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Liguria e Basso Piemonte

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Savona che vota: ‘Agenda programmatica’ e ‘egemonia nei contenuti’. E facile preda


Alla vigilia della presentazione delle liste dei candidati che si impegneranno nelle elezioni comunali di Savona previste per il prossimo 3 ottobre appare necessario reclamare l’avvio di un dibattito elettorale fondato sulla contesa nell’egemonia nei contenuti progettuali e non sull’idea di una semplice prevalenza numerica costruita magari su illusorie mistificazioni propagandistiche oppure sull’espressione di propensioni personalistiche, slegate da qualsiasi visione destinata al futuro della Città.

di Franco Astengo

La tensione verso questo discorso “dell’egemonia nei contenuti” ha rappresentato il punto di riferimento nell’elaborazione e nella capacità di confronto pubblico portato avanti dal gruppo “Il Rosso non è il Nero” fin dagli esordi rispetto alla prospettiva elettorale savonese.

Una “tensione progettuale” concretizzatasi poi in diverse occasioni di dibattito a partire da quella svolta il 30 luglio 2020 presso la Società Generale; nell’elaborazione del documento “Savona 2021: Visione e Progetto” e ancora in diversi appuntamenti pubblici tra i quali è il caso di ricordare quello svolto il 14 maggio 2021. Appuntamenti di dibattito pubblico nel corso dei quali si è dimostrato come sui contenuti del nostro documento si fossero appuntate positive attenzioni da parte di diversi settori economici, sociali, culturali presenti in Città.

Quei soggetti economici, sociali, culturali che hanno poi fornito rilevanti contributi di merito nell’intento di approfondire e accrescere il nostro livello di analisi e di proposta. Sulla base di questa elaborazione e di queste espressioni di presenza pubblica sono state compiute dal nostro gruppo due scelte fondamentali:

1)l’appoggio alla candidatura a Sindaco avanzata dal “Patto per Savona” al riguardo di Marco Russo (candidatura avvalorata dalla presentazione di una convincente “Agenda programmatica”);

2) l’impegno per la costruzione di una lista unitaria della sinistra e degli ambientalisti che, alla fine, sta venendo alla luce in una espressione di candidature rilevanti per presenza politica e culturale concretizzata grazie all’impegno di diversi soggetti.

In questo delicato momento appare indispensabile operare perché l’identità della coalizione e quella della lista unitaria non scivolino via all’interno di una dimensione limitata allo scambio politico e alla propaganda: adesso più che mai è necessaria quella “egemonia nei contenuti” e quell’espressione di “civismo progressista” cui ci siamo costantemente richiamati nel corso del nostro lavoro. Nel senso appena indicato può allora valere la pena riprendere alcuni testi che hanno segnato il cammino del gruppo “Il Rosso non è il Nero” nella ricerca di quelle soluzioni e di quelle scelte sulle quali ci siamo già soffermati.

Di seguito alcuni di questi passaggi con le scuse doverose per ripetizioni e lungaggini.

SAVONA 2021: APERTURA DI UN CICLO (pubblicato il 25 giugno 2020)

Il “ciclo del cemento” si era aperto, a Savona, nella prima metà degli anni’90 con la dismissione definitiva del PRIS (giudicato strumento “troppo rigido”) e il mutamento di destinazione d’uso delle aree ILVA (la cui vocazione industriale fu difesa ancora con le amministrazioni Marengo, Magliotto e Tortarolo) e poi bandiera ammainata al tempo della privatizzazione dell’OMSAV e relativo “fallimento perfetto” (copyright Bruno Lugaro). Un ciclo quello del cemento durato circa vent’anni, escludendo dal computo l’attuale amministrazione che, ricordando Fortebraccio, non può essere fatta oggetto di alcuna definizione in nessun modo: scese la giunta da una macchina, non c’era nessuno. Un’amministrazione quella attuale che non ha dimostrato di possedere alcuna vocazione rilevandosi come null’altro che una sbiadita parentesi di (auguriamocelo) transizione. Un ciclo quello del cemento che ha lasciato una città imbruttita e priva di identità.

Una Città facile preda di un uso ad interessi privati di importanti edifici che avrebbero dovuto servire alla collettività come l’ antico Ospedale.
Una Città corpo separato dal porto storico fu cuore pulsante e oggi ridotto a stazione di transito.
Una Città isolata dal suo retroterra nel frattempo trasformatosi in deserto ex-industriale, con enormi problemi di accesso per via di insuperate difficoltà infrastrutturali di cui la vicenda del disastro “Aurelia – Bis” può essere assunta come emblema.
Una Città che assiste alla spoliazione del suo Ospedale sottoposto al bombardamento di una gestione regionale tutta tesa a privatizzare la domanda di salute dei cittadini.
Una Città che ospita grandi contenitori storici inutilizzati da decenni e ha bisogno di rivisitarne l’utilizzo di altri.
Una Città che presenta ancora buchi evidenti nella struttura urbanistica, in assenza di una visione capace di delineare una “ricucitura” complessiva adeguata a tempi che richiederanno sempre più elevati standard di qualità abitativa.
Una Città le cui periferie si presentano sempre più come corpi separati e, proposito di isolamento, con il Campus universitario ancora alla ricerca di una sua possibilità di integrazione con il tessuto cittadino.
Tanti altri sarebbero gli argomenti da portare all’attenzione di tutti mentre si avvicina la scadenza elettorale del 2021: sono pochi mesi davanti a noi e sarà necessario pensarci per tempo.
Sviluppo allora un tentativo di riassumere alcune idee possibili da mettere a disposizione di quanti avessero intenzione di provare a risollevare le sorti di Savona.
Sicuramente il quadro generale non ci conforta, ben oltre il possibile esito della contesa per le imminenti elezioni regionali emergono anche problemi di quadro politico che non possono essere ignorati.
Prima ancora però di affrontare direttamente la questione della necessità di costruzione di una alleanza sociale e politica ci sarebbe da rispondere a due interrogativi che si potrebbero definire di fondo:

1) Come potrà essere possibile invertire la tendenza ad un inarrestabile declino nella drammatica situazione che, sul piano economico e sociale, si determinerà nell’autunno con il post emergenza sanitaria?

2) Come potrà accedere, presentando progetti adeguati, al flusso di denaro che si concentrerà sui temi stringenti della ricostruzione, una Città priva di banca a vocazione territoriale, senza sede dell’Autorità di sistema portuale, con la Camera di Commercio in una dimensione di “scavalco” tra tre province una delle quali nemmeno collegata territorialmente, con la Provincia ridotta ai minimi termini nel ruolo e nelle funzioni?

Le risposte non potranno essere perentorie ma soltanto indicative: la complessità delle questioni richiede uno sforzo di elaborazione che presenti come presupposto la messa a regime di lavoro le nostre migliori intelligenze. Intelligenze che vanno sensibilizzate, promosse, stimolate perché assieme si riesca a costruire una visione di futuro. L’obiettivo non potrà che essere quello dell’apertura di un nuovo ciclo, inverso a quello che fu definito del “cemento”. Non serve neppure invocare (come fu fatto in passato) una “discontinuità”. Si rende necessaria l’apertura di un libro con le pagine ancora tutte da scrivere. Non è il caso in questo momento di proporsi la stesura di un progetto compiuto, articolato nelle sue scansioni programmatiche. Basterà per ora fornire tre indicazioni di massima:

1) Appunto quella dell’apertura di un “ciclo”. E’ necessario che l’amministrazione pubblica esca dalla logica dello “scambio immediato” che ha caratterizzato negativamente questa fase politica sul piano generale. Occorre recuperare il concetto di “pensiero lungo” anche rischiando qualche limite di eccesso di anticipazione;

2) In secondo luogo la ripresa di una dimensione di comprensorialità nell’azione politica e amministrativa. In questo senso il riferimento deve collocarsi ben oltre a quello riguardante il vecchio PRIS. Un esempio concreto: il tema delle infrastrutture, stradali e ferroviarie, non potrà che riguardare il rapporto tra la Città e il Porto, compresa naturalmente la Piattaforma di Vado e non potrà non rapportarsi alla difficile possibilità di reindustrializzazione di determinate aree in Val Bormida;

3) Il terzo punto è riferito al tema del decentramento. Sono necessario strutture di decentramento sia a vocazione di aggregazione sociale sia rispetto a un recupero di dimensione amministrativa nella quale trovi spazio l’idea ,insieme, di articolazione e di unitarietà del territorio dentro a un progetto di recupero delle sue più importanti vocazioni economiche e culturali.

Detto questo, il tutto sicuramente prevede un futuro irto di difficoltà.

SAVONA 2021: APRIRE SUBITO IL CANTIERE DI UNA SINISTRA “DI UNITA’ E PROGETTO” (pubblicato il 4 dicembre 2020)

Il Comune di Savona necessita di un radicale cambio di rotta sia al riguardo dell’attuale amministrazione di centro destra sia rispetto a retaggi passati che è necessario superare innovando fortemente la qualità dell’azione politica e amministrativa. La proposta del “Patto per Savona” avanzata dal Laboratorio di idee portato avanti nel corso di questi anni per impulso, fra gli altri, di Marco Russo può rappresentare il punto di riferimento per questa necessaria aggregazione di progetto e di diverse (ma convergenti) sensibilità politiche.

Questa situazione potrà evolversi favorevolmente, anche sul piano elettorale, a condizione che si sviluppi un impegno comune tra una pluralità di soggetti. I soggetti che aspirano ad essere parte di questa alleanza debbono definire da subito, con grande impegno e attenzione, sia le coordinate progettuali sia i diversi riferimenti politici. Appare evidente la necessità di allargare al massimo il campo di iniziativa che non potrà essere limitato alle sole forze politiche: servirà un forte impatto della “savonesità”, della presenza cioè delle forze più vive e impegnate culturalmente presenti nella nostra Città.

Si tratta, infatti, di fronteggiare una non facile fase di declino, accentuata da una situazione generale molto complessa segnata, in primis, dall’emergenza sanitaria. La sinistra, quella dei soggetti politici e quella presente in attività culturali e di impegno sociale, deve attrezzarsi da subito per essere presente nella contesa che si sta preparando.

Il gruppo “Il rosso non è il nero” aveva predisposto, nelle settimane passate, un documento sintetizzato nel titolo “Unità e Progetto” contenente alcune forti indicazioni programmatiche sulle quali si è realizzata una importante adesione da parte di personalità di rilievo nella vita cittadina e nella sua storia più recente. Si tratta di rovesciare l’idea di una “città di transito” (imperniata sulle crociere) a una “città di nuovi residenti”, nuovi residenti in questo caso provvisti di un elevato standard culturale e di richiesta complessiva nelle condizioni di qualità della vita.

Come può la sinistra attrezzarsi per essere soggetto trainante di una progettualità di questo livello e componente essenziale di quella alleanza vasta cui si accennava all’inizio e che dovrebbe trovare nel “Patto per Savona” il suo collante politico, programmatico, elettorale ?

E’ evidente che non è sufficiente la semplice alleanza tra i soggetti politici strutturati esistenti: occorre costruire un vero e proprio movimento, del quale i partiti siano parte integrante, ma all’interno del quale si tratterà di trovare in diverse forme di aggregazione e anche nelle singole personalità disponibili la capacità e la forza per una ambiziosa presentazione elettorale.

Una sinistra di “unità e progetto” deve essere conscia del proprio compito di oltrepassare l’idea elettoralistica del semplice conseguimento di una rappresentanza.Una sinistra di “unità e progetto” è chiamata quindi a svolgere una funzione cruciale e un’assunzione di piena e diretta responsabilità nell’apertura per Savona di un nuovo ciclo di sviluppo in una visione alternativa rispetto al passato.

SAVONA 2021: IL TERRENO DELLA CONTESA (pubblicato il 25/7/2021)

Le prime schermaglie della futuribile campagna elettorale savonese fanno presagire un livello abbastanza particolare di scontro fra le diverse candidature e le forze politiche: lo schieramento di centro destra, infatti, sta svolgendo un tentativo di spostamento del “terreno della contesa”.

Un’intenzione che merita un minimo di approfondimento. La coalizione che teoricamente sarebbe chiamata a presentare il bilancio dell’amministrazione uscente sta cercando, infatti, di sottrarsi a questo compito e di misurare le proprie “chances” su di un’altra dimensione. E’ questa la prima anomalia che si incontra. Lo si potrebbe giudicare un maldestro tentativo di sfuggire ad una valutazione complessiva sul concreto svolto dall’amministrazione uscente, cercando di definire altrove – appunto – “il terreno della contesa” della nuova consultazione elettorale.

Il secondo fatto anomalo che si riscontra, sempre seguendo la traccia delle intenzioni (almeno fin qui apparentemente espresse) della costruenda coalizione di centro – destra, sarà rappresentato dalla possibile/probabile presentazione di una lista compresa nel perimetro del sostegno a chi sarà il candidato – Sindaco, intestata direttamente al presidente della Regione Liguria: una lista “Toti per Savona”.

L’intendimento degli esponenti del centro – destra savonese sembrerebbe chiaro: a) evitare il giudizio sull’amministrazione uscente; b) costruire la campagna elettorale su due livelli, una campagna elettorale di Serie B e un’altra di Serie A. In quella di serie B il candidato – sindaco che sarà scelto batterà la grancassa del populismo spicciolo (pulizia, rifiuti, immigrati da esorcizzare, mercato del lunedì, ecc,ecc) andando avanti con promesse a buon prezzo. Nella campagna elettorale di Serie A (finanziamenti europei, portualità, sviluppo, rapporti istituzionali, sanità, infrastrtture) ai savonesi sarà detto: votate in modo omologo all’amministrazione regionale e lì ci sarà chi si procurerà di elargirvi qualche briciola scappata dal piatto.

Così potrebbe essere riassunta la campagna elettorale del centro destra savonese: fidatevi di un bel protettorato e occupatevi delle vostre minuzie che alle grandi questioni ci penseranno da Reggia De Ferrari. E’ naturale che non si può rispondere a questo tipo di impostazione in maniera semplicistica rivendicando una sorta di campanilistico “derby”. Savona versus Genova.

Sarà il caso per quanti riterranno necessario contrastare questa pericolosa operazione di subalternità e di vera propria sudditanza extramoenia muoversi sul terreno del progetto per far sì che siano posti in maggiore evidenza alcuni elementi che già abbiamo esposto in diverse sedi ma che è il caso di rilanciare con forza:

a) quello della Città capoluogo. Dizione dal duplice significato: costruire una massa critica nei rapporti con Regione e Governo; fattore di unificazione a livello provinciale. Il destino di Savona non potrà che costruirsi fuori di Savona (smentendo Taviani che soleva sostenere che Savona ha sempre sbagliato la politica estera);

b) quello della comprensorialità ( intuizione che molti stanno cavalcando senza dimostrare di averne compreso appieno il significato). Una indicazione concreta in questo senso potrebbe essere rappresentata dalla stipula di una Alleanza Territoriale (sostitutiva della fallimentare Area di Crisi Complessa, all’interno della quale tra l’altro Savona risulta incredibilmente assente) provvista di sede istituzionale stabile (es. assessorati omologhi nei comuni partecipanti all’Alleanza) cui affidare almeno sei missioni d’intervento: infrastrutture (portuali, ferroviarie, stradali: le infrastrutture rimangono essenziali nel discorso della crescita delle possibilità di lavoro) il piano regolatore delle connessioni (affrontando a livello sovracomunale la spinosa questione del digital divide); Sanità, con il ribaltamento territoriale in stretta connessione con il sociale (recuperando una strategia socio-sanitaria) e la difesa e implementazione della realtà dei presidi esistenti; Energia: chiusa la partita del gas rimane comunque la necessità di far sì che il nostro comprensorio si ponga all’avanguardia in questo campo, ad esempio, nella produzione dell’idrogeno verde; Difesa ambientale (con la gestione delle importanti aree verdi presenti sul territorio); la questione di una presenza culturale diffusa esaltando il legame tra il campus di Legino e il territorio e la valorizzazione delle forte presenza associativa.

c) quello del federalismo municipale. Il rilancio dei quartieri non potrà avvenire (anche qui sarà necessario comunque un discorso sovracomunale) se non individuando la stabilità di una struttura istituzionale – amministrativa – tecnica e alcune missioni di fondo: rovesciamento territoriale in campo socio – sanitario (con forti elementi di gestione diretta sul territorio) e ricucitura degli “strappi urbanistici” come prime indicazioni;

d) Adeguamento della struttura interna al Comune con la ricostruzione di una struttura adeguata culturalmente e tecnicamente alle novità che avanzano a partire dalla costruzione di mansioni di giunta poste in una dimensione composta da un mix di deleghe e di progetti a termine. Flessibilità e capacità di lavoro collettivo, nell’ambito delle responsabilità assegnate al Sindaco dalla legislazione vigente, dovranno costituire le cifre per un discorso di ricostituzione per un effettivo livello di governo. Così come servirà anche un’attrezzatura organizzativa adeguata per promuovere la dimensione sovracomunale già più volte richiamata e le relazioni con gli Enti sovraordinati anche e soprattutto in funzione dell’acquisizione dei finanziamenti sui diversi piani,”in primis” quello europeo.

Franco Astengo


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