Il successo elettorale realizzato dalle forze progressiste savonesi con l’elezione di Marco Russo a Sindaco della Città necessita di un’analisi maggiormente approfondita rispetto a quella (pur necessaria e urgente) attorno ai temi sui quali imprimere una svolta alla conduzione amministrativa del Comune dopo 5 anni di soffocante gestione di destra.
di Franco Astengo
Il quadro generale uscito da questa tornata elettorale amministrativa ci ha indicato un dato di ripresa delle forze di centro-sinistra, di arresto di quella che appariva una marea “sovranista”, di minor peso (rispetto ad analoghe occasioni) di soggetti tipicamente localistici: tutto ciò però va valutato oggettivamente considerando in primo luogo la crescita esponenziale della disaffezione al voto.
Il fenomeno dell’assenza dalle urne di milioni di cittadine e cittadini ha riguardato l’intero complesso delle Città chiamate al voto, in particolare le metropoli, e ha avuto come riferimento negativo essenzialmente i quartieri periferici, le zone dove più forte è il disagio sociale.
Sono assai complesse le cause del disagio sociale che emerge nel nostro Paese nel perdurare dell’emergenza sanitaria e della crisi economica in quadro di crescita delle disuguaglianze sociali e territoriali e di fronte a fenomeni di preoccupante ribellismo. Appaiono in ritardo i tentativi di analisi e di risposta all’insieme (anche contraddittorio) delle fratture sociali che alimentano questa situazione.
La nostra Città, Savona, non è sfuggita a questo andamento complessivo: la percentuale dei votanti si è abbassata (anche se, ad esempio, nell’occasione del ballottaggio era lecito attendersi una disaffezione maggiore rispetto a quanto si è verificato) e nei quartieri che fanno corona al Centro Cittadino si è votato di meno ( ciò richiama come primo punto dell’agenda della nuova amministrazione la costruzione di meccanismo di coinvolgimento diretto delle periferie nella vita politica e culturale della Città).
In questo senso non possiamo sfuggire all’apertura di una riflessione che si collochi dentro il quadro nazionale. A Savona si sono verificati alcuni segnali controcorrente rispetto al declino complessivo. Segnali che vanno evidenziati e analizzati anche come base per una prospettiva futura di impegno politico e culturale.
La candidatura di Marco Russo ha ottenuto, è bene sottolinearlo, un notevole successo personale superando alla fine, nel secondo turno, la quota di consenso riservata al Sindaco precedentemente eletto nel 2016, nonostante che il numero di voti validi a disposizione fosse inferiore. Ciò ha assunto il significato di una capacità di coagulo realizzata sia dalla natura e della proposta portata avanti dal Candidato, sia da parte della coalizione civico – politica che si era raccolta nell’occasione stipulando l’alleanza vincente.
Riferiamoci allora almeno per un momento ad alcune caratteristiche della proposta e della coalizione. La proposta ha avuto come base essenziale quella di una “chiamata a raccolta” (se si può dire) partendo da contenuti molto precisi e specifici espressi attorno ai temi di maggiore urgenza e necessità; contenuti che contenevano in sé anche elementi fortemente innovativi nella previsione della gestione amministrativa.
L’elemento dell’espressione di contenuti inizialmente compresa in una “dimensione civica” ha avuto l’effetto di modificare il metodo dell’offerta politica ponendo le forze politiche organizzate, i partiti, nella condizione di considerarsi “interni” al perimetro civico che era stato loro offerto.
Questa scelta dei partiti ha consentito (pur in una comprensibile articolazione di espressioni e di presenze) di esaltare il meccanismo di aggregazione tra i soggetti realizzando due dimensioni unitarie inedite (rappresentate da Riformiamo e Sinistra per Savona) alle quali il PD ha corrisposto con una (inconsueta?) capacità di relazione coalizionale e di interlocuzione.
Questo fatto ha consentito così a una larga parte della Città, sia quella normalmente schierata con le forze del centro – sinistra ma ben oltre di esse, di raccogliere i dati di consenso che alla fine hanno portato al successo finale. Due soggetti hanno avuto, in particolare, una funzione fondamentale in questa operazione, oltre ovviamente alla caratura della candidatura a Sindaco.
Da un lato il “Patto per Savona” emanazione, ma non solo, del Laboratorio che lo stesso Marco Russo ha portato avanti per molti anni dedicandosi proprio all’analisi della situazione savonese e alla ricerca di una adeguata propositività: è stato proprio dal “Patto” che è scaturita una parte sicuramente decisiva di quell’elaborazione progettuale cui si faceva già cenno.
Dall’altra parte una funzione fondamentale è stata realizzata dal gruppo “Il Rosso non è il Nero” cui si devono due importanti elementi emersi, anche in questo caso, nel corso di anni di lavoro e di ricerca di interlocuzioni “esterne”: a) la capacità di federare tutte le forze della sinistra; b) esprimere, anche in questo caso, una qualità di proposta circa l’intervento sui problemi. Una qualità di proposta riconosciuta anche da settori economici, culturali, sociali, dell’ambientalismo spesso lontani dall’impostazione data dal centro-sinistra savonese.
La lista “Sinistra per Savona” alla fine ha compreso, particolare non trascurabile, anche soggetti come quelli ambientalisti che hanno trovato nella sua proposta una possibilità di positiva espressione. A questi soggetti adesso spetta il compito di inoltrarsi dentro il clima positivo che in Città si è creato, facendo nascere da lì una possibilità di crescita di confronto e di coesione sociale e culturale.
Il peso di fronteggiare la disaffezione e il distacco non può essere lasciato soltanto all’Amministrazione Comunale: in totale autonomia da essa e in rapporto con i soggetti politici che debbono mantenere una loro funzione fondamentale a partire dal PD ma anche dalle forze che hanno composto la lista riformista e quelle che hanno fatto parte della lista di sinistra le espressioni del civismo progressista dovranno trovare le strade più opportune per costruire sedi di dibattito e di espressioni operative svolgendo un lavoro di proposta, intermediazione, promozione.
Bisognerà studiare le forme migliori per realizzare tutto ciò partendo (e mantenendo come elemento di ricchezza) da indubbie diversità poste sul piano dei riferimenti complessivi e dalle origini culturali ma trovando la capacità di convergere sulla finalità di fondo.
Una finalità di fondo che, nell’espressione di una originale capacità di coesione, dovrà essere quella di recuperare all’impegno civile il maggior numero possibile di cittadine e cittadini, aggregandoli anche in forme anche inedite di soggettività , rivolgendosi primo di tutto alle giovani generazioni.
Franco Astengo