Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Col di Nava, i forti dello sbarramento. Tra i luoghi abbandonati (e non)


Luoghi Abbandonati (e non): I forti dello sbarramento del Col di Nava.

di Enrico Pelos

Il Col di Nava è situato a 934 m di altezza, fa parte del territorio di Pornassio e separa due sottosezioni della Alpi Liguri: le Prealpi Liguri e le Alpi del Marguareis e due regioni: la Liguria e il Piemonte collegando l’Imperiese con il Monregalese ed il Cuneese. Il valico prende il nome dalla frazione di Nava che è composta da due borgate: Col di Nava e Case di Nava distante circa 500 metri. A pochi chilometri, alla fine del tratto in discesa, c’è poi Ponti di Nava che segna il confine tra le due regioni ed è già nel comune di Ormea in Piemonte. Il clima è tipicamente di montagna, anche se siamo a non molti chilometri dal mare, come lo testimoniano anche le molte abitazioni in stile alpino, perchè qui gli inverni sono con frequenti nevicate mentre le estati sono, in genere, fresche.

Il Colle di Nava è sempre stato un importante passaggio di frontiere già all’epoca della Repubblica di Genova e l’antico Ducato di Savoia i cui discendenti divennero in seguito Casa Savoia, la dinastia regnante in Italia. Nel XIX secolo la monarchia iniziò a temere le invasioni della Francia. Il nemico al di là del confine dei monti avrebbe potuto anche arrivare facilmente dal mare sbarcando a Imperia perchè la Marina Reale, formata da unità delle marine preunitarie, non era in grado di affrontare la forza navale francese o quella inglese e quindi non sarebbe riuscita a opporsi ad eventuali sbarchi sulle coste che avrebbero facilmente aggirato le fortificazioni sui monti e invaso la Pianura Padana. Venne decisa quindi la costruzione di una serie di fortificazioni a difesa dei passaggi dei confini tra le due nazioni ma anche per proteggere le zone di scambio commerciale e militare.

Tra questi confini uno dei passaggi più importanti era allora proprio il Colle di Nava (altre fortificazioni furono costruite a Tenda e a Vinadio) tra la Valle Arroscia e la Val Tanaro. Lo stato maggiore dell’esercito decise così la costruzione, dal 1870 al 1888, di 5 forti: 3 sono oggi, di fatto, dei luoghi abbandonati ed in effetti furono proprio abbandonati ufficialmente dopo l’8 settembre 1943. Essi sono: il Forte Bellarasco, il Forte Pozzanghi ed il Forte Richermo. Un altro forte il Montescio è abbandonato ma una parte è stata oggetto di restauro ed ha indicazioni di proprietà privata. Il quinto, il Forte Centrale, non è abbandonato ed è restaurato e ben conservato.

Originariamente, il Forte Centrale era a guardia della strada che dalla Valle Arroscia scollinava in Val Tanaro. Esso è oggi non interessato dalla normale viabilità perchè la strada passa per la SS 28 lasciandolo fuori dal passaggio diretto.

Nessuno di questi Forti però fu attivamente coinvolto in scontri a fuoco e le fortificazioni vennero incluse nel costituendo Vallo Alpino che nel 1931 le relegò ad opere di sbarramento arretrato. I forti ottocenteschi erano ormai considerati inefficaci con i grossi calibri di artiglieria in uso dai vari eserciti e l’area poteva essere difesa da una singola Opera 7000 con il tiro verso la strada di collegamento tra le valli.

Durante il primo conflitto mondiale i forti, utilizzati anche in epoca napoleonica, ospitarono anche prigionieri austriaci. Nella Seconda guerra mondiale vi transitarono truppe provenienti anche dalla Costa Azzurra che vi abbandonarono ingenti quantità di armi leggere e munizioni e qui nascoste affinché non finissero in mano ai tedeschi. Queste stesse armi servirono poi anche ai partigiani operanti in queste zone teatro di scontri con i nazi-fascisti ed in seguito vennero anche occupati dalle truppe tedesche.

Tutto il territorio circostante è un concentrato di ambiente, natura, storia ed è punto di incontro tra mare e monti. Tutta l’area era un tempo un bel luogo di vacanza di colonie estive con alberghi pieni di villeggianti che amavano fermarsi settimane quando l’aria profumava di lavanda. Questa pianta era allora considerata, dagli esperti, migliore di quella della Provenza ed in molti ricorderanno i poster della Lavanda Coldinava che fu un marchio famoso ed uno dei principali del settore. Le api erano poi sempre indaffaratissime a produrre il famoso miele del Col di Nava.

Il Colle è raggiungibile, per chi proviene dalla Liguria (dal Piemonte è raggiungibile passando da Ormea e da Ponte di Nava o da Viozene), da San Bernardo di Mendatica o percorrendo la statale SS28 da Pieve di Teco che segue in parte il tracciato di un’antica via Marenca. Si chiamavano così le vie che univano la montagna al mare. Il suo primo tracciato fu voluto da Napoleone ed ancora oggi continua a unire la costa all’entroterra, e viceversa, con uno scambio di persone e culture attraverso le generazioni che negli ultimi anni si sono sviluppate soprattutto con il turismo. Infatti, soprattutto negli week-end la statale diventa, con i suoi tornanti, una “pista” per gli amanti delle due ruote, siano essi biker o soprattutto centauri piemontesi (i bonariamente cosiddetti “forzati” del mare) e liguri che non sempre rispettano le linee di mezzeria tracciate sull’asfalto per cui occorre sempre fare molta attenzione.

Tutt’intorno è un concentrato di vigneti e vitigni ed è di queste parti il buon vino Ormeasco di Pornassio nonché il vino passito Sciacchetrà. Castagni e pini sono alberi predominanti sul Col di Nava e fanno aumentare la “voglia di natura” che è in ognuno di noi.

Durante la Seconda guerra mondiale da queste terre partirono in molti per le campagne di Russia e tanti non fecero più ritorno. L’ANA (Ass. Nazionale Alpini) celebra qui, al Sacrario degli Alpini, le date degli anniversari della memoria e/o delle “Strade del Davai”. Ovvero “avanti, cammina!” che era la parola usata dai russi verso gli italiani durante la ritirata da quelle terre gelide, come ricorda anche Nuto Revelli, in un libro con questo titolo, pluridecorato ufficiale degli alpini in Russia e protagonista della Resistenza di queste zone, o come descritto dai ricordi dello scrittore Mario Rigoni Stern anch’egli pluridecorato. O anche come ricorda il cantautore Massimo Priviero in una sua splendida e struggente canzone, con questo titolo e che, pur essendo veneto, accomuna tutti i soldati-contadini agli alpini che quelle strade hanno percorso insieme provenendo da ogni regione italiana. Nava è quindi anche pellegrinaggio per commemorare i Caduti e rendere omaggio ai reduci.

Camminando sui suoi sentieri le parole lasciano il posto al silenzio ripensando a cosa hanno visto questi forti che ci riportano ai tempi dei combattimenti, alle batterie di protezione, ai cannoni verso le valli ad occidente del Colle di Nava, fin verso Monesi, verso la cresta del Saccarello o verso il Tanarello per proteggere la strada militare di arroccamento Nava–San Bernardo di Mendatica–Monesi che ora fortunatamente è solo una bella tappa dell’Alta Via dei Monti Liguri dove gli escursionisti sono oggi i pacifici testimoni dei tempi odierni.

Questi forti ci ricordano la tragedia immane delle guerre ed i sacrifici di tanti cittadini inermi.I forti sono tutti visibili con comodi passeggiate a piedi o in mountain bike, sia ad anello che singolarmente e alcuni di essi sono anche raggiungibili con la macchina (Bellarasco, Centrale, Montescio).

 FORTE BELLARASCO (900 m s.l.m.)- Il Forte Bellarasco appare veramente maestoso dal suo piazzale panoramico. Esso è di proprietà del demanio militare, chiuso e abbandonato da anni. Costruito in posizione dominante la vista spazia dalla valle di Armo fino a Montegrosso Pian Latte, alle Alpi Marittime e verso i monti dell’Alta Via dei Monti Liguri. Esso è una grande costruzione su due piani con un piano terreno con cortile interno ed un piano sotterraneo dove sono ricavati rispettivamente 17 e 43 locali.

A fianco del portale, una lapide ricorda un episodio della guerra di liberazione quando l’11 marzo 1944 un gruppo di partigiani provenienti dalla Val Tanaro, da Pornassio e dalla costa Imperiese, si asserragliò nell’edificio assieme ai ribelli del Cap. Martinengo (Eraldo Hanau) che lo avevano espugnato alla Guardia Nazionale Repubblicana, e riuscì a contrastare e a respingere le forze nazifasciste che salivano dal mare per compiere un rastrellamento.La zona di intervento copriva, oltre alla zona del colle vera e propria, le vallate ed i sentieri laterali, completandosi con l’azione svolta dalle opere del Saccarello ed i forti dello sbarramento di Zuccarello (vedi art. su Trucioli al link https://trucioli.it/2021/09/09/reportage-i-forti-dello-sbarramento-di-zuccarello-tra-i-luoghi-abbandonati/ )  a completamento di una linea continua di difesa lungo le Alpi Liguri.

Il Forte apriva un fuoco di sbarramento lungo tutte le pendici a sud-ovest del Col di Nava con le sue torri cannoniere che dominavano l’intero fondovalle e coadiuvate, se fosse stato necessario, anche dai tiri dai Forti Pozzanghi e Richermo in posizione ancora più elevate. Durante gli ultimi mesi della guerra (dicembre 1944 – aprile 1945) il forte venne occupato dalle truppe tedesche della div. Brandeburgo comandata dal generale Von Lieb conosciuto come il “Leone dei Circassi” dalla regione russa dove si era distinto in modo particolare.Fino ad una ventina di anni fa il forte era ancora utilizzato dall’Esercito come sede dei loro campi addestrativi e con l’uso anche della parete di roccia di fronte come ricordato da una lapide ivi apposta.

Con una passeggiata è anche possibile raggiungere la cima del monte Bellarasco (1179m) che da il nome al forte.

Poco distante dal forte un’altra passeggiata che passa davanti ad abitazioni con diversi cagnoni abbaianti. La salita è leggermente impegnativa e porta verso Pian d’Alpe dove ci sono i pastori e la possibilità di fare delle belle foto, con i raggi del sole tra le nuvole, sulla Valle Arroscia, Montegrosso Pian Latte e Mendatica, e da qui conduce verso il Forte Richermo. Ad una delle curve del sentiero si poteva incontrare forse l’ultimo eremita in Liguria.

Qui in una piccola costruzione con annessa una cappelletta conobbi Padre Isacco il religioso che si era ritirato a vita ascetica e che viveva in solitudine e in preghiera. Aveva per compagnia alcuni libri, e si affidava alla carità delle persone, sia abitanti di Nava che turisti, che lasciavano alcuni generi alimentari in “sospeso” in alcuni negozi del Colle di Nava. Non molto tempo fa sorsero dissapori con alcuni abitanti della zona ed hanno fatto in modo che, per qualche motivo rimasto oscuro ai molti che l’hanno conosciuto, egli lasciasse nel 2018, questo romitorio per ritirarsi in un altro luogo, sempre nella zona imperiese, nel bosco di Ubaga  frazione di Borghetto D’Arroscia (vedi trucioli.it……)

Don Isacco era originario di Voghera come mi raccontò, durante una delle mie passeggiate tra i forti che feci incuriosito dalle notizie su un eremita in Liguria fornitemi dalla mia amica Graziella di Pietra Ligure. Egli non diede peso alla mia richiesta dei dissapori con alcuni abitanti come riportato dai giornali. Non volle quasi parlare e pronunciò solo poche brevi parole. Alla mia richiesta di poter fare una foto egli non volle per, parole sue, fare peccato di esibizionismo. Un vero e proprio ‘distacco’ terreno che contrasta con quel mondo, appena al di là del bosco, fatto di selfie, di apparizioni, di televisioni e consumismo che neanche l’epidemia tuttora in corso ha scalfito. All’interno una targa in marmo ricorda: “Habitantibus hic oppidum carcer est et solitudo paradisus” ovvero ”Per chi abita qui, la città è il carcere, la solitudine il paradiso”.

FORTE POZZANGHI (1173 m s.l.m.)- Il Forte Pozzanghi domina il Col di Nava, dall’alto dell’omonimo poggio. Esso era dotato di una torre cannoniera con ingresso dal ponte levatoio. Ha la base tonda ed è dotato di un gran numero di feritoie da fucile lungo tutto il perimetro e a tratti intervallate da bocche di cannone per artiglieria. Esso incrociava i fuochi con il Forte Richermo installato sul versante opposto della valle e di uguale costruzione. Si trova nei pressi dell’Alta Via Dei Monti Liguri che porta a San Bernardo di Mendatica. Oggi è un Luogo Abbandonato ed il suo ingresso è murato. Il ponte levatoio non c’è più ed è stato sostituito da traversine fisse percorribili solo per raggiungere il portale ed è circondato da un fossato piuttosto profondo. Il sentiero diretto per raggiungerlo parte dall’inizio del Colle e conduce facilmente alla cima in circa 20′ di cammino in quanto è ben segnalato. Ci sarebbe anche un più comodo percorso pianeggiante ma l’inizio è più lontano e più lungo e si diparte dalla strada che porta a San Bernardo di Mendatica. Il panorama in una giornata di sole è molto suggestivo ed in autunno non mancano le occasioni per fare delle belle fotografie al foliage.

FORTE RICHERMO (1214 m s.l.m.)- Il Forte Richermo è anch’esso costruito sull’omonimo monte, è sul versante della Valle Arroscia ed è anch’esso un fortino circolare di avvistamento. Esso difendeva il Colle di Nava dall’alto. E’ molto simile al Forte Pozzanghi in quanto anch’esso era dotato di una torre cannoniera con ponte levatoio ed ha la base tonda con le numerose feritoie con le bocche da fucile intervallate da alcune più grandi per l’artiglieria. Il Forte Pozzanghi è ben visibile, sul versante opposto della valle. L’ingresso è murato ed è circondato da un fossato parzialmente ingombro di vegetazione. Si giunge alla fortezza da numerosi sentieri ma il più diretto comincia nei pressi del Forte Centrale, oppure come già descritto, dal Forte Bellarasco.

FORTE MONTESCIO (930 s.l.m.)- Mentre tutti i forti sono facilmente raggiungibili dall’abitato di Nava con delle belle passeggiate ed è comunque sufficiente richiedere qualche informazione agli abitanti del colle, l’itinerario per il Forte Montescio è più difficile da trovare ed è pure un soggetto con qualcosa di misterioso. E infatti occorre proprio andarselo a cercare. Innanzitutto, se chiedete in giro non molti sanno della sua esistenza e tanto meno sanno indicarvi con precisione la strada. Questo perchè lo stesso è in posizione distaccata rispetto al caposaldo degli altri Forti, è abbastanza lontano dalla piazza del colle ed è lungo la tappa dell’Alta Via dei Monti Liguri che porta verso San Bernardo di Mendatica, che si distacca dalla SS 28 all’altezza del Sacrario degli Alpini. Da qui poi occorre percorrere una strada sterrata che anche se indicata ormai dai moderni strumenti gps o dalle app con le mappe dei cellulari e quindi non ci si può perdere, è comunque una bella camminata.

Una volta usciti dal bosco, che tra l’altro in questi giorni presenta in diversi punti un bellissimo foliage mentre d’inverno è non di rado coperto dalla neve con formazioni ghiacciate, ci si trova davanti ad una costruzione veramente imponente in tutto il suo perimetro che è situato tra il Colle di Nava e la colla dei Cancelli di Cosio di Arroscia. Esso permetteva di sorvegliare la Valle del Tanarello, verso la Francia, fungendo altresì da collegamento tra la Piazza di Nava e quella di Cima di Marta e del Saccarello. Il forte è chiaramente abbandonato e diroccato in molti punti ma, e qui sta il “mistero”, sulla parte frontale c’è quello che sembrerebbe un ponte levatoio ben restaurato e con alcuni infissi ripristinati. Una bella piastra in marmo indica chiaramente “Proprietà privata. Divieto accesso e pascolo” Questo vuol dire che qualcuno, per fare questi lavori aveva un qualche diritto o concessione. Ma quale sarà la storia? Non è dato di sapere da chi e quando sarebbe stato “privatizzato” e se qualche lettore di Truciol.it ha qualche informazione sarà certamente interessante avere qualche notizia al riguardo.

Il forte è a pianta trapezoidale, circondato su tre lati da un fossato. C’è una grande facciata ed il fossato si differenzia dalle altre opere della piazza, in quanto si tratta di un’opera che aveva le artiglierie posizionate in barbetta, ovvero all’esterno, e non in casamatta. I locali di servizio erano su due livelli con al piano superiore gli alloggi per gli ufficiali, le riservette e la polveriera. Al piano inferiore c’erano le camerate per la truppa, i magazzini e le cisterne. All’interno sembra ci siano situazioni di forte degrado architettonico e potrebbe essere veramente pericoloso entrarvi a causa della possibilità di crolli e per la posizione molto isolata difficile da segnalare in caso di emergenza.

FORTE CENTRALE (930 m s.l.m.)- Il Forte Centrale è proprio sul Colle. Esso è un forte di sbarramento con pianta poligonale costruito su due piani. É l’unico forte che non è abbandonato, anzi è ben conservato ed utilizzato per visite e con regolare manutenzione curata da un’associazione locale. Esso fu il fulcro dello schieramento difensivo perchè era direttamente sulla strada che dalla Valle Arroscia risaliva verso la Valle Tanaro e che bloccava con due ponti levatoi obbligando chiunque al passaggio all’interno delle mura. L’andamento ad “esse” della strada era stato costruito in modo da impedire grossi danni a causa di un eventuale attacco diretto ai portoni. Il profondofossato ne impediva l’assedio. Esso schierava superiormente i pezzi in casamatta con cannoniere in pietra. Al piano inferiore ci sono le feritoie, rifinite in mattoni rossi, utilizzate dai fucilieri. All’interno della struttura ci sono 97 locali logistici utilizzati in modo diverso.L’opera venne inserita nel Vallo Alpino e venne costruita la piccola postazione 209 di tipo 7000 con il tiro rivolto alla strada della Valle Arroscia ed è l’unica di questo settore ad esclusione della piccola postazione per mitragliatrice alle sue spalle. La 209 è chiusa da una recinzione ed all’interno pascolano, a volte, delle capre.

NOTA IMPORTANTE: Questi forti, 3 dei quali in località relativamente isolate, presentano in alcuni casi locali spesso in posizioni precarie. Prestare sempre molta attenzione nei percorsi principali e limitrofi. Non entrare, ove possibile, da soli nei locali che potrebbero sembrare facilmente accessibili e informare sempre una persona di fiducia sui percorsi e le mete scelte. Informarsi eventualmente anche presso le istituzioni di competenza dei luoghi citati, presenti anche sul web, per eventuali problematiche di accesso alle strade e/o ai siti e sulle condizioni meteo.

 

 


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