Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Albenga-Loano-Calizzano. Dino e il suo grande cuore. Bontà e generosità da raro esempio di vita. E struggente ricordo di Antonio anima del Banco di Solidarietà loanese. Ora riposa a Ceriana


Chi ha conosciuto e frequentato Dino Ravera non ha dubbi a descriverlo come un cittadino esemplare, diciamo pure unico, con la virtù dell’umiltà. L’abbiamo soprattutto conosciuto, come molti accennano, nel suo negozio di parrucchiere in via Dalmazia ad Albenga. Con una particolarità. Nel ‘stanzino’ del locale ospitava la ‘camera oscura’ dell’allora fotografo del Secolo XIX (edizione ponente savonese) compianto Viviano Checcucci.

Non c’erano orari, né feste. Le foto si sviluppavano con gli acidi e si asciugavano con l’asciugacapelli. Spesso una corsa contro il tempo per l’orario del ‘Fuori sacco’ al treno. E Dino si prestava, sempre paziente e partecipativo.  Un modo, tra l’altro, per conoscere in tempo reale gli avvenimenti, persone e protagonisti della cronaca ponentina.

Dino non avrebbe neppure bisogno di essere esaltato con le onoranze che si riservano ai defunti. Era una persona buona, di cuore, educata e altruista. Faceva del bene, operava nel volontariato senza esibizionismo, senza medagliere. Non si metteva in posa per farsi fotografare. A suo modo schivo, riservato, ed era un piacere ascoltarlo anche nelle esperienze più diverse. Oltre a l’arte del barbiere, aveva la passione del musicista, suonava in un’orchestrina. Conosceva la ‘medicina’ dell’allegria e del buon umore.

Dino merita di essere additato come esempio di vita per la dedizione riservata ai sofferenti, ai bisognosi, alle persone diversamente abili, agli anziani. Lui tra ‘barellieri’ ed accompagnatori di malati e pellegrini sui treni diretti a Lourdes. Dino che dedicava il suo tempo a opere di bene verso i meno fortunati. Che di fronte alle attestazioni di stima e di plauso rispondeva con quell’umiltà che l’ha sempre distinto. Dino che rifuggiva la retorica e saldo nella fede che pure l’ha sorretto nelle traversie umane.

La sua pagina Facebook conta 204 amici, ma lungo il cammino di vita, Dino, di veri amici ed estimatori ne ha avuto molti di più. Non era uomo di potere e di clientele, da leale servitore della comunità bisognosa in cui viveva. Si distingueva proprio per l’attitudine e sensibilità a fare del bene, a rifuggire l’agiatezza che pure poteva permettersi. L’11 giugno 2020 aveva aggiornato la sua immagine del profilo Facebook (peraltro molto stringati) con queste foto.

 

ARTICOLO DEL SECOLO XIX PER LA MORTE DI ANTONIO LANDI

E LA CERIMONIA RELIGIOSA DESCRITTA DAL GIORNALISTA CLAUDIO ALMANZI

DA L’ECO DI SAVONA 

LOANO – Si sono svolti questa mattina nella Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Immacolata dei Padri Cappuccini, in via dei Gazzi, i funerali di Antonio Landi, presidente del Banco di Solidarietà loanese.
Alla cerimonia funebre, oltre al sindaco della città Luca Lettieri, era presente una folla di amici e tanti rappresentanti e delegati di decine di associazioni ed enti civili, militari, pubblici, privati e religiosi con i quali Landi aveva collaborato nella sua lunga militanza nel mondo sportivo, devozionale e del volontariato. Soprattutto noto per le molteplici iniziative a ed attività legate al volontariato, Antonio è mancato improvvisamente a 71 anni. Ex dipendente comunale, geometra e tecnico molto apprezzato dai vari primi cittadini che ne hanno potuto conoscere le doti lavorative ed umane, si è sempre impegnato non solo nel volontariato, ma anche in ambito sportivo e devozionale.
Col Banco era impegnato a sostenere chi aveva bisogno e si occupava di dare conforto ai cittadini e alle famiglie in difficoltà.
Era uno dei più attivi ed apprezzati animatori e sostenitori della manifestazione che ogni anno precede il Meeting estivo di Comunione e Liberazione: il famoso Premeeting, l’evento della associazione culturale Cara Beltà di Varigotti che si svolge tutti gli anni alla Marina di Loano e nel quale Antonio ha avuto occasione di intessere amicizie e relazioni con le più importanti figure del mondo della cultura, del giornalismo e della solidarietà che sono state ospitate dall’evento.
La cerimonia funebre è stata toccante con i figli Stefano ed Jacopo che, oltre a fungere da chierichetti, hanno anche letto insieme un famoso e struggente passo di San Tommaso Moro che recita: “Dammi o Signore, una buona digestione ed anche qualcosa da digerire. Dammi la salute del corpo, col buonumore necessario per mantenerla. Dammi o Signore, un’anima santa, che faccia tesoro di quello che è buono e puro, affinché non si spaventi del peccato, ma trovi alla Tua presenza la via per rimettere di nuovo le cose a posto. Dammi un’anima che non conosca la noia, i brontolamenti, i sospiri e i lamenti, e non permettere che io mi crucci eccessivamente per quella cosa troppo invadente che si chiama: io. Dammi, o Signore, il senso dell’umorismo, concedimi la grazia di comprendere uno scherzo, affinché conosca nella vita un po’ di gioia e possa farne parte anche ad altri”.
Dopo le esequie funebri in Santa Maria Immacolata il feretro è stato trasportato al cimitero di Ceriana in provincia di Imperia, dove è stato tumulato. La nostra redazione si unisce al dolore della moglie Maria Bambina Scola, ex docente di Lingua Inglese al “Falcone” di Loano, dei figli Stefano con Annalisa e Jacopo con Anna, i cognati Stefania e Salvatore, i nipoti Gianluca, Gabriele ed Eleonora, il pronipote Leonardo, con la suocera Ambrogia, dei parenti e dei tanti amici che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e frequentarlo.
(CLAUDIO ALMANZI)

 


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