Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Noli: forche caudine in Fondazione Bruzzone
Incredibile odissea tra burocrati e zone grigie
la sorte inedita dell’ex pensione Letizia dopo la morte di fratello e sorella e beni a Ceriale


L’ex pensione Letizia, a ponente di Noli, 10 camere, 5 con bagno, era l’unico albergo della Riviera savonese che offriva un suo stabilimento balneare (Letizia, 74 cabine) collegato da un sottopasso privato all’Aurelia. L’immobile e la spiaggia in concessione, appartenevano ad Antonio e Caterina Bruzzone, proprietari di altri beni in città (appartamenti e magazzini) e di un  mega camping, sul mare, a Ceriale: Tempo d’Estate, ora di proprietà di Franco Fresia con un importante progetto di valorizzazione dell’area. La Fondazione Bruzzone si è via via spogliata delle proprietà – non sono mancate le controversie legali con nipoti – ma l’edificio alberghiero è preda della macchina infernale della burocrazia e dell’impotenza, meno nota, della politica. Con aspetti sorprendenti, persino clamorosi, che meriterebbero la ribalta e talk show  (‘Non è l’Arena’) di Massimo Giletti o un approfondimento della squadra de La 7 di Corrado Formigli.

Nel ‘calderone’ si può trovare di tutto o quasi (non ci occupiamo, bene precisarlo, di reati), semmai dell’arena del Bel Paese dove tanti cittadini non chiedono favori, deroghe, varianti edilizie, privilegi da ‘amici degli amici’. Non vorrebbero essere schiacciati, penalizzati nei loro diritti dalle interpretazioni di leggi, direttive, rimpalli di competenze e responsabilità, attese di mesi e anni, risposte ora fumose, ora stridenti, intanto tutti tacciono. Un insulto, si direbbe se le cose stanno così, al buon senso, a chi si trova indifeso di fronte a prepotenze di dirigenti e funzionari, a quella politica incapace, inconcludente, e spesso alleata nella pratica dei bastoni tra le ruote, forte del silenzio tombale.

Se il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, galantuomo alla Pertini, seppure meno schietto e irruento, ripete che tutti si devono impegnare per rendere migliore la società, ebbene il dovere di contrastare e debellare lungaggini e arbitri borderline, scoperchiare, è compito dell’informazione, del giornalista. Alla scoperta, se ce ne fosse bisogno, di quella Liguria  ‘segreta’ o ‘secretata’ dove prevale il timore di apparire, esporsi. Magari  senza risultati. Poi è risaputo, passata la tempesta mediatica, quanto sia raro l’esercizio di memoria: ‘come sia andata a finire’.

La zona di Noli, con il complesso Le Terrazze. L’ex pensione Letizia è il piccolo edificio che si trova subito dopo la casa con le persiane azzurre

LA CRONISTORIA – La pensione Letizia è nata ristrutturando una villetta del primo ‘900. I lavori di ampliamento nel 1958 che non possono essere accomunati al ‘sacco’ della speculazione edilizia. Si pensi che il progetto originario, approvato dal Comune, prevedeva anche la realizzazione di un quarto e quinto piano ancora più spazioso, con  terrazzo panoramico. L’attività alberghiera cessa nei primi anni ’80 come documenta l’Annuario alberghi della Provincia di Savona. I fratelli Bruzzone, nolesi, non hanno mai voluto fare il passo più lungo della gamba, o meglio rischiare. E non erano ancora gli anni dei finanziamenti regionali, a pioggia, per ampliare e ristrutturare esercizi ricettivi. Negli anni ’60 i Bruzzone acquisiscono pure un campeggio sul mare a Ceriale.

LA FONDAZIONE  – Venuto a mancare Antonio, la sorella non avendo eredi diretti e non volendo, pare, lasciare beni a parenti con cui era in contrastato, scelse di dare vita, nel 2004, alla Fondazione Bruzzone, riconosciuta dal Ministero dell’Interno, mettendo a frutto  tutte le proprietà immobiliari e non (vedi spiaggia,

L’ex pensione Letizia è il primo edificio che si vede prima dei palazzoni ed ha un sottopasso diretto sulla spiaggia

campeggio).  L’atto notarile è stipulato davanti ad un notaio di Savigliano che ha anche il ruolo di presidente. Motivo della scelta fuori provincia, era tra i clienti affezionati di pensione Letizia e dello stabilimento balneare. Quando la buona clientela prenotava almeno per uno due mesi di vacanza. Per quanto si sa, la Fondazione aveva un patrimonio notevole, ma Caterina si era esposta con un paio di banche. Ed ecco che la Fondazione mette a frutto le prime vendite dopo aver ripristinato alcuni magazzini in centro città e venduti come garage. Il denaro ricavato è  destinato a ripagare i prestiti.

C’è da dire che l’immobile pensione Letizia  non era interamente di proprietà della Fondazione, al di là delle controversie legali, una parte è finito ai nipoti con una suddivisione del 50 %, parrebbe, con i Bagni ed il campeggio di Ceriale. Dopo una stima del valore si è raggiunto l’accordo – transazione che alla Fondazione rimanesse per intero la proprietà della pensione e la concessione demaniale che, dopo diversi bagnini, è ora affidata ad una famiglia di romeni. Nel contempo il campeggio Tempo d’Estate è stato acquistato dall’imprenditore  edile Franco Fresia, lo stesso che ha comprato, a Savona, gli ex cantieri Solimano e da 10 anni è bloccato tra tira e molla con l’amministrazione comunale.

L’arch. Andrea Canziani della Soprintendeza della Liguria

IL BANDO  – E’ 2010, secondo mandato del sindaco Ambrogio Repetto, quando il Comune vara un bando  per valutare le richieste di trasformazione residenziale di strutture alberghiere. La Regione, a sua volta, emana una legge alberghiera, conosciuta col nome dell’assessore Ruggeri e che raccoglie il plauso  del centro destra. La Fondazione Bruzzone incarica  un progettista per la demolizione e ricostruzione dell’edificio in disuso ed abbandonato. Esce anche la legge del Piano Casa, per aumenti volumetrici fino al 35% per edifici fino a 1500 mc.  Inizia l’iter tra Comune, Regione e Provincia. Siamo in zona vincolata sostengono tutti gli uffici pubblici all’unisono. Il ruolo di deus ex macchina lo assume, in presenza di vincoli, la Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio ligure.

L’architetto Bruno Bianco di Torino, già docente all’Urbanistica per 40 anni al Politecnico di Torino, esperienza in piani regolatori, pare dopo un’attesa di 6 mesi (c’è poco da commentare) viene ricevuto alla Soprintendenza dal dirigente arch. Andrea Canziani. Il funzionario sembrerebbe avere a cuore il fazzoletto verde ed alberato. Chiede un ‘rende-ring’. L’elaborato viene ripresentato dopo 6 mesi, ridotta la parte interrata, risistemato il verde. Ancora troppo impattante ? Il Comune non sembra affatto disposto a dare il suo benestare. Chi fa l’operazione, del resto, non può investire sapendo già di rimetterci. Ragionamento che ai funzionari e alla politica importa un fico secco, problemi vostri. Altro progetto che forse incontra il gradimento del Comune, riducendo il volume al 12% e versando, come premessa all’operazione, una cauzione.

Se in via Belvedere, se nella ristrutturazione del Castello, l’arch. Canziani si attira più di una critica, questa volta, per la villetta con ampliamento, non si fanno eccezioni che poi, vedremo, tali non sono. Anzi. Il dirigente statale  ha un solo obiettivo: “a me interessa la tutela del paesaggio”. E come la mettiamo, si potrebbe chiedere, con quel progetto (accolto) che prevedeva di costruire un muraglione alto 15 metri all’imbocco della galleria quale variante all’Aurelia ? A questo punto accetta di parlare e chiarire, per trucioli.it, l’arch. Bianco. “Ho deciso di rifare e rivedere ancora una volta il progetto, secondo le indicazioni degli interlocutori tecnici. Scopro, con immaginabile sorpresa e stupore,  che sul sito della Provincia di Savona, della Regione Liguria e del Ministero, il vincolo riguarda solo il sedime dell’Aurelia. Faccio presente la circostanza all’arch. Canziani e mi risponde che la Soprintendenza applica il vincolo fino a 100 metri dalla strada statale. Ebbene, Gazzetta Ufficiale (1956) alla mano, dimostro che la tutela riguarda il vincolo del sedime stradale,  la sistemazione di cartelli”.

PER IL COMUNE IL VINCOLO PAESAGGISTICO ESISTE – Chi non ha dubbi sul vincolo è l’ufficio tecnico del Comune di Noli. “Riformulo una richiesta scritta  sia al Comune, sia alla Soprintendenza – prosegue l’arch. Bianco– e a quel punto ritengono sia necessario chiedere il parere al Ministero competente. ” Dopo una sequenza di telefonate vane, tra un funzionario e l’altro, l’arch. Lorenza Comino, compagna di vita di Canziani, assicura il progettista che la ‘Soprintendenza sta vagliando e presto darà la risposta’. Le Fondazioni riconosciute tali dal ministero  sono vincolate da una legge del ’39. Ogni edificio pubblico o di un ente di diritto pubblico possono essere vincolati.

A Noli c’è il caso della Colonia Monzese, di interesse storico, che non può essere demolita, non può aumentare le cubature, né mutare  la sagoma esterna. E’ solo possibile  restaurare, ristrutturare all’interno con il cambio di destinazione d’uso. L’imprenditore acquirente, Dellepiane di Savona, ha versato una cauzione ed è in corso una controversia legale e giudiziaria con il Comune di Monza.

Ma per l’ex Letizia le montagne russe continuano. Pare che la Soprintendenza  non abbia mai scritto al ministero, cosa che però viene negata. Sta di fatto che la Fondazione Bruzzone da una parte riceve l’assicurazione, dall’altra smentiscono. O forse è andata smarrita negli uffici. “Siamo arrivati al  settembre 2016 – dice senza mai perdere l’amplob della pacatezza l’arch. Bianco – continuo a telefonare al ministero, ripeto che sono in attesa di conoscere l’esito dell’ultimo rende-ring, riuscire a parlare con qualcuno serve la pazienza di Giobbe. L’arch. responsabile del settore non si trova mai,  riesco a contattare una funzionaria e assicura di aver finalmente concluso la pratica e da li a qualche giorno mi invierà, per conoscenza, una e mail. Passano i giorni e non ricevo nulla, vengo informato che se ne sta occupando  il dirigente in persona”. Chi ?  Dal dirigente il dossier finisce all’Ufficio legislativo del ministero che, interpellato, risponde: “Noi non possiamo dare un parere….”.  Chi ha risposto ?  Pare una funzionaria a contratto.

Il casello di Noli e l’imbocco della vecchia ferrovia- galleria.

QUALCOSA SI MUOVE E GUARDA CHE SUCCEDE –  Torniamo nelle stanze del municipio di casa nostra.  E’ il mese di aprile . Sbuca un parere favorevole al progetto, rivisto, corretto, ridimensionato sulla base di tutte le osservazioni possibili, con riserva tuttavia. L’ufficio tecnico competente attende un ulteriore parare, questa volta  della commissione comunale del paesaggio.  Già se il vincolo non esiste di fatto, ma solo di prassi, perchè si sarebbe sempre fatto così….E la commissione escogita dal cilindro un parere che ‘vale un tesoro’:  siamo disposti a dare il nostro consenso, della commissione, purchè il soggetto attuatore ed progettista riconoscano l’esistenza del vincolo paesaggistico.  Per uno  stato di diritto va da se che il vincolo per avere valore giuridico deve essere  pubblicato e non invocato o interpretato. E’ possibile che l’architetto Canziani convocato dal giudice penale di merito per il processo ad un imputato (accusato di lavori nell’ex casello ferroviario in ‘zona  soggetta a vincolo ambientale e paesaggistico’) di fronte al fatto che il Decreto di vincolo non esiste, non è stato pubblicato, risponda. “Noi comunque l’abbiamo sempre applicato”.

LA GAZZETTA UFFICIALE – E’ martedì, 10 aprile 1956, recita il testo. “…la sede stradale della via Aurelia nel percorso compreso  nel territorio della provincia di Savona, sita nell’ambito dei  comuni di Varazze, Celle Ligure, Albisola Superiore, Albisola Marina, Savona, Bergeggi, Spotorno, Noli, Finale Ligure, Borgio Verezzi, Pietra Ligure,  Loano, Borghetto S. Spirito, Albenga, Alassio, Laigueglia , Andora….decreta fatta esclusione  delle traverse comunali in corrispondenza dei centri abitati…nei tratti di via Aurelia per una profondità di 100 metri dai due bordi stradali… verrà posto il vincolo di divieto assoluto all’apposizione di  cartelli per la pubblicità stradale in quando i tratti della via Aurelia costituiscono quadri naturali e dei punti di belvedere dai quali si gode  lo spettacolo delle bellezze panoramiche….provvedimento pubblicato…..”

E il soprintendente A. Dillon, il 13 ottobre 1956 da atto tra l’altro: “non si ritiene  necessario allegare la planimetria della zona dato che il vincolo si riferisce  esclusivamente alla sede stradale dei via Aurelia per i tratti descritti nell’avviso citato”. Nel marzo 2017 il capo dell’ufficio legislativo  scrive alla Soprintendenza di Genova. Oggetto:  vincolo paesaggistico relativo alla via Aurelia sede stradale e fasce laterali:…..di divieto  di impianti pubblicitari…e che il divieto è assoluto e non relativo….”. E aggiunge qualcosa che sa tutto di interpretativo: “… Appare peraltro evidente  che la tutela del bene protetto non può essere assicurato dal solo divieto- benchè assoluto –  di opposizione di cartelli pubblicitari, a fronte della possibile realizzazione, senza controllo, di qualsivoglia manufatto interferente la visuale protetta…. Trattandosi di vincolo d’insieme appare opportuno, alla luce delle sopravvenute modifiche normative in tema di vincoli che si addivenga  quanto prima a una disciplina d’uso, preferibilmente condivisa nel percorso della pianificazione paesaggistica”.

A parte il fatto, non proprio secondario che l’ex pensione, come emerge dalle immagini, è schiacciata tra Aurelia e la collina quasi a picco, con l’inizio della zona boschiva, resta da capire se l’interpretazione può o meno rappresentare una situazione di libero arbitrio. Come sia potuto accadere che dopo la pubblicazione del vincolo sulla Gazzetta Ufficiale si siano fatte due clamorose ed impattanti eccezioni, nell’edificazione della fascia a ridosso dell’Aurelia di Torre del Mare e del complesso edilizio Le Terrazze di Noli. Cosa è successo in quegli anni ? Perchè la confinante (a Noli) pensione Letizia quando fu ampliata (nel ’58) con vincolo già operante non è passata sotto le forche caudine di funzionari della Soprintendenza regionale ? E perchè a tutt’oggi il sito ufficiale del Ministero dei Beni delle attività culturali e del turismo non indica il ‘vincolo’. Se lo saranno dimenticati ? Ha o non ha valore probatorio ? Si tratta come avrebbe sostenuto l’arch. Comino: “...di fatto è automaticamente vincolato…..”.

La Fondazione che è stata presieduta prima dall’avv. Portera di Savigliano, ora dall’avv. Tibaudi, ha deciso nelle more di una ‘storia’ quantomeno sorprendente di vendere casa Letizia, il progetto in attesa del semaforo verde, prevede la costruzione di 15 alloggi da 40 mq ed altrettante autorimesse. Ora dovrà vedersela una società che fa capo ai fratelli Castellano, editori ed imprenditori immobiliari di Torino, che hanno già acquistato, ampliato e ristrutturato diversi edifici in Riviera, a Loano in particolare. Noli dove si invoca anche l’esistenza di  un vincolo idrogeologico e dove si ricorda l’intervento dello stesso Canziani ad un’assemblea pubblica a proposito di paesaggio ed aumento di volumi. Si discute se la zona  è considerata o meno ‘consolidata urbana’. La legge Galasso del 1985  vincola tutte le sponde con l’esclusione delle zone consolidate urbane.  Come pare pacifico nel caso in questione (Letizia). Al servizio idrogeologico ligure hanno chiesto un progetto di sistemazione di una parete rocciosa retrostante ed attigua al bosco. Può essere  una richiesta sensata tenendo conto dei precedenti della stessa Noli, ma la pretesa è che il benestare può essere dato solo producendo una fideiussione. Cioè prima ancora che l’ente Comune rilascia il nulla osta a costruire. E chi ha fatto il progetto di sistemazione della parete, l’ex presidente  dei geologi di Torino il quale, forse per la prima volta, scopre che il suo elaborato per avere efficacia deve essere coperto da ‘garanzia bancaria’.

Solo casualmente emerge, tra firme e controfirme, che il parere ministeriale porta la firma di un alto funzionario che è indagato per il suo placet al progetto nuovo stadio di Roma.

Luciano Corrado


L.Corrado

L.Corrado

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