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Liguria e Basso Piemonte

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Massoneria di Piazza del Gesù. Cronistoria tra fusioni e scissioni. L’ingresso alle donne. La loggia coperta, riservata e potente. In Liguria si tace


UNA, NESSUNA, CENTOMILA: STORIA DELLA COMUNIONE MASSONICA DI PIAZZA DEL GESÙ, 47. (Seconda Parte).

di Michele Allegri

Carlo De’ Cantellis e Mario Badoglio, nel 1949, portavano in dote le insegne della Comunione di Piazza del Gesù alla neonata Obbedienza di Giulio Cesare Terzani, l’unica massoneria che era stata costituita in termini di legge, cioè davanti ad un notaio.

La Questura di Roma, il 4 aprile del 1950, in un appunto al Ministero dell’Interno, segnalava come “Melvin Jhonson, sovrano gran commendatore del rito scozzese di Washington, il 19 marzo, alle ore 16:30, avesse incontrato presso il Grand Hotel di Roma una delegazione del consesso massonico di Piazza del Gesù, con a capo il Gran Maestro Giulio Cesare Terzani” il quale, da potente podestà fascista di Ponza, era stato anche comandante dei fasci giovanili di Roma. Con lui, tra i nuovi massoni di Piazza del Gesù c’erano l’avvocato ed antifascista Sbisà, George Benigan, ufficiale americano, l’industriale Lorenzo Fazio e il capitano in servizio presso l’aeroporto di Bologna, Giovanni Ghinazzi. Proprio quest’ultimo, assieme ai fratelli Riccardo Granata e Tito Ceccherini, posero le basi perché l’Obbedienza del Terzani tornasse ai fasti della storica Comunione massonica di Piazza del Gesù, attivando subito quei canali per il riconoscimento reciproco con il Grande Oriente di Francia che, si diceva, finanziasse quell’Obbedienza massonica. La nuova Comunione di Piazza del Gesù tornò ad avvicinarsi al Vaticano e riprese la direzione di “apoliticità” portata avanti da Saverio Fera.

Intanto era tornato in campo l’espulso Raoul Palermi, che ripropose un Supremo Consiglio del Rito Scozzese di stampo conservatore ed anticomunista e di nuovo la Serenissima Gran Loggia che ebbe come nuova guida Pietro Di Giunta e di seguito molti altri Gran Maestri da Prodam a Gatto e sotto la cui insegna si affiliarono uomini del mondo dello spettacolo come Gino Cervi o il celebre principe Antonio De Curtis, in arte Totò.

Antonio De Curtis, in arte Totò, grado 30 del RSAA

Nel 1949, Terzani, Di Giunta, Speranza e Gatto fecero un comune patto per unire i loro gruppi e riprendere la storica dimora di Piazza del Gesù, 47. Ci fu una contesa per la gran maestranza tra il medico Tito Ceccherini e l’alto ufficiale dell’aeronautica Giovanni Ghinazzi tanto che quest’ultimo, nel 1955, sbatté la porta e diede i natali alla Gran Loggia d’Italia degli Antichi Liberi ed Accettati Muratori, una comunione massonica che si dichiarava la legittima discendente da quella storica di Piazza del Gesù e si presentava alla platea dei non-massoni con la denominazione di Centro Sociologico Italiano.

Quella di Ghinazzi fu la prima Obbedienza italiana ad aprire i propri Templi alle donne, come nella migliore tradizione francese. Ghinazzi intraprese poi con Giordano Gamberini, gran maestro del Grande Oriente d’Italia, una serie di lunghe trattative col fine di fondere le due strutture ma le accuse reciproche, tra cui quella dei giustinianei verso i seguaci di Ghinazzi che avevano aperto alle donne, fecero naufragare l’intesa. Ghinazzi rispose ai massoni giustinianei che “per la Gran Loggia d’Italia l’acquisizione della donna è una realtà irreversibile. Se la massoneria deve essere universale, non vedo perché si debbano escludere le donne”. A far da piacere tra i due gruppi scese in campo inutilmente Licio Gelli.

Generale Giovanni Ghinazzi, fondatore della GLDI-ALAM

Precedentemente, il 4 gennaio del 1962, il medico Tito Ceccherini era diventato il Sovrano gran commendatore e gran maestro dell’Obbedienza sita in Piazza del Gesù, 47 che era tornata di proprietà del gruppo ed era stata inaugurata il 20 settembre del 1963.

Membri della Serenissima Gran Loggia durante la cerimonia di riapertura della  storica sede di Piazza del Gesù, 47 (Fonte: Istituto Luce)

Forte dell’archivio di Fera-Palermi e del tesoretto, dopo essersi sbarazzato dell’ingombrante Ghinazzi, nel 1971, la Serenissima Gran Loggia Nazionale Italiana degli Antichi Liberi Accettati Massoni-Comunione di Piazza del Gesù trovò nel 57enne Francesco Bellantonio, fiscalista siciliano ma anche studioso di filosofia e di storia, la sua nuova guida. Si diceva che sotto la sua gran maestranza fossero stati iniziati due cardinali e quattro vescovi, oltre a numerosi sacerdoti ma non solo. Secondo Lia Bronzi Donati, gran maestra della Gran Loggia Tradizionale Femminile d’Italia, che riferì di una sua chiacchierata con il massone Salvatore Spinello, anche il più volte Presidente del Consiglio Giulio Andreotti era affilato alla Comunione di Piazza del Gesù. L’orientamento dato dal Bellantonio alla Comunione di Piazza del Gesù ricalcava la vecchia linea di Saverio Fera: molto lavoro esoterico-filosofico nelle logge, nessuna presa di posizione contro la Chiesa.

Nel 1972 il Grande Oriente d’Italia aveva ottenuto l’ambito riconoscimento della Gran Loggia Unita d’Inghilterra. Gli alti dignitari inglesi ed americani aveva precedentemente imposto un percorso al Grande Oriente per tornare nell’alveo della regolarità internazionale. Tra i passi da compiere c’era quello di riassorbire il vecchio scisma di Saverio Fera. Come per la Gran Loggia d’Italia di Ghinazzi, anche con la Serenissima Gran Loggia di Bellantonio iniziarono trattative per la fusione che durarono sei anni.

Il primo gruppo che, richiamatosi alla storica Comunione di Piazza del Gesù, rientrò nei ranghi del Grande Oriente d’Italia fu quello del deputato monarchico e poi socialdemocratico Giovanni Alliata di Montereale il quale, fin dal 1960, si fregiava del titolo di Gran Maestro e Sovrano Gran Commendatore ad vitam concessogli dal Supremo Consiglio del Rito Scozzese di Washington, “madre del mondo”. L’unificazione del rito scozzese del Grande Oriente d’Italia con quello di Alliata era una delle condizioni imposte dalla massoneria americana ai massoni giustinianei per ottenere il loro riconoscimento.

Principe Giovanni Alliata di Montereale, 33 RSAA ad vitam

Il Principe siciliano aveva una lunga tradizione massonica alle spalle. Provenendo dalla storica Massoneria di Piazza del Gesù, ne era uscito fondando la sua Serenissima Gran Loggia Nazionale degli Alam (detta di via Lombardia), poi aveva creato una loggia autonoma in via Germanico 172 ed infine aveva costituito un’altra Comunione di piazza del Gesù, al civico 57 però, retta dal Gran Maestro Antonio Spinelli.   Negli anni settanta, Elvio Sciubba, eminenza grigia della loggia romana riservata Colosseum che radunava personale americano in Italia, su incarico dei vertici del Grande Oriente d’Italia e in accordo con Licio Gelli, fece entrare il principe Alliata di Montereale nella loggia Propaganda 2 che era presieduta dal Gran Maestro Lino Salvini.

Il 24 Giugno del 1973, Salvini, Gamberini, Sciubba e Bellantonio annunciarono la tentata agognata fusione tra la massoneria di Palazzo Giustiniani e quella di Piazza del Gesù, firmando un trattato vincolante, nonostante le vivaci proteste del generale Giovanni Ghinazzi, gran maestro della Gran Loggia d’Italia che fu tacciato di irregolarità massonica e messo quindi a tacere.

Il 18 settembre del 1973, il trattato divenne operativo e così Bellantonio portò in dote al Grande Oriente quaranta templi, tremilacinquecento fratelli, circa duecento logge tra le quali cinque importanti presiedute da lui come Maestro Venerabile: la Lemmi, la Carducci, la Mozart, la Aldebaran ma soprattutto la Giustizia e Libertà. Quest’ultima, come la P2, era una loggia coperta, riservata e potente. Stando a ciò che hanno scritto il giornalista Roberto Fabiani e lo storico Aldo Mola, essa comprendeva nomi importantissimi, una parte dei quali finì sotto le grinfie di Licio Gelli dopo la fusione.

Tra gli affiliati di spessore, Giorgio Ciarrocca, funzionario della RAI, Ettore Bernabei, direttore generale della RAI, Carmelo Spagnuolo, procuratore generale di Roma, i banchieri Enrico Cuccia e Guido Carli, il finanziere Michele Sindona, il costruttore Minciaroni, gli ex capi dei servizi segreti Aloja e De Lorenzo, i deputati missini Caradonna e Saccucci, l’onorevole socialdemocratico Preti e quello comunista Cervetti, l’ex presidente del Senato Cesare Merzagora, il cardinale viennese Koenig e molti altri. Bellantonio divenne vice-gran maestro del Grande Oriente d’Italia e la storica dimora di Piazza del Gesù, 47 passò interamente nel patrimonio del Rito Scozzese del GOI.

Qualche mese dopo la fusione, cominciarono i primi dissapori, Bellantonio e Luigi Nunzio Savona, con l’appoggio del principe Alliata di Monreale, accusarono Salvini di non aver rispettato i patti e di aver operato un’annessione più che una fusione. Quindi l’ultimo Gran Maestro di Piazza del Gesù abbandonò il GOI con altri fratelli per ricostituire la Serenissima Gran Loggia di Piazza del Gesù la quale, però, aveva ormai perso la sua storica dimora al civico 47, al di fuori della quale si poteva leggere una targa con l’iscrizione.

GRANDE ORIENTE D’ITALIA DI PIAZZA DEL GESÙ

Nell’ottobre del 1977, all’Hotel Midas di Roma, si svolse la Gran Loggia della Serenissima Comunione di Piazza del Gesù che ormai aveva sede a Roma in via Principe Eugenio 51 (2°piano, interno 3). Il Gran Maestro Bellantonio, forte del sostegno del fratello Philip Guarino, un ex prete italo-americano ai vertici del partito repubblicano statunitense, dichiarò al Gran Maestro spagnolo Antonio Del Villar che: “La vostra presenza ci incoraggerà e ci sarà di sprone per il futuro; vi ricordiamo fraternamente che se il comunismo dovesse impadronirsi della nostra Italia, tutto il mondo sarebbe perduto e anche la vostra nobile nazione ne riceverà un grave danno”.

Un mese dopo, il Gran Maestro Bellantonio passò all’Oriente Eterno (morì) e nell’Obbedienza di Piazza del Gesù ci fu un quadrumvirato che gestì l’interregno, composto da Giuseppe Mandalari, Luigi Savona, Titta Loiacono e Romano Spica, fino alle elezioni del 24 aprile dell’anno seguente del nuovo Gran Maestro Casimiro Dolza.

Un ex prete italo-americano: Philip Guarino

La storia finisce qui. Purtroppo ci vorrebbero fiumi d’inchiostro per descrivere i mille rivoli massonici da cui sono discese le tante obbedienze che, orgogliosamente, si dichiarano discendenti da quella di Piazza del Gesù di Saverio Fera.

Com’è nel migliore costume italico, anche in ambito massonico non esiste mai la sintesi e l’unità ma campeggiano lo scisma, il particolarismo, le differenze in nome ovviamente di qualche piccola poltrona… alla faccia dell’universalismo e della fratellanza, tanto sbandierate fuori e dentro le logge!

Michele Allegri

 

 


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