Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Il magistrato/ Aspettando il treno a monte, tra edulcorazioni, mezze verità e varie omissioni


Lo spostamento a monte della ferrovia è un accadimento epocale, destinato a mutare e condizionare la vita delle generazioni future. La realizzazione della nuova tratta Andora- Finale viene autorevolmente presentata come immanente.

di Filippo Maffeo

Venerdì 18 febbraio 2022, il Commissario straordinario per il completamento del raddoppio ferroviario Vincenzo Macello ha presentato ufficialmente ad Albenga il progetto per il raddoppio da Andora a Finale facendo un focus particolare sul comune ingauno. Erano presenti Emanuela Bergia di Rfi e Alessandro Carrà di Italferr; l’on. Raffaella Paita, Presidente della IX commissione trasporti, poste e telecomunicazioni; per il Comune di Albenga il sindaco Riccardo Tomatis, il vicesindaco Alberto Passino, il consigliere allo “Sviluppo infrastrutturale del territorio” Vincenzo Munì, l’ing. Chiara Vacca e il geom. Davide Siffredi

Dalle prime ipotesi sono passati anni senza che venisse avviato un dibattito, serio ed approfondito, non dico tra “bischeri” al mio livello, ma tra esperti e tecnici e “politici” degni – o almeno non indegni- del nome. Un  gruppo di lavoro di nomina pubblica, formata da persone qualificate e chiamato ad enucleare  tutti i pro e tutti i contro, si poteva ben fare. A conclusione dei lavori bastavano, poi, due relazioni, una favorevole l’altra contraria, con i rispettivi ed opposti argomenti, che tenessero anche conto delle recenti esperienze della variazione di tratta nell’imperiese. Relazioni scritte, anche a futura memoria, sulle quali i contemporanei ed i posteri potessero, almeno, fare delle valutazioni. Verba volant, scripta manent e, all’occorrenza, tra qualche lustro o decennio, nessuno avrebbe potuto chiamarsi fuori. Per i meriti e per i demeriti.

Si poteva fare, ma non si è fatto – Si potrebbe ancora fare, magari nell’attesa che la spesa preventivata sia ricalcolata tenendo conto degli aumenti adeguati ai nuovi costi per incremento notevolissimo dei prezzi delle materie prime, dell’energia e dei combustibili. Un gruppo qualificato potrebbe esprimersi in meno di un trimestre. Ma questa cosa, come il matrimonio di Renzo, non s’ha da fare.

Se, però,  un gruppo del genere venisse posto al lavoro, magari queste domande troverebbero una risposta razionale ed accettabile:

    • Davvero è indispensabile lo spostamento a monte di tutta la linea, anche del tratto già a doppio binario tra Albenga e Borghetto S.S.?
    • Davvero non si può seguire la strada del levante ligure con il raddoppio in sede? O della Cote d’Azur, nella quale è stata scelta la stessa soluzione? Eppure sui binari della Costa francese circola, da anni, l’ormai mitico TGV.
    • Davvero è utile trasformare il sedime del vecchio tracciato in pista ciclabile? O non sarebbe preferibile destinarla a tratta di una metropolitana leggera di superficie al servizio dei residenti e dei turisti per lo spostamento ordinario e, soprattutto, per ridurre notevolmente il disagio derivante dalla soppressione di vecchie stazioni o dallo spostamento in zone disabitate e decentrate delle nuove stazioni?
    • Che cosa ci dice il bilancio, a distanza di circa un decennio, dello spostamento a monte realizzato nell’imperiese? Passeggeri in aumento o in diminuzione nelle nuove stazioni, a confronto con l’andamento medio delle stazioni del ponente savonese?
    • Davvero è fruibile in concreto una stazione posta a vari Km, rispetto alle aree in cui si trova la larghissima maggioranza degli abitanti e potenziali utenti locali: Km quattro (Loano), cinque (Albenga) cinque (Pietra) (sei per andare a Borghetto, se diretti a ponente, 5 per Finale se a levante)
    • Come sarà organizzato il servizio di trasporto pubblico dalle stazioni ferroviarie ai centri abitati e, soprattutto, chi ne sosterrà il costo? Ferrovie dello Stato o le già esangui finanze degli enti locali?
    • Chi sarà l’ente proprietario e gestore delle aree dismesse e, soprattutto, delle piste ciclabili e delle relative opere di difesa a mare. Trenitalia, la Regione, i Comuni nel cui territorio verrà a trovarsi il tratto di pista?
    • Davvero, in una prospettiva di medio e lungo periodo, è meglio investire in piste ciclabili e sacrificare ettari di fertile suolo agricolo? A volte, nel passato, è divenuto prezioso anche “l’orto di guerra”, non è solo un problema di estetica ambientale.
    • Davvero l’ambiente “ringrazia” se vengono scaricati sul terreno tonnellate e tonnellate di cemento e ferro e le colline vengono forate (ed indebolite) con gallerie varie a diversa profondità e con l’inevitabile sconvolgimento del normale deflusso delle acque sotterranee? Davvero il fragile equilibrio del territorio ligure reggerà la nuova opera nei secoli senza frane e dissesti vari?

Lasciando da parte le fantasie e le ipotesi e le domande forse ormai inutili, all’osservatore che vuol farsi un’opinione mancano troppi elementi. Non sappiamo neppure “chi volle e sempre volle e fortissimamente volle” l’integrale spostamento a monte, anche del tratto già a doppio binario.

Non sappiamo chi volle, le cronache non fanno alcun cenno ai padri nobili dell’iniziativa. Conosciamo solo gli “alfieri” di chi, senza aver voluto, a livello politico, oggi vuole e-o si adagia sulle decisioni prese da altri, facendole proprie. E speriamo che chi oggi “vuole, e sempre vuole e fortissimamente vuole”, subito ed anche prima, l’opera, con la determinazione del drammaturgo di Asti, non sia l’alfiere di un’opera che si rivelerà in futuro troppo costosa, magari in larga misura  inutile e, infine,  nefasta, anzi “drammatica”, per restare all’Alfieri..

Non sempre le buone intenzioni (ricordiamo le fosse piene del proverbio) sono l’ingrediente migliore per la riuscita dei progetti. Non conta lo spirito; rilevano, invece, l’analisi, il calcolo, i confronti, l’interlocuzione, i riferimenti concreti; in altri termini, il pragmatismo e non le utopie o la speranza che tutto si risolverà che “l’intendence suivra” di Napoleonica e De Gaulliana memoria.

L’osservatore curioso e neutro -e che non voglia estraniarsi dalle vicende che comunque lo coinvolgono- oggi non dispone di testi scritti e qualificati. Può disporre solo della cronaca che, saltuariamente, fornisce qualche informazione, magari sommaria e non esaustiva, ma utile.

Proviamo a vedere se, nella cronaca,  riusciamo a trovare risposte alle nove domande che ci siamo posti, per comodità del lettore;  ma potremmo farne altre. E magari le faremo.

Qualche giorno fa IVG.it ha dato conto di un incontro svoltosi ad Albenga, tra il commissario straordinario per la realizzazione dell’opera, la deputata renziana Raffaella Paita ed alcuni esponenti politici locali. Per maggiore obbiettività evito di riassumere o di citare a memoria il testo dell’articolo e seguo la tecnica, neutra, della trascrizione delle frasi salienti.

Leggiamo e riportiamo alla lettera le dichiarazioni del commissario, dell’on. Paita, del Sindaco Tomatis e quella del consigliere delegato Munì, seguendo la scaletta del giornale.

IL COMMISSARIO MACELLO: “NUMERO MAGGIORE DI TRENI, RIDUZIONE DEI TEMPI E INTEGRAZIONE

Il sindaco dr. Riccardo Tomatis ed il Commissario straordinario per il completamento del raddoppio ferroviario ing. Vincenzo Macello

CON IL TRASPORTO PUBBLICO” – “Nell’incontro odierno, abbiamo presentato il raddoppio ferroviario Andora-Finale, che prevede una lunghezza di 32 km, di cui 25 di galleria. Abbiamo ultimato a dicembre il progetto definitivo dell’opera, con circa 2.700 elaborati. Sulle cifre, si parla di 2 miliardi e 150 milioni circa, ma questo aspetto è da rivedere alla luce della pandemia e del conseguente aumento dei costi dei materiali. La linea ferroviaria costiera, alla luce del nuovo tracciato, sarà dismessa, un elemento importante per poter ipotizzare progetti di rigenerazione urbana. I benefici più importanti dell’opera sono un notevole incremento della capacità di treni: passiamo dagli attuali 62 treni fino ad una potenzialità di 120 treni, con una riduzione dei tempi di percorrenza, stimati in circa 30 minuti. Ovviamente dobbiamo ancora lavorare all’integrazione del trasporto pubblico locale, che sarà fondamentale per connettere al meglio le nuove stazioni con l’area costiera”.

ONOREVOLE PAITA: “GRANDE LAVORO. ORA I FINANZIAMENTI E IL RECUPERO DELLE ZONE AGRICOLE”

L’on. Raffaella Paita di Italia Viva e dal 28 luglio 2020  eletta Presidente della IX Commissione Trasporti della Camera. Vincenzo Munì consigliere comunale allo Sviluppo infrastrutture del territorio

“Il mio lavoro, – ha spiegato Paita, – è stato quello di inserire quest’opera nell’elenco delle opere commissariate, che hanno priorità su tutte le altre. Quindi, è stato necessario individuare un bravissimo commissario che il Governo ha voluto, identificato in Vincenzo Macello: posso dire che la scelta non sarebbe potuta essere migliore”. “Abbiamo aggiornato il progetto, che era datato (2011) e aveva bisogno di un aggiornamento tecnico. Ora il lavoro che ci aspetta è duplice: recuperare il finanziamento, e siamo molto positivi in merito, ma anche mettere insieme lo sviluppo dell’infrastruttura con il recupero di una zona agricola importantissima come quella di Albenga. La vecchia ferrovia, nella nostra idea, sarà riutilizzata in chiave turistica, con la realizzazione di più piste ciclabili collegate a tutta la rete ligure, che è diventata un vero e proprio patrimonio dal punto di vista naturalistico sia in Italia che a livello europeo”

TOMATIS: “QUALCHE DISAGIO INIZIALE, MA I BENEFICI SARANNO TANTISSIMI” “Lo spostamento a monte della ferrovia è una decisione importante, – ha affermato il sindaco di Albenga. – Si è già creato un cantiere di idee in attesa che si realizzi il cantiere vero e proprio. Come Comune, ci siamo fatti portavoce delle esigenze del territorio. Il progetto porterà tantissimi benefici, ma anche qualche disagio fisiologico soprattutto nella fase iniziale. Dobbiamo intervenire per mitigare i disagi e trasformarli, dove possibile, in opportunità. Inoltre, abbiamo instaurato un dialogo collaborativo con le associazioni agricole e non del territorio per dare risposta ai loro dubbi”.

MUNI’ “PROGETTO RIVOLUZIONERA’ IL TERRITORIO. A BREVE GLI INCONTRI CON LE ASSOCIAZIONI” “Quella di oggi è stata una riunione positiva e propositiva, – il commento del consigliere ingauno. – Si tratta di un progetto che, da qui ai prossimi anni, porterà cambiamenti profondi e migliorie al nostro territorio. La volontà nella nostra amministrazione è quella di far partire, a breve, un ciclo di incontri ad hoc con le associazioni del territorio per spiegare i dettagli del progetto e risolvere eventuali dubbi”. 

Questa la cronaca di IVG del 18.2.2022, sostanzialmente identica a quella di Savona News in pari data, che titola: Ad un passo dal raddoppio ferroviario Finale-Andora, ad Albenga l’incontro con Macello e Paita: “Si punta a salvaguardare l’agricoltura” Un’opera da 2miliardi 150 milioni di euro, che potrebbero aumentare, per 32 km di linea ferroviaria che porterà dai 62 treni attuali fino a 123 con un risparmio di tempo di circa 30 minuti”.

Siamo in possesso di alcuni elementi sicuri, sui quali appuntare l’attenzione.

Le parole si prestano a mille usi. Una bugia può essere definita anche “mancata” verità. Lo sfregio permanente del viso può essere anche qualificato come “intervento che rende unico ed indimenticabile il volto di una persona e ne migliora l’espressività”. E si può, legittimamente, anche dire che lo sfregiato potrà trovare nuove occupazioni, magari come comparsa in un film horror. Punti di vista, oppure “chiamale, se vuoi, opinioni”. E’ la tecnica ora dominante della “comunicazione”.

Le imprecisioni, poi, possono essere frutto di distrazione, fretta, superficialità e non solo di calcolo astuto. Lo stesso si deve dire, e a maggior ragione, per le omissioni. Spesso, peraltro e per taluni, il non detto vale più del detto. Se sei un ottimista, in mancanza delle informazioni negative, sei portato a sperare il meglio. E chi ti parla può puntare su questa aspetto.

In un dibattito dialettico, volto a convincere più che ad informare, infine, è normale l’esaltazione degli elementi favorevoli alla propria posizione e la non menzione di quelli critici, che possono ingenerare malumori o dissenso. Taluno potrebbe essere straconvinto, fino alle midolla, che lo spostamento a monte “s’ha da fare”, come l’unità d’ Italia avant tout e che, posti a confronto vantaggi e svantaggi, i primi prevalgano nettamente.

Basta dirlo, con trasparenza, elencando, insieme, però, benifici e  danni e considerando che chi ha ed esprime dei dubbi non sempre è, come dicono in Toscana, un “cacadubbi” (con la “c” aspirata).

Non dico che ciò (volute e callide omissioni, infide e sottili esaltazioni, manipolazione ingannevole del linguaggio) stia avvenendo e non voglio nemmeno insinuarlo. Non è, forse, più tempo di: “ibis redibis non morieris in bello” frase il cui significato cambia a seconda della posizione della virgola o della pausa, prima o dopo il “non”, e dalla guerra torni vivo oppure morto. La Sibilla parlava e non metteva la virgola e parlava senza interruzioni.    Ora, però, Covid compreso, “mala tempora currunt” nella comunicazione ed è preferibile, essere prudenti, cauti e guardinghi; occorre sforzarsi sforzarsi e leggere bene, anche tra le righe, per capire prima e meglio.

Resto prudente e non voglio avventurarmi in ricostruzioni avventurose o maliziose; non ho nemmeno intenzione di attribuire a nessuno progetti malevoli. Non intendo, però, neppure sperticarmi in lodi, se mancano i presupposti. Vorrei solo capire, per farmi un’opinione motivata. Mi limito, quindi, a considerare, con distacco olimpico, gli elementi incontrovertibili.

Il primo attiene ai tempi di percorrenza, secondo l’annuncio del neo commissario.

L’on. Paita ci dice che l’ing. Macello, come commissario straordinario, rappresenta la scelta migliore che potesse essere fatta. Non aggiungo titoli al cognome perché negli articoli non si dà conto né di titoli accademici, né delle credenziali, né di pregresse esperienze. Neppure l’on. Paita, almeno secondo quel che possiamo leggere, fornisce la motivazione dell’alta considerazione che esprime. Non abbiamo, peraltro, elementi per criticare il giudizio di sintesi dell’onorevole deputata e lo prendiamo per buono.

Non possiamo, peraltro, esimerci dal sobbalzare a fronte di una delle dichiarazioni, secondo il resoconto di cronaca,  del commissario Macello, forse la più importante. Dichiarazione che non è di lieve momento e che riguarda uno degli effetti, forse il prevalente, della nuova opera. Una caratteristica essenziale, vale a dire I tempi di percorrenza.  Si potrebbe capire, leggendo frettolosamente la cronaca, che i tempi si ridurranno di trenta minuti.  Questa, almeno, è ciò che emerge da Savona News, che, stentoreo, afferma, tra virgolette: “con una risparmio di tempo di circa di 30 minuti”.

Motivo del sobbalzo? Consultato l’elenco di Trenitalia, risulta che oggi alcuni regionali impiegano circa 35 minuti per andare da Andora a Finale. Un esempio? Il treno regionale n. 12331, che impiega 33 minuti, con partenza da Andora alle 6:34 ed arrivo a Finale alle 7:37 e fermate intermedie ad Alassio, Albenga e Loano. Altro esempio? Il treno regionale veloce n. 12999, con partenza da Andora alle ore 22:04 ed arrivo a Finale alle ore 22:41, fermate intermedie a Laigueglia, Alassio, Albenga, Ceriale, Borghetto, Loano, Pietra. Borgio V.; 4 minuti in più, ma ben quattro fermate in più, un minuto a stazione.

Impensabile quindi, se davvero avesse parlato di 30 minuti in meno, che il commissario facesse riferimento a questi treni, perché il tempo residuo di 3 o 7 minuti di percorrenza presuppone velocità da aereo e non da treno e per di più regionale. Improbabile anche la riduzione temporale se la si riferisse ai tempi degli altri treni, che variano da 40 ai 46 minuti, da Andora a Finale e viceversa. Applicata la riduzione avremmo un tempo di percorrenza di 10 o 15 minuti; vale a dire una velocità media, nell’ordine, di 192 o 128 km/h. Davvero troppi, almeno per il momento.

Però, a ben considerare la frase del commissario potrebbe essere stata mal interpretata dal cronista di Savona News. Lo desumiamo dalla cronaca, sul punto più specifica, di IVG, che riporta, sempre tra virgolette, la frase: “ con una riduzione dei tempi di percorrenza, stimati in circa 30 minuti”. Leggiamo “stimati”, e non “stimata”. La “i” collega il participio passato “stimati” a “tempi” e non a “percorrenza“. Quindi tempi di percorrenza stimati in circa 30 minuti (forse l’uso del plurale da parte del commissario non agevola la comprensione) e non percorrenza ridotta di 30 minuti.

Sta di fatto che il Commissario ha usato una frase male intesa dal cronista e non eccessivamente chiara. Non è, però, un “ibis redibis…”, almeno così ci piace pensare.  La differenza tra le due accezioni non è di poco conto, perché si passa da tempi di percorrenza ridotti a 10-15 minuti, a tempi di 30 minuti. Tempi di percorrenza, così determinati,  che esprimono una velocità media di 64 km/h e non più di 192 o 128 km/h, che deriverebbero dall’altra versione. I presenti conoscono quel che è stato effettivamente detto e come e, chissà, chiariranno.

Peraltro, a ben considerare, per chi abita abita nella parte intermedia della tratta (da Loano ad Albenga) cambia poco. Oggi possiamo dire che il tempo di percorrenza medio è di circa 45 minuti. Domani sarà di circa 30. Quindi 15 minuti circa di differenza. Per chi è a metà strada 7 minuti e mezzo. E’ serio affermare che, anche utilizzando il proprio veicolo, tra parcheggio e tragitto su strada, per raggiungere le nuove stazioni non basteranno (a Borghetto e ad Bastia d’Albenga) 15 minuti.

A questo punto si impone una precisazione. La maggior parte delle persone, senza difetti di deambulazione, percorre un Km a piedi in 10-15 minuti. La maggior parte delle persone a Loano, Albenga, Borghetto e abita in un raggio di circa 1-1,5 Km dalla stazione. Ciò significa che la maggior parte delle persone di queste cittadine riesce a raggiungere a piedi la stazione in una quindicina di minuti.

Domani questo tempo servirà per il viaggio in macchina (per chi può permetterselo, perché andare alla stazione in treno significa bloccare la manca e sottrarla magari all’uso familiare, che invece non viene minimamente toccato dall’andare a piedi; tuo figlio va a piedi fino alla stazione, poi raggiunge in treno la città in cui studia e la macchina rimane per te e tua moglie). In cambio di una riduzione dei tempi di percorrenza di circa 15 minuti, di cui beneficeranno altri, quelli provenienti da lontano e diretti lontano. Il loro modesto vantaggio compensa il rilevante sacrificio imposto alla popolazione locale?

Ci piacerebbe anche sapere (uso il plurale, ma scrivo a titolo personale, non rappresento nessuno se non me stesso, ma immagino di non essere l’unico curioso del ponente savonese) se e chi pagherà gli interventi ai quali fa cenno con l’espressione: “ovviamente dobbiamo ancora lavorare all’integrazione del trasporto pubblico locale, che sarà fondamentale per connettere al meglio le nuove stazioni con l’area costiera”. Nel dettaglio, lavorerà e pagherà lui (le Ferrovie)  o lui (le Ferrovie)  collaborerà soltanto nel lavoro e saranno altri enti a dover pagare ed a sostenere, ora e in futuro, i costi del nuovo trasporto locale?

Per restare alle parole del Commissario Macello, scopriamo che l’altro rilevante effetto dello spostamento che ritiene di dover sottolineare è l’incremento del numero dei convogli che passerà dagli attuali 62 treni (pensiamo, ma possiamo sbagliare) al giorno a 120. Bene, Prendiamo atto. Aumenta la potenzialità della tratta. Ci piacerebbe sapere se è previsto e per quando il raddoppio del traffico ferroviario. Nel contempo osiamo temere che la possibile e magari prevista e scontata diminuzione del traffico locale e dei relativi ricavi, sia ampliamente bilanciata e superata dai ricavi connessi al potenziamento della linea e che, quindi, alle Ferrovie interessi poco se noi continueremo a prendere il treno come prima o se saremo costretti ad usare altri e più costosi mezzi. A loro può, in un’ottica mercantile e capitalistica, non interessare. Interessa noi ed i nostri figli e dovrebbe interessare (ma interessa? Anche i nostri attuali (e pur sempre pro tempore) rappresentanti politici.

Ho appuntato l’attenzione sulle parole del commissario. Qualcosa andrebbe detto e dirò anche sulle dichiarazioni degli altri partecipanti. Complessivamente e preliminarmente mi limito ad osservare che dall’incontro non è emerso nulla di nuovo e di concreto, oltre l’annuncio dello spostamento e la formulazione di generici auspici.

Non mi pare che una qualche risposta alle 9 domande di cui sopra sia ricavabile (ovviamente in modo indiretto) da quanto hanno detto.

L’opera costerà (lo dice il Commissario) ben due miliardi e 150 milioni (valutazione, però, ante Covid; oggi bisogna tener conto degli aumenti, ma non sappiamo a quanto ammontino). 2.150.000.000 diviso 32 km abbiamo un costo a km di 67.187.500 milioni di euro a km. Non è una spesuccia, tutt’altro. Alcuni prezzi delle materie prime in edilizia negli ultimi mesi sono andati alle stelle. Il prezzo del ferro è raddoppiato; il costo dell’energia elettrica, il prezzo del gasolio e del gas galoppano. Non per il Covid. La spesa finale salirà e di molto e questo dovrebbe frenare facili entusiasmi e consigliare moderazione e prudenza.

Fatte queste premesse doverose scriviamo qualche notazione specifica su qualche dichiarazione degli altri protagonisti dell’incontro.

L’on Paita ha detto che si devemettere insieme lo sviluppo dell’infrastruttura con il recupero di una zona agricola importantissima come quella di AlbengaOttima intenzione, niente da dire. Attendiamo ora di conoscere qualcosa di più specifico, ad esempio come pensa di farlo in concreto ( con qualche esempio) e con quali risorse. Esempi ed indicazione di risorse che non sono stati fatti nell’incontro neppure in via sommaria, a quanto si legge.

Il Sindaco di Albenga, dott. Tomatis, ha dichiarato, sempre secondo la cronaca, “Si è già creato un cantiere di idee in attesa che si realizzi il cantiere vero e proprio. Il progetto porterà tantissimi benefici, ma anche qualche disagio fisiologico soprattutto nella fase iniziale. Dobbiamo intervenire per mitigare i disagi e trasformarli, dove possibile, in opportunità. Da lui ci piacerebbe essere informati su quel che ha prodotto finora il già creato cantiere di idee; che venissero enunciati non dico tutti  i tantissimi benefici (annunciati ma non indicati) perché magari l’elenco sarebbe troppo lungo; non tutti, se son tantissimi; basterebbe l’enunciazione di una mezza dozzina di benefici  od anche meno. Infine, quanto ai disagi da trasformare in opportunità, a che cosa esattamente pensa il Sindaco e quando potremo saperlo.

Da ultimo, ma non per importanza, last but not least, il consigliere delegato Munì: che intende organizzare incontri pubblici “per spiegare i dettagli del progetto e risolvere eventuali dubbi”. Perfetto, ma che cosa conta di fare se non dovesse riuscisse a “risolvere” i dubbi e magari finisse addirittura per condividerli? Conta di aver la possibilità e gli strumenti per stoppare lo spostamento. Sarebbe una notizia di primo livello e siamo in attesa di delucidazioni.

Ed ora scendiamo a terra. Le risposte arriveranno, forse no, forse sì. Propendiamo per la negativa. Una sola cosa è sicura e lo scriviamo con rassegnata mestizia. Il progetto partirà, a prescindere, senza che qualcuno si preoccupi di qualche piccola vox clamans (e neppure forte) in deserto, come questa o quella di qualche comitato.

Volsi così, la dove si puote, per dirla col Poeta.

Ma nella piana d’Albenga già ci sono i doppi binari e qualcuno, ad esempio e per tornare ad una delle nove domande, dovrà pur spiegare perché bisogna spostare, a tutti i costi, la ferrovia a monte. Altrove il tracciato passerà in galleria, quasi dappertutto, tranne che ad Albenga e Borghetto, proprio dove esistono i doppi binari. Quanto si potrebbe risparmiare?

Filippo Maffeo


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