Paolo Durand: fondatore dell’Associazione Amici del Gaslini (raccolta fondi per la ricerca); fondatore e presidente dell’Associazione italiana ricerca handicap (AIRH). Co-fondatore dell’Associazione culturale pediatri (ACP); co-fondatore del periodico “Prospettive in pediatria”; co-fondatore del periodico “Rivista italiana di pediatria”. Membro del comitato di redazione di riviste scientifiche. Fu presidente della Società italiana per gli errori congeniti del metabolismo, presidente del Consiglio direttivo della Società europea per lo studio delle malattie liposomiali, presidente della Società italiana di pediatria, presidente della Società europea di ricerca pediatrica di cui era cofondatore. E’ stato membro della Società espanola de pediatria, della Societé française de pediatrie, della Societé suisse de pediatrie, della Società italiana di genetica medica. Tra i premiati dall’Associazione “Liguri nel mondo” al XXIX congresso della Società europea di genetica medica. Nel 1995 candidato a sindaco della lista “Per Celle”: 16 cellesi, tutti più giovani di Durand, con un programma per il futuro virtuoso di Celle Ligure, ma non ebbe successo.
di Gian Luigi Bruzzone
La famiglia Durand è presente a Celle grazie al dottor Giovanni Durand, figlio di Gasparo da Porto Maurizio, giunto nel nostro paese come farmacista e rimastovi: laureato da poco sposava Beatrice Delfino, detta Bice, appartenente a buona famiglia di Ovada. Paolo Durand nasce appunto a Celle il 30 aprile 1922, figlio di Giovanni (1889-1959) e di Bice Delfino (1885-1973). Era il secondogenito, preceduto dalla sorella Angela Maria, e seguito dalla sorella Rita. La famiglia abitava in un appartamento affacciato su Piazza Sisto IV, vicino alla farmacia, poi in un caseggiato di nuova costruzione sulla Via alla Costa. Paolino ebbe come balia Rosetta Icardi, una ragazza di Cremolino la quale diverrà cellasca: per lei nutrirà sempre un’affettuosa riconoscenza. Dopo l’istruzione elementare i genitori affidarono Paolo, piuttosto vivace, al collegio di Mondovì, donde uscì col diploma di ragioniere. Codesti studi tecnico-amministrativi non andavano troppo a genio al ragazzo, cui forse pesava anche la vita di collegio e la distanza dai propri cari e dall’ambiente festoso della Celle d’allora.
L’iscrizione alla facoltà di medicina dell’Università di Genova, scelta coraggiosa poiché deludeva il desiderio paterno di diventare farmacista, attesta una scelta precisa, un indirizzo totalmente diverso dagli studi secondari. Il giovane si appassionò alle discipline mediche e rimase affascinato dalle molteplici strade del sapere aperte dinanzi a lui. Allo scoppio del secondo conflitto mondiale fu chiamato alle armi nel 12° reggimento Bersaglieri nel servizio sanitario, conseguendo il grado di sergente. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 Paolo fu partigiano nelle Langhe tra i ‘fazzoletti azzurri’, di tendenza liberale. Precisamente appartenne alla I divisione Langhe, seconda brigata ed il periodo riconosciuto abbraccia il lasso temporale I giugno 1944-7 giugno 1945. Tornato alla vita civile coronò gli studi con la laurea in medicina e chirurgia discussa il 20 luglio 1947, si specializzò in pediatria l’anno 1950 e proseguì frequentando la scuola di specializzazione in pediatria all’ospedale “Giannina Gaslini”, dov’era cappellano P. Damaso da Celle, col quale si sentirà sempre in sintonia.
Proseguendo il discorso intrapreso – per dir così – il neo specializzato restò in tale Istituto dapprima con la mansione di assistente e di aiuto del Prof. Giovanni De Toni, poi nel 1963 – previo concorso – quale direttore della terza divisione pediatrica dedicata alle malattie metaboliche. Qui approntò un laboratorio di ricerche in gastroenterologia e malattie metaboliche: il centro era l’unico in Italia dove si effettuassero diagnosi prenatali delle malattie metaboliche.
Nel frattempo aveva conseguito la libera docenza in clinica pediatrica (12 marzo 1955), la maturità alla cattedra e l’idoneità primariale. Andrà precisato che il prof. Durand amava soprattutto lavorare sul campo, ossia l’attività ospedaliera: per questo la sua carriera strettamente accademica non conoscerà un adeguato sviluppo. Fu assistente alla clinica pediatrica del ‘Gaslini” negli anni 1953-57, aiuto divisione pediatria nel 1957-59, primario divisione malattie infettive e poliomelite nel 1959-63, primario III divisione pediatria dal 1964 al 1969, direttore del laboratorio malattie metaboliche. Nel 1971 attivò il laboratorio per la diagnosi delle malattie lisosomiali, nel 1976 iniziò la diagnosi prenatale di tali malattie. La presenza all’ospedale “Gaslini” fu coronata nel 1982 con la nomina a direttore scientifico, carica tenuta fino al 1992, al compimento cioè del settantesimo anno, dopo quarantaquattro anni spesi nell’Istituto. Per il quale la gestione di Durand fu quanto mai benemerita: egli infatti contribuì “a conservare al Gaslini la posizione di istituto leader nella ricerca pediatrica nel panorama europeo. E ciò non è poco, in un’epoca in cui la competizione scientifica è così serrata”. Al 1984 risale la creazione della Scuola internazionale di scienze pediatriche.
Ma l’opera profusa nella più eccellente struttura pediatrica d’Italia non esaurì la tensione ricercatrice, le doti di coordinatore e la capacità dirigenziale del Prof. Durand. Il Prof. Luigi Gedda, chiarissimo genetista, lo chiamava a dirigere l’Istituto per la ricerca sui gemelli da lui fondato, ossia il centro di Genetica pediatrica presso l’Istituto di genetica e di gemellologia “Gregorio Mendel” in Roma; poco dopo il Prof. Adriano Bompiani, presidente dell’ospedale “Bambin Gesù” in Roma gli affidava la direzione scientifica dell’ospedale stesso. Negli anni 1984-89 fu il project leader del programma per le malattie genetiche del metabolismo della Comunità Economica Europea.
Ricercatore – Dai pochi dati testé offerti concernenti il curriculum si sarà colta la passione per la ricerca scientifica, testimoniata fra l’altro da una cospicua bibliografia, dalla collaborazione come specialista a parecchi trattati e manuali pertinenti, dalle relazioni tenute ad innumerevoli congressi di pediatria e di genetica italiani e foresti in cui era sempre invitato, giacché prestigiosa era la sua presenza ed ambita la sua competenza. Va segnalato altresì che Paolo Durand avvertì l’esigenza, se non il dovere, di partecipare ad un pubblico più ampio i risultati della ricerca, non limitandoli agli specialisti, così da aumentare la riflessione, la conoscenza, la consapevolezza e la concreta possibilità di intervenire in molte malattie.
“Nel 1958 pubblica il primo caso di intolleranza al lattosio dovuto a deficit di lattasi. Tra il 1966 e il 1969 lavora assieme alle sue collaboratrici, Carla Borrone e Giuliana Della Cella, all’individuazione di un errore congenito del metabolismo non ancora conosciuto, il difetto dell’enzima lisosomiale alfa-L-fucosidosi, malattia che assieme al Prof. M. Philippart denomina fucosidosi. Subito dopo definisce un’altra malattia, la sialidosi, aprendo il capitolo degli errori congeniti del metabolismo delle glicoproteine”. In altri termini il Durand fu un precursore nell’indagini sulla malattie del malassorbimento e sulle malattie metaboliche. E non è certo fenomeno comune aprire due strade nuove nella patologia clinica.
A livello personale il Nostro si entusiasmò per la genetica, secondo la sua stessa confidenza: “Con la Genetica ho avuto a che fare per il mio lavoro di pediatria e, col passare degli anni, il mio interesse è aumentato”, quasi paragonando l’evoluzione e la rivoluzione della genetica ad “un bel romanzo d’avventura“. In realtà “la genetica molecolare ha fatto tanti e tali progressi in quarant’anni che è possibile non rendersi conto di quanto sia giovane: è la più giovane delle scienze ed oggi è alla moda. Lo è tanto che in Francia è stato lanciato l’inchiostro miscelato con il DNA di autore in modo da impedire che le firme di personaggi che contano vengano contraffatte; a San Francisco sembra abbia successo una sinfonia che utilizza le sequenze delle basi che formano il DNA”. E ancora “Grazie alla genetica ho incontrato alcuni personaggi che hanno fatto la biologia e la medicina moderna e da essi ho ricevuto uno stampo indelebile del quale ho avvertito le conseguenze per tutta la vita. […] Alcuni sono stati miei padri intellettuali, altri i miei amici fraterni. Non sono stati soltanto grandi ricercatori, ma molti di loro sono stati in grado di vedere più in profondità non solo i problemi scientifici, ma anche i problemi umani. La ricerca in vari settori della genetica ha avuto molte applicazioni pratiche ed un ruolo essenziale nell’intendere il mondo dentro ed intorno a noi. Sono stati messi a punto, a poco a poco, tecniche utili per la diagnosi, la prevenzione e la cura delle malattie genetiche. I pediatri diagnosticano centinaia di malattie genetiche anche su poche cellule fetali, i patologi individuano delle cellule tumorali, altrimenti invisibili, mediante sonde molecolari particolarmente sensibili. Grazie alla biologia molecolare siamo riusciti ad individuare le cause genetiche non solamente di malattie rare, ma di quelle più frequenti quali l’ipertensione, determinati tumori e cardiopatie. Trattiamo l’anemia da insufficienza renale cronica con eritropoietina umana, alcuni tumori con interferone alfa umano, i nanismi con ormone della crescita umano: tutti prodotti con tecniche ricombinanti. E stiamo andando più avanti somministrando i geni come medicine nella fibrosi cistica ed in un raro gravissimo difetto immunologico congenito. Ne farò menzione in modo che chi mi legge sia informato e a sua volta informi coloro che di queste tecniche possano avere necessità di applicarle. Per tutti è necessario misurarsi sempre di più con la cultura scientifica e tecnica”.
La fama del valore scientifico era internazionale, com’è documentato dalla cooptazione a parecchie accademie e società mediche europee ed americane e dall’essere invitato quale visiting professor presso alcuni atenei californiani, tenendo lezioni e conferenze a Palo Alto, a Los Angeles e a San Diego. Del resto alcuni ambienti erano conosciuti da Durand già negli anni della formazione: per qualche tempo aveva infatti operato all’Università di Lovanio e di Bruxelles in Belgio nel 1953, a Zurigo nel 1955, a Los Angeles ed in altre città americane. Non parliamo poi della partecipazione a congressi scientifici: dovremmo stilare un catalogo prolisso. Rammento a caso la delegazione pediatrica da lui guidata a Odessa dal 10 al 18 settembre 1983.
Maestro ed organizzatore – Un’altra dote del Durand posseduta in modo cospicuo era quella organizzativa, mai disgiunta peraltro da una squisita umanità e dall’ascoltare il proprio simile, per metterlo a proprio agio. Nel rapporto coi pazienti e con i genitori dei pazienti, considerata la specializzazione pediatrica, sembrava partire da lontano, li faceva parlare: si formava in tal modo un’idea generale della persona oltre che dello stato morboso. “Collaborare con lui era una gioia dello spirito, la certezza di avere un’ottima guida, la possibilità di partecipare attivamente alla ricerca. Non c’era bambino che non meritasse la sua attenzione, non c’era momento in cui non ci stimolasse a ragionare e a discutere. Spesso preparavamo con lui casi da presentare il giovedì in aula. Possedeva le doti innate del grande ricercatore, passione per lo studio, desiderio di trovare una risposta a ciascun quesito, umanità, onestà, originalità, inventiva, immaginazione supportata dall’evidenza e dai risultati scientifici. Paolo Durand ha dato durante tutta la sua vita professionale un grande tributo alla cultura della scienza”. Così una sua illustre collega.
Un chiaro cardio-chirurgo, conosciuto a Groningen, nei Paesi bassi, alla fine degli anni Cinquanta, in occasione di un congresso dell’European club for pediatric research, fu colpito sopra tutto dalle doti dell’indipendenza e della sincerità: egli non appariva come ‘pedina’, bensì come capo-scuola, non per posa, ma per intrinseca autorevolezza ed entusiasmo evidente.
Non senza motivo il Prof. Durand formò un nutrito stuolo di allievi, lasciando in essi buon ricordo, stima, gratitudine per quanto aveva loro donato di conoscenza, di metodo, di entusiasmo, di lezione esistenziale. Ricorda, ad esempio la stessa discepola divenuta primaria al Gaslini: “Lo conobbi nel 1951 quando, al quinto anno di università, il Prof. De Toni mi accettò come studente interno e mi insegnò al reparto ‘tipo’: il capo-reparto era il Prof. Bulgarelli, il vice era il dott. Durand... per me fu una scuola di notevole spessore e stimolo”.
Un altro illustre pediatra, oggi operante in Svizzera, racconta: “Venticinque anni fa, nel 1978, Paolino mi chiamò a sé. Eravamo sulla spiaggia di Celle Ligure. Sapeva che stava frequentando il secondo anno di medicina. Mi chiese se sapevo cosa fosse un enzima. Poi mi chiese se sapessi che esistevano malattie che colpivano i bambini, causate dalla mancanza di un enzima. Mi invitò – studentello che ero! – ad assistere ad un congresso che aveva organizzato al Gaslini. Paolo guardava la gente negli occhi e vedeva dentro il cervello, il cuore. E sapeva parlare al cervello ed al cuore. Inutile dire che rimasi affascinato da questo professore che sapeva mettere la materia arida che stavo studiando in relazione con la medicina ed i bambini. Accettai l’invito. Partecipare al congresso di Paolo diede una svolta alla mia vita: decisi di studiare la pediatria e le malattie metaboliche. Quando misi piede per la prima volta al reparto di medicina III del Gaslini – il reparto di Paolo – mi invitò ad assistere ad un colloquio coi genitori di una bambina nella quale si era posto il sospetto di una malattia metabolica. I genitori erano gente semplice, venuta dal sud Italia con la speranza nel cuore. Mi ricordo ancora del mio stupore: il famoso professore parlava al padre della bambina come se fosse un suo amico, gli chiedeva della bambina, ma anche della famiglia, del suo paese. Quando si salutarono, si abbracciarono. Una grande lezione per lo studente di medicina… Nel corso degli anni ho conosciuto molti altri pediatri in Italia ed all’estero. Paolino Durand era stimato ed amato da tutti, non aveva nemici, sembrava non essere neanche toccato dall’invidia che spesso si ritrova intorno alle persone importanti. Bastava dire che ero allievo di Paolo Durand per aprire le porte. Non ho mai incontrato una persona che mi avesse detto anche una sola parola negativa su di lui. Anzi, il viso dei colleghi si apriva quando si parlava di lui”.
Quanto alle doti organizzative, senza entrare in particolari non pertinenti al discorso sintetico che ci siamo proposto, basti il richiamo al laboratorio aperto al Gaslini sopra accennato; alla spinta impressa la struttura sanitaria dell’ospedale Bambin Gesù; alla fondazione nel 1980 dell’Associazione Amici del Gaslini con lo scopo di raccogliere fondi per la ricerca; alla fondazione in quel medesimo tono di tempo dell’Associazione italiana ricerca handicap (AIRH), della quale fu anche presidente. Nel 1974 fu co-fondatore dell’Associazione culturale pediatri (ACP); co-fondatore nel 1971 del periodico “Prospettive in pediatria”; co-fondatore del periodico “Rivista italiana di pediatria”, membro del comitato di redazione di molteplici riviste scientifiche. Fu presidente della Società italiana per gli errori congeniti del metabolismo; presidente del Consiglio direttivo della Società europea per lo studio delle malattie liposomiali; presidente della Società italiana di pediatria; presidente della Società europea di ricerca pediatrica, della quale era cofondatore. Fu membro della Società espanola de pediatria, della Societé française de pediatrie, della Societé suisse de pediatrie, della Società italiana di genetica medica. Per quanto accennato, non dobbiamo dimostrare quanto l’opera sua sia cospicua e rappresenti un evidente avanzamento della disciplina pediatrica, sia a livello scientifico, sia a livello clinico, sia a livello culturale.
Candidato Sindaco di Celle Ligure – L’attaccamento a Celle, dove soleva venire quando gli impegni glie lo consentivano e dove aveva costruito una palazzina ai Bottini attorno al 1960 (in precedenza la famiglia abitava in Via alla Costa), gli fecero accettare la candidatura a sindaco nelle consultazioni elettorali della primavera 1995. La lista aveva il motto “Per Celle“ ed era composta da sedici membri (fra cui due miei cugini), tutti più giovani, alcuni assai più giovani, di Durand. Così si auto-presentava: “Per Celle raccoglie diverse esperienze personali, espressione della società civile. Siamo accomunati dalla volontà di fornire ai cittadini un riferimento sicuro e diretto, fuori da logiche di appartenenza e dipendenza partitica. Infatti la lista Per Celle è formata da persone svincolate da interessi personali di partito, prevalentemente nuove per la conduzione del comune. In base a tale principio riteniamo che sarà possibile sviluppare un dibattito chiaro e costruttivo pur nella diversità delle opinioni. Fermi del nostro costituirci in un unico gruppo sono state l’individuazione delle linee guida del programma di massima e la piena concordia su di una figura che sarà garanzia di impegno e libertà di pensiero: il prof. Paolo Durand, uomo di grande esperienza umana, professionale ed amministrativa ed indiscutibilmente mosso dall’unica volontà di migliorare ulteriormente il nostro paese e di aumentare la possibilità di fruire da parte dei turisti, che speriamo scelgano Celle non soltanto per le ferie estive, ma ma per un periodo maggiore nell’anno. Ci adoperiamo insieme perché Celle possa aspirare ad un soddisfacente rilancio turistico che permetta alla nostra comunità ed alla sua economia di veder incentivato il lavoro singolo ed imprenditoriale accompagnato da una specifica professionalità nel settore che sarà nostra cura sostenere. Ci impegneremo, quindi, per mantenere una primaria attenzione verso l’esigenza fondamentale di conservare la nostra identità culturale, migliorando, ove possibile, i servizi e le condizioni generali della normale vita delle famiglie residenti, con particolare attenzione ai giovani ed ai ragazzi, nel centro cittadino e nelle frazioni. L’indipendenza partitica ci permetterà di garantire l’interesse del cittadino, i cui diritti, aspettative ed esigenze non hanno e non avranno colore politico e graduatoria di merito, se non quella del reale bisogno…”.
Alla lista non arrise il successo, per più motivi la cui discussione esula dal nostro profilo. Rammentiamo tuttavia il complicato frangente politico ed amministrativo del paese: dopo la condanna nel 1992 del sindaco Renato Zunino, il Prefetto di Savona ne dichiarava la decadenza dalla carica e subentrava il sindaco Maria Teresa Carbone. Ma la maggioranza era spaccata ed in breve si dimise, ufficialmente a causa del piano regolatore, cui seguì il governo di un commissario prefettizio. Di fronte a tale marasma la gente era disorientata e – temo – disinformata, incapace di scegliere. Tutti i componenti della lista “Per Celle” inoltre non avevano quasi mai fatto politica, indizio di onestà, ma anche di ingenuità. Non possiamo sapere come sarebbe stata l’amministrazione, ma Durand si proponeva di portare a Celle, precisamente nell’immobile delle Colonie Milanesi, già allora dismesse, un centro di ricerca europeo: se il progetto si fosse concretizzato – né al Professore difettavano entrature e concrete possibilità – il paese non sarebbe stato più lo stesso. La mancata elezione a sindaco del Prof. Durand fu una iattura per l’avvenire di Celle, ormai boccheggiante e nella bratta. Nel contempo, se da un lato si rimpiange quanto prestigio avrebbe arrecato al paese tanto scienziato, dall’altro si è consolati perché la sua candidatura testimonia il profondo attaccamento di lui a Celle, sia nei confronti dell’ambiente naturale, sia nei confronti della comunità.
Gli ultimi anni – Gli ultimi anni non rappresentarono una vacanza, peraltro meritatissima, per il Prof. Durand. Il tempo concessoci dalla Divina Provvidenza è un dono da non sprecare, così come le doti, da partecipare al prossimo e non da custodire gelosamente per sé: lo postula la mera giustizia e lo fa intuire il buon senso. Proseguendo a coltivare gli studi prediletti, intendeva redigere alcuni volumi di divulgazione scientifica (per i motivi sopra accennati) ed una memoria, ossia storia della propria vita, purtroppo non compilata. Della monografia sulla genetica s’è accennato, rammento ora quella sul DNA, scritto con l’intento di partecipare le nuove scoperte in proposito. La difficoltà dell’operazione appare evidente ed è affrontato dall’autore nell’esordio introduttivo: “Quali spettatori, affascinati di fronte alle continue scoperte che vengono di volta in volta alla ribalta della genetica molecolare, ci siamo resi conto molte volte di trovarci di fronte al ‘mai sentito, mai visto prima’ e di come non sia facile raccontare quanto sta avvenendo. Il dilemma è un po’ come quello di Urlich ne “L’uomo senza qualità”: un uomo che vuole la verità diventa uno scienziato, un uomo che vuole libero gioco alla propria soggettività diventa magari uno scrittore, ma cosa deve fare un uomo che vuole qualcosa di intermedio tra i due? Il fare è raccontare le nuove geometrie della genetica molecolare in modo comprensibile ed intelligibile, facendo uscire i risultati delle scoperte dal chiuso dei laboratori, dove il tempo delle ricerche diventa il tempo della vita della sua qualità, dove le magie della ricerca scientifica modellano un nuovo mondo che a poco a poco si svela ai nostri occhi. Sono stati potenzialmente identificati tutti i geni delle malattie monogenetiche e sono state catalogate le loro differenti mutazioni. Disponiamo di una serie di precisi esami per diagnosticarle ed abbiamo la possibilità di prevenire un numero sempre più vasto di esse. In un tempo non lontano speriamo di poter conoscere i geni di malattie multifattoriali quali le cardiovascolari, il cancro, il diabete, l’artrite e le malattie psichiatriche. Allora sapremo di più e meglio per diagnosticarle in tempo, prevenirle e curarle, perché sarà pronto una batteria di nuove tecniche diagnostiche e di altri farmaci e vaccini grazie all’ingegneria genetica”.
La genetica molecolare sembra destinata ad essere “il volano di un futuro che stiamo già creando“, ma che “potrebbe presentarci il conto dei costi” e, per tanto, si auspica un’acconcia normativa. Tralasciando gli aspetti squisitamente scientifici rilevo la consueta umanità dell’autore, quale si coglie nel passo seguente. “Talvolta la malattia è grave ed incurabile. Ad una tale sentenza si giunge dopo una serie di esami di laboratorio e di diagnostica per immagini, vissuti dalla famiglia in uno stato di ansia con problemi emotivi e relazionali. A volte la diagnosi non è facile e ci si arriva dopo qualche tempo. Certe diagnosi possono essere disastrose se la malattia si manifesterà più avanti con gli anni senza che si conoscono cure preventive. Per comunicare simili diagnosi non è tanto importante cosa dire, è come saperlo dire. Si deve saper aiutare ad affrontare i problemi che il paziente e la famiglia incontreranno. I genitori, il gruppo familiare non sempre accettano le gravi sentenze ed a volte cercano di trovare il medico che le modifichi. Possono sorgere conflitti con il medico curante e con l’ospedale che ha contribuito ad emettere una diagnosi crudele. A volte il medico viene contestato ed i genitori si rivolgono agli specialisti; la famiglia non si rassegna, non si dà per vinta. Cominciano i viaggi della speranza...”.
Ci ha confidato un’esperta conoscitrice del Prof. Durand come leggendo il libro sembra proprio di sentirlo parlare, con la sua passione, con una sua competenza, con la sua ingenuità di persona onesta. Per venire incontro ad un più ampio ventaglio di possibili domande del lettore non specialista, l’autore tocca molte questioni allora particolarmente sentite e dibattute ancora oggi, quali la dichiarazione sul genoma umano emanata dall’Unesco nel 1997, il piano sanitario nazionale (1998-2000) i comitati etici, i servizi diagnostici di riferimento per le malattie genetiche in Italia.
Paolo Durand partecipava sempre a convegni cui era invitato e, senza cercarli, accettava premi e riconoscimenti tributatigli, come quello dell’associazione “Liguri nel mondo” nell’aprile 1997, in occasione del XXIX congresso della Società europea di genetica medica. Negli ultimi tempi si dimise dall’impressionante numero di presidenza e di incarichi: non per motivi di salute che godeva buona, ma per lasciare il posto ad altri meritevoli più giovani di lui e per potersi dedicare a progetti personali, come l’approntamento dei volumi di cui sopra. Non cessava di aggiornarsi e di approfondire la propria specializzazione, concedendosi grazie alla diminuzione degli impegni anche attività più libere. Ancora alla vigilia della tragica morte, il 22 maggio 2003, il Durand aveva partecipato alla conferenza del Prof. Francesco Indiveri del Dipartimento di medicina interna dell’Università di Genova sui rapporti fra genetica ed immunologia organizzato dall’Accademia ligure di scienze e lettere, in compagnia del neurologo dottor Adolfo Brusa, amico di una vita.
Epilogo – Il 16 aprile 1956 Paolo sposava, in Genova, Graziella Pozzi, conosciuta perché veniva ai bagni di Celle fin da bambina e Paolo era amico del fratello di lei, dalla quale avrà quattro figli: Andrea, Paola, Stefano e Chiara. Paolo Durand il pomeriggio del 23 maggio 2003, uscito dalla propria villetta au Cravieu, presso il promontorio dei Bottini, mentre attraversava la Via Aurelia per scendere al lido, fu investito da un motociclo (condotto da P.D., quarantenne di Albissola Marina, che ha patteggiato la pena a 4 mesi di reclusione ndr). Le esequie, partecipate da una folla commossa, addolorata e così numerosa che una parte dovette fermarsi sul sagrato sotto la pioggia, furono celebrate nella chiesa parrocchiale di S. Michele dal Prevosto Don Piero Giacosa, da Don Antonio Giusto parroco dell’Assunta ai Piani, da un P. Cappuccino già cappellano del Gaslini e dal francescano Fra Luca Pozzi, nipote ex uxore del defunto. Paolo Durand è tumulato nella cappella di famiglia del camposanto cellasco.
Gian Luigi Bruzzone*
Il professor Gian Luigi Bruzzone, appassionato studioso di storia e di memorie cellesi, ha scritto la presentazione del volume “Sulle origini e la costituzione della Podestaria di Varazze, di Celle e delle Albisole” , ricordandovi la biografia di Nicolò Russo. Bruzzone ricorda che la monografia, ricca di note e con una vasta appendice di documenti inediti, può essere ritenuta “frutto della scuola storico-positivista tardottocentesca” e che Russo aveva rivisto ulteriormente il saggio, “prova della sua onestà di studioso e della cura profusavi”. Il volume, oltre che nelle edicole, era in vendita Associazione “3C Centro Culturale Celle”. Il catalogo delle bibliolteche liguri indica 171 pubblicazioni a firma dell’autore cellese
La testimonianza dei figli – Lettera al padre
Sollecitati a scrivere una testimonianza su di te, in quanto “persona degna di considerazione” abbiamo colto l’occasione per parlare di te come “persona tutta di un pezzo”, ma soprattutto di come hai lavorato per rendere viva questa tua immagine. Persona permeabile alle emozioni messe in campo da tutti i componenti dei tuoi incontri: genitori e bambini, prima di tutto e poi colleghi, giovani, entusiasti nella ricerca scientifica, amici, persone care ….
Il tuo modo di affrontare l’inizio giornata, dedicare un po’ di tempo a mettere in moto i tuoi muscoli, il tuo cuore e la tua mente, una bella doccia e via, per presentarti attivo e vivace, è un ricordo che molti di noi della tua famiglia ripercorrono ogni giorno.
Il tuo modo di affrontare i fine settimana dedicati al lavoro e al contatto con la natura. Eri uno scrittore metodico e non a caso ti avevano soprannominato “culo di pietra”. Ogni tanto comparivi sulla porta del tuo studio e andavi a fare una passeggiata o una nuotata. A volte qualcuno ti seguiva e così era un modo piacevole per chiacchierare con te. Parlare per te era preferibilmente associato al camminare. Ti aiutava a concentrarti e, guardare la strada e non dover guardare il tuo compagno di viaggio negli occhi, ti permetteva di far emergere le tue emozioni e di liberarti del fardello accumulato nella fatica quotidiana. È un buon modo sai! Lo abbiamo sperimentato!
In queste occasioni di scambio di pensieri, di idee, di sentimenti trasparivano in modo chiaro i tuoi principi saldi che cercavi di trasmettere a tutte le persone a cui tenevi. Abbiamo incontrato, nella difficile professione di genitori, molti padri e madri e ogni volta ti sentiamo vicino, nel modo di affrontare i dialoghi, le difficoltà di educare, di sostenere, di traghettare i figli nei momenti critici e di trasmettere comunque e sempre un forte attaccamento alla vita. Sai, è difficile trovare dei padri, figure di riferimento stabili, autorevoli e capaci di trasmettere punti fermi. Ancor più difficile trovare madri che abbiano chiaro l’importanza di sostenere la figura paterna di fronte ai figli: prendere tempo prima di concedere autorizzazioni ….. consultarsi con papà ….. comunicare ai figli, insieme, le decisioni concordate ….. alimentare la complicità di coppia …. Sicuramente è una pratica difficile da sostenere nei ritmi accelerati della vita, ma prendere tempo è una strategia fondamentale! Ci si può mettere un po’ di sale e un po’ di pepe, qualche battuta e giocare i propri ruoli di genere anche in modo divertente … non è tempo buttato via…!.
Ti pensiamo quotidianamente e riconosciamo fra noi e in alcune persone care i tuoi modi: salire le scale a due a due per mantenersi in forma, dare la mano a mano piena, stringere gli occhi durante i dialoghi per cercare le parole giuste, trasmettere con quel tuo sguardo diretto, vivido, pungente, la tua forza, il tuo coraggio nell’andare avanti nonostante le difficoltà… Quando chiudiamo gli occhi nella nostra pratica di recupero energia, soli o in compagnia, nei luoghi da te amati, in riva al mare, nei boschi, in acqua, sui monti, ti sentiamo vicino.
I TUOI FIGLI