Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Alpi del Mare e Patrimonio dell’Umanità
Bocciatura e rinvio da 22 delegazioni
Ottimisti e pessimisti dopo il ‘caso Langhe’
accuse a politici e al proliferare dei vincoli


I media imperiesi nella confusione titolano: ‘Alpi del Mare’, anche se la candidatura richiesta è per ‘Alpi del Mediterraneo’. Interessa 79 Comuni di Italia e Francia, 28 nelle province di Imperia e Cuneo. Complessivamente 268.500 ettari. Il no è arrivato da osservatori dell’Unione internazionale per la Conservazione della Natura, ong che emette le raccomandazioni e la valutazione della documentazione scientifica. Ora l’obiettivo è ottenere un rinvio fino a un massimo di tre anni. Mentre Giuseppe Canavese direttore del Parco Alkpi Marittime reagisce: “Ci siamo rimasti tutti molto male, Monaco non ha altre opportunità per ottenere l’iscrizione.  Il rischio è vedere vanificato il lavoro di 15 anni che ha drenato tempo e risorse (35 mila € dalla Regione Liguria ndr). Un impegno enorme e riteniamo che da parte dei referenti scientifici  ci sia stata una lettura superficiale, non hanno capito il valore universale e avendoci richiesto integrazioni non capiamo l’iter”.

E’ notizia  fresca di cronaca della candidatura mancata a patrimonio mondiale dell’Umanità Unesco. Le terre alpine delle nostre origini, con infanzia e gioventù da transumanti , tra la Riviera del boom turistico, del cemento, delle ricchezze e delle disuguaglianze. E gli alpeggi alpini, i ‘tecci‘ in pietra per abitazione e stalle: senza luce, né acqua o servizi igienici, a non meno di due – tre ore di strada o sentieri, a piedi, attraverso i boschi, per raggiungere il  paese con le botteghe e il collegamento, via corriera, verso le vallate, le cittadine. Una storia del ‘900 con gli ultimi testimoni viventi.  Con ciò che resta del popolo montanaro stremato, privo di slancio o coraggio per ribellarsi sul modello dei coraggiosi ed indomiti pastori sardi che almeno (violenza a parte ed esecrabile) hanno tenuto banco sulla scena nazionale ed europea, messo in scacco lo Strato e le istituzioni.

Le Alpi del Mare (forse un futuro Unesco da Alpi del Mediterraneo) dove nelle due Grandi guerre si sono ‘consumate’ tragedie umane, sociali, tra miseria e sofferenze. Dove sono seguiti giorni di risveglio, quasi da ‘miracolo economico’ (tra il ‘1960 – ’80 ). Poi la maledizione,inesorabile, immane, la grande tragedia dell’abbandono e dello spopolamento in massa. Migliaia di case abbandonate e fatiscenti. La fuga alla ricerca di una vita migliore. E’ rimasta un manipolo a presidiare, sempre in attesa del secondo miracolo, da ‘Piano Marshall’ modello terzo secolo. Edifici e terre abbandonate senza valore. Il territorio interessato alla prestigiosa candidatura Unesco comprende, in meno di 70 km, cime che raggiungono un’altitudine di 3300 metri e profondità di 2500 metri sotto la superficie dell’acqua. Nel corso del 2018 c’è stata la visita del sito “Alpi del Mediterraneo” da parte delle 22 delegazioni internazionali. Se ascoltate i politici in tivù e certo giornalismo siamo nell’entroterra meraviglioso, unico, che si sposa perfettamente con l’opulenza della Riviera e bisogna essere ottimisti c’è sempre qualche ‘risveglio’, “rilancio”, ‘occasione da sfruttare appena dietro l’angolo. Prova del nove? Ascoltare e leggere i servizi dei giornalisti imperiesi che nelle vallate vanno per la maggiore, Andrea Pomati (Imperia Tv, La Stampa, Il Secolo XIX) e Milena Arnaldi (Il Secolo XIX).  Oracoli delle speranze che da tempo si concretizzano, da comodi cittadini della Riviera. Non hanno dimestichezza venale con il narcotico ? Angeli custodi delle opere di bene.

NEL  GENNAIO 2019 SCRIVEVA FRANCO ZUNINO

SEGRETARIO GENERALE DI WILDERNESS ONLUS (vedi organigramma…..)

“Rieccola la tutela ed i vincoli “pelosi” proposti dai politici, che della conservazione vera dell’ambiente e delle bellezze naturali non importa più di tanto, ed anzi credono di poter usare le parole per risolvere ogni problema, spesso solo cambiando nome alle cose; in questo caso imbambolando Comuni e cittadini sul fatto che non ci saranno vincoli, ed anzi sarà solo attrazione turistica (per far fare soldi a pochi, mentre i vincoli danneggeranno tanti!). E’ ripartita la campagna per riuscire a far riconoscere “Patrimonio Mondiale dell’Umanità” dall’UNESCO le cosiddette Alpi del Mare, tra Francia, Piemonte e Liguria (Cuneo ed Imperia). La Regione Liguria ha già stanziato 35.000 Euro solo per sostenerne la candidatura. Poi succederà come nelle Langhe dove i contadini ingannati con lo stesso metodo, ora non possono più uscire dalla trappola in cui li hanno infilati col riconoscimento di “Patrimonio dell’UNESCO” !

Stiano attenti i Comuni ed i proprietari di terreni dei 79 Comuni (28 in Italia) per un totale di 268.500 ettari e che dovrebbe definirsi “Alpi del Mediterraneo” (il che dimostra la scarsa fantasia dei politici, visto che sarebbe molto più bello “Alpi del Mare” come si definivano un tempo! Ma non si può pretendere che i politici abbiano anche fantasia poetica?). Un’area protetta che non sarà mai veramente protetta, ma che arrecherà danni infiniti ai proprietari dei terreni e agli stessi Comuni. Meglio sarebbe sottoporre a VERI vincoli ambientali le piccole parti di questa regione che veramente lo meritano (montagne, boschi e forre e valloni), lasciando perdere tutto il resto…. Se non fosse che si spera di poter così godere di lauti finanziamenti da Europa ed UNESCO, che però non finiranno MAI nelle tasche dei cittadini che subiranno i vincoli. Perché, i politici non lo dicono, ma il riconoscimento di Patrimonio UNESCO presuppone tutta una serie di vincoli, quasi sempre inutili per la salvaguardia dei luoghi che lo meriterebbero, ma molto vessatori per chi li subisce (tipo, modifiche a caseggiati o metodi di coltivazione), e senza un minimo di rimborso o contributi pubblici alle spese per rispettare le regole che vi saranno stabilite. Come abbiamo già avuto modo di scrivere in altre occasione, mica fessi gli americani che hanno acconsentito ad inserire in questa rete mondiale di aree protette SOLO aree già protette!

Murialdo, 20 Gennaio 2019, Franco Zunino

GLI SCOPI E LA VITA DELL’ASSOCIAZIONE ONLUS

L’Associazione Italiana per la Wilderness, ideata in Abruzzo da Franco Zunino, è stata fondata ad Alberese (Grosseto) nel 1985 con lo scopo di diffondere in Italia le prime conoscenze della filosofia Wilderness e del suo Concetto di conservazione, e di trovare forme per una loro concreta applicazione anche nel nostro Paese. Originatasi in America nei primi decenni del 1800 e diffusasi soprattutto nel secolo XX, fino ad allargarsi al resto del mondo, la filosofia “Wilderness” ritiene che la natura selvaggia vada conservata in quanto valore di per sé, e considera questo valore un patrimonio spirituale per l’uomo per ciò che essa suscita a livello interiore e di emotività; una filosofia ambientalista che ha le sue radici nel pensiero di Henry David Thoreau (filosofo), di Aldo Leopold (cacciatore/conservazionista) ed altri, e che è contraria all’uso di massa dell’ambiente; seppure la ricreazione fisica e spirituale sia uno dei fini della sua preservazione, e conciliabile l’uso corretto di certa parte delle risorse naturali rinnovabili.
Artefice di questa politica di tutela ambientale, sebbene ispirata dal pensiero di Henry David Thoreau ed altri filosofi ed amanti della natura, fu Aldo Leopold, personaggio tutt’ora storicamente considerato il massimo ambientalista mondiale (oltre che professore di scienze forestali e biologiche), però anche un convinto ed appassionato cacciatore, tanto da aver propugnato la prima Area Wilderness del mondo, oltre che per ragioni biologiche anche per assicurare la possibilità di potervi vivere giornate di caccia nella maniera più genuina possibile.
Scopo primario del movimento originario che di fatto diffonde questa filosofia è l’applicazione del suo Concetto di conservazione, ed il mantenimento di vaste aree naturali selvagge, che si concretizza con le cosiddette “Aree Wilderness”; aree che negli Stati Uniti d’ America dal 1964 sono state riconosciute per legge su suoli prettamente pubblici, sia all’interno che all’esterno dei Parchi e di altre analoghe aree protette. Un Concetto che ha quindi una profonda implicazione protezionistica, significando un vincolo duraturo nel tempo con il massimo di garanzie che una società liberal-democratica possa dare affinché almeno alcuni luoghi possano restare selvaggi per sempre. Un selvaggio per sempre nel senso di una loro protezione  ambientale che sia prevista più duratura possibile e che salvaguardi alcuni territori e/o luoghi dalle grandi opere antropiche e, soprattutto, dalle strade e vie di penetrazione motorizzate e/o meccanizzate,; pur assicurando un compatibile ed equilibrato utilizzo da parte dell’uomo.
Le “Aree Wilderness” italiane rappresentano pertanto una duratura salvaguardia dell’aspetto selvaggio dei luoghi nel rispetto dell’utilizzo razionale e tradizionale delle risorse naturali rinnovabili; una salvaguardia che si concilia con l’oculato uso di questi spazi da parte dell’uomo quale membro integrante ed attivo del ciclo vitale. Le “Aree Wilderness” sono anche la concretizzazione di quello che è considerato il massimo vincolo territoriale/ambientale “inventato” dall’uomo, mirante ad una tutela perpetua e di altissima concezione liberal-democratica.
L’Associazione Italiana per la Wilderness, mediante contatti con Comuni, Aziende Regionali per le Foreste, e soggetti privati, opera propositivamente affinché anche in Italia possano venire designate delle forme di “Aree Wilderness” per le finalità fin qui descritte, Aree ovviamente adattate alla situazione sociale e fondiaria del nostro Paese, e pertanto tutelate da vincoli meno severi di quelle originali americane. Ad oggi (marzo 2018) queste Aree assommano a 68, suddivise in 108 Settori e distribuite in 20 Province, tra Emilia Romagna, Campania, Liguria, Lazio, Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Piemonte, per complessivi 52.000 ettari. Ad esse vanno aggiunte altre particolari iniziative di tutela (ambienti, fenomeni naturali) per un totale di 18.000 ettari (si deve all’AIW la designazione della Riserva Naturale Regionale dell’Adelasia in Liguria e l’istituzione del nucleo iniziale del Parco Nazionale della Val Grande in Piemonte).
Le Aree Wilderness, pur essendo de facto aree protette non ancora riconosciute dall’ordinamento legislativo italiano (benché questa categoria di aree protette sia inserita nella classificazione internazionale predisposta dall’IUCN  – organismo dell’ONU che anche lo Stato italiano riconosce e sostiene), si possono dividere in due situazioni: quelle designate e/o designabili all’esterno di preesistenti aree protette sono aperte alla caccia; quelle designate all’interno di preesistenti o future aree protette sono chiuse alla caccia in virtù delle leggi vigenti.
Esse sono inserite nel “Sistema delle Aree Wilderness Italiane” istituito dall’Associazione Wilderness nel 2005, e classificate secondo il loro valore vincolistico (non sempre uniforme, per ragioni di competenza territoriale e/o volontà degli organismi designanti) e fisico-ambientale.
Questa forma di tutela dell’ambiente vista come fatto territoriale scaturisce dal rispetto delle più elevate regole della democrazia, ovvero come espressione della volontà popolare per il tramite dei Consigli Comunali liberamente eletti (o per iniziativa dei Consigli di Amministrazione di Aziende Regionali per le Foreste, nonché per libera scelta di proprietari fondiari). La scelta di tutelare i patrimoni ambientali avviene quindi non per un atto di imposizione ma per autonoma iniziativa dei proprietari dei suoli, soprattutto da parte delle comunità locali, le quali, sensibilizzate sui valori ambientali intrinseci ed unici presenti sui loro territori, ne prendono coscienza e si fanno esse stesse garanti della loro difesa. Non per nulla le Aree Wilderness fino ad oggi designate in Italia sono state approvate quasi tutte all’unanimità dai Consigli Comunali, cosa non certo consueta nelle nostre realtà locali, segno di quanto elevato sia sentito e condiviso il fine di queste iniziative.  L’associazione è affiliata all’internazionale The WILD Foundation, e si batte anche per la preservazione delle aree naturali in genere e per la salvaguardia del paesaggio, oltre che per un controllo morale sulla gestione delle aree protette e per la  protezione della fauna e della flora in via di estinzione, con un interesse particolare all’Orso bruno marsicano ed al Lupo in quanto originari simboli della stessa Associazione.

SU QUALI ELEMENTI SI BASAVA LA CANDIDATURA

Di fronte all’estrema ricchezza del suo territorio, il Parco Europeo Alpi Marittime – Mercantour è impegnato in un processo di iscrizione del territorio delle Alpi de la Méditerraneo sulla lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. La candidatura è stata presentata ufficialmente il 1° febbraio 2018.

Questa candidatura include anche altri partner:

  • Aree protette italiane e francesi: Parco Naturale del Marguareis (It), Parco delle Alpi Liguri (It), Parc départemental de la Grande Corniche, Aree Protette Francesi Natura 2000 della Communauté d’agglomération de la Riviera Française (CARF) e quelle italiane della Provincia d’Imperia, nonché due geosites a Luceram, Peille e Peillon,
  • Una parte costiera protetta dal Département 06 e il vasto dominio marino dalla baia di Villefranche-sur-Mer fino al mare al largo di Bordighera.
  • Il Département 06,
  • il Principato di Monaco,
  • il Parco Naturale Regionale della Liguria,
  • della Provincia di Imperia.

Questa candidatura è molto originale in quanto riguarda il perimetro transfrontaliero tra tre stati: Francia, Italia e Monaco. In totale, circa ottanta comuni sono coinvolti nel progetto. Offrono tutti un patrimonio geologico eccezionale.

Avviene dopo un primo posto nelle “liste provvisorie” di Francia e Italia, che è stato un primo passo essenziale nel processo di classificazione.
Una candidatura transfrontaliera…

Il sito candidati copre una superficie di 211.577 ettari transfrontalieri, sia terrestri che marini. È seriale, il che significa che consiste in una serie di siti identificati individualmente, di cui 8. La successione di questi 8 siti permette di illustrare nel modo più completo possibile il valore eccezionale di questa proprietà dal punto di vista geologico. Questo sito transfrontaliero è situato a sud della catena alpina, tra i dipartimenti delle Alpi Marittime e delle Alpi d’Alta Provenza nel sud-est della Francia e le regioni Piemonte e Liguria nell’Italia nord-occidentale. I confini del sito sono stati specificamente definiti tenendo conto, in primo luogo, del suo valore geologico, ma anche della sua integrità ambientale e dei suoi livelli di protezione e gestione.
Concentrata sull’eccezionale valore geologico del territorio delle Alpi del Mediterraneo

Questo progetto si basa essenzialmente sull’altissima originalità geologica di questo territorio, che testimonia la successione, unica al mondo, di tre cicli successivi e sovrapposti di evoluzione geologica. Questa singolare evoluzione geologica, che ha visto nella sua ultima fase la divisione della catena alpina in un piccolo spazio oceanico, il Mediterraneo occidentale, ha avuto un notevole impatto sulla diversità dei paesaggi, la biodiversità e l’endemismo di molte specie animali e vegetali. Il territorio interessato comprende, in meno di 70 km, cime che raggiungono un’altitudine di 3300 metri e profondità di 2500 metri sotto la superficie dell’acqua.

Le “Alpi del Mediterraneo” offrono così una testimonianza unica della storia geologica del pianeta. Questa singolarità spiega anche la diversità paesaggistica, faunistica e floristica di questo spazio naturale, anche se questi elementi particolari non sono direttamente presi in considerazione nella nomina.

Per difendere questo progetto ad alto valore aggiunto per tutti i territori interessati, molte persone di buona volontà sono venute a sostenere e assistere nella preparazione del dossier di candidatura. Tutte le forze di questi territori, compresi gli Stati, le autorità locali, i gestori delle aree protette, le università, le aziende, i professionisti, gli amanti della natura e gli escursionisti, i residenti, gli scolari, gli artisti….. erano presenti al bando. Ci auguriamo vivamente che la vitalità e la reputazione di questi territori, già favoriti dall’esistenza di diverse aree naturali protette, siano in definitiva i principali beneficiari della più alta distinzione internazionale che una regione può sperare: il riconoscimento come patrimonio mondiale dell’UNESCO.


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