A Bruxelles l’iter della pratica per l’esposto inoltrato in merito al SIC della Piana di Rocchetta, dove i presunti reati commessi sono già stati anche ‘riconosciuti’ da parte del competente ufficio del Ministero dell’Ambiente. E’ quanto conferma Franco Zunino Segretario Generale AIW.
Cairo Montenotte: in un’area protetta europea (SIC)
distrutto un bosco ripariale lungo il Fiume Bormida con alberi secolari
Mentre il Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, ha recentemente menato vanto del suo impegno in una maggiore tutela dei SIC (Siti di Importanza Comunitaria) e di aver fatto inserire in Finanziaria 2019 ben un milione di euro a tutela degli alberi monumentali, in Comune di Cairo Montenotte, in uno di questi SIC, lungo le rive del Fiume Bormida (Oasi Faunistica e zona auspicata per un Parco Regionale o per un’Area Wilderness), per decisione del Comune un bellissimo e antico bosco ripariale con decine di alberi di Pioppo nero di un metro e più di diametro alla base e dell’età di almeno 100 anni, è stato letteralmente spazzato via!
“Desertificato” il luogo! Per farne pellet da riscaldamento, si dice, e con la scusa di mettere in sicurezza un fiume distante ben 1.300 metri dal più vicino centro abitato! L’AIW ha inviato un dettagliato esposto a tutte le autorità competenti, compreso l’ufficio UE per i SIC e la Procura della Repubblica di Savona.
Si tratta del noto SIC della Piana di Rocchetta dove il Fiume Bormida fino a poco tempo fa scorreva tra selvaggi boschi ripariali ai piedi dei noti e suggestivi grigi calanchi che, come l’immacolata piana agricola (l’ultima rimasta priva di urbanizzazioni in tutta la Valle Bormida), caratterizzano la zona. Uno dei luoghi più belli dell’intera Val Bormida è stato trasformato in un deserto di enormi ceppaie! E poi sono proprio i Sindaci che vorrebbero puntare sul turismo verde per risollevare l’economia di questa vallata! Lo stesso Sindaco di Cairo Montenotte in campagna elettorale aveva dichiarato di essere un amante degli alberi. Ma forse intendeva solo alberi come legname! Ora quei boschi non esistono più: spazzati via con la misera scusa di “mettere in sicurezza” il fiume! E forse in maniera non del tutta legittima. Si spera che l’esposto faccia chiarezza su questo aspetto, sebbene sia ormai inutile per riportare quel luogo al suo antico stato naturale che le piene del fiume frenava e non già favoriva!