Don Tommaso Vigo nel racconto ‘La notte di Bergeggi, coraggio non devi morire’. “Molti dei bergeggini lasciano il paese e si riparano a Spotorno, a Vado ed altrove. L’autorità militare è assente, nessuno avverte dell’imminente e gravissimo pericolo. Chiusa a chiave la chiesa e la canonica, vado ad aiutare i volenterosi a spegnere una casa accesa dai tissoni ardenti spinti dal vento” (terza).
“Lo spettacolo del forte e di tutto il monte in fiamme. Due forti rombi giungono al mio orecchio e con repentino moto sussultorio ed ondulatorio veggo il monte spaccarsi. Alla grandissima e giallastra vampata si succede subito buio fitto e comincia la pioggia terribile di corazze, di ferri, di fusti di cannone incandescenti, che con gli scogli di ogni dimensione, pietre e cassette di esplosivi, pietruzze, armi e terriccio, e tutto ciò che conteneva il forte, come un vulcano in intensiva e pericolosa eruzione semina la morte, la rovina di un paese: così il povero Bergeggi e dintorni, in quella sera memoranda (20 ottobre 1921) per circa 20 minuti”…