Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Savona 28 anni fa inchieste della Procura e del Secolo XIX. Depuratore scandalo da 30 miliardi. ‘Il Pds attacca i magistrati. La difesa del sindaco’. E poi il ‘caso calore’. L’operazione Ammiraglie


Un giornalismo indipendente e d’inchiesta. Il Secolo XIX anni ’80 e anni’90. L’archivio di trucioli.it, centinaia di ritagli stampa, racconta cosa accadeva (e perchè) a Savona. Tenevano banco la costruzione del Depuratore Consortile (30 miliardi): crescita abnorme di costi e gravi inadempienze-carenze. Il Pci al potere & Cooperative rosse. Il capogruppo Pds che tuonava: “Mi chiedo se sia giusto che un amministratore pubblico venga a conoscenza di una inchiesta così delicata da un giornale…”.

E l’accorata difesa del  galantuomo sindaco Sergio Tortarolo. Nei guai (poi scagionati) l’assessore Massimo Zunino e il ragioniere capo del Comune, Francesco Delfino.  Presunti favori alle  cooperative Isfor Coop e Progetto Città.  Per l’inchiesta sul depuratore consortile (14 indagati) veniva resa nota  la perizia firmata  da un team di esperti designati dal Gip Fiorenza Giorgi.  Gli ingegneri, professori universitari, Sandro Stura, Mario Catania e Paolo Pisani hanno concluso  con giudizi ancora più severi, critici, documentati, rispetto a quanto  avevano già scritto dapprima la commissione di collaudo e poi i consulenti del Pm (il procuratore capo, Renato Acquarone)  ingegneri Giampiero Caprotti, Giorgio Berriolo,  il geom. Guido Folco. 

Buona parte del denaro, rivelava Il Secolo XIX, finiva nella casse delle cooperative rosse. Impremoviter (poi Impresit), infine Cogefar che si era aggiudicata l’appalto, ma in pratica a realizzare l’opera  sono state la Ccpl (quinto e sesto lotto), la Sabatia di Vado Ligure, altre cooperative minori ed alcune di piccole imprese artigiane.  Per il ‘caso calore‘ 5 erano gli indagati (poi scagionati in vari gradi di giudizio). Molto più complessa la vicenda edilizia speculativa delle ‘Ammiraglie‘ che tratteremo in un prossimo servizio storico.

ARTICOLO INCHIESTA DEL SECOLO XIX CON LUCIANO CORRADO

REDATTORE DI GIUDIZIARIA E CRONACA NERA

RIPERCUSSIONE  E PRESE DI POSIZIONE NEL MONDO POLITICO AMMINISTRATIVO

SERVIZI DI BRUNO LUGARO CHE SEGUIVA LA CRONACA A PALAZZO SISTO IV – COMUNE E PROVINCIA

SAVONA AI GIORNI NOSTRI: CHIUSA L’INCHIESTE PER ATA DAL SECOLO XIX

Nei guai il cda dell’azienda fino al 2016. Stralciate le posizioni di Garassini e Debenedetti. Chiusa l’inchiesta Ata. Sono otto gli indagati per bancarotta. Nei guai anche la pietrese Mariangela Palazzo che è stata assessore comunale alle Finanze con Luigi De Vincenzi sindaco
Di Giovanni Ciolina / savona. L’inchiesta sulla presunta bancarotta fraudolenta di Ata, la municipalizzata della raccolta e smaltimento rifiuti e in concordato preventivo, è giunta al primo passo importante. Il procuratore Ubaldo Pelosi ha infatti inviato l’avviso di conclusione indagini ad otto persone, mentre ha stralciato la posizione del presidente Ata dal 2016, Chicco Garassini e dell’amministratore delegato Matteo Debenedetti.
A conclusione dell’incidente probatorio effettuato nei mesi scorsi e in base alla relazione del perito Ambrogio Botta, la procura ha deciso di contestare la bancarotta fraudolenta, oltre ad altre violazioni fallimentari, a Sara Vaggi, 55 anni, presidente dal luglio 2011 al novembre 2016; Luca Pesce, 53 anni, direttore generale dal gennaio 2013 al novembre 2016; Giancarlo Zanini, 59 ani, consulente amministrativo deputato alla redazione dei bilanci di Ata e Paolo Grondona, 55 anni, presidente del collegio sindacale dal 2008 al 2016.Secondo il castello accusatorio «avrebbero esposto nei bilanci 2013-14-15, fatti non rispondenti al vero al fine di trarre un ingiusto profitto».In particolare, secondo il pm Pelosi, avrebbero accumulato un passivo non inferiore a 2 milioni e 471 mila euro omettendo di svalutare nel triennio le poste di bilancio “acconti su discarica Passeggi”, il park del Sacro Cuore e la svalutazione dei terreni Cima Montà, oltre a capitalizzare indebitamente costi per il forno crematorio.Indagati anche Roberto Pizzorno, 61 anni e Marco Ravera, 44 anni, membri del Cda e quest’ultimo consigliere comunale. Anche per loro la contestazione è di bancarotta fraudolenta in concorso per aver concorso ad aggravare il dissesto della società e soprattutto non valutavano l’adeguatezza dell’assetto organizzativo amministrativo e contabile. Infine stesse accuse per Luisella Bergero, 50 anni e Maria Angela Palazzo  (Pietra Ligure già assessore alle Finanze con la giunta De Vincenzi ndt), 65 anni, membri del collegio sindacale e revisori dal 2014 al 2016.Le otto persone indagate hanno ora venti giorni di tempo per chiedere di essere interrogati dal procuratore Pelosi o presentare memorie difensive, dopodiché il fascicolo potrebbe passare al Gup con la richiesta di rinvio a giudizio.

 


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