Abbiamo avuto un incontro alla libreria Ubik sul tema del recupero dell’acqua prodotta dal depuratore di Savona, attualmente gettata in mare. Si tratta di oltre 10 milioni di mc. annui pari al volume del lago di Osiglia (vedi tavola 1). La opportunità di recuperare l’acqua è sottolineata dagli indirizzi europei (tavola 2).
di Roberto Cuneo
In Italia gran parte dei depuratori nel nord Italia recupera le acque (tavola 3). Al nord solo la Liguria non recupera il prodotto della depurazione, nonostante che in diverse zone (Albenga, Luni, Quiliano) si abbia la penetrazione del cuneo salino che danneggia l’agricoltura (per l’eccessivo sfruttamento della falda tav 4). Ci sono però interventi in Liguria che sostituiscono gli impianti vecchi con nuovi per recuperare l’acqua prodotta: Rapallo e La Spezia (tavola 5).
La recente costituzione dell’ATO (Ambito territoriale ottimale) nel savonese ha una previsione di grandi investimenti ma non è previsto di completare gli impianti con la sezione per il recupero dell’acqua (Tav. 11). La spiegazione di questa mancanza è presentata in tav 12 dove si vede che a Savona la tariffa dell’acqua è bassissima e questo comporta la mancanza di interesse economico a fare i necessari investimenti (un basso prezzo penalizza anche gli interventi di riduzione di perdite della rete).
Il bassissimo costo dell’acqua non ha una spiegazione se si raffronta con i costi italiani ed esteri. Quando però l’acqua manca per siccità o incidenti gli interventi sostitutivi sono costosissimi. Sarebbe opportuno aggiungere al depuratore di Savona una sezione per produrre almeno una parte di acqua depurata portata alla qualità dell’uso industriale per servire i grandi complessi industriali di Vado (Tirreno Power e Infineum), ed una parte portata alla qualità di ricarico della falda per evitare la risalita del cuneo salino di Quiliano. La tecnologia necessaria è disponibile ed ormai a basso costo.
Roberto Cuneo
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