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Savona: contenitori storici e smart working. Indispensabile raccordo tra Campus e Città


L’amministrazione comunale di Savona attualmente in carica ha finalmente sbloccato il discorso relativo al recupero dei contenitori storici presenti nel Centro Cittadino.

di Franco Astengo (”Il Rosso non è il Nero”)

In questo senso è risultata decisiva la presentazione del progetto di recupero a fini culturali del Palazzo Della Rovere/Santa Chiara: un passaggio decisivo per consentire al cuore della Città di assumere il ruolo di vero e proprio volano del suo rilancio anche sul piano economico, sociale, del fronteggiamento del grave deficit demografico di cui soffre da decenni.

In passato si sono perse tante occasioni: la più importante con il regalo ai privati del Palazzo che ospitava l’ospedale San Paolo. Ma è il caso di guardare avanti, perché il discorso del recupero dei contenitori storici va affrontato per intero e posto a confronto con le esigenze della modernità.

Nel corso della campagna elettorale si era discusso molto sull’esigenza di attrezzare la Città alle nuove forme di lavoro da remoto (smart-working).

Esigenze che erano emerse nel corso dell’emergenza sanitaria: si era accennato al recupero di appartamenti in degrado tra i tanti lasciati sfitti nel centro cittadino, di attrezzatura più idonea a rendere vivibile la Città e di adeguamento tecnologico per attirare, si era detto, un “ritorno” di persone che avrebbero potuto ritenere di migliorare la propria qualità d’esistenza in una città di mare, lontano dal traffico congestionato delle metropoli, continuando a svolgere in pieno la loro attività.

Terminata la fase più acuta dell’emergenza il dibattito su questa tema era apparso sfumarsi, quasi si fosse trattato di una espressione di velleità di minoranze. Non è così, anche se i termini della questione rispetto agli anni immediatamente trascorsi, si sono modificati.

Un recente studio dell’IRES – CGIL ha, infatti, individuato nel permanere della possibilità di lavoro da remoto un’aspirazione di larghi settori di lavoratrici e lavoratori e anche di aziende: fin qui è stato applicato un modello di lavoro definito “ibrido” che mescola telelavoro – con tanto di coerenza di orari d’ufficio, reperibilità, incremento di sistemi di controllo – e lavoro agile, presa in carico degli obiettivi e autonomia organizzativa.

Emerge quindi un desiderio e una necessità di continuare il lavoro a distanza anche trovando sedi diverse dalle mura domestiche, recuperando anche socialità e possibilità di lavoro collettivo. Da più parti, infatti, si stanno utilizzando sedi di co-working all’interno delle quali si trovano postazioni di lavoro attrezzate che possono essere affittate dalle aziende o da singoli professionisti per consentire loro di continuare a svolgere la propria attività a distanza godendo dei vantaggi di sedi maggiormente vivibili, dove sicuramente è più facile seguire la logica dei “15 minuti” (entro 15 minuti a piedi si deve arrivare da casa alla sede di lavoro e trovare anche tutti i servizi necessari alla vita quotidiana, alla socializzazione, alla fruizione culturale).

Savona può allora porsi come Città all’avanguardia in questo senso (pensando anche alle candidature a Città europea dei Giovani e a Capitale della Cultura) e il recupero dei contenitori deve rappresentare la base di questo progetto.

Destinato Palazzo Della Rovere / Santa Chiara a polo culturale, biblioteca, indispensabile punto di raccordo tra il Campus e la Città, un progetto di recupero dell’ex-carcere di Sant’Agostino o del Palazzo già sede della Banca d’Italia in funzione di luogo (ideali entrambi) di lavoro da remoto per una pluralità di soggetti associati potrebbe costituire l’altro polo adatto a portare avanti quell’operazione di nuovo sviluppo del centro cittadino traguardando quella finalità di crescita economica, sociale, culturale che va attivata nel più breve tempo possibile.

Franco Astengo


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F.Astengo

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