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Bombe oscure a Savona, morto il generale Maletti. Macciò: ‘La mia corrispondenza riservata’


A giugno è morto a 99 anni, a Johannesburg, Gianadelio Maletti, e ho deciso di rendere noto il fatto che con il generale ci eravamo, a suo tempo, scritte un paio di lettere sulle bombe di Savona del 1974-’75. Nulla di clamoroso, ma il contenuto mi sembra interessante. Compresa una succinta biografia dell’ex capo del Reparto D del SID, un articolo di Lotta Continua che narra dei dissidi Taviani-Maletti. E quanto pubblicato dall’autorevole Il Sole 245 Ore.

di Massimo Macciò

Il generale Maletti morto a 99 anni in ‘esilio’ in Sudafrica

Gianadelio Maletti era nato a Genova il 30 settembre 1921. Figlio del generale di divisione Pietro Maletti,  entrò a sua volta nell’esercito diventando nel 1967 addetto militare dell’ambasciata italiana ad Atene. Il 15 giugno 1971, con il grado di colonnello, è assegnato al SID, il Servizio segreto italiano, di cui diverrà capo del reparto D (controspionaggio). Promosso generale e “numero 2” del servizio, entra presto in rottura con il direttore del SID, il generale Vito Miceli, un dissidio che prosegue fino all’arresto di Miceli nel luglio 1974.

Nell’ottobre 1975 Maletti viene destituito dall’incarico dal ministro della difesa Arnaldo Forlani, ma è nominato generale di divisione e posto al comando della 21ª Divisione fanteria “Granatieri di Sardegna“.

Il 28 febbraio 1976 Maletti e il capitano Antonio Labruna sono arrestati con l’accusa di aver cercato di far evadere Giovanni Ventura, e l’accusa di falso ideologico in atto pubblico e favoreggiamento personale nei confronti di Guido Giannettini e Marco Pozzan nell’ambito dell’inchiesta sulla strage di piazza Fontana. Dopo un processo durato due anni, la corte di assise di Catanzaro, il 23 febbraio 1979, condanna Maletti a 4 anni e Labruna a due anni di reclusione per favoreggiamento. Divenuto cittadino sudafricano nel 1981 Maletti è condannato in Italia nello stesso anno a due anni nel giudizio di secondo grado. Nel 1987 la Corte di assise di appello di Bari, dopo il rinvio disposto dalla Cassazione, conferma la condanna in via definitiva.

Grazie ad un salvacondotto rientra in Italia il 20 marzo 2001 per testimoniare al processo di piazza Fontana, dove ribadisce che la politica delle stragi ha una matrice internazionale. Alla domanda perché non abbia informato la magistratura, afferma: Fino al 1974 nessuno ci aveva spiegato che dovevamo difendere la Costituzione”.

Nel 1981 il suo nome viene trovato nella lista degli affiliati alla P2 (fascicolo 499), anche se Maletti negherà un suo coinvolgimento con la loggia, affermando di aver ricevuto l’invito ad aderirvi da parte di Licio Gelli (che aveva conosciuto nel 1973), ma di averlo rifiutato.

Massimo Macciò

 

DA IL SOLE 24 ORE- 20 luglio 2021Il ricovero programmato avrebbe dovuto essere breve, ma nella notte tra l’8 e il 9 giugno Gianadelio Maletti è deceduto, nel sonno, a 99 anni a Johannesburg . L’ex capo del controspionaggio. in esilio da decenni in  Sudafrica per sfuggire alle condanne giudiziarie.

Muore Gian Adelio Maletti in Sudafrica e porta con sé una parte cospicua dei segreti d’Italia mai rivelati. Conosceva, per esempio, le vicende dell’omicidio-suicidio dell’anarchico Pino Pinelli, precipitato da una finestra della questura di Milano nella notte tra il 15 e il 16 dicembre 1969, ne aveva parlato di recente. Ma soprattutto era stato al centro delle trame golpiste e stragiste in base alle inchieste giudiziarie dove viene coinvolto. Tanto che nel 1987 il generale decise di trasferirsi a Johannesburg.

Il tratto di un militare severo e glaciale- Maletti era nato a Milano, di famiglia torinese. Il padre, Pietro, generale dell’Esercito, partecipò alla prima guerra mondiale e poi a tutte le azioni belliche decise dal fascismo, gli valsero la promozione straordinaria a generale di divisione. Forse anche questo spiega la vicinanza di Gian Adelio agli ambienti di destra. Quando arriva al Sid, il servizio segreto militare poi soppresso nel 1977 per essere sostituito dal Sismi (oggi Aise-agenzia informazioni e servizi esteri), Maletti ha fama di duro. Severo, spregiudicato, entra nel 1971 al servizio segreto dove diventerà capo del reparto D, controspionaggio, il più importante. Forte della fama di essere «amico dei colonnelli greci, è ad Atene quando il Sid organizza un viaggio di istruzione per circa 200 fascisti guidati da Stefano Delle Chiaie e Pino Rauti» scrive Stefania Limiti, tra le massime esperte di quegli anni.

Le inchieste giudiziarie – Il 28 febbraio 1976 Maletti e il capitano Antonio Labruna, suo stretto collaboratore, furono arrestati con due accuse: aver cercato di far evadere Giovanni Ventura, terrorista neofascista di Ordine Nuovo; falso ideologico in atto pubblico e favoreggiamento personale nei confronti di Guido Giannettini e Marco Pozzan nell’ambito dell’inchiesta sulla strage di piazza Fontana. La condanna a due anni diventa definitiva in Cassazione. Maletti fu accusato anche di essere stato un depistatore nella vicenda del golpe Borghese, un tentato colpo di Stato avvenuto in Italia la notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970 e organizzato da Junio Valerio Borghese, fondatore del Fronte Nazionale. Per la cronaca, tutti gli accusati del golpe furono assolti. A Maletti fu imputato di voler scagionare personaggi sospetti del calibro dell’ammiraglio Giovanni Torrisi, capo di stato maggiore della Marina e poi della Difesa, e soprattutto di Licio Gelli, numero uno della P2. Maletti, tuttavia, seppe tenere i suoi segreti. In pochi, ormai, sono i superstiti che potrebbero fare luce sui buchi neri della storia d’Italia.

 


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Massimo Macciò

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