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Savona, cappella dei santi Nazario e Celso a Lavagnola. Due realtà dimenticate: Progetto Verde dell’ex sindaco Marengo. Il Pris con catalogazione dei beni culturali della fascia collinare. La rete abbandonata di sentieri


Sulle alture di Savona – zona di Lavagnola si trova una antica cappella dedicata ai Santi Nazario e Celso. Il sito della Diocesi di Savona-Noli riporta alcune brevi annotazioni: “Domenica 29 luglio dopo il canto dei vespri alle 19 si celebra una funzione nella cappella a loro dedicata ubicata sulle alture di Lavagnola” .

di Danilo Bruno

La cappella dei SS Nazario e Celso di Savona

Si tratta di una piccola chiesa, a cui fa riferimento una lapide murata nell’oratorio di San Dalmazio a Lavagnola, che ricorda come nel 1725 il sig. Dalmazio Lavagna lasciò alla confraternita una vigna allo scopo di poter istituire una tradizione di fornire pane a tutti coloro che si sarebbero recati in processione alla cappella il giorno della festa.
Qui vi sono due annotazioni di carattere storico ed antropologico da fare:
a) la tradizione si mantiene ancora oggi per cui possiamo fissare nella storia l’origine della consegna di un simbolo di fraternità e pace come il pane a tutte le persone. Nulla sappiamo invece sul fatto che questa tradizione esistesse già anteriormente ma sicuramente è un dato di interesse poterne dare una attestazione storica poiché molto spesso le antiche tradizioni si perdono nella “notte dei tempi” ed è difficile riuscire a delineare l’aspetto culturale e comunitario originario da eventuali aspetti culturali e sociali, che si sono aggiunti nel tempo e che hanno un notevole valore per riuscire a capire dal punto di vista storico ed antropologico i mutamenti di mentalità di una comunità;
b) sull’intitolazione della chiesa bisogna fare una piccola riflessione. Nazario e Celso appartengono a quella serie di santi (su di loro si può leggere una efficace scheda sul sito www.santibeati.it) , che si collocano agli inizi della penetrazione cristiana in Liguria.
In particolare a Nazario e Celso è addirittura legata in Valle Impero la tradizione secondo cui essi stessi avrebbero compiuto l’opera di evangelizzazione dell’alta valle o valle del Maro e da cui nacque l’intitolazione della chiesa sita nei pressi di Maro Castello (IM) e che fu per secoli la chiesa matrice, ove si celebravano le cerimonie ufficiali, della zona.
A Lavagnola però vi è un’altra intitolazione curiosa, che è quella di San Dalmazio, a cui è dedicata la parrocchia della zona, che fu uno dei primi evangelizzatori del Nord Italia secondo la leggenda e proprio per questa dedica si può anche supporre l’esistenza di un cammino di perdono e purificazione, che, passando da Lavagnola, portasse a Borgo San Dalmazzo, nata nei pressi dell’antica città romana di Pedona.
Qui mi fermo poichè poi le fonti si esauriscono anche se si deve segnalare la curiosa coincidenza di queste intitolazioni,che potrebbe attestare la presenza in zona di un gruppo cristiano stabile nei primi secoli di evangelizzazione.
Di sicuro esiste un vaso in vetro di probabile origine romana esposto al museo archeologico nelle collezioni antiche del Comune di Savona, a cui fu donato dal Cap.Minuto dopo il ritrovamento nei propri terreni di Lavagnola.
Qui però ora vorrei fare di nuovo un riferimento alla città poiché l’antico Piano Regolatore Intercomunale Savonese (PRIS) prevedeva una catalogazione di tutti i beni culturali,  che sorgono sulla fascia collinare:torri, piloni,cappelle,… allo scopo di registrane le condizioni, i possibili interventi,…
A ciò successivamente si aggiunse la Giunta del Sindaco Marengo, che aveva elaborato il Progetto Verde con una rete di sentieri legato all’immediato entroterra.
A questo punto sorgono alcune domande, che ci investono come cittadini e cittadine:
a) Perchè il comune non effettua finalmente questa catalogazione, che potrebbe essere affidata all’Istituto Internazionale di Studi Liguri sez.Sabazia, che ha fondato e cura il Museo Archeologico e che potrebbe utilizzare personale specializzato?
b) Perchè la rete dei sentieri non viene progressivamente ricostruita collegando magari in un lungo cammino proprio chiese, cappelle, piloni,…che costituiscono uno degli aspetti più importanti anche sotto il profilo scientifico della religiosità popolare?
Sono poche domande, che chiederebbero anche l’impegno di volontarie e volontari oltreché di personale specializzato per costruire una relazione fra la città e la sua fascia collinare, che meriterebbe di essere riscoperta e resa accessibile a cittadini ed eventualmente a turisti, tenendo presente che a pochi chilometri si trova la Riserva dell’Adelasia, di indiscutibile valore e bellezza.
Danilo Bruno


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