Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Villar, la Pro Loco invita a Ciciufestival


La Pro loco di Villar nel prossimo week end organizza la  nona edizione di  Ciciufestival la libera scelta di vivere in un bel posto all’aria aperta alla scoperta di fenomeni naturali, storie e leggende e, per chi desidera fermarsi a dormire, venerdì e sabato verranno delimitate aree campeggio per tende e camper, in prossimità della Riserva dei Ciciu.

Ouverture” della manifestazione venerdì 14 con la Ciciu Walk camminata / corsa a carattere ludico motorio di 6 km con partenza dalla Riserva naturale dei Ciciu e percorso misto (asfalto sterrato) per le vie del comune e ,per i più piccoli, percorso ridotto che si snoderà interamente nella Riserva naturale. Sabato 15 Quinto raduno Ciciu Block – Riserva naturale i Ciciu del Villar e Raduno boulder di Villar San Costanzo. Dalle 19.30 sarà possibile cenare nel parco con la tipica Sagra del Saleset:

Ore 21.00 concerto. Domenica 16 Grande esposizione dimostrativa degli Antichi Mestieri con gli Amici di San Vittore Priocca, i Ciciu mercatini di artigianato e gastronomia per le vie del paese e nona Edizione del Kilometro Verticale – Manifestazione Regionale di Corsa in Montagna di 4,950 km con 1000 m di dislivello dal centro di Villar (625 m) al monte San Bernardo (1.625 m) attraverso il sentiero dedicato all’Alpinista Luca Borgoni.  Pranzo nel parco con la tipica Sagra del Saleset dalle 12.30 e poi Visite guidate nel Santuario di San Costanzo al Monte (con servizio navetta), nella Cripta e nella Cappella di S. Giorgio presso la Chiesa Parrocchiale di S.Pietro in Vincoli e alla “scoperta” del suggestivo scenario della    riserva naturale dei “ciciu”nata per proteggere un fenomeno di erosione molto particolare: le “colonne di erosione” (anche chiamate “piramidi di terra”, o “Ciciu ‘d pera”), che si ergono ai piedi del massiccio del monte San Bernardo.

Sculture morfologiche naturali, con una tipica forma di funghi, il cui cappello è costituito da un masso erratico (anche di notevoli dimensioni) ed il cui gambo è costituito da terra e pietrisco. In quest’area queste colonne di erosione prendono il nome popolare di ciciu, parola piemontese che significa pupazzo, fantoccio.

Nel 2000 è stato effettuato un censimento a cura di Alberto Costamagna, ricercatore del dipartimento di geografia fisica dell’università di Torino, durante il quale sono state contate 479 formazioni concentrate in un’area di circa 0,25 km², a volte isolate, a volte raggruppate.  Anche le dimensioni delle formazioni possono variare: l’altezza può oscillare dal mezzo metro delle più basse, fino ai 10 m di quelle più alte, anche se generalmente non supera i 2 m; il diametro del “gambo” varia tra 1 e 7 m(generalmente intorno ai 3 m), mentre quello del “cappello” può arrivare fino agli 8 m.

I “ciciu” si sono formati presumibilmente al termine dell’ultima era glaciale, in seguito allo scioglimento dei ghiacciai che portò il torrente Faussimagna (affluente di sinistra del torrente Maira) ad esondare, erodendo le pendici del monte San Bernardo e trasportando a valle un’enorme massa di detriti. Questo portò alla formazione di un conoide alluvionale costituito da un terreno rossiccio, ricco di sostanze ferrose, che costituisce i gambi degli attuali funghi di erosione.

In seguito, presumibilmente per effetto di frane e terremoti, rotolarono a valle diversi massi staccatisi dal monte San Bernardo: pietre di colore più scuro, che ricoprirono il terreno alluvionale. A poco a poco il Faussimagna ricoprì anche le pietre scure, fino a quando, per effetto dei violenti movimenti tettonici avvenuti durante il Pleistocene superiore, il terreno subì un improvviso innalzamento, e il fiume si ritrovò a scorrere più in basso.

San-Costanzo-al-Monte-

Iniziò quindi ad erodere il terreno, riportando alla luce i sassi che aveva ricoperto, arrotondandoli e levigandoli a poco a poco.

Allo stesso modo il terreno subì l’azione erosiva degli agenti atmosferici: ma mentre il terreno poco coerente del versante della montagna venne portato via facilmente, i sassi fornirono una sorta di “protezione” alle colonne di terreno sottostanti, riparandoli come se fossero ombrelli. Il risultato è quello che vediamo ancora adesso, con i massi erratici sorretti da colonne di terreno…:

Attorno a questo fenomeno ,nei secoli, si sono sviluppate varie leggende sull’origine di queste formazioni erosive:  frutti di incantesimi oppure frutti di miracoli.  Secondo una leggenda i ciciu si formerebbero nottetempo per effetto delle masche, le streghe del folclore piemontese, oppure sarebbero delle masche trasformate in pietra, dopo un uragano che avrebbe interrotto il  rito magico di un sabba, con nefaste conseguenze.  Ma la leggenda più diffusa è quella che vuole i “ciciu” formatisi in seguito ad un miracolo di San Costanzo, un legionario romano della legione “Tebea” che, secondo la tradizione, venne martirizzato intorno all’anno 303-305 d.C., durante la persecuzione dei cristiani attuata dall’imperatore Diocleziano.           Si narra che San Costanzo fosse arrivato fino al monte San Bernardo, per sfuggire a 100 soldati romani che volevano ucciderlo; ad un tratto si voltò verso i legionari che lo schernivano e minacciavano di morte, e disse loro:  “O empi incorreggibili, o tristi dal cuore di pietra! In nome del Dio vero vi maledico. Siate pietre anche voi!”  E così si formarono i “Ciciu”. Questo, però, non bastò però a salvare il santo, che fu raggiunto da altri legionari, e ucciso sul monte San Bernardo  nel XII secolo nel luogo dell’uccisione venne costruito il santuario di San Costanzo al Monte … uno dei monumenti romanici più interessanti, e allo stesso tempo uno dei meno conosciuti, della regione.                                                          La chiesa sorge poco distante dal luogo dove era l’antica abbazia detta del Villare o di Villar San Costanzo, ricordata già nella sua Cronaca di Saluzzo da Gioffredo della Chiesa nel 1450 circa. L’abbazia di San Costanzo, il cui primo documento storico sicuramente autentico è del 1190, è ricordata nel XV secolo quale fondazione di Ariberto I, mentre, a partire dal XVII secolo, la tradizione storiografica la attribuisce ad Ariberto II (701-712).   Conforta quest’attribuzione il ritrovamento di alcuni frammenti scultorei reimpiegati nella parrocchiale del Villar e soprattutto la più ricca messe di marmi conservati nella chiesa dipendente di San Costanzo sul Monte

Distrutta dai Saraceni nel X secolo, la chiesa primitiva fu ricostruita in diverse riprese fra l’XI e il XIII secolo, e subì aggiunte anche in età posteriori, come la semplice facciata settecentesca. Il motivo di maggior interesse della chiesa è la presenza al suo interno di una cripta d’eccezionale ampiezza, che viene a costituire in pratica una ‘chiesa inferiore’ di dimensioni pari a quelle dell’aula superiore. Appena entrati, infatti, si dipartono due scale: una che sale alla chiesa, l’altra che scende alla cripta. Salendo la prima ci si trova in una vasta aula a tre navate che terminano con tre absidi. La parte anteriore – tre campate che poggiano su tozze colonne in pietra e su pilastri rettangolari.   Le colonne hanno basi e capitelli scolpiti con motivi prevalentemente geometrici. Si tratta del completamento del XIII secolo, che si innesta sulla parte orientale della chiesa, d’età precedente.

Venne infatti aggiunto nel XIII secolo un organismo di quattro campate, eccedenti quindi le tre sottostanti, di modo che l’ultima cade oltre la lunghezza della chiesa inferiore e crea una sorta di nartece interno o atrio comune ai due organismi. I restauri, eseguiti negli anni 50, riportarono il monumento ad una leggibilità sufficiente, vennero alla luce sulla parete meridionale della chiesa, all’altezza della prima campata, tracce di affreschi (storie di Adamo e Eva) datati dalla Gabrielli all’XI secolo, il che fa ritenere che a quell’epoca fossero già stati rialzati in gran parte i muri perimetrali dopo la distruzione saracena.
La parte orientale della chiesa, costruita nel XII secolo avanzato, inizia con la campata che precede il tiburio, e prosegue poi oltre il tiburio stesso con un’altra campata, il presbiterio e le tre absidi . La zona orientale invece è nettamente più antica, tanto da far ritenere possa trattarsi della cripta dell’antica chiesa distrutta dai Saraceni; nella muratura compaiono spesso elementi in cotto alternati a conci di pietra e alcune lastre scolpite che sono chiaramente databili all’VIII e IX secolo.

A San Costanzo si imposero con forza maestranze non locali che sono state da più parti identificate come lombarde, formatesi direttamente sui cantieri cruciali di Milano (in particolare Sant’Ambrogio) e di Rivolta d’Adda,. Di notevole interesse anche la serie di arcature cieche che percorre le pareti di questa cripta, poggiando su colonne addossate; lo stesso motivo si ritrova nella cripta di S. Anastasio ad Asti, datata pur essa all’VIII secolo. Esternamente la parte che presenta il maggior interesse è quella orientale, che rivela organicità di progettazione e finezza di esecuzione. Le colonnine reggono capitelli scolpiti con tratto vivace, e la linea degli archi è animata da tratti in cotto che creano un piacevole effetto cromatico. Il motivo degli archetti compare nella forma più comune sul tiburio, nel quale si aprono anche quattro finestre ad occhio. Sul fianco meridionale infine si conserva, all’altezza della campata antecedente il presbiterio, un tratto dell’antico campanile – demolito alla fine del Settecento – sopra il quale è stato innalzato un piccolo campaniletto a vela. Su quanto rimane dell’antico campanile si può osservare una decorazione con cinque archetti su lesene angolari; la fattura di questi elementi, confrontati con quelli del tiburio, appare chiaramente databile ad epoca anteriore, presumibilmente all’XI secolo …

Luciano Bona


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Luciano Bona

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