Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Reportage/ Qui Base di Pian dei Corsi, tra i luoghi abbandonati dell’Alta Via dei Monti Liguri. Tra artisti writers e autori di graffiti. E un fascino da film horror


Alla (ri)scoperta di luoghi abbandonati della Liguria: uno dei luoghi più “intriganti” che hanno sollecitato i desideri fotografici di molti urbex e non, c’è certamente la famosa base militare di Pian dei Corsi a Calice Ligure sulla cima di una vetta alta 1.028 m.s.l.m. e a pochi chilometri dalla costa.

Riceviamo e con piacere pubblichiamo da Renato Ciccione:
Ho letto l’articolo del giornalista Enrico Pelos inerente la base nato a pian dei corsi. Un bell’articolo, belle le foto. Ci sono stato più volte, una delle quali, avevo tentato di avvicinarmi con la macchina e una pattuglia a bordo di una jeep mi ha gentilmente riaccompagnato indietro. In effetti non ci si poteva avvicinare. Confermo il ponte radio e gli enormi generatori a 110 volts per alimentare le apparecchiature americane. Di una cosa non sono assolutamente: i writers! Nessuno e sottolineo NESSUNO può e deve manifestare questa passione togliendo al luogo, sia questo o altri o anche solo un muro, il fascino, alterandone l’aspetto e facendone perdere l’originalità. E’ come spruzzare vernici sui muri di un castello.

di Enrico Pelos reporter giornalista

Oggi gli edifici sono meta di escursionisti, bikers, camminatori e frequentatori vari ma per lungo tempo tutta l’area era interdetta ed avvolta nel mistero.

Il Piano dei Corsi è un monte sul crinale fra la valle della Bormida di Mallare a nord e la valle del torrente Porra, che sfocia nel Mar Ligure a Finale Ligure e si trova in una deviazione che si diparte dalla tappa 15 dell’Alta Via dei Monti Liguri, quella che va dal Colle del Melogno alla Colla di San Giacomo.

La sommità fu per lungo tempo una base militare americana con molti “segreti” sulla destinazione d’uso. Chi parlava di cunicoli sotterranei, di alloggiamenti di missili, (veri o presunti…), di apparecchiature e sistemi d’arma o elettronici particolari al centro di trame da vera e propria guerra fredda”.

Si vociferava anche che la base avesse anche gallerie sotterranee collegate con i monti di fronte e un accesso diretto al mare per eventuali sommergibili.

In realtà sembra ormai accertato che fosse solo un centro comunicazioni che ospitava antenne radio per i collegamenti tra le unità della sesta flotta del Mediterraneo e la Germania. E infatti poco distante c’è ancora la la pista di atterraggio per gli elicotteri e le grandi piazzole in cemento che reggevano grandi parabole trasmittenti-riceventi. L’accesso era talmente proibito che neanche le forze dell’ordine italiane potevano entrare (almeno ufficialmente).

Coloro che potevano avere accesso, ad esempio per lavori di manutenzioni, avevano dei permessi speciali con l’ordine poi di rispettare il segreto più assoluto.

La base che è stata smantellata agli inizi degli anni ’90 del secolo scorso sorgeva su precedenti postazioni risalenti alla Seconda Guerra Mondiale.

Oggi alcuni cartelli la indicano (un po’ pomposamente…) come “Wind Farm” (“Fattoria del vento”) ed infatti alcune pale eoliche sono state installate per produrre energia “pulita” a discapito però di un nuovo landscape (panorama) forse un po’ invasivo.

L’area è oggi aperta al pubblico ed ogni tanto c’è anche qualche festa più o meno autorizzata o qualche “battaglia” di appassionati di soft-air.

Tutta la zona è stata “bonificata” da vecchi macchinari come generatori, quadri elettrici, ringhiere metalliche… che potevano rivelarsi pericolose ma occorre ugualmente prestare attenzione perchè qualche situazione di pericolo, ad esempio di caduta in qualche fossa, potrebbe presentarsi all’interno di alcuni locali.

Un complimento va ai vari artisti/writers e/o autori di graffiti vari, alcuni dei quali interessanti e che rallegrano un po’ il posto che in giornate nuovolose e di temporale ha un certo fascino da film horror.

Nelle belle giornate invece i panorami spaziano sui monti circostanti con fitti boschi, fino alla costa e al mare. Poco distante un cippo commemorativo è stato messo dall’ANPI a ricordo dei gravi fatti accaduti nella notte tra l’1 e il 2 febbraio 1945 quando 11 partigiani di Calice vennero uccisi.


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