Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Intervista a Michele Marenco cellasco d’origine, docente e scrittore. Agli studenti augura di sognare il futuro. ‘Il mio primo libro: storia della bicicletta e del ciclismo’. Il 2022? ‘Stanchi di un regime emergenziale’. Le bellezze di Celle


Michele Marenco, genovese ma cellasco d’origine per parte materna, laureato in Fisica, master della comunicazione della scienza presso il SISSA (Scuola internazionale di studi avanzati) di Trieste, docente nel Liceo scientifico “Leonardo da Vinci” del capoluogo ligure, divulgatore fra i più prestigiosi della disciplina professata, scrittore estroso e ricco di spunti

di Gian Luigi Bruzzone

Celle Ligure ha avuto un peso nella sua infanzia… oggi cosa rappresenta per Lei?

Michele Marenco: laurea in Fisica e master della comunicazione della scienza

A Celle Ligure ho trascorso tutte le estati della mia infanzia e della prima giovinezza, nonché tutte le feste comandate e, sempre in quegli anni, buona parte delle domeniche ordinarie. È il paese dei miei nonni e di mia mamma. Conserviamo ancora la sua casa natale nel centro storico e vive anche una mia zia ai Ferrari, e per questo sono molto legato al paese. Oggi ci torno volentieri ogni volta che posso, specialmente durante i mesi invernali, per ricaricare le energie e per godere della spiaggia e del mare prima che, giustamente, si affolli di turisti.

Qualche insegnante le avrà trasmesso non soltanto un bagaglio di conoscenze, ma una lezione di vita…

Il mestiere di insegnante non l’ho appreso durante i due lunghi anni di scuola di specializzazione all’insegnamento, colmi di mille corsi e corsetti, alcuni del tutto improbabili, ma dall’incontro e dal confronto diretto con due colleghi conosciuti in quegli stessi due primi anni di supplenza in istituti completamente differenti, un tecnico industriale e un liceo linguistico. Questi miei maestri, entrambi con molti anni di esperienza, – e mi è caro menzionarne i nomi Gianni Barbusca e Luigi Casanova – mi hanno trasmesso la loro passione per l’insegnamento e il loro amore verso l’ambiente scuola che si nutre del bel rapporto che per fortuna ancora oggi si riesce a instaurare con i ragazzi.

Com’è sorta la passione per la matematica?

È nata molto presto, credo grazie alla mia insegnante di matematica e scienze delle scuole medie, che aveva un vero e proprio culto per la materia e mi ha fatto sentire che ero portato. Al liceo l’ho sempre studiata senza fatica, poi mi sono iscritto a fisica, ma anche durante l’università ho trovato più gusto nel preparare gli esami di matematica.

Che cosa lo ha spinto alla professione docente?

Dopo poco meno di due anni spesi a lavorare nel settore privato, mi sono convinto che il mio tempo e le mie energie, oltre a convertirsi in un riconoscimento economico, dovessero essere investiti per trasmettere una parte delle mie conoscenze ed esperienze agli altri e non finalizzati a incrementare il fatturato di un’impresa.

Un consiglio ai suoi studenti…

In questo momento storico, dopo due anni di pandemia e moltissimi mesi passati a subire il martirio della DAD (didattica a distanza) o vissuti in classe ma con regole e abitudini del tutto diverse da prima e in buona parte mortificanti, auguro loro di trovare la motivazione per non smettere di sognare un futuro, il miglior futuro che legittimamente dentro di loro desiderano.

Il mio primo libro è nato così…

Il primo libro è nato un po’ per gioco, un po’ grazie a una esercitazione svolta durante il corso di editoria scientifica del master in comunicazione della scienza della SISSA di Trieste. Ci è stato chiesto di preparare una solida proposta editoriale per una specifica casa editrice potenzialmente interessata alla stessa; proposta che potesse, nella migliore delle ipotesi, diventare un vero libro pubblicabile. E così ho puntato su un libriccino senza tante pretese, una storia della bicicletta e del ciclismo svolta in tante piccole pillole: quiz a risposta multipla per raccontare i mille aneddoti di questo sport. Insomma, una dichiarazione d’amore verso il ciclismo che senz’altro ho iniziato ad amare grazie ai racconti di mio nonno cellasco, ovviamente tifoso di Gepin Olmo. Anche Lei ha scritto del nostro campione, non è vero?

E gli altri volumi?

Poi sono passato a cose più serie, ma cercando di non perdere una vena di leggerezza. Lo stesso editore del primo libro mi ha dato fiducia e così sono nati due saggi su temi di fisica quotidiana usciti in una collana di divulgazione scientifica: La fisica della domenica e La fisica dei sensi. L’idea alla base di entrambi i testi è guidare attraverso brevi capitoli la curiosità del lettore non solo nell’apprezzare un dato fenomeno fisico, ma anche nel porsi nuove domande, a volte anche scomode.

Quello intitolato Le Metatafore cosa si propone?

Le Matetafore – Dodici racconti al servizio della matematica, pubblicato lo scorso ottobre, è un libro di racconti scritto a quatto mani con un amico e collega divulgatore, Fabio Maiorino. Consapevoli che i vari concetti di matematica che tutti noi abbiamo incontrato a scuola, il più delle volte, sono stati vissuti come veri e propri incubi, ci siamo chiesti come poterli rendere un po’ più fruibili, sia agli studenti ancora impegnati negli ultimi anni di scuola superiore, sia a un pubblico più vasto, che li ha incontrati tanti anni fa, magari solo nel loro aspetto puramente formale. Cercavamo una chiave interpretativa che consentisse a tutti di riconsiderarli sotto una prospettiva differente.
La risposta che ci siamo dati è stata: “bisogna umanizzarli“. Renderli concreti, il più possibile vicini a problemi della vita ordinaria, in cui ognuno possa riconoscersi. Abbiamo selezionato dodici argomenti tra i più comuni tra quelli affrontati in un percorso di studi liceale, e per ciascuno di essi abbiamo costruito una situazione metaforica. Sulle metafore poi sono nati i racconti. Non ci siamo posti limitazioni di genere, abbiamo dunque esplorato la grammatica narrativa della sceneggiatura per un cortometraggio, e quelle di una breve tragedia teatrale, un monologo, un racconto breve, un racconto lungo. Il risultato è una raccolta di testi che immaginiamo possano essere fruiti dai lettori anche solo per il loro aspetto puramente narrativo.

Di sicuro reputa fondamentale la divulgazione…

Sì, certo, abbiamo più che mai bisogno di una divulgazione di ottima qualità per avvicinare diversi tipi di pubblico non specialistica ai temi sempre più complessi della scienza odierna. La divulgazione è un mezzo per includere anche chi non ha competenze tecniche. Credo che la buona divulgazione sia quella che riesce a semplificare un argomento senza però banalizzarlo, facendo intravedere quanta conoscenza sedimentata e quanto lavoro di menti argute ci sia dietro.

Come giudica la situazione culturale nella Liguria odierna.

Fabio Maiorino e Michele Marenco hanno scritto, a quattro mani, Le Matetafore – Dodici racconti al servizio della matematica

Qualcosa eppur si muove… Tuttavia, anche osservando la fatica che fa mia sorella, musicista specializzata in musica antica, nell’organizzare da diversi anni stagioni musicali fatte non solo di concerti, ma anche di seminari e laboratori didattici, credo manchino, rispetto ad altre realtà regionali, sostanzialmente due cose: la capacità dei diversi attori culturali di fare rete per accedere a maggiori finanziamenti, grazie ai quali poter organizzare appuntamenti di maggior qualità, e interlocutori istituzionali maggiormente preparati che sappiano offrire anche un supporto organizzativo oltre al patrocinio dell’ente.

Che pensa dell’evento “Artisti per la matematica”?

È la cosa più bella da visitare a Celle Ligure, la prima che segnalo a ogni turista!

[Apprezzo il suo entusiasmo, ma – mi creda – Celle possiede bellezze anche più belle, sia a livello naturalistico, sia a livello artistico, sia a livello storico, e chiedo venia per la franchezza, sempre lodevole del resto…]. Tempo fa mi colpì la convinzione di Einstein circa la “possibilità di un modello matematico della realtà, vale a dire una teoria che presenti le cose stesse e non soltanto la probabilità della loro apparizione”… La spieghi, per favore.

Credo, ma onestamente potrei anche sbagliarmi, che Einstein con queste parole volesse esprimere la stessa idea che lo portò a scrivere in un suo carteggio “Dio non gioca a dadi con l’universo”. In breve Einstein, pur avendo di fatto fondato la meccanica quantistica con un’idea che introdusse in suo celebre articolo pubblicato nel 1905, in cui riuscì a interpretare l’effetto fotoelettrico (quello grazie al quale oggi produciamo energia elettrica con i pannelli solari), non si convinse mai fino in fondo del fatto che secondo questa teoria la conoscenza che possiamo avere della realtà atomica e subatomica non è certa, ma solo probabilistica. Non possiamo dire “questo elettrone si troverà esattamente in quella posizione”, ma solo “la probabilità che quest’elettrone si trovi in quella posizione è pari a circa l’80%”. Questo il cruccio che lo assillò per tutta la seconda parte della sua vita scientifica.

Che cosa si aspetta o che cosa auspica per il 2022?

Spero che tutti noi possiamo ritrovare un minimo di normalità. Siamo, credo, tutti stanchi di questo regime emergenziale. Ritengo che tutto ciò che doveva emergere sia emerso nei primi mesi di pandemia, è tempo di riorganizzarsi e di fare scelte coraggiose per voltare pagina.

Un progetto accarezzato…

Con il mio coautore Fabio Maiorino abbiamo intenzione di mettere in cantiere un altro libro, ma completamente diverso dall’ultimo. Siamo però solo agli inizi.

Che cos’è la felicità?

È uno stato d’animo per sua stessa natura, ahimè, molto effimero. Per questo i rari momenti in cui ci sentiamo davvero felici andrebbero assaporati fino in fondo, godendo dell’istante. Ma la felicità non è casuale, si costruisce quotidianamente, cercando di trovare armonia tra i pensieri della testa, i sentimenti del cuore e le pulsioni della pancia. E cercando quel senso di appagamento, possibile anticamera della felicità, dato dalla consapevolezza di essere riusciti a realizzare un proprio personalissimo progetto, desiderio, sogno.

Grazie, chiaro prof. Marenco per aver accolto le mie domande. Auguro a Lei ed ai suoi ogni bene.

Gian Luigi Bruzzone

 


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Gian Luigi Bruzzone

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