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Paracadutisti Savona: la Folgore, Terracciano padre e figlio. Storia ‘gloriosa’ di una sezione ‘silenziosa’. In questura i ‘segreti’ di Lanza


Sezione paracadutisti di Savona, mezzo secolo di storia ai più sconosciuta. L’incontro a Savona di alcuni paracadutisti savonesi, reduci dal conflitto, con il contemporaneo formarsi a livello nazionale delle prime Sezioni, hanno fatto sì che, anche nella città capoluogo di provincia, si costituisse la Sezione. Con gli uomini della Folgore. La Brigata paracadutisti “Folgore” è l’unica grande unità aviotrasportata dell’Esercito Italiano, posta alle dipendenze del Comando Forze Operative Nord.  La storia delle unità di fanteria paracadutista, in Italia, ha origine nel 1938, con la costituzione del Battaglione paracadutisti libici Fanti dell’Aria.

Primo punto d’incontro utilizzato dai fondatori, fu una famosa palestra in C.so Ricci 32B/26,  al piano interrato di un portone all’angolo prima di Via Aglietto. La palestra era dell’allora prof. Enrico Terracciano, insegnante di educazione fisica (massone Gran maestro Aggiunto del Rito Filosofico Italiano) a Savona, primo istruttore atletico dei futuri parà del 1° corso che si tenne nel 1963 ed era stato intitolato ad Edvino Dalmas, comandante, prima del Battaglione A.D.R.A immolatosi in Algeria, e poi della scuola di paracadutismo di Tradate nel lontano 1943.

Fabrizio Terraciano

Giovani entusiasti di diventare paracadutisti  – si legge nel sito internet – si affacciavano alla porta della palestra, ove si s’insegnava la capovolta  e si preparavano i futuri parà al grande evento“. Ricorda Giancarlo Buraggi: “Nei lontani 1963 / 66 ai tempi di Massimo Traversa presidente, figlio di Giorgio YvesFabrizio Terracciano  (indiziato e prosciolto per le Bombe di Savona del 1973- ’74 ndr) ero socio della sezione, poi per lavoro mi ero trasferito in Sardegna. Per molti anni ho mantenuto rapporti stretti con Carlo Pisanu e Andrea Lamberti, Carlo in particolare venne a trovarmi diverse volte in Sardegna”.

Storia della sezione di Savona- E’ dedicata alla M.A.V.M.  Tenente paracadutista Bruno De Camillis “ Leone della Folgore”. “Ultimo Colpo”. Dopo aver superato  l’addestramento prelancistico ed aver conseguito il brevetto di paracadutista, come gli altri commilitoni, anziché venire impiegato nell’aviolancio su Malta lo sarà nelle sabbie del deserto di El Alamein.
Nell’ambito di quella battaglia gli viene conferita la Medaglia d’Argento al Valore Militare e precedentemente rifiuta quella d’oro affinchè sia assegnata ad un suo commilitone morto in uno scontro. Quando giunge alla “FOLGORE” l’ordine di ripiegare per impedire  di venire aggirati dagli inglesi, il tenente Bruno De Camillis inquadrato nel Raggruppamento Camosso riceve l’ordine, insieme ad altri 300, di coprire il ripiegamento fino ad esaurimento delle munizioni. Durante questa operazione di copertura perde il suo Comandante  e a seguire tutti i serventi del pezzo 47/32, ma non  la volontà di lottare, fino a quando con l’ultimo colpo rimasto arma il pezzo, mira e centra un mezzo nemico, guadagnandosi un’altra Medaglia d’Argento al Valore Militare e l’appellativo che lo contraddistinguerà “ULTIMO COLPO”

Yves Giorgio Traversa, allora primo presidente della fondata Sezione di Savona affiancato dal suo compagno d’armi Vittorio Adorni, di Celle Ligure, con il prof. Enrico Terracciano e  Carlo Bigatto, anch’egli reduce della Folgore del 43/44, si prodigava alla preparazione tecnica e fisica dei giovani savonesi, con sessioni di palestra, corse, superamenti ostacoli e soprattutto lezioni teoriche.

Alcuni dei quei ragazzi savonesi che parteciparono al 1° Corso del 1963: Roberto Furia, in seguito prestò servizio di leva nella Folgore, per poi entrare nella Polizia Municipale di Savona, e quindi Volontario Croce Rossa. Fabrizio Terracciano, figlio del Prof. Terracciano, Luigi Guarena oggi volontario della protezione civile, Andrea Lamberti che continuò l’attività lancistica, sia in Italia che in Francia,  Zambolin. E ancora: Carlo Pisanu, don Francesco Ardissone missionario in Africa (nella foto), Carlo Gozzi, Martino Mazzei carabiniere paracadutista anch’egli reduce, Guido De Toma, Giovanni Campolo, Cesare Marciante, Piero Rossi. Infine Pierantonio Jacchetti speaker ufficiale di tutte le  manifestazioni.

L’album dei soci racconta di Laino, Ceriana poi entrato nella Polizia Municipale, Andreina Bernat, impiegata del Comune di Savona, Giovanni Gallo, figlio dell’orefice, Agnese di Millesimo, Cappellino di Albenga, Chionetti entrato nella Folgore come ufficiale, i fratelli Paolo e Carlo Manconi. Pierino Rovani, Michele Tortorella.

Già nel 1964 l’attività lancistica  della Sezione di Savona viene svolta anche, per ragioni propagandistiche, in manifestazioni nelle varie cittadine rivierasche, vedi Albissola Mare, Pietra Ligure, Celle Ligure ed altre,  mediante  lanci vincolati ed in caduta libera con atterraggi in mare, alternati da esibizioni acrobatiche di aerei dell’aereoclub di Villanova di Albenga. L’aeroporto di quella cittadina diventa, grazie all’idea della Sezione di Savona, in quegli anni un nuovo centro di paracadutismo sportivo, un centro che raccoglie anche i parà provenienti da Genova da Torino e da ogni dove, anche dalla Francia.

Un hangar viene riservato ai paracadutisti, tavoloni per ripiegare, binocoli ed altra attrezzatura fanno da contorno alle attività di questo centro. Ricordiamo l’istruttore Paride Rava di Torino, Mario Re, i paracadutisti genovesi Rinaldo Corsiglia, Pizzimbone, i sanremesi Italo Balzaretti e Tullio Vignola, i milanesi Gianni e Roberto Mirzan fondatori dell’”Accademia di Paracadutismo”.  Viene realizzato il bersaglio per le gare di precisione, vengono organizzati stages estivi, vere full immersion, una organizzazione perfetta ed accogliente: di giorno attività lancistica, la sera, spettacoli organizzati dai parà per il divertimento anche degli abitanti di Villanova. La notte  si dormiva tutti in brande militari nella scuola del paese messa a disposizione dal Comune.

Negli anni 1965/66,la Sezione si trasferisce in Via Lichene, primo piano, l’attività di preparazione al brevetto, e di organizzazione di eventi e stage continua. Il gruppo di paracadutisti del centro di Albenga si presentano alle manifestazioni per essere premiati in una divisa sociale giacca blu, pantaloni grigi e sul taschino uno scudetto “Para Liguria”. (vedi foto)

Nel 1980 circa viene eletto presidente della Sezione di Savona il carabiniere paracadutista Martino Mazzei reduce della campagna d’Africa che vide il Primo Battaglione Reali Carabinieri Paracadutisti protagonista, nella campagna d’Africa, di atti di eroismo ad Eluet el Sael.  L’attività di preparazione a nuovi brevettati non si ferma. Con la scomparsa di Martino Mazzei, Gesualdo Cappello diviene  l’attuale presidente.

IN QUESTURA SEGRETI E RISERVATEZZA DELL’UMILE FUNZIONARIO LUIGI LANZA –

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Era il funzionario della Questura che ha vissuto fin dall’inizio gli anni bui della stagione delle bombe di Savona, della strategia della tensione. Gli anni di Pertini presidente del Senato prima e poi presidente della Repubblica, dell’attentato al portone del palazzo dove abitava il senatore Varaldo della democrazia cristiana. Fu proprio Lanza, il primo e l’unico ad essere avvertito dal giornalista Luciano Angelini di aver ricevuto a casa una telefonata anonima, dopo l’esplosione, che rivendicava l’attentato  ed indicava dove trovare la ‘miccia’. Anche in quel caso, ligio al dovere, Lanza non fece mai trapelare l’informatore. Se il dr. Cerbasi, capo di gabinetto negli anni di Lanza veniva considerato un uomo vicino ad ambienti dell’intelligence interna e che comunque non era difficile scambiarsi qualche confidenza e considerazione, Lanza, con signorilità e modestia, gentilezza, era ermetico. Impossibile, per il cronista, strappare qualcosa di più di ciò che non si sapesse. Ascoltava, qualche domanda, nessun commento che non fosse ovvio. Eppure gli stessi magistrati inquirenti, almeno quelli che hanno seguito le vicende più delicate della storia savonese, stimavano il funzionario, sapendo comunque che esercitava fino in fondo il suo compito. Così fu negli anni delle bombe e di Gladio (4 i savonesi certi), con la base militare (e atomica?) della Nato (Stati Uniti) al Melogno che ebbe infiniti strascichi polemici. Non sarà stato un agente periferico al soldo dei servizi segreti, deviati o meno, che non scoprirono, ad esempio, la presenza di Edgardo Sogno a Savona nonostante fosse ricercato dal giudice Violante, ma se sapeva custodire i segreti come ha sempre dimostrato, difficile non avesse quantomeno di collegamento, pur nella sua veste di uomo dello Stato.

Troppe volte ci siamo confrontati, basti pensare alle logge massoniche via via scoperte anche con l’ausilio della squadra mobile della questura, su direttive impartite dall’allora sostituto procuratore della Repubblica, Filippo Maffeo e successivamente del procuratore Granero che si è occupato anche di quel filone massoneria e P2. Spesso , almeno lo riteniamo con il senno del poi, fingeva di cascare dalle nuvole, lui che aveva diretto la squadra politica della questura. Che poteva contare almeno su un paio di agenti che erano soliti ‘infiltrarsi’. Il dr. Lanza ha lasciato la vita terrena senza mai essere coinvolto in un’indagine giudiziaria, si trovò, come altri dirigenti, in obiettive situazioni di difficoltà. In due circostanze dalla cassaforte del dirigente la mobile sparirono pistole e in un altra circostanza denaro e forse stupefacenti. Il mistero non ebbe mai un colpevole, anche se lettere anonime, nel corso degli anni e dei pensionamenti, indicavano presunte tracce. Un ‘filone nero’.

Tutto sommato, come ha scritto Giovanni Ciolina, il dr. Lanza pur in momenti di tensione si trovava più a suo agio nell’affrontare manifestazioni, cortei, scioperi e blocchi stradali. Il suo buon senso e saggezza, una equidistanza che non guastava, ha fatto si che non si arrivasse mai  a degenerare. E comunque sono poche le volte che compariva da testimone, a processi, per immancabili strascichi ad interruzione del traffico stradale, in un paio di casi ferroviario. A volte basta una scintilla perchè finisse nel peggiore dei modi. Invece non accade, ovvero mai una vittima con Lanza responsabile dell’ordine pubblico sulla piazza, ad una manifestazione o al campo sportivo. Se ne è andato da servitore e portandosi dietro più di un ‘mistero’ di storia savonese dell’ultimo mezzo secolo. (l.c.)

 

 

 

 


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