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Albenga: tornato al Museo Diocesano il dipinto di Reni esposto a Roma alla Galleria Borghese


E’tornato al Museo di Albenga il dipinto “Il martirio di Santa Caterina d’Alessandria” di Guido Reni, in prestito a Roma alla Galleria Borghese. L’opera, un olio su tela realizzato tra il 1605 e il 1606 e normalmente esposto al Museo Diocesano di Albenga, sarà integrata nel percorso della mostra Onde Barocche, arricchendo la collezione di capolavori barocchi in esposizione.

È rientrata al Museo Diocesano di Albenga, lunedì 30 maggio, dopo l’esposizione romana alla Galleria Borghese, l’opera seicentesca di Guido Reni Il martirio di Santa Caterina d’Alessandria. La grande pala d’altare, patrimonio del Museo Diocesano, è oggi integrata nel percorso della mostra Onde barocche ed è quindi fruibile insieme agli altri capolavori barocchi che fanno parte del percorso espositivo.

Inviata a Roma lo scorso febbraio, la tela di Guido Reni, maestro del Seicento italiano, ha impreziosito il progetto Guido Reni a Roma. Il Sacro e la Natura a cura di Francesca Cappelletti – mostra allestita dal 1 marzo al 22 maggio 2022 alla Galleria Borghese insieme ad altre 30 opere. Il progetto espositivo ricostruiva – partendo dall’interesse di Reni per la pittura di paesaggio in rapporto ad altri pittori operanti a Roma nel primo Seicento – i primi anni del soggiorno romano dell’artista, il suo studio appassionato dell’antico e del Rinascimento, lo stordimento rispetto alla pittura di Caravaggio da lui conosciuto e frequentato, e i rapporti con i suoi committenti.

Il martirio di Santa Caterina d’Alessandria è stato esposto al piano terra della Galleria Borghese, nel grande salone d’ingresso con altre pale d’altare – la Crocifissione di San Pietro (1604-5), la Trinità con la Madonna di Loreto e il committente cardinale Antonio Maria Gallo (1603-4 c.a), e il Martirio di Santa Cecilia (1601) – che evidenziano la capacità dell’artista, maturata già negli anni precedenti all’arrivo a Roma, di confrontarsi con questa tipologia, di toccare gli animi attraverso la solennità e la potenza delle sue figure perfette, e rivelano molto anche del rapporto di Reni con i suoi committenti: Paolo Emilio Sfondrato, Antonio Maria Gallo, Pietro Aldobrandini e Ottavio Costa.

Proprio a Costa è da ricondurre la committenza dell’opera conservata ad Albenga. Fu lui a convocare gli esponenti della principali scuole della pittura di primo Seicento presenti a Roma. La Santa Caterina era destinata alla chiesa di Sant’Alessandro, dove fu probabilmente collocata nel 1606. Sulla tela, l’artista raffigura il martirio di santa Caterina d’Alessandria, la cui narrazione era oggetto di attenzione nei dibattiti della Roma di papa Clemente VIII, insieme allo studio e al recupero delle vicende di altri martiri. Reni rappresenta un episodio di storia cristiana attualizzando le vesti dei protagonisti al suo tempo; effigia al centro della tela, entro un paesaggio fosco appena rischiarato dalle prime luci dell’alba, la giovane principessa riccamente abbigliata, con le braccia aperte e gli occhi rivolti al cielo. Tra le nubi sono inseriti due angioletti che stanno per intonare un canto, mentre un elegante angelo, posizionato sulla sinistra, pone sul capo di Caterina una corona di fiori e regge in mano la palma del martirio; a destra il carnefice ha estratto la spada dal fodero per decollare la fanciulla.

La mostra Onde barocche. Capolavori diocesani tra 1600 e 1750 è in programma da venerdì 8 aprile al Museo Diocesano di Albenga, all’Oratorio della Ripa a Pieve di Teco (IM) e in numerosi siti diffusi sul territorio diocesano, fino al 13 novembre 2022 e porta sotto i riflettori la ricchezza del patrimonio barocco. Le sale del Museo Diocesano accolgono capolavori tra i più importanti e affascinanti di questa fase artistica. Ventitré opere, provenienti da alcune delle raccolte formatesi nei secoli nella Diocesi di Albenga-Imperia, sono per la prima volta in dialogo collettivo, dando la misura di quanto ricche fossero la vitalità artistica e la committenza del periodo.

Per l’evento, il Museo Diocesano propone una nuova veste espositiva che trasforma totalmente, rinnovandolo, il percorso di visita, e include aree accessibili per la prima volta. Il visitatore è incoraggiato a lasciarsi affascinare da un senso di stupore, un sentimento in linea con la forte volontà comunicativa del Barocco. Tra i protagonisti della mostra, che dà spazio a opere pittoriche con alcuni splendidi esemplari di scultura, Guido Reni, Giovanni Lanfranco, Domenico Fiasella, Luciano Borzone, Giulio Benso, i De Ferrari, Gioacchino Assereto, Giovanni Battista Casoni, Domenico Piola e Anton Maria Maragliano.

La mostra è realizzata in collaborazione con Scuderie del Quirinale e Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura Genova, dove sono allestite le parallele esposizioni dedicate al Barocco (a Genova “La Forma della Meraviglia. Capolavori a Genova tra il 1600 e 1750”, dal 27 marzo al 10 luglio; a Roma “Superbarocco. Arte a Genova da Rubens a Magnasco”, dal 26 marzo al 3 luglio) che  si richiamano reciprocamente nei temi e negli artisti e che espongono tre opere provenienti dal ponente ligure: a Roma Il Battesimo di Cristo di Anton Maria Maragliano e le Tentazioni di Sant’Antonio di Giulio Benso, a Genova l’Assunta, sempre del Benso.

Curata dall’arch. Castore Sirimarco, direttore dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi e da Don Emanuele Caccia, vicedirettore del Museo Diocesano, Onde barocche vede inoltre la collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Imperia e Savona, che ha offerto il proprio contributo scientifico.

La mostra Onde barocche. Capolavori diocesani tra 1600 e 1750 è realizzata grazie al contributo della Fondazione De Mari e con il patrocinio di Pontificio Consiglio della Cultura, Comune di Albenga, Comune di Pieve di Teco. Top sponsor sono: Gruppo Verus, Sacchi Giuseppe s.p.a., Lusardi restauri 1951, CMF impianti di Donato Claudio, Kreo Costruzioni s.a.s.

A Onde barocche si affianca il catalogo realizzato in collaborazione con studiosi ed esperti e pubblicato della casa editrice SAGEP.

Alessandra Chiappori*

(Curatrice della comunicazione per Formae Lucis)   

 


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