preghiere mussulmane. Mi sembrava  di essere in un girone  dell’inferno dantesco…. Sei giorni interi di isolamento senza vedere nessuno e senza parlare con nessuno.  Pensavo e ripensavo a quello di cui ero accusato…tentata estorsione e gli agenti fecero irruzione  in Comune ad Alassio durante una seduta di giunta e il clamore mediatico fu incredibile, andarono anche nell’ufficio dell’assessore e a casa sua…ne parlavano tutti i giornali e tutte le televisioni del territorio, eravamo finiti dentro una bufera  anche perché io ero una persona molto in vista…Organizzarono conferenze stampa, rilasciarono dichiarazioni roboanti perché io ero un pesce grosso e tutti volevano  avere il merito di avermi pescato all’amo…

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Nel frattempo diedi per rispetto le dimissioni da Commissario di Fratelli d’Italia e ritirai la mia candidatura  alla ormai prossima nomina  a presidente della multi- utility di Alassio…dieci agenti si presentarono con un mandato di perquisizione ed un ordine di custodia cautelare in carcere….L’inizio del mio calvario….”.

“Pensavo e ripensavo a quello cui ero accusato e non potevo crederci, io che quando ho lavorato in Sicilia  per la mia azienda  avevo subito veramente intimidazioni e minacce. Mi diedero fuoco all’ufficio, mi aprirono la macchina e ci misero dei proiettili, misero una testa di gallina fuori dal mio appartamento,  diedero fuoco al nostro capannone  con tutti i camion mi staccarono la luce quando alla sera facevo tardi in ufficio per spaventarmi.  Per difendermi da tutto ciò decisi  di stipulare un protocollo con la Prefettura, ho sempre pensato alle istituzioni, perciò mi faceva tanto male  essere accusato ingiustamente. So perfettamente cosa si prova  in questi frangenti e non mi sarei mai permesso di fare ciò ad un essere umano, mai e poi mai….

La cosa che mi rendeva frustrato e sofferente, non mangiavo nulla,  sia perchè non mi entrava nulla nello stomaco sia perchè il cibo era immangiabile. …Il mangiare è gelato ed intoccabile.  Solo dopo quattro giorni è stato disposto il mio interrogatorio con il Giudice per le indagini preliminari. Ogni azione è studiata e compiuta  per metterti in soggezione, e in uno stato di prostrazione fisica  e mentale. …Mi trasportarono in manette rigide, mai prima di allora, dal carcere al Tribunale di Savona.  Mi trasferirono come fossi un animale in gabbia, loro non sanno nemmeno per quale reato sei accusato…c’è un rigido protocollo di sicurezza. ….Il mio avvocato Gianpiero Chieppa mi disse una frase  che in quel momento mi è risuonata come un pugno in pieno volto. “Fatti coraggio Pier che la situazione non è easy”. ….Non sono un delinquente, in carcere sono finito ingiustamente e non ero affatto a mio agio…..c’era don Paolo il cappellano del carcere, una persona meravigliosa, un uomo mite dall’animo buono. Ci facevamo lunghe chiacchierate  e partecipavo anche  ai suoi corsi di catechismo. Mi ha davvero aiutato molto, mi ha sempre teso la mano quando ne avevo più bisogno, proprio come recita il Vangelo….

Per limprenditore consulente Pizzimbone una serata di svago in quel di Alassio nel 2018 foto archivio Trucioli.it)

In carcere tra guardie e detenuti c’è uno strano gioco per cui gli uni fingono di non sapere nulla degli altri, ma in realtà sono sempre al corrente di tutto. Su di me c’era la leggenda che io andassi in giro a borda di una Lamborghini, e così tutte le guardie mi chiedevano di fargliela provare…..La cella non è un ambiente in cui una persona dovrebbe vivere. Psicologicamente ero bloccato,  come se avessi disimparato a vivere, fisicamente fu difficile.

Le celle di transito non vengono pulite da nessuno, io non toccavo le maniglie, non toccavo nulla. L’odore era acre, io non osavo entrare nei bagni eccetto i casi in cui non potevo farne a meno in nessun modo. …Non c’erano prese elettriche, dopo la doccia avevo sempre i capelli bagnati e gelati, si sentivano in continuazione le urla degli altri detenuti che litigavano tra loro o con le guardie, la confusione era totale, lo strazio penetrante. In carcere non c’è mai silenzio, nemmeno di notte e per fortuna avevo i tappi per dormire che mi proteggevano.

…Nella cella di fronte alla mia c’era un Iman che mi aveva preso di mira  e mi parlava in continuazione con fare minaccioso, cercavo di ignorarlo, ma quell’atteggiamento  mi incuteva  terrore….In tutto il periodo  della mia detenzione ho rifiutato categoricamente gli psicogfarmaci che mi venivano prescritti perchè volevo essere presente a me stessoe lucido in ogni situazione, come avevo sempre fatto nella vita. ..

E il primo punto forse sorprendente, è che in galera ho trovato tanta umanità, tanta solidarietà e moltissime brave persone, con alcune delle quali ho anche legato e ci sono rimasto tutt’ora in contatto.  Ho provato sulla mia pelle che non tutti quelli che finiscono in un penitenziario sono colpevoli di ciò che sono accusati, e ci sono tantissime persone innocenti vittima del nostro sistema giudiziario, come lo era stato tanti anni fa Enzo Tortora…

Dietro un nome  c’è sempre un uomo, dietro un’accusa di reato c’è sempre una persona con la sua storia, e riuscire  a vedere la persona e non i pregiudizi è un privilegio che non tutti hanno. Questa ricchezza me la porterò dietro per sempre ed è quella che mi ha reso un uomo migliore.”

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