Il privato ha iniziato ad affondare i denti in maniera subdola e vigliacca, con le prime trasformazioni in Società per Azioni degli Enti di Telecomunicazioni, Energia, Trasporti e, più recentemente Poste, dando l’illusione che vi fosse un azionariato diffuso, con tetto massimo a quanto un singolo azionista potesse avere e con la cosiddetta azione d’oro in mano alla Pubblica Amministrazione. Ora, con inaudita mancanza di pudore, si trattano i Pazienti come clienti: chi più paga, meglio è servito, ignorando ogni riguardo nei confronti dell’Uomo e trasformando la professione medica, rientrante tra le professioni d’aiuto, in un’attività economica come tutte le altre.
Ad aggravare la situazione ha pure contribuito l’errata e, almeno auspicabilmente, non voluta programmazione nel numero degli esercenti le professioni sanitarie: oggi, ci ritroviamo costretti ad accorpare o financo chiudere Strutture perché mancano Medici, infermieri ed altro personale delle più varie qualifiche e quei pochi superstiti sono costretti a turni massacranti, dove lo straordinario prende il posto dell’ordinario, con il forte rischio di incorrere in errori anche gravi, a causa della tensione cui il personale è sottoposto o di banale stanchezza. Va da sé che una simile situazione spiana letteralmente la strada ai privati, i quali operano a solo scopo di lucro aziendale o di remunerazione del capitale, indipendentemente dal fatto che curino un Paziente o che fabbrichino un cuscinetto a sfere, senza alcuna connotazione etica.
Taccio ogni commento in merito all’affidamento in appalto od al declassamento delle Strutture rette da fior di professionisti, poiché i responsabili non meritano alcuna considerazione, ancorché si speri sempre in una loro conversione. Pur senza ritornare alla sovrabbondanza tipica di certi Reparti, specie di Medicina Interna, del passato, occorre provvedere a rimpolpare gli organici, prima che sia troppo tardi e si vada verso derive di stampo Statunitense, dove tutto si misura a dollari ed anche la formazione è affidata a privati, con una fin troppo ovvia conseguenza: le Strutture più ricche si accaparrano con emolumenti elevati quei Medici che hanno studiato in Università prestigiose dove le rette di frequenza sono elevate e consentono di avere finanziamenti adeguati.
La Liguria è, certamente, una Regione turistica, ma arrivare al punto di pensare ad un turismo sanitario è pazzia pura: come si può pensare di assicurare guadagni all’indotto (in primis, alberghi e società immobiliari specializzate nell’affitto) speculando sulla necessità di curarsi ? Nell’articolo (vedi……), si parla addirittura di economia d’argento: anziché trattare con il rispetto dovuto a delle persone potenzialmente fragili, si pensa a fiutare gli affari e gli interessi economici che possono esservi sottesi.
Mai come oggi, homo homini lupus.
Roberto Borri*
*medico e ingegnere