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Liguria e Basso Piemonte

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Manie di Finale, a Isasco una necropoli di 2 mila anni lasciata in totale abbandono


Archeologia e turismo culturale in Liguria. La “necropoli fantasma” di Isasco deve essere valorizzata.

di Gabriello Castellazzi*

Necropoli di Iasco: gli scavi di un’unica tomba.

Nel ponente savonese sono numerose le testimonianze della colonizzazione romana (pax romana) che ha segnato per alcuni secoli la vita dei Liguri a partire dalla battaglia decisiva tra i Liguri Ingauni e il proconsole Lucio Emilio Paolo, nel 181 a.C.

La valorizzazione dei  beni archeologici è sempre più importante per il turismo culturale e in Italia sono circa 300 le aree archeologiche che suscitano l’interesse di milioni di visitatori.

In Liguria sono abbondanti le tracce romane a partire da “Luni” nel levante, fino alla città romana di “Albintimilium” nell’estremo ponente.

In provincia di Savona è di grande rilievo la serie dei ponti romani dell’antica Via Julia Augusta, alcuni dei quali miracolosamente rimasti intatti dopo 2000 anni, e ancora in uso nella Val Quazzola a Quiliano e in Val Ponci a Finale Ligure.

Proprio a Finale Ligure nella valle di Isasco in località Manie, sopra Varigotti, in prossimità degli  antichi percorsi stradali, si trova una “necropoli fantasma” risalente al periodo augusteo. Un breve richiamo storico:

L’unità amministrativa romana del Finale venne organizzata in comunità rurali (“vici” riuniti in un “pago”) incluse nel “municipio” di Vada Sabatia.

Importanti centri vitali di questo territorio furono Perti, all’ombra della famosa “rocca”, e Isasco sull’altopiano delle Manie. In questi due luoghi sono presenti  testimonianze archeologiche significative, meritevoli di essere degnamente valorizzate.

L’attenzione di questi giorni si è rivolta, per sollecitazione di alcuni cittadini, all’antica “Necropoli romana di Isasco”, scoperta dopo circa duemila anni in un luogo suggestivo, sede di una importante comunità rurale dove le attività legate alla terra si ampliarono grazie ai fertili terreni di una valle fossile. Il luogo era facilmente raggiungibile perchè non lontano dall’arteria principale dell’epoca: la “Via Julia Augusta” (costruita successivamente all’antica via preromana più vicina al mare)  che consentiva il transito di carriaggi e truppe verso la Provenza e la Spagna.

Il 2 ottobre 1952, durante i lavori per la costruzione della strada carrabile verso Isasco, venne casualmente scoperta la necropoli di età romana. Il Prof. Nino Lmboglia, avvertito del ritrovamento di antiche tombe, recatosi immediatamente sul posto si rese subito conto dell’ eccezionale scoperta, ma  purtroppo erano già state manomesse almeno sei tombe proprio in prossimità dell’antica strada prenapoleonica.

Museo Archeologico del Finale”: ampolle e unguentari in vetro, vasi in terracotta chiara, vasetti in ceramica a pareti sottili, monete dell’epoca e chiodi in bronzo

Recintata  l’area, venne incaricata la Dott.sa Bruna Ugo per il coordinamento degli gli scavi archeologici che proseguirono  ininterrottamente fino al mese di gennaio del 1953. Nel periodo di quella campagna di scavi vennero individuate e studiate almeno quaranta tombe, con  il fortunato recupero di una quantità significativa di preziose suppellettili funerarie oggi in bella mostra presso il “Museo Archeologico del Finale”: ampolle e unguentari in vetro, vasi in terracotta chiara, vasetti in ceramica a pareti sottili, monete dell’epoca e chiodi in bronzo, ecc.

E’ obbligatoria la visita a questa interessante sala ospitata nel Museo di Finalborgo, all’interno del complesso monumentale di Santa Caterina. Una moneta di età augustea e l’abbondanza delle suppellettili hanno consentito di indicare la precisa età della necropoli. Le singole tombe vennero realizzate con lastre in pietra locale e laterizi di fattura pregiata. Secondo successive informazioni, raccolte dallo stesso Lamboglia, alcuni di questi preziosi materiali furono incredibilmente utilizzati per costruzioni private in un periodo precedente alla scoperta ufficiale.

Attualmente la “Necropoli di Isasco” è in stato di totale abbandono e una fitta vegetazione ricopre tutta l’area. Un solo cartello esplicativo, presente lungo la strada che l’attraversa, indica la presenza del “fundus romano” e della necropoli. Sono distinguibili solo gli scavi di un’unica tomba.

Altri siti archeologici del savonese sono stati oggetto di recupero con  risultati importanti:  la “Necropoli romana di Viale Pontelungo” ad Albenga è stata riaperta grazie ai giovani del FAI . Questa  fondazione organizza visite guidate tenendo conto di un nuovo progressivo affermarsi del turismo culturale.

E’ auspicabile che anche a Finale Ligure si possa programmare il risanamento e il recupero di un sito così importante per la storia locale.

*Gabriello Castellazzi

(Europa Verde – Verdi del Finalese)

 


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