I lettori sono attivi e leggono Trucioli anche sotto l’ombrellone… meglio così… vuol dire che gli argomenti interessano e sono invogliati a scrivere…Il mio commento alla mail di Renato Ciccione sul mio reportage da Pian dei Corsi (vedi…..)
di Enrico Pelos
Ringrazio il Sig. Ciccione per l’apprezzamento al mio articolo, alle foto e per la critica costruttiva che mi dà modo di scrivere qualcosa in più su questo argomento.
Sono pienamente d’accordo con lei sul fatto che nessuno dovrebbe alterare lo stato dei luoghi e delle costruzioni. Anzi, come succede in molti casi di luoghi abbandonati, molti pensano che sia meglio che la natura con le sue piante avviluppi le costruzioni riappropriandosi dell’area, un tempo “rubata” ad essa dall’uomo, facendole scomparire in quella che poi diventa, in alcuni casi, un’“impraticabile boscaglia”.
Però una cosa è usare lo spray sulle case abitate o sul muro di un castello, altra cosa è su muri abbandonati.
Noi italiani amiamo discutere su tutto, lo vediamo giusto in questi giorni con i vaccini ed i green pass, e quindi anche su questo argomento c’è chi disapprova come lei, ed è opinione rispettabilissima, o chi invece considera queste opere e/o lavori una forma d’arte come ad esempio le opere di Bansky, considerato oggi il maggior esponente della “street art”, com’è definita questa espressione d’arte, o di altri famosi writers chiamati anche da istituzioni ufficiali e pagati per colorare certe periferie “tristi” e/o “degradate” o per trasformarle in “attrazione turistica” come ad esempio i murales di Arnasco che fanno così scoprire certi luoghi che meriterebbero di essere visitati per molte altre attrattive, ma che rimarrebbero “confinati” alla conoscenza di non molte persone.
Io ho fatto i miei complimenti perchè almeno qui c’è un tentativo di fare qualcosa di “artistico”. Questo è molto meglio che trovare invece muri di chiesette o anche di case/ville abbandonate di pregio completamente sventrati, abbattuti o anche peggio.
In questo caso nella mia descrizione mi sono attenuto alle linee generali perchè su Pian dei Corsi si potrebbe ancora scrivere più di un libro. Sull’argomento e sui legami ed intrecci con altri avvenimenti e storie sono stati scritti articoli da giornalisti esperti quali Marcello Zinola, Luciano Angelini, Maurizio Parodi, ed anche a firma dello stesso coordinatore di questo blog il giornalista Luciano Corrado, e pubblicati in numerosi articoli sui giornali nazionali La Stampa, Il Secolo XIX, Il Lavoro etc.
Io, come fotografo, sono in genere principalmente attratto dall’aspetto delle eventuali riprese dei luoghi e riporto i fatti (per le foto in alcuni casi esprimo qualche mia veduta/elaborazione personale ma questo è un altro discorso…) dei quali poi mi interessa scoprire la storia. Se le prime notizie hanno avuto poi dei riscontri interessanti da eventuali passeggiate, visite e/o sopralluoghi esprimo le sensazioni che il luogo mi ha dato.
Questo non vuol dire che io approvi o meno queste opere, anzi il motto principe di chi ama come me “(ri)scoprire” questi luoghi, e che ho fatto mio mettendolo proprio sul frontespizio del mio sito luoghiabbandonati.it è: “Take only memories. Leave nothing but footprints”, ovvero “Prendi solo i ricordi e non lasciare nulla se non le tue impronte”. Questa frase sembra sia da attribuirsi ad un grande saggio Nativo americano chiamato Chief Seattle e che sia stata pronunciata in un suo discorso del 1854. Egli era talmente considerato che la città di Seattle prese il nome da lui. In realtà sembra che queste parole siano state scritte nel 1971 da uno scrittore rimasto sconosciuto. Il fatto però che anche grandi personaggi l’abbiano poi utilizzata nei loro discorsi, dando il credito all’antico discorso, la dice lunga sul rispetto della natura e dei luoghi da parte dei Nativi ben prima di tanti ecologisti, più o meno sedicenti tali, dell’ultima ora.
Questo a significare che gli appassionati UrbEx (che sta per Urban Exploration) non alterano mai in nessun modo nessun luogo. La stragrande maggioranza di essi si limita ad esplorarlo con sensibilità, a fotografarlo se lo ritengono interessante e se è permesso, e al massimo lasciano solo le impronte sulla polvere che a volte in certi luoghi si è depositata in decenni di silenzio e dandoci quella sensazione strana, bella e impossibile, che il tempo abbia potuto in qualche modo essersi fermato.
Enrico Pelos
ALBENGA RIAPERTO PRONTO SOCCORSO MA….LETTERA DAL SEGRETARIO DEL PD
COMUNICATO STAMPA.E’ stato riaperto il Punto di Primo Intervento dell’ospedale di Albenga. Si, ma come?
Solo codici bianchi e verdi, non c’è il pediatra quindi i bambini devono andare a Pietra, non c’è l’ortopedia quindi i traumi vengono comunque reindirizzati sul Santa Corona (aimè congestionato) e non c’è ostetricia e ginecologia. Quindi donne se dovete partorire non cambia nulla, la strada da fare è fino a Savona. Conviene vi prendiate un alberghetto nella città della torretta se siete vicine alla data del parto….
Una riapertura sulle 12 ore, perché non si trova il personale né medico né infermieristico.
Vorremmo essere contenti, lo vorremmo davvero. Ma non ci riusciamo.
Caro governatore Toti, ci sembra sinceramente un contentino che non è assolutamente proporzionale alle necessità del territorio. Albenga necessita un Pronto Soccorso aperto sulle 24h che lavori in coordinamento con il DEA di Pietra Ligure ed il ritorno alla piena funzionalità di tutto l’ospedale.
Conosciamo ed apprezziamo gli sforzi del dott Prioli e del dott. Corti, ma non possiamo dimenticare che la politica sanitaria anche del nostro comprensorio fa capo alla regione Liguria, ed in particolare al governatore Toti che ha mantenuto a sé le deleghe sulla sanità.
Non possiamo dimenticare che negli ultimi sei anni la sanità ligure è stata governata dal centro destra e dalla Lega ed il dato di fatto è che, ad oggi, non esiste la minima pianificazione sanitaria territoriale per il nostro territorio.
Caro governatore, la vera domanda è: quale futuro è previsto per l’ospedale di Albenga e per il Santa Corona? Dovranno continuare a litigarsi le poche risorse in una inutile battaglia in cui perdono solo gli utenti oppure la regione intende chiarire ai cittadini quale progetto per la sanità savonese intende mettere in atto?
Per anni avete inseguito la privatizzazione degli ospedali di Albenga e Cairo e nel frattempo li avete completamente svuotati. Ora vi siete resi conto che la strada scelta era fallimentare.
Adesso serve ripristinare i servizi e destinare risorse perché alla provincia di Savona serve una chiara PIANIFICAZIONE DEI SERVIZI SANITARI
La pandemia ci ha insegnato l’importanza della capillarità territoriale dei servizi sanitari ma in regione Liguria sembra non abbiano ancora imparato la lezione
Ivano Mallarini ( Segretario circolo PD Albenga)