Sabato 9 febbraio, alle 15, in Sala Rossa del Municipio, un incontro per ‘leggere la grande guerra’: l’influenza spagnola, 1918- 19. Uno sguardo infermieristico da Savona. Relatrice la dottoressa Marisa Siccardi, già direttrice del Corso di laurea infermieristica del polo universitario di La Spezia. Si parlerà di vaccinazioni come unico antidoto contro i virus e batteri nell’era moderna. La seconda lettera: perchè da Vado Ligure la lotta contro il carbone non è finita. E in tribunale è iniziato il processo contro il disastro ambientale e sanitario.
Con piacere segnalo il convegno allegato che ha come relatrice la nostra socia dott.ssa Marisa Siccardi, già direttrice del Corso di laurea in infermieristica del polo universitario di La Spezia. L’influenza spagnola, altrimenti conosciuta come la grande influenza o epidemia spagnola, fu una pandemia influenzale, insolitamente mortale, che fra il 1918 e il 1920 uccise decine di milioni di persone nel mondo, la prima delle due pandemie che coinvolgono il virus dell’influenza H1N1.In molte delle nostre famiglie è giunto l’eco della tragedia dai racconti dei nonni e dei genitori. Senza rammentare la storia della medicina e le tragedie che hanno colpito l’umanità in epoche pre -vaccinali non si può comprendere la portata delle vaccinazioni come unico antidoto contro i virus e batteri nell’era moderna.
Auguriamo quindi al convegno il miglior successo! Cordiali saluti,
Il Presidente del “Comitato Amici del San Paolo”, Giampiero Storti
“COMITATO AMICI DEL SAN PAOLO”
Soci fondatori: Giampiero Storti, Giuseppe Ratto, Giovanni Battista Siccardi, Guglielmo Marchisio, Luca Despini.
Consiglio direttivo: Presidente: Giampiero Storti, Vicepresidente, Amnon Cohen, Segretario, Giovanni Battista Siccardi, Consiglieri: Paolo Bellotti, Luca Despini, Guglielmo Marchisio, Angelo Schirru, Gabriella Voersio.
LA LOTTA CONTRO IL CARBONE NON E’ FINITA
Siamo a Savona per assistere all’inizio del processo per disastro ambientale e sanitario contro i manager della Tirreno Power – controllata della multinazionale francese Engie e dall’italiana Sorgenia – che gestivano i gruppi a carbone della centrale termoelettrica di Vado Ligure. L’impianto fu sequestrato l’11 marzo 2014, con una coraggiosa ordinanza del Tribunale di Savona, perché la Centrale a carbone, che rappresentava una minaccia immanente per la salute della popolazione locale, era gestita violando la legge (soprattutto mancava lo SME, sistema di misurazione delle emissioni). Esattamente quello che nel 2010 aveva denunciato il Presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Savona, Ugo Trucco.
Siamo a Savona perché è fondamentale sostenere e amplificare l’azione delle sei Associazioni della società civile italiana, in particolare l’associazione locale di cittadini Uniti per la Salute, che dal 2007 si sono battute contro il potenziamento dei gruppi a carbone, riconoscendo l’esistenza di effetti nocivi per la salute, a volte mortali.
Siamo a Savona per non dimenticare che cosa è stata la tragedia di Vado Ligure – una centrale a carbone attiva per decenni all’interno di un centro abitato – come se nulla fosse. Val la pena rammentare che gli effetti di quella devastazione ambientale e sanitaria continueranno a mostrarsi con nuove patologie oggi latenti e crescita ulteriore di costi sanitari.
Siamo a Savona perché la Procura della Repubblica fino alla conclusione delle indagini nel 2015 ha fatto un lavoro encomiabile e all’avanguardia a livello internazionale, utilizzando modelli ambientali ed epidemiologici che hanno svelato l’eccesso di malattie cardiovascolari e respiratorie, conseguenza di come la società gestisse l’impianto violando numerose regole, purtroppo con la connivenza di molti pubblici ufficiali. Ora è cruciale che la stessa Procura, sotto gli occhi della società civile nazionale ed internazionale, agisca con forza in questo processo e creda fino in fondo che si possa sancire un importante precedente.
Siamo a Savona perché non sono a processo i tanti amministratori pubblici locali e regionali che avevano la responsabilità di controllare l’operato dell’azienda e non sono mai intervenuti malgrado le ripetute richieste di cittadini e medici. Addirittura alti dirigenti ministeriali avrebbero aiutato ad organizzare “una porcata”, come svelato da intercettazioni imbarazzanti pubblicate sui giornali nazionali.
Siamo a Savona perché questo processo è la continuazione ideale di altri procedimenti simili, quali quelli sulla centrale di Porto Tolle, precedenti giurisprudenziali importanti per il nesso di causalità tra le emissioni di una centrale termoelettrica a carbone e gli impatti sulla salute della popolazione; è giunto il momento che ci sia giustizia per le vittime di disastri e non solo protezione per le grandi corporation ed i propri manager, che regolarmente si nascondono dietro il ricatto dei posti di lavoro; i lavoratori sono consapevoli di essere le prime vittime?
Siamo a Savona perché i gruppi della centrale a carbone sono chiusi. Ma le richieste di giustizia per quello che è stato sono sempre vive, come la volontà della popolazione locale di avere una vera bonifica delle aree ed un futuro libero da nuove opere dannose imposte per l’interesse di pochi privati (un vizio che molte amministrazioni non sembrano aver perso). Speriamo che riparlando di questa vicenda, oggi dalle aule processuali, le tante vittime di questo caso emblematico di estrattivismo ai danni di territori e popolazioni prendano coraggio e alzino la loro voce nel chiedere giustizia.
Renata Vela
A NOVEMBRE LA NOTIZIA DELL’ARCHIVIAZIONE PER OMICIDIO COLPOSO
L’accusa di omicidio colposo la Procura della Repubblica l’aveva contestata a 42 indagati. Il giudice delle indagini preliminari Francesco Meloni ha accolto la richiesta di archiviazione del Pm. Vincenzo Carusi, Tra i coinvolti gli nex sindaci di Vado e Quiliano (Carlo Giacobbe e Nicola Isetta), l’ex dirigente della Regione Liguria Gabriella Minervini, il dirigente di Palazzo Nervi Vincenzo Garesi, i vertici aziendali: Emilio macci, Stefano la Malfa, Pasquale D’Elia, Giovanni Gosio, Massimo orlandi, Mario Molinari, Andrea Mezzogori, Francesco Dini, Antonio Fioretti, Jacques Hugè, Denis Lohest, Adolfo Spaziani, Andrea Mangoni, Sergio Corso, Pietro Musolesi, Domenico Carra, Marco Ferrando, Guido Guelfi e Claudio Ravetta. L’accusa iniziale fu formulata dall’ex procuratore capo Francantionio Granero che ipotizzava un legame diretto tra le emissioni della centrale vadese e la morte di un numero non inferiore a 427 persone negli anni tra il 2000 e 2007 provocati da problemi cardio respiratori. I medici legali nominati dal PM, il dr. Roberto Testi ed il dr. Alessandro Bonsignori hanno però concluso, in scienza e coscienza, e sulla base dei dati epidemiologici a disposizione con le schede ospedaliere, che non sia possibile attribuire con certezza che ci sia un nesso di causa tra i fattori presi in esame. Chi ricorda il caso Acna, con l’inquinamento del Bormida e la strage di operai pensionati per le esalazioni tossiche, ha una conferma di quanto sia difficile provare il nesso tra causa ed effetto.