Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Alto e Lavanda Riviera dei Fiori. Grazie a ‘Italia che Cambia’ reportage: i Giardini di Vanda


Dal sito Italia Che Cambia un interessante servizio. “Giardini di Vanda ad Alto (Cn): quando lavanda fa rima con comunità, turismo e biodiversità. Scritto da: Emanuela Sabidussi.

SERVIZIO GIORNALISTICO E FOTO DA ‘Italia che Cambia’ 

“Italia che Cambia è un progetto che vuole raccontare, mappare e mettere in rete quel pezzo di paese che di fronte a un problema si attiva per cambiare concretamente le cose senza delegare o aspettare che qualcuno lo faccia al suo posto. Vuole inoltre offrire strumenti di facilitazione dei processi di trasformazione positiva in atto nel Paese con l’obiettivo di far emergere le potenzialità di coloro che “vogliono cambiare” fornendo l’esempio, il know how e il supporto della rete di progetti già in atto…”

IL REPORTAGE –

“Lavanda vuol dire turismo, contatto con la natura e amore per il cibo: è ciò che ho scoperto questo fine settimana partecipando all’inaugurazione di un giardino botanico di lavanda ad Alto (CN), che ha aperto per la prima volta al pubblico. Ero scettica, lo ammetto! Saputa la notizia dell’apertura, mesi fa, ho pensato fosse una delle tante trovate di marketing territoriale, slegata dalla comunità e dall’ambiente naturale circostante. Ma sono qui a raccontarvi che cosa è avvenuto (e avverrà) perché mi sono ricreduta.

A farmi cambiare idea sono stati diversi aspetti: oltre alla narrazione del progetto e delle sue finalità, anche l’amore e la cura che giorno dopo giorno ho visto crescere intorno a questo luogo, per supportare l’iniziativa e riuscire a garantire che fosse tutto pronto per il fatidico giorno dell’inaugurazione.

L’IDEA- A raccontarmi ciò che sta avvenendo è Alberto Coddetta, titolare dell’azienda agricola Olio del Casale. Alberto, di origine torinese, si è trasferito a Nasino (SV), che è al confine tra Piemonte e Liguria, da adolescente insieme alla famiglia. Dopo alcuni spostamenti in età adulta decide che la Val Pennavaire sarebbe stato il luogo in cui mettere radici e creare la sua azienda. Dalla produzione esclusiva di olio, negli anni l’attività si è ampliata fino a includere un bar e un negozio nel centro del paesino di Alto, in cui Alberto propone degustazioni di prodotti biologici che realizza e trasforma tramite la sua azienda agricola.

«L’idea di aprire i Giardini di Vanda – mi racconta – nasce a seguito del confronto con l’associazione Lavanda Riviera dei Fiori, la quale ha come obiettivo principale quello di valorizzare il territorio dove tradizionalmente veniva raccolta la lavanda. Fino a qualche decennio fa infatti, in questa valle la lavanda cresceva in maniera spontanea e veniva lavorata e trasformata per ricavarne diversi prodotti, dall’olio essenziale all’acqua di lavanda, i sacchetti con i fiori secchi da mettere nei cassetti».

«Oggi in aggiunta a ciò si sta cercando di portare la lavanda anche nel settore alimentare, selezionando però tipologie con un basso contenuto di canfora, sostanza preziosa ai fini olfattivi, ma meno per l’alimentazione», aggiunge Alberto. «Un agricoltore di Albenga, Franco Stalla, ha così ibridato alcune tipologie della pianta, per ricavarne dopo diversi tentativi una variante adatta a essere inserita nei prodotti alimentari».

A seguito del tradizionale taglio del nastro per inaugurare i nuovi spazi visitabili al pubblico, l’azienda agricola ha proposto un assaggio gratuito dei diversi prodotti che a oggi si possono degustare all’interno dell’attività ad Alto. Tra questi diversi dolci, con un richiamo molto forte e inconfondibile all’essenza di lavanda, così come crostate e gelati, ma anche proposte di bevande alcoliche, come lo spritz al profumo di lavanda.

I GIARDINI DIDATTICI

L’elemento al centro del progetto neonato è un giardino di circa 2mila metri di terreno che ospita un percorso visitabile gratuitamente, dove è possibile scoprire e conoscere una decina di varietà di lavanda: «Abbiamo piantato diverse tipologie, scoperte anche noi da poco, per aiutare noi tutti a riscoprire le varietà autoctone del territorio, ma anche alcune nuove, che possono essere utilizzate per fini diversi».

Tra queste vi sono la varietà bosco mare, che è molto diffusa soprattutto nell’imperiese, e l’imperia, che è una tipologia di lavanda che è stata ibridata per avere un basso contenuto di canfora: «La prima verrà utilizzata a fini decorativi e olfattivi, la seconda invece per uso alimentare», spiega Alberto.

I TERRENI INCOLTI

Parte dei miei dubbi su tale progetto erano legati alla natura dei terreni utilizzati e all’utilizzo di risorse primarie, come l’acqua, che potrebbero essere destinate a usi alimentari, soprattutto in una fase così complessa a livello meteorologico. Pongo quindi qualche domanda ad Alberto per comprendere quali sono state le valutazioni a monte della progettazione e lui con gentilezza e trasparenza mi racconta che aveva seminato piante di lavanda anche nei terreni di sua proprietà a Nasino parecchi anni fa, perché gli era stato spiegato che queste piante, a differenza di altre, una volta avviate hanno necessità di pochissima manodopera e acqua.

Essendo infatti piante che crescono in maniera selvatica nella zona, qui possiedono un terreno e un clima pronti ad accoglierle, facendole crescere senza sforzi aggiuntivi umani. «Inoltre i terreni utilizzati per questo giardino didattico e per future semine, sono terreni che erano incolti e abbandonati. Il nostro obiettivo è quello di recuperare parte di questi terreni, grazie alla collaborazione e alla volontà dei proprietari, per eliminarne i roveti che nel frattempo ne hanno preso possesso e convertirli a giardini. Questo, come abbiamo visto succedere nel giardino didattico appena inaugurato, in poche settimane ha triplicato il numero di insetti presenti, soprattutto di api, farfalle e coccinelle».

LA LAVANDA COME TRAINO PER TERRITORIO

A confermare la visione più ampia di Alberto sono anche le parole del sindaco Renato Sicca: «Oggi inizia qualcosa che può avere un seguito per tutto il nostro territorio: si tratta di una bella iniziativa che può essere un veicolo di crescita, da un punto di vista turistico, agricolo e non solo. Sono convinto che questi giardini porteranno un grande beneficio generale al nostro paese e alla valle, trasformando terreni una volta abbandonati a valorizzati, ma anche creando nuovi spazi dove far vivere ed incontrare la comunità esistente ed essere veicoli di nuovi servizi che potrebbero qui nascere sia per i turisti, che per gli abitanti».

Durante la conferenza ufficiale di presentazione del progetto, avvenuta sabato 16 luglio, Alberto ha iniziato il suo discorso con i ringraziamenti, dicendo a voce alta che senza tutte le persone che hanno collaborato alla preparazione del terreno, alla semina, ma anche ai lavori manuali a latere e creativi di abbellimento, tutto ciò non avrebbe potuto essere realizzabile. Un grazie speciale è stato dato anche a uno dei proprietari dei terreni che, oggi novantenne, ha voluto credere e appoggiare il progetto, mettendo a disposizione la sua parte di proprietà.

«Si chiamano i Giardini di Vanda – ha infine concluso –, ma sono dell’intera comunità altese, della valle Pennavaire e di chiunque voglia esserne parte attiva. Spero che ciò porti visibilità a questo territorio e a un ampliamento della nostra comunità, attraverso nuovi abitanti e nuovi servizi».

Un giardino didattico con dieci varianti di lavanda è appena stato inaugurato ad Alto (CN), paese montano confinante con la Liguria. Per realizzarlo la comunità è venuta in supporto, contribuendo con competenze diverse, per permetterne l’apertura al pubblico. Si tratta di un laboratorio che, attraverso la coltivazione della lavanda, cerca di rilanciare il territorio partendo dalle sue tradizioni, per sviluppare il turismo e cementare la comunità esistente. I diversi prodotti a base di lavanda saranno acquistabili e degustabili presso il negozio e bar al centro del paese. (Emanuela Sabidussi)

LA COLLABORAZIONE AL PROGETTO DI CESARE BOLLANI –

Cesare Bollani ha studiato all’Università di Parma. Si è diplomato al
Liceo Scientifico Lorenzo Respighi
Vive a Diano Marina

Cesare Bollani è nato a Piacenza nel 1958, da più di 40 anni risiede nel territorio imperiese. Si è sempre occupato, in qualità di  libero professionista e consulente, di promozione turistica, creando connubi tra arte, spettacolo, tradizione e buona tavola.

Ha fatto parte di varie associazioni enogastronomiche:  Padellina d’Oro di Como, Accademia della Cucina Piacentina, Associazione Amici del Peperoncino Bologna, Confraternita del Basilico e prodotti di Liguria. L’amore per il territorio l’ha spinto a creare progetti dove la cultura del Cibo e la promozione delle tipicità facessero da volano turistico per il Territorio.

Da Albenga il prof. Gino Rapa –

In latino -come già detto in altre occasioni- esisteva una forma verbale, il gerundivo, che terminava in -ndus -nda -ndum , ecc. e indicava qualcosa “da fare”. Ad esempio AMANDUS = da amare, VIDENDUS = da vedere. Ne troviamo traccia in italiano in alcuni vocaboli con desinenza -ndo, -nda, ecc. Ad esempio LAUREANDO = da laureare, DIVIDENDO = da dividere. Anche il nome del fiore LAVANDA ha questa origine e significa propriamente “da lavare”. Questo perchè nell’antichità, soprattutto nel Medio Evo, la pianta di LAVANDA veniva usata come detergente per il corpo. Sulla LAVANDA esiste una storiella deliziosa. Si narra infatti che una fata, di nome Lavandula, dai capelli biondi e dagli occhi blu, vivesse in una regione desolata della Francia. Un giorno sfogliava un libro con illustrazioni di splendidi paesaggi dove sognava di potersi trasferire. La pagina dedicata alla Provenza la rattristò: una terra incolta senza verde e senza fiori. Per la tristezza cominciò a piangere macchiando il foglio con le sue lacrime color … lavanda. Per cancellare le macchie provò a stendere sulla pagina rovinata un pezzo di cielo blu. Da allora la Provenza divenne la terra della LAVANDA e le fanciulle provenzali bionde, con gli occhi blu-lavanda. Buon mercoledì dal vecchio insegnante di latino e greco.

P.S. Una curiosità PROVENZA deriva dal latino PROVINCIA, in quanto anticamente era una provincia romana


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