Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Alassio, se il banditismo colpisce nella città più ‘militarizzata’ della provincia. E c’è paura tra gli imprenditori savonesi. Silenti i parlamentari


E’ dai tempi (1976, 30 dicembre) del sequestro della piccola Sara Domini liberata dopo 19 giorni e il pagamento di un riscatto di due miliardi che ad Alassio non accadeva un’impresa criminosa tanto clamorosa e  allarmante. Discorso a parte il ‘giallo Berrino’. Giovedì  9 dicembre 2021: notte di terrore per due facoltosi imprenditori attesi in strada, presi in ostaggio  e rapinati nelle loro case, in centro città, in villa e un appartamento. Un bottino ingente e ‘riservato’. E ora regna un comprensibile allarme, non solo nella città del Muretto.

di Luciano Corrado

Claudio Betti, titolare con la mamma dello Spennaker Group’, alta moda che ad Alassio si è estesa anche nella calzature e borse, con outlet a Polo 90 ad Albenga, punto vendita a Portofino e molto attivo nell’export asiatico emergente

Alassio capitale turistica del ponente ligure e dove la Dolce Vita fa ancora parlare di se. Non sono stati presi di mira due cittadini qualunque o dell’Alassio by night. Non parliamo di proprietà immobiliari che possono vantare altri cognomi, ma certamente Mario Galvagno (Rivierauto Galvagno Spa di Albenga, un figlio Danilo, concessionari  Nissan, Ford, Subaru, Audi a Savona, Imperia, Sanremo e auto usate) e Angelo Betti (piccolo impero commerciale di negozi d’abbigliamento e boutique, import-export con la Cina e non solo) sono apprezzati e schivi big dell’imprenditoria ligure.

Rapinati nelle loro case con una tecnica ed una sequenza quasi da film,  da  ‘banda di professionisti del crimine’. Hanno studiato e preparato l’assalto con meticolosa ed inusuale professionalità. Non c’è dubbio, pur senza essere detective di mestiere, che non hanno scelto a caso, non hanno pescato nel mucchio della ‘società bene’. Con l’aiuto di un più che probabile ‘palo’ quando si organizza un  ‘colpo’ simile. E ci deve essere stato un accorto lavorio di preparazione e dritte di un insospettabile informatore.

Buon ultimo le capacità operative dimostrate da chi è passato all’azione. Ha tenuto in ostaggio le vittime designate. Ha ripulito la cassaforte (due). Si è allontanato con un bottino (non noto) ma presumibilmente di molte miglia di euro in contanti, oltre ai preziosi di famiglia.

La polizia, gli uomini del Commissariato di Alassio, la magistratura inquirente (Procura della Repubblica) si sono preoccupati che ai media venissero dati meno particolari possibile, per ‘non favorire’ i responsabili. A leggere le cronache dei mass media (in particolare La Stampa e Il Secolo XIX, Ivg.it che per primo, nel pomeriggio di venerdì, ha dato conto della duplice rapina di giovedì notte) le indagini puntano “ad una banda dell’Europa dell’Est, forse arrivata da fuori provincia….e l’attività investigativa  procede nel più assoluto riserbo anche per evitare di dare vantaggio ai banditi che  si sarebbero già allontanati da Alassio”. Il tutto “per assicurare il più velocemente possibile i malviventi alla giustizia”.

Da vecchi e umili cronisti di questo angolo di Liguria si possono trarre le prime conclusioni e testimonianze di lavoro, di storia di cronaca nera. Accadeva assai raramente che dopo una rapina ‘spettacolare e professionale’ se non si riusciva a venirne a capo nelle ore immediatamente successive,  si potesse dare una soluzione in tempi brevi. Sono alcune decine le rapine messe a segno e impunite di cui ci siamo occupati e conserviamo nei ritagli stampa dell’archivio.

Ad Alassio emerge in tutta evidenza la meticolosità operativa dei rapinatori, il fatto che  non si sia trascurato nulla per non lasciare tracce, sfidare il sistema di videosorveglianza e non è dato a sapere quando sia scattata l’operazione posti di blocco con possibili vie di fuga.

Un tempo, quando ancora le città non erano ‘sorvegliate’ da decine di telecamere ‘pubbliche’ e private, ci si affidava molto agli informatori, alle soffiate della  malavita locale, a ‘radio carcere’, ad eventuali impronte, agli errori e alle tracce. Da cronisti pensionati, dai primi anni duemila, non abbiamo idea di quale sia  oggi il livello di ‘informatori’ che polizia (squadra mobile soprattutto), carabinieri (reparti investigativi, ma anche comandi di stazione), guardia di Finanza dispongono e attraverso quali canali. Si fa affidamento, ad esempio, alle ‘celle telefoniche’, ammesso che i responsabili dell’irruzione non si fossero prima ‘spogliati’ dei cellulari.

Si aggiunga pure che il savonese, da anni, non conosce più sequenze allarmanti di rapine in banche, uffici postali, gioiellerie, rappresentanti di preziosi, un tempo tutti bersagli preferiti. La criminalità, quella organizzata in particolare, ha altri proventi: la droga in primis, il lavaggio del ‘denaro sporco’, il racket delle ‘estorsioni’, del pizzo peraltro quasi  ‘sconosciuto’ nella nostra provincia.  Ci sono state anche rapine in ville, ma il fenomeno si era affievolito almeno fino a giovedì scorso. Opera di esecutori perlopiù impuniti come può testimoniare chi scrive queste righe; è stato narcotizzato e rapinato nella propria dimora, nel cuore della notte e nonostante un sistema anti intrusione. I responsabili l’hanno fatta ancora una volta franca. Gli inquirenti non si sono neppure preoccupati di eventuali impronte, nonostante sia pure stata sottratta una ’38 special a tamburo’ e carica.

Gli interrogativi della sequenza banditesca alassina sono parecchi e difficile dare risposte verosimili, se non supposizioni. Intanto non può lasciare indifferenti che il ‘fattaccio’ sia avvenuto proprio ad Alassio, la cittadina più ‘militarizzata’, rispetto al numero di residenti, della provincia di Savona. Oltre un’ottantina di uomini in divisa tra il comando Compagnia dei carabinieri, il Commissariato di polizia, la Polizia locale, la Guardia costiera. Un tempo c’era pure il comando della Guardia di Finanza. Si aggiunga che sfogliando i comunicati stampa del Comune si è spesso messo in risalto l’attività di prevenzione con un ampio dispositivo di telecamere- videosorveglianza sulle strade, piazze, nelle zone più ‘sensibili’ della cittadina. Nei comunicati stampa dell’Arma, si fa sempre riferimento ad ‘importanti  operazioni ad alto impatto’ con l’impiego di uomini, automezzi, elicottero, cani antidroga. Insomma ‘tutto sotto controllo’. E può pure accadere, all’ingresso di levante di Alassio, una mattinata di sabato, di trovare tre auto della polizia ferme, di servizio,  per diverse ore con i rispettivi equipaggi.

Per ora l’unica voce ufficiale è stata quella del sindaco Marco Melgrati. Due episodi che hanno allarmato moltissimo  gli alassini, scrive un veterano del giornalismo locale, Giò Barbera, anche perché nelle cronache dell’ultimo decennio non si ricordano eventi di questa portata.  E Melgrati, con un comunicato stampa: “In momenti difficili come questi accade che venga fuori il peggio del peggio.  Casi di questo genere devono essere  fortemente attenzionati dalle forze dell’ordine e se non è possibile prevenirli  bisogna fare di tutto perché i malviventi  vengano presto  assicurati alla giustizia”.

Ma l’allarme, bisogna dirlo, non è scattato solo negli ambienti imprenditoriali di Alassio, basta avere qualche conoscenza per sapere che c’è uno stato di allerta diffuso tra molte famiglie. Poco importa che la seguitissima Rai 3 Liguria non abbia ritenuto di divulgare la notizia. Scelte redazionali pare di capire.

Le precauzioni e paure si sono moltiplicate soprattutto in prossimità delle feste natalizie. Certo, si dirà, che non sono moltissimi gli uomini d’affari come Betti e Galvagno, ma lungo la Riviera e nelle zone limitrofe il mondo imprenditoriale vede altre importanti figure e presenze. Negli anni dei sequestri almeno una paio di imprenditori del ponente savonese avevano trasferito moglie e figli all’estero. Finita e ormai negli annali storici la lunga stagione dei sequestri, resta l’apprensione di non sentirsi abbastanza sicuri almeno quando si deve rincasare.

Sarà interessante anche seguire la sorte delle indagini, capire come ed in che tempi è scattato il ‘piano anticrimine’ per casi di questa portata. Non c’è nessun segreto da svelare, ma constatare il silenzio dei parlamentari (e senatori) savonesi lascia abbastanza increduli. Se non attendere la prossima venuta a Savona del ‘combattente’ leghista Matteo Salvini che avrà occasione di ‘telefonare’ al prefetto perché “si dia una sveglia” (sic) per il dilagare della microcriminalità, di cui è stata vittima un’esercente di Piazza del Popolo a Savona. Peccato che la ‘buona stampa autorevole’ dopo aver dato molto risalto alla sparata di Salvini, non abbia più dato conto ai lettori dell’esito della telefonata e soprattutto dei provvedimenti presi. Siamo carenti di forze dell’ordine. Proprio Salvini, da ministro dell’Interno, aveva dato la carica in occasione di un’altra visita nel ponente ligure annunciando rinforzi di uomini tra carabinieri e polizia. (L.Cor.)


L.Corrado

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