Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Intervista/ Gloria Crivelli, origini ad Altare, presidente Lions, funzionario del Comune di Diano Marina. Direttore di Communitas Diani. I tesori storici: come trasformare il Golfo Dianese in gioiellino indimenticabile. Serve mappatura completa dei prodotti turistici


Gloria Crivelli in Canonero, laureata in Giurisprudenza all’Università di Genova, pubblicista, consigliere delegato alla cultura del Comune di Diano Castello, Direttore della Rivista «Communitas Diani», solerte promotrice della nostra cultura storica ed artistica.

di Gian Luigi Bruzzone

Gentile Dottoressa, se non le dispiace, ci presenti un poco la sua famiglia. Dall’entroterra alla costa, non è vero?

La dr.ssa Gloria Crivelli, nata ad Altare, laureata in Giurisprudenza e pubblicista, da 36 anni funzionaria del Comune di Diano Marina. E’ consigliere delegato alla Cultura di Diano Castello

Sono nata ad Altare, porta della Val Bormida, la famiglia materna si è dedicata alla lavorazione artistica del vetro da tempi antichi aderendo alla Società artistico vetraria (SAV) prima cooperativa di produzione italiana. La famiglia paterna è alessandrina e mio padre era un geometra specializzato nella costruzione di strade ed acquedotti dagli anni Sessanta.

La mia infanzia... Quali ricordi circa gli anni della sua formazione scolastica affiorano alla mente?

La mia infanzia è stata quella di una piccola girovaga tra le regioni italiane, le scuole elementari e le medie mi hanno permesso di venire in contatto con tante culture diverse e radicate nella tradizione. Una volta iscritta al liceo la famiglia si è stabilita a Diano Marina anche se mio papà ha continuato a viaggiare, soprattutto all’estero, facendoci partecipi delle sue esperienze ed avventure. Il liceo scientifico, frequentato ad Imperia, è stato il luogo dove mi sono appassionata ed ho approfondito lo studio per le materie umanistiche ed in particolare la storia e l’arte. Poi l’università dove ho studiato specificatamente la legislazione statutaria dei Comuni e conseguentemente la loro autonomia normativa medievale.

Da qualche insegnante avrà appreso una lezione esistenziale...

Le figure di riferimento per la mia formazione sono state due: la Professoressa Maria Scaramuzza che per cinque anni ha saputo impartirmi l’istruzione con sensibilità e profonda conoscenza del mio carattere e delle mie predisposizioni e il Professor Vito Piergiovanni, ordinario di storia del diritto italiano, dal quale ho appreso le mie competenze.

Gli anni del mio lavoro. Incontri memorabili. 

Gloria Crivelli con Dacia Maraini

Lavoro da 36 anni nel Comune di Diano Marina come funzionario, ho organizzato cerimonie, convegni congressi e incontri culturali. Personaggi che mi hanno colpito profondamente, tra i molti che ho conosciuto, sono stati Dacia Maraini, donna meravigliosa di una cultura immensa, Roberto Vecchioni e Carlo Lucarelli. Quello che però mi ha piacevolmente sorpresa è stato l’indimenticabile giornalista sportivo Candido Cannavò incontrato all’inaugurazione dei cippi dei grandi campioni del ciclismo su Capo Berta. Ciò che mi ha colpito di più in lui è stato il modo in cui intratteneva la gente con un livello di empatia e confidenza che mai mi sarei aspettata da un personaggio così affermato, una gran bella persona! 

Ho notato un miglioramento… – peggioramento? – nel porsi e nell’agire della gente...

Appartengo all’associazione dei Lions, attualmente sono il presidente del L.C. Diano Marina, pratico volontariato da molti anni e mi dispiace che il Covid abbia inciso così profondamente sulla vita di tutti noi. Pertanto in un momento di crisi come quello attuale, credo sia importante concentrare gli sforzi per cercare di aiutare chi è in difficoltà, individuando i percorsi più idonei che permettano di operare per la ripartenza, nonché di trasmettere quel significativo messaggio di solidarietà che il volontariato diffonde. 

La Communitas Diani: fine, esordio ed attività.

L’Associazione Communitas Diani da sempre esplora e contribuisce a diffondere le notizie storiche ed artistiche del Golfo dianese ed è costituita da appassionati che sono il vero motore della sopravvivenza delle tradizioni del territorio.La tenace e profonda azione culturale della Communitas Diani rende l’associazione un punto di riferimento per la creazione di una cultura del nostro comprensorio. I mezzi di questo percorso sono la promozione e la divulgazione della conoscenza della storia, dell’arte, della cultura e delle tradizioni della nostra zona, attraverso la pubblicazione della “Rivista” che si avvale di studi, ricerche, testimonianze e quanto possa contribuire ad infondere nella gente, soprattutto nei giovani, l’amore per il loro territorio e contribuire a recuperare e custodire l’immenso patrimonio per le generazioni future. 

Diano Castello, una perla d’arte.

Tracciare un profilo dell’arte presente sul territorio di Diano Castello non è semplice, non solo per il gran numero di opere, spesso di elevato valore, ma anche perché il patrimonio artistico dianese è diffuso sui numerosi borghi che costituivano l’antica Communitas Diani. Nella zona, in particolare nel Borgo, si concentra un patrimonio artistico notevole e senza rivali in centri di queste dimensioni nel ponente ligure. Sono rimaste pressoché intatte nel loro aspetto medievale le sedi religiose dell’Assunta, di San Giovanni Battista e dell’Oratorio di Santa Croce e San Bernardino.

Va sottolineato che, nel Cinquecento, dopo la scomparsa di Ludovico ed Antonio Brea, un interessante pittore ha contrassegnato il panorama della pittura ligure, si tratta di Raffaello De Rossi, di origini fiorentine, che ha domiciliato il proprio atelier a Diano Castello e che per quasi un secolo ha prodotto immagini sacre per le chiese del territorio circostante esercitando una netta supremazia, a lui sono succeduti il figlio Giulio e il nipote Orazio, i cosiddetti “Pancalino”. Questi artisti determinarono una svolta in senso rinascimentale vivacizzando il tessuto locale caratterizzato dalla sopravvivenza di un tardogotico legato alla scuola piemontese.

Ma, se mi consente, desidero soffermarmi sugli edifici sacri.

La Chiesa dell’Assunta o della Madonnetta si trova sul punto più alto della collina su cui sorge l’abitato di Diano Castello, come le molte chiese medioevali aveva la funzione di sede per le riunioni della Assemblee comunali. Dalle strutture murarie si ritiene che la costruzione originaria possa risalire alla fine dl XII sec. o, al più tardi, alla prima metà del XIII e l’impianto romanico è integrato dalla costruzione di un campanile barocco. L’interno, ad unica e ampia navata, si presenta quasi totalmente intonacato e imbiancato, solo in alcuni tratti affiorano tracce di affreschi riferibili alla fine del XV sec. e un intervento di restauro ha permesso di scoprire l’estensione della zona affrescata sulla parete destra, sull’arco trionfale sopra il presbiterio e probabilmente su tutta la parete destra. L’autore di questo ciclo di affreschi è per ora ignoto anche se, dall’esame delle caratteristiche stilistiche visibili, è stato avanzato il nome di Antonio da Monregale, artista basso piemontese operante in Liguria. Sull’altare maggiore, in marmo del XVII sec., sta il polittico a tempera ed oro su tavola dei primi anni del XVI, per tradizione attribuito alla scuola del pittore nizzardo Giacomo Durandi, mentre uno studio recente attribuisce l’opera a un pittore ligure seguace di Ludovico Brea, posticipandone l’esecuzione di alcuni decenni. Il campanile è dotato di due campane e la maggiore è la più antica tra quelle esistenti nella valle di Diano. Gli Statuti del 1363 ci segnalano la presenza di almeno una campana che doveva suonare tutte le sere dopo quella di San Nicola.

La Chiesa di San Giovanni Battista risale al sec. XI – XII, subì danni dal sisma del 23 febbraio 1887, fu restaurata nel 1892 e dichiarata monumento nazionale, buon esempio di architettura romanica sono la zona absidale e le strette monofore con arco monolitico a tutto sesto presenti nell’abside e lungo le pareti laterali. L’interno ad unica navata, con presbiterio rialzato di due gradini, ed è in pietra a vista come l’esterno. Sopra l’altare maggiore sta la tela effigiante tra due angeli, san Giovanni Battista che battezza Gesù, attribuibile alla fine del XVI sec. Dai pochi elementi rimasti degli affreschi dell’abside si ritiene vi fossero raffigurati i dodici apostoli ormai irriconoscibili, il timpano è decorato con un affresco raffigurante l’Annunciazione risalente al 1454.

Il tetto ha una struttura in legno a vista e, anche se ha subito notevoli danni dovuti all’incuria ad alle ingiurie del tempo, si presenta, dopo gli ultimi restauri, ben conservato nelle decorazioni dei travetti e delle piccole formelle su tavola dipinte a tempera. Su queste tavolette sono raffigurati una teoria di Santi e scene di vita quotidiana inseriti in una struttura architettonica formata da due colonne laterali con basi e capitelli unghiati, sormontate da un arco a tutto sesto.

La presenza di tali formelle caratterizza l’intera decorazione della chiesa, ed è una fortuna che un corpus così completo sia giunto sino a noi, anche se in parte deteriorato. Infatti l’opera ci offre uno spaccato di vita sulle attività, costumi, condizioni alimentari riferiti alla zona nella metà del XV sec. nonché dei Santi più venerati e conosciuti.

L’Oratorio di Santa Croce e San Bernardino è formato da un’unica ampia navata allungata con il coro e con una struttura realizzata nel sec. XVII. Le origini sono sicuramente più antiche: lo si deduce dalla raffigurazione di San Bernardino nell’affresco attribuito a Tommaso e Matteo Biazaci da Busca operanti nella Liguria occidentale dal 1474 al 1490. Il registro superiore, a forma di timpano, raffigura l’Annunciazione, sovrastata dalla figura di Dio Padre nella mandorla ed è collegato in basso da un pavimento a riquadri su cui è posato il vaso dei gigli, lo Spirito Santo, in forma di colomba, è collocato tra Dio e la Vergine.

Nel registro centrale la Madonna siede su un monumentale scranno ligneo, adagiato sulla sua mano sinistra il volto paffuto e ricciolino del Bambin Gesù che osserva la madre mentre coglie fiori da un cesto porto da un angioletto. Ai lati della scena, inquadrati in nicchie, le figure di San Bernardino da Siena e di Giovanni Battista. Sull’altare della Madonna degli Angeli era collocato un polittico su tavola di Raffaello De Rossi anteriore al 1560, oggi perduto.

L’archivio municipale di Diano Castello si sta rivelando uno scrigno di documenti preziosi.

L’Amministrazione comunale di Diano Castello intende procedere al recupero dell’archivio storico del comune, dotato di notevole valore e che conserva documenti risalenti al XIII secolo per poi tracciare la storia della zona in maniera dettagliata. Il fine è di una prossima accessibilità pubblica dei documenti legati all’attività delle istituzioni territoriali custodi della memoria collettiva della comunità. L’archivio è stato riorganizzato e sistemato in idonei locali e sono stati predisposti i preliminari interventi d’indagine e di schedatura offrendo interessanti e utili sorprese.

Dopo le precise informazioni riguardo un imponente bastione del secolo XVI posto all’ingresso del “Castrum Diani”, a difesa delle incursioni dei corsari ottomani non molti anni dopo il saccheggio della Marina del 1508, ha concesso un curioso documento una prova di penna del 1533 in prima ipotesi attribuibile al notaio attuario di curia e di pretura Antonio Novaro. Affilata la punta della penna, egli la intinse in un inchiostro molto denso e accennò i primi versi del III canto dell’Inferno: “per me si va nella città dolente, per me si va nell’eterno dolore…” L’archivio contiene inoltre copia di una lettera del 1815, inserita nel registro di copia lettere del 1832, nella quale si rende merito ad Agostino Bianchi, personaggio che ricoprì incarichi pubblici ed elaborò approfonditi studi sul territorio, di avere ottenuto presso il Re d’Italia l’adeguato riconoscimento storico per il borgo di Diano Castello.

Il turismo. 

La crisi generale è palpabile, il mercato si fa sempre più competitivo, ma la Liguria, le sue cittadine e i suoi borghi, con la loro ricchezza di storia, con paesaggi e tradizioni capaci di emozionare chiunque, devono trovare la loro visibilità. Occorre dare al turista un motivo per venire e per rimanere più a lungo. Migliorare l’offerta turistica con un prodotto di pregio, investire sugli eventi e puntare sulla qualità, ma anche costruire una nuova dimensione del prodotto turistico per trasformare Diano Castello e tutto il Golfo Dianese in un gioiellino che rende la vacanza indimenticabile. Le risorse da mobilitare sono quelle umane, coinvolgere tutte le persone che hanno varie competenze e il comune amore per la propria terra e su questa base vogliono avviare e costruire un percorso di crescita.

Le potenzialità. 

Le potenzialità del settore turistico devono essere considerate un elemento strategico per la stabilità economica e sociale dei paesi, in grado di promuoverne l’occupazione e lo sviluppo. Le iniziative messe in campo dovranno essere in grado di attirare un numero sempre maggiore di visitatori ed estendere la durata media del soggiorno. La speranza è che l’economia riparta a livello globale ed i consumatori ritrovino maggiore fiducia rimuovendo il più possibile le barriere imposte dalle condizioni strutturali. Per crescere sarà necessario muoversi lungo alcune direttrici sulle quali incentrare la politica turistica: un’offerta al passo con i tempi, una professionale promozione commerciale della destinazione, eventi ed intrattenimento di livello e potenziamento di tutte le infrastrutture per un’accoglienza adeguata.

Che cosa manca ai nostri paesi. 

Prima di tutto bisogna intervenire sulla viabilità autostradale e potenziare tutti collegamenti pubblici.  È necessario far dialogare i diversi sistemi (arte, zona costiera, zona collinare e montana) al fine di generare un aumento della permanenza media sul territorio, nonché la destagionalizzazione.  Occorre essere capaci di innovare, almeno in parte, il prodotto e di integrare l’offerta turistica territoriale: una mappatura completa dei prodotti turistici può consentire di far interagire tra loro territori vicini, in modo tale da aumentare l’appeal reciproco e la conseguente competitività sui mercati turistici sia nazionali che internazionali.

Che pensa del nuovo tracciato delle strade ferrate e delle stazioni? 

La favola della nascita del turismo ligure, della trasformazione di umili villaggi di pescatori e contadini isolati da colline e mare, è stato segnato dalla costruzione della ferrovia costiera che nel 1872 collegò Londra con Genova. Oggi il raddoppio della linea e lo spostamento della stazione a monte di circa tre chilometri ha trovato il territorio impreparato a fronteggiare le richieste di un nuovo collegamento con il centro cittadino e ha ingenerato molte proteste da parte di turisti e residenti. La tecnologia potrà sicuramente fornire una soluzione per un servizio continuo ed economico.

Fra presente e passato. 

Leggendo e studiando la vita quotidiana antica mi sono resa conto che le analogie politiche e sociali tra ieri e oggi sono la constatazione del ripetersi della storia. Le situazioni di vita narrate assumono spesso aspetti comici propri dall’arretratezza culturale della società di cui sono testimoni, la coabitazione tra popolazioni limitrofe e contigue fa assumere alle cronache aspetti talvolta grotteschi e caricaturali, cosa che anche oggi fa la satira moderna.

La mia Liguria. 

Vorrei scoprire una Liguria inedita piena di ricchezze segrete e i piccoli borghi, un tempo chiusi su se stessi, ma ormai aperti al mondo. Quella parte di ponente ligure che offre una serie di sfaccettature che permettono di frequentare paesini abbarbicati sui monti e spiagge mondane nel giro di venticinque chilometri.

Che cos’è la felicità?

Per me la felicità è semplice: salute, benessere dei miei familiari ed amici e vivere coerentemente nel rispetto di valori etici e morali che rendono la società giusta, solidale e umana.

Grazie, gentile Dottoressa Crivelli per aver accolto le mie domande. Auguro a Lei ed ai Suoi ore sempre serene.

Gian Luigi Bruzzone


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