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Savona ha una carta vincente:
turismo culturale con ‘città dei papi’ e itinerari Rovereschi. E… quel Monte di Pietà


Grazie ai papi Sisto IV e Giulio II, Savona conobbe un generale rinnovamento artistico che andrebbe riproposto come nota distintiva della città che oggi ha bisogno anche di un rilancio turistico- culturale. Papa Sisto IV, il cui nome era Francesco, faceva parte della famiglia savonese dei Della Rovere. Dopo l’oscura parentesi di Papa Paolo II al soglio di Pietro, l’avvento del pontefice savonese fece trionfare i valori dell’umanesimo. Per la renovatio urbis, infatti, Sisto IV utilizzò l’intellighenzia degli Umanisti. Ricoprì d’incarichi Pomponio Leto e il Platina, il quale fu nominato primo prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana, caduta nel degrado. Con la bolla ad decorum militantis
ecclesiae, il 15 giugno 1475, Sisto IV ha ridato grande impulso alla biblioteca pontificia, assicurandone con atto di liberalità, l’apertura al pubblico, encomiata da tutti ed in particolari dai letterati e dagli studiosi.

di Gianfranco Barcella

Grazie ai papi Sisto IV e Giulio II, Savona conobbe un generale rinnovamento artistico che andrebbe riproposto come nota distintiva della città che oggi ha bisogno anche di un rilancio turistico- culturale. Papa Sisto IV, il cui nome era Francesco, faceva parte della famiglia savonese dei Della Rovere. Dopo l’oscura parentesi di Papa Paolo II al soglio di Pietro, l’avvento del pontefice savonese fece trionfare i valori dell’umanesimo. Per la renovatio urbis, infatti, Sisto IV utilizzò l’intellighenzia degli Umanisti. Ricoprì d’incarichi Pomponio Leto e il Platina, il quale fu nominato primo prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana, caduta nel degrado. Con la bolla ad decorum militantis ecclesiae, il 15 giugno 1475, Sisto IV ha ridato grande impulso alla biblioteca pontificia, assicurandone con atto di liberalità, l’apertura al pubblico, encomiata da tutti ed in particolari dai letterati e dagli studiosi.
Per dare impulso alle arti, inoltre, chiamò a Roma Josquin des Prez e fondò il coro della Cappella Sistina. Papa Giulio II, al secolo Giuliano della Rovere, era nipote di Francesco e sotto la guida dello zio divenne, tra l’altro, vescovo di Avignone, poi cardinale nel 1471. Fu eletto papa nel 1503. Entrambi, a Savona realizzarono numerose opere pubbliche e private di grande pregio artistico delle quali bisognerebbe avere più memoria, valorizzandole.
Cominciamo ab ovo. La primitiva cattedrale savonese, dedicata all’Assunta, si trovava sull’acropoli del Priamar con l’abside rivolta al mare. I lavori per la sua edificazione si avviarono all’inizio del IX secolo e ben presto acquisì un rilevo particolare come simbolo dell’intera città. Alla metà del XV secolo, grazie ad importanti interventi di ristrutturazione del complesso monumentale per adeguarlo alle nuove esigenze rinascimentali, raggiunse il suo aspetto definitivo che resterà inalterato per due decenni successivi.

In alto i classici rami di rovere nel palazzo del Monte di Pietà e sotto i busti di Sisto IV e Giulio II nel palazzo del Comune

Nel 1528, Savona si arrese alle truppe genovesi che avevano conquistato la città e occupato la parte più antica dell’abitato sulla collina del Priamar, dove costruirono un’imponente fortezza a presidio del porto, demolendo tutti gli edifici del nucleo abitativo originario. Anche la cattedrale del IX secolo, dapprima sconsacrata, seguì la stessa sorte. Dopo essere stata rasa al suolo, la sede vescovile passò prima alla vecchia chiesa di S. Pietro, presso la Torre del Brandale; poi per bolla di papa Paolo Paolo III, il 9 settembre 1556, fu trasferita nella chiesa dedicata a S. Francesco, il cui chiostro esiste ancora a lato dell’attuale duomo.  Tra l’anno di abbandono della vecchia cattedrale e la costruzione del nuovo edificio sacro, trascorse quasi mezzo secolo.

Nel 1585, il Comune di Savona deliberò lo stanziamento di lire 20.000 per la realizzazione del nuovo edificio. Iniziò l’edificazione per volontà del vescovo d’allora, mons. Francesco Costa, terminata nel 1605. L’interno fu progettato a tre navate, a croce latina. Il fonte battesimale è stato ricavato da un grosso capitello di marmo di Cipro di provenienza orientale. Venne portato a Savona in epoca imprecisata comunque anteriore al XII secolo. E’ lavorato a traforo, decorato con motivi familiari. E’ circondato da una balaustrina in marmo di ignoto toscano, decorato con foglie e animali. Nella volta e nei peducci della cupola vi sono affreschi eseguiti da Cesare Francesco Cognetti, con decorazioni di Giuseppe Bozzano e di Michele Canzio. Nel duomo nuovo furono trasferite importanti opere dell’età roveresca.

Tra queste ricordiamo: l’ostensorio di Sisto IV, pare commissionato dal papa per farne dono alla cattedrale di Savona, il coro ligneo che fu eseguito tra il 1509 e il 1515 e fu spostato e ricollocato nel 1603 nell’abside della muova cattedrale, ribaltato rispetto alla sua forma originaria, per assumere il nuovo andamento ad U rovesciata. Citiamo ancora il crocifisso marmoreo, costruito da Angelo De’ Modinari nel 1499. Prima era situato sulla facciata dell’antico duomo, poi trasportato al ponte dello sbarro, sulla strada del Santuario,ed ancora spostato in cima alla scalinata che porta ai cappuccini. Per sottrarlo alle intemperie, fu infine collocato nel luogo attuale. Sulla facciata di fronte del principale edificio di culto per i Savonesi vi è rappresentato Gesù; dietro la croce, la Madonna con il Bambino. La facciata è di marmo bianco di Carrara. Si accede all’interno tramite una porta del XVIII secolo.

Nel giugno del 1816 fu elevata a rango di basilica minore. Le porte laterali sono sormontate dallo stemma del Comune e da quello del Conte Tersi. All’ingresso si nota l’imponente acquasantiera donata da Giulio II. Alle pareti si trovano, tra l’altro, due grandi quadri del Cognetti raffiguranti Sisto IV che benedice la flotta in partenza contro i Turchi e Giulio II, iniziatore della basilica di San Pietro a Roma. Celebre è il raro affresco riportato dalla Chiesa di San Francesco e dedicato alla Madonna della Colonna.

Dal 1 Marzo 1601 si tramanda di padre in figlio, la storia di un miracolo, legata a questa immagine. Si narra che durante la demolizione del tempio francescano a favore dell’edificazione del duomo attuale, gli operai e il parroco don Giovanni Maria Lamberto si trovarono dinanzi al problema di dover spostare l’effige della Vergine con il pericolo che andasse distrutta. All’improvviso si accorsero che la raffigurazione della Vergine stava scivolando lungo la colonna che l’aveva ospitata fino a quel momento. Il fatto è stato vissuto come qualcosa di prodigioso e ha rafforzato, sin dal Settecento, l’attaccamento della città al culto mariano. Resta il fatto che ancora oggi nella cappella, possiamo ammirare un dipinto simmetrico i cui colori sono stati plasmati con la terra; dietro l’immagine della Madonna si intravede un drappo scuro che dà a tutta la raffigurazione un senso di movimento e leggerezza.

Ricordiamo, in ultimo, la lunetta dell’Assunta con angeli e santi E’ del XIII -XIV secolo. Era la lunetta del portale dell’antico duomo, collocato sul Priamar. L’arco è in stile gotico mentre la parte inferiore richiama lo stile romantico. E’ fatta in ardesia ed al centro raffigura la Madonna e gli apostoli.

Abbiamo detto che per circa 50 anni i Savonesi rimasero senza cattedrale; poi finalmente fu costruito l’odierno duomo, accanto al chiostro la cui pianta risale al 1425 e corrispondeva planimetricamente a quello su cui si affaccia attualmente la Cappella papale, detta Sistina. Il chiostro attuale, pur avendo la stessa forma di quello antico, ha i pilastri più tozzi e bassi. La ricostruzione risale all’intervento di Papa Sisto IV che ha determinato l’edificazione della cappella omonima. Il nuovo cortile, più arioso, fu voluto dallo stesso Pontefice per dare maggiore respiro al complesso monumentale così da coronare la cappella con un portico più degno del precedente. Tre oculi circolari che originariamente davano luce ai locali al pianterreno, si affacciano sul chiostro subito sopra le falde. Dal chiostro del vecchio convento di S.Francesco non si può non visitare la Cappella Sistina .

Per commissione di Sisto IV si iniziarono i lavori per la cappella funeraria della sua famiglia, nel 1481; nonostante il Papa avesse affidato il progetto all’architetto Baccio Portelli, fu lo scultore e architetto Giovanni d’Aria a svolgere le funzioni di capo d’opera della fabbrica ed i lavori terminarono alla fine del 1483. La Cappella quattrocentesca presentava un’anta rettangolare con volta a padiglione e un vero absidale a pianta quadrata con una cupola emisferica, raccordata da un grande arco. Con la demolizione del convento di San Francesco, la fisionomia esterna della cappella muta radicalmente; non più inglobata nella struttura del convento, ora scopre il suo fianco meridionale, lungo un lato della nuova piazza, ricavato al posto del presbiterio nella chiesa francescana. Dopo un lungo periodo, il 27 ottobre 1757, il ministro generale dei Francescani vieta l’uso della cappella per fini profani e chiede aiuto finanziario per un restauro, all’ultimo discendente della famiglia Della Rovere, Francesco Maria. L’intervento è radicale; la severa cappella funeraria ornata da decorazioni sobrie e pacate si trasforma in una chiesa barocca addobbata fastosamente e ricca di stucchi. L’aula diventa ovoidale mediante una controsoffittatura; scompaiono le antiche finestre ai lati dell’arco mentre quelle delle scarselle vengono murate. Il pavimento in pietra nera viene sostituito da lastre di ardesia e marmo, ed il sepolcro marmoreo si sposta lungo la parte sinistra dell’aula. L’ovale della controsoffittatura è occupato dall’affresco dell’Immacolata Concezione di Paolo Brusco. Proseguendo nella scoperta della civiltà umanistico-rinascimentale savonese si giunge al Monte di Pietà, uno dei più antichi d’Italia.

Fu istituito nel 1479 da Papa Sisto IV con la bolla <Ad Sacram>. Il Monte di Pietà era un istituto sorto per consentire il prestito di denaro alle classi più bisognose dietro il pegno di oggetti di valore, soprattutto per sanare la piaga dell’usura, combattuta proprio dall’ordine francescano. La sede del pio istituto fu collocata in un edificio preesistente la cui destinazione rimane ancora dubbiosa. Forse si trattava di un luogo di culto israelitico o di un banco di prestito ebreo trasformato, per volontà del papa, ad opera cristiana per i meno abbienti, in stato di necessità. All’esterno si può ammirare il portale in marmo con lunetta in ardesia, raffigurante Cristo in atteggiamento di pietà. All’interno, al secondo piano, si trova la sala degli affreschi; è a pianta trapezoidale irregolare, forse corrispondente all’antica sala del consiglio degli Uffizi del Monte. L’importante complesso di affreschi che decorano l’edificio storico, ad eccezione di quello raffigurante la Madonna di Misericordia, sono stati rinvenuti durante i lavori di restauro. Questi affreschi risultano anteriori a quello della Patrona di Savona, e realizzati probabilmente da altra mano.

A questo punto non si può non visitare la Pinacoteca Civica, nella sede di Palazzo Gavotti che si affaccia su piazza Chabrol, anch’essa ricca di importanti testimonianze del periodo roveresco savonese, costituite da sovrapporta in ardesia, sculture ed epigrafi. Fu fondata nel 1868. La prima raccolta di opere d’arte si costituì a seguito della soppressione degli ordini religiosi, per conservare le opere proveniente da conventi e nel corso dell’Ottocento si arricchì di lasciti e acquisizioni. Ebbe una provvisoria sistemazione nell’ospedale S. Paolo e trasferita nel 1901 a Palazzo Pozzobonello. Nel 1939 si sposta a Palazzo Gavotti e ancora una volta fu riaperta a Palazzo Pozzobonello il 22 ottobre 1961. A causa delle cattive condizioni di quest’ultima sede, nel 1966 è stata collocata nei locali dell’Antico Palazzo della Loggia sul Priamar, in attesa della definitiva ubicazione nel cinquecentesco palazzo Gavotti.

Le collezioni sono costituite da opere di pittura che testimoniano l’arte di Savona e da una raccolta di antiche ceramiche. Nella pinacoteca civica le opere appartengono al periodo di Sisto IV e di Giulio II e si tratta di grandi polittici su tavola, eseguiti da artisti molto significativi anche sul piano del Rinascimento Italiano. Fra questi ricordiamo: il polittico Fornari di Foppa, l’Annunciazione del maestro S. Lorenzo, il polittico del presepe con la crocifissione di Mazzone e una piccola tavola con la Vergine in Adorazione del Bambino di Luca Baudo da Novara.

Continuando il nostro itinerario alla ricerca delle testimonianza roveresche ci imbattiamo in Palazzo Pozzobonello che fu fatto erigere dall’arcivescovo di Avignone Rolando del Carretto. Conobbe il suo massimo sviluppo durante il papato di Giulio II. Inserito in una struttura articolata, nel corso del 1500 subì le sorti del declino della città, dovuto alla conquista si Savona da parte dei Genovesi. Nell’atrio si presenta un loggia con una raffinata grottesca a decorazione. E’ un tipo di ornamento fondato sulla libera interpretazione degli abbellimenti dell’età classica, in particolare della scultura.

Verso il 1500 la grottesca è influenzata dall’arabesco. Inoltre vi è anche un mausoleo roveresco i cui resti ricordano il cardinale Spinola, erede di Giulio II. La facciata è impreziosita da un importante portale marmoreo che presenta caratteri di unitarietà con candelabri molto eleganti. Nello zoccolo sono scolpite due figure: una dotata di scudo e l’altra raffigurante un leone. Giungendo al complesso della Torre del Brandale andiamo ad ammirare il Palazzo degli Anziani. A piano terra sono presenti una serie di stemmi in ardesia e delle lapidi in marmo, provenienti da chiese o palazzi demoliti . Al primo piano vi sono molti quadri, raffigurati vecchi papi e storici. Salendo le scale si arriva alla stanza dove si riuniva il Consiglio del Popolo. All’interno sono presenti mobili in legno di pregio, sculture e stemmi in marmo, affreschi sul soffitto e le finestre rientranti nel muro. Sopra la stanza degli Anziani si trova un piccolo museo contenente una collezione di ceramiche di Albisola, realizzate con la tecnica bianco-blu. Accanto si trova la sala della biblioteca. Salendo una rampa di scale si accede alla parte sovrastante della torre che era stata troncata quando Savona cadde sotto il dominio genovese. Sul muro di quest’ultima, anche se poco visibili, vi sono gli affreschi che raffigurano gli stemmi di Savona.

Non resta che ammirare la Torre del Brandale che si trova nella piazza omonima insieme alla medioevale Torre Corsi e alla più alta Torre Riaria. Già citata nelle cronache medioevali del 1178 è sicuramente anteriore: alta 45,60 metri, venne dimezzata dai Genovesi nel 1544. Fu ripristinata e restaurata nel 1931 per iniziativa dell’Associazione: A. Campanassa che per concessione comunale, vi aveva trovato sede ideale dall’anno della sua fondazione nel 1924. anticamente denominata <Turris perforata> perché sorgente su sei, oggi due, archi ogivali che consentivano il passaggio sui quattro lati. Fu con la piazza adiacente, il principale centro della vita comunale nei secoli XIII e XIV. Al primo cornicione si trovano dodici stemmi delle varie signorie savonesi: Del Carretto, Amedeo V di Savoia, Federico II di Svevia, Enrico IV di Lussemburgo, Lodovico il Bavaro, I Visconti, Carlo D’Angiò, Campofregoso, La Repubblica di Genova, Napoleone e il Regno di Sardegna.

Sempre nella facciata in alto, è presente un pannello in maiolica, raffigurante N.S. Di Misericordia, opera commissionata a Giacomo Raimondi da <A.Campanassa>, per la sostituzione dell’affresco di Eso Peluzzi del 1931. Nella sala campanaria, la nuova campana della vittoria (Campanassa) di oltre 20 quintali, fusa nel 1531, ha sostituito la precedente che dal 1380 chiamava a raccolta i Savonesi per le più importanti funzioni religiose e civili. La torre del Brandale presenta decorazioni del XIII secolo, affreschi trecenteschi e lapidi del XVI secolo.

Alla fine della passeggiata nel centro storico di Savona raggiungo il Palazzo della Rovere che fu fatto costruire dal cardinale Giuliano della Rovere a partire dal 1495, su progetto di Giuliano da Sangallo, noto ingegnere militare, architetto, scultore e intagliatore. Figura di primo piano del suo tempo per l’intensa attività creativa, erede della tradizione brunelleschiana, diede un contributo fondamentale all’elaborazione delle forme architettoniche del ‘500. Il palazzo della Rovere ebbe una storia complessa. Passato alla famiglia Spinola, fu venduto alle Suore Clarisse che lo adibirono a convento, in seguito divenne sede della Prefettura Napoleonica.

Recentemente ha ospitato anche il tribunale. Ancora costituisce un’eccezione nel patrimonio edilizio savonese, per il suo impianto a corte, derivato dall’architettura civile toscana del tempo, ma modificato per essere inserito in un contesto caratterizzato da case a schiera. La struttura del grande cortile è ispirato agli schemi a due assi ortogonali; in realtà è presente solo quello longitudinale in quanto denota la difficoltà da parte del Sangallo ad adattare lo schema toscano al tessuto edilizio savonese. Oggi solamente la facciata testimonia l’impronta toscana che l’architetto ha voluto imprimere all’edificio; nel resto del palazzo, l’appesantimento delle colonne rilevano le significative trasformazioni, avvenute nel tempo. Nella facciata sono riscontrabili vari riferimenti alla famiglia Della Rovere: primo fra tutti, le ghiande poste nelle decorazioni dei capitelli. In un vano al piano terra, sono ancora presenti tracce degli affreschi, eseguiti da Ottavio Semino e la cappella di S. Chiara, opera seicentesca di G.B. Costanzo.

E’ significativa la decorazione della volta di accesso composta da un motivo classico ed eseguita con stucchi; la decorazione risale all’epoca del palazzo. Il periodo compreso tra la seconda metà del Quattrocento e i primi decenni del’500, è caratterizzato da un forte rinnovamento edilizio che interessa sia l’interno, sia l’esterno del palazzo savonese. All’interno, il pian terreno degli edifici viene privatizzato: le logge trecentesche non sono più utilizzate come luoghi in cui svolgere attività economiche, ma murate; vengono riconvertite in atri a cui accedere attraverso un ristretto portale. Questa trasformazione favorisce l’arricchimento decorativo di questi ambienti e quindi un’accentuazione del loro contenuto estetico che si esprime sia nei portali, sia nelle pareti rivestite parzialmente di mattonelle maiolicate o realizzate ad affresco. L’elemento architettonico nel quale meglio si fondono estetica e funzionalità è la scala. Organismo di distribuzione e di collegamento tra ambienti diversi, la scala è l’elemento architettonico di maggior interesse visivo sia per il percorso dinamico sia per i motivi decorativi. All’esterno, il rinnovamento edilizio del palazzo si evidenzia con la comparsa di numerosi portali che arricchiscono gli ingressi delle abitazioni del ceto medio- alto savonese. I portali sono realizzati talora in marmo bianco e più spesso in pietra nera e ripropongono un ricco repertorio decorativo.

Gianfranco Barcella

 


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G.F. Barcella

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