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Sanremo, il triste declino di Via Volta! Ma non rivelate il clamoroso scoop di via Morta


Ad Alessandro Volta, nato a Como il 18 febbraio 1745 e morto nella sua città natale il 5 marzo 1827, il mondo deve riconoscenza per essere stato il padre della pila, o batteria. Volta fu un sognatore, visionario, autodidatta al punto che sognò di inventare la pila avendo a disposizione pochissime conoscenze e ancor meno mezzi; ciò conferisce alla sua invenzione un valore immenso.

La realizzazione di via Volta, con la denominazione di via Francia, fu deliberata dal consiglio comunale di Sanremo, nel giugno del 1872, sotto l’amministrazione del sindaco Giuseppe Corradi, nell’ambito del piano urbanistico predisposto dall’ingegnere Innocenzo Bonfante (da Storia di Sanremo di Andrea Gandolfo, Sanremo: Colombo stampa 2000).

Negli anni trenta del secolo scorso, il regime fascista scelse di ricordare l’inventore della pila sostituendo l’originale denominazione via Francia con via Alessandro Volta. L’allora podestà Giovanni Guidi, portando a termine il progetto abbozzato nel 1929 dal podestà Pietro Agosti, inaugurò nel 1935 il grande edificio delle scuole comunali. Le differenti caratteristiche degli immobili, liberty o datati sul lato verso mare e post bellici a monte, testimoniano la lentezza della crescita di Via Volta che ebbe, nel primo dopo guerra, un discreto sviluppo restando però né centrale né periferica.

Da poco meno di vent’anni via Volta ha iniziato un triste declino; declino testimoniato da alcuni negozi chiusi e indecorosi, e dai marciapiedi tra i più luridi di Sanremo. A questo proposito chiedo al responsabile del Dipartimento di Prevenzione Struttura Complessa Igiene e Sanità Pubblica, per quale irragionevole motivo cittadini e turisti devono camminare sui marciapiedi da poco irrorati o impregnati di urine canine; per quale ragione, o sragione, se un bambino cade e appoggia le manine sul suolo pubblico deve rischiare chissà quale contagio.

Si può fare qualcosa per invertire la tendenza? Credo si debba fare tutto il possibile iniziando proprio dalla pulizia. E’ mai possibile che l’umanità abbia impiegato secoli per rendere igieniche le strade, un tempo fogne a cielo aperto, e recentemente non si voglia contrastare la incivile e anti igienica abitudine-diritto di certi amici degli animali secondo il quali percorrere un centinaio di metri per accompagnare il proprio amico a quattro zampe a lordare i marciapiedi davanti agli altrui ingressi sarebbe un normale diritto acquisito.

Di primo mattino e la sera, in molti “portano fuori il cane“, si, da Corso Garibaldi in via Volta. Immaginiamo il potenziale acquirente di un alloggio che si rechi a vederne uno in Via Volta; sarà stimolato all’acquisto? I residenti e gli operatori hanno urgente bisogno, e il diritto, che i marciapiedi siano riportati e mantenuti nelle stesse condizioni di igiene e di decoro delle altre vie centrali. Inoltre è auspicabile un rilancio da parte dell’amministrazione comunale; rilancio che potrebbe iniziare segnalando, in loco, chi era e cosa fece A. Volta. Un mezzo efficace e non troppo dispendioso potrebbe essere quello di collocare una ricostruzione della pila di Volta, sulla rotonda al centro del Largo Volta.

Il Comune potrebbe incentivare le attività operanti in via Volta, o ridurre le imposte ai commercianti che volessero riaprire i numerosi negozi vuoti prevedendo stimoli speciali a chi volesse aprire negozi di prodotti elettrici; nulla favorisce il commercio meglio della concentrazione dell’offerta. In altre parole, dopo aver restituito alla Via Volta un aspetto decoroso, darle una finalità, una identità in grado di attrarre persone. Non dico di trasformare magicamente la Via Volta in rue lumier ma, quanto meno, contrastare le tenebre, il lordume e comunicare ai giovani che la batteria non è stata inventata da Duracel ma da Alessandro Volta. Che sia una via all’altezza del suo onorabile nome evitando che Via Volta, dopo 84 anni, diventi Via Morta.

Rinaldo Sartore




Pila di Alessandro Volta costituita da legno, rame e zinco. Marciapiedi in via A. Volta



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R. Sartore

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