Sedici anni fa. Un venerdì sera, a Palazzo Ducale a Genova. Sotto la regia di Flavio Repetto, leader del gruppo Elah- Dufour- Novi e presidente del Cavalieri del Lavoro della Liguria. Oggi è Giovanni Novi, nominato Cavaliere del Lavoro nel 1995, ha fondato la società Burke & Novi diventando in pochi anni uno dei più importanti broker marittimi internazionali. Alla serata esponenti di spicco dell’economia con base operativa nel Basso Piemonte, ma anche del savonese. Marcellino Gavio e Fabrizio Palenzona. Tra i partecipanti il riservato Raffaello Orsero, oggi non più in vita. Finalmente la gloriosa attività industriale della famiglia ha ripreso il volo e sanato con 10 milioni una vertenza con il fisco nell’ambito dell’inchiesta su 127 milioni che sarebbero stati distratti dai bilanci (91 milioni costituivano il fido della Carige) stando ad una presunta contabilità nera scoperta dalla Finanza in una pen drive della fedele segretaria.
Fra gli ospiti c’erano Raffaello Orsero, ma anche un politico ‘dato in forte ascesa’, Alessandro Garassini ora alla presidenza di Ata, l’allora ministro Claudio Scajola, Alberto Gagliardi, Gigi Grillo, Claudio Burlando, il sindaco di Genova Beppe Pericu. Il mondo bancario ligure presente ‘ai massimi livelli: Giovanni Berneschi e Vincenzo Lorenzelli. L’industria con Vittorio Malacalza. Lo shopping con Aldo Grimaldi e Paolo Clerici. C’era Paolo Oddone (Camera di Commercio). Serata di concerto, musica, tartine e calorose strette di mano.
Una dimenticanza grave, se presente, il dr. Luciano Pasquale, da sempre simbolo del potere, dietro l’angolo, a Savona e provincia, oggi si fanno più frequenti le sue ‘missioni’ ed apparizioni nell’imperiese. Da una cena con l’estimatore amico Claudio Scajola sindaco ad un’intervista a Imperia Tv. L’ultima meglio non rivederla, peccato che uno uomo della sua caratura, forse per stanchezza, forse per le magre domande dell’intervistatore, il dr. Pasquale finisce per non dire nulla di interessante, di nuovo, se non ripetere il solito copione su alcune tematiche socio economiche, come la valorizzazione dell’enogastronomia, la bellezza del territorio, tante potenzialità da sviluppare; necessaria la coesione con progetti di largo respiro e soprattutto massima attenzione alla società dominante ed imperante dei web, della rete, dei social, della tecnologia vincente.
Peccato che né l’intervistato, nè l’intervistatore hanno potuto assistere, sarà solo un caso, alle reazioni di chi vedeva ed ascoltava da un bar di Pieve di Teco dove Imperia Tv resta e gode la popolarità di beniamina dell’informazione popolare come del resto nella vallate montane e contadine e tra le nonnine casalinghe della fascia costiera.
PAOLO EMILIO TAVIANI TRA I FONDATORI DI GLADIO
MA FINITO NEL MIRINO DEI SERVI SEGRETI DEVIATI – Vedi la stagione delle bombe a Savona, preceduta da un avvertimento- danneggiamento dell’auto di servizio parcheggiata nel garage, sorvegliato, del Viminale. Pochi giorni dopo la prima esplosione nel portone del galantuomo sen. Varaldo, Dc. Taviani tenne sempre per se il sospetto o forse convinzione. Tra l’altro era reduce di alcune dichiarazioni a proposito delle matrici terroristiche che non solo uomini Dc attribuivano ad extraparlamentari dell’estrema sinistra e che Taviani indicava invece nelle frange della destra, infiltrate da agenti del Sifar (servizi) cospiratori e destabilizzatori della democrazia. Paolo Emilio Taviani che non ha lasciato ricchezze, nè proprietà immobiliari e terriere. Viveva a Roma con la famiglia in un alloggio di 90 mq. Nessuno dei cinque figli ha seguito la politica, è dipendente statale o di enti controllati. Un figlio che, giovanissimo, aveva manifestato simpatie per le proteste di movimenti studenteschi ‘rivoluzionari’ preferì non essere di ostacolo a papà e si trasferì il Cile dove vive. Degli altri componenti della famiglia del ‘pontiere’, dell’uomo che forse fu tra i primi a parlare delle sue preoccupazioni per la discesa in campo in politica e al potere di Berlusconi (lo fece in una riunione tra militanti in una saletta di un hotel di Loano); forse era a conoscenza dei rapporti Berlusconi- Dell’Utri con esponenti mafiosi (?), il pizzo milionario che pagava per evitare attentati ai supermercati del cavaliere e rapimenti di famigliari. L’apertura in Liguria e persino nell’imperiese di sedi sponsorizzate da Dell’Utri. Ad Alassio, molti non ricordano, la prima sede di FI, come pubblicò Il Secolo XIX su una colonna, fu ad opera di un esponente da anni insediato in Riviera, considerato contiguo a famiglie di ‘ndrangheta e che solo 35 anni dopo sarà colpito da un provvedimento di confisca dei suoi beni in Riviera tra Loano, Borghetto e Boissano.
GLI ORSERO PER CHIUDERE I GUAI GIUDIZIARI HANNO PAGATO AL FISCO 10 MILIONI. L’AZIENDA E’ STATA QUOTATA IN BORSA, STA CRESCENDO COME MERITA, UNA RISORSA NEL TRISTE E DESERTO PANORAMA DEGLI INDUSTRIALI SAVONESI. IL CONTENZIOSO FISCALE SORTO PER 91 MILIONI OTTENUTI CON IL FIDO CARIGE E LA ‘DISTRAZIONE’ DI 127 MILIONI DALLE CASSE DEL GRUPPO SULLA BASE DI UNA CONTABILITA’ IN NERO SCOPERTA IN UNA PEN DRIVE DELLA SEGRETARIA DELLA SOCIETA’, CLOTILDE VALLERGA