Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

Settimanale d’informazione senza pubblicità, indipendente e non a scopo di lucro Tel. 350.1018572 blog@trucioli.it

La battaglia di Trafalgar sotto le onde


Nel mar Ligure come in tutto il Mediterraneo, sotto la superficie del mare, sui pendii, valli e pianure sommerse, si sta combattendo, senza esclusione di colpi, una cruenta battaglia per il predominio sulle terre sommerse della flora acquatica che attraverso il suo habitat influisce anche sulle attività e la sopravvivenza del genere umano. Nel Mediterraneo si formano delle vere e proprie praterie sommerse, la cui importanza è di altissimo livello, perché innanzi tutto rappresentano il rifugio per tantissime forme animali (molte delle quali sono rare) e poi svolgono un ruolo fondamentale nella salvaguardia delle coste dall’erosione del mare.

La battaglia di Trafalgar fu una celebre battaglia navale, molto importante nell’ambito delle guerre napoleoniche, che vide la schiacciante vittoria della Royal Navy sotto il comando di Lord Nelson duca di Bronte, sulla flotta combinata franco-spagnola il 21 ottobre 1805, a largo di Capo Trafalgar, vicino Cadice. La battaglia fu la tragica conclusione del tentativo fallito di Napoleone di invadere l’Inghilterra. 

Caulerpa cylindracea, Caulerpa Taxifolia e Posidonia Oceanica, sono le speci che si contendono i fondali marini; le prime due sono alghe.

Le alghe afferiscono ad un raggruppamento, non appartenente ad un taxon sistematico, rappresentato da organismi di struttura semplice, autotrofi, unicellulari o pluricellulari, che producono energia chimica per fotosintesi, generando ossigeno e che non presentano una differenziazione in tessuti veri e propri.

Caulerpa cylindracea (Sonder, 1845) è un’alga verde di origine Indo-Pacifica di recente introduzione nel Mediterraneo (Verlaque et al. 2015: 251). L’alga fu segnalata per la prima volta nel bacino del Mediterraneo nel 1990 lungo le coste della Libia e in Italia lungo le coste siciliane nel 1993. Il successo di quest’alga, oggi ampiamente diffusa in tutto il bacino, è dato dalla sua elevata capacità di riprodursi e colonizzare tutti i tipi di habitat (fondali sabbiosi, rocciosi e anche le praterie di Posidonia oceanica), dalla superficie fino a oltre 60 m di profondità.

Caulerpa cylindracea è facilmente riconoscibile: il tallo, cioè il corpo dell’alga, è di colore verde brillante ed è formato da uno stolone strisciante dal quale si dipartono verso il fondo i così detti “rizoidi” e verso la superficie i cd “filloidi”. I rizoidi sono filamenti che, come le radici delle piante più grandi, consentono l’ancoraggio dell’alga al substrato, i filloidi invece si innalzano come fronde nell’acqua e sono caratterizzati dalla presenza di numerosissime vescicole a forma di clava.

Il persistente vigore di espansione di quest’alga è in relazione a queste modalità di riproduzione diversificate.

Caulerpa cylindracea è una specie altamente invasiva e competitiva nei confronti di altre specie in virtù di alcune sue caratteristiche quali la capacità di occupare tridimensionalmente lo spazio e produrre metaboliti secondari (caulerpina, caulerpenina, caulerpicina).

Sebbene siano state descritte forti variazioni di densità, l’alga persiste di anno in anno ed il periodo di crescita massima è da giugno a novembre; essendo capace di alterare la biodiversità e la complessità strutturale degli habitat, rappresenta una reale minaccia per le comunità autoctone comprese le praterie di Posidonia oceanica. L’alga infatti è in grado di occupare velocemente le aree degradate da inquinamento ambientale, ancoraggio e/o pesca a strascico illegale impedendo alla pianta autoctona Posidoniaoceanica di riappropriarsi del proprio areale di espansione.

L’espansione di Caulerpa cylindracea è un problema che ha raggiunto dimensioni tali da non poter più essere debellata. A livello locale si può intervenire per cercare di controllarne l’ulteriore espansione e ridurre o annullare i fattori che ne favoriscono la dispersione ad esempio, ma non solo, mantenendo in buona salute le praterie di Posidonia oceanica ed evitando gli ancoraggi liberi che favorendo la frammentazione ed il trasporto dell’alga ne favoriscono la dispersione.

Caulerpa Taxifolia, alga tropicale che sta colonizzando il Mediterraneo: dalla Costa Azzurra all’arcipelago toscano, dallo stretto di Messina alla Croazia, dalla Tunisia alle Baleari. Soltanto la Sardegna, per ora, è sfuggita agli attacchi dell’alga-killer che ha conquistato più di 13mila ettari di fondali, contro i 4600 del ’98. La Caulerpa rappresenta ormai una grave minaccia per la biodiversità del Mediterraneo. Essa infatti entra in competizione, soppiantandole, con le altre alghe autoctone. Le comunità animali ospitate vengono inesorabilmente eliminate. A farne le spese è in particolare la prateria di Posidonia, importantissima «nursery» di diverse forme di vita marina. Risale al 1984 la prima apparizione della pianta esotica nelle acque del Mediterraneo, sotto le finestre del museo oceanografico di Monaco. Pare che alcuni esemplari di Caulerpa, usati negli acquari come alga decorativa, siano stati buttati in mare. E, purtroppo per la flora indigena, l’ospite tropicale ha dimostrato di adattarsi bene alle acque del Mediterraneo. La Caulerpa ha infatti una grande capacità riproduttiva, può arrivare a 3 metri di lunghezza e aumentare ogni anno fino a 10 volte. A favorirne la diffusione è soprattutto l’uomo: la pianta infatti conquista nuove aree perchè vi viene trasportata attraverso le ancore delle imbarcazioni e le reti dei pescatori. Per contrastare il fenomeno, in Francia è stato proibito ai pescherecci di buttare l’ancora e di fare pesca a strascico dove è presente l’alga. In Italia la Caulerpa Taxifolia è ormai padrona di estese superfici marine in Liguria, in Toscana, in Sicilia e in Calabria. In Adriatico l’alga è stata rilevata in Croazia. Diversi i metodi messi in campo dagli studiosi per frenare l’avanzata della Caulerpa ma finora senza alcun esito: si è provato a eradicarla dai fondali, a ricoprirla con teloni per soffocarla, a introdurre un mollusco tropicale (Elysia Subornata) che si ciba solo dell’alga. Ma il problema di questo antagonista naturale è che non resiste alle acque fredde e quindi può espletare le sue funzioni di «ripulitore dei fondali» solo nei mesi estivi: quando il clima diventa più rigido muore e quindi andrebbe reintrodotto ogni anno.

Posidonia Oceanica, Posidonia è un genere di piante acquatiche, appartenente – secondo la maggior parte dei botanici – alla famiglia delle Posidoniaceae (Angiosperme Monocotiledoni). Come è facile intuire il nome deriva dal greco Ποσειδών, Poseidone, il dio del mare. Il genere Posidonia comprende diverse specie, tra le quali la Posidonia Oceanica, che a dispetto del nome trova suo naturale habitat nel Mar Mediterraneo. Le altre specie sono invece diffuse nei mari dell’Australia. La Posidonia Oceanica occupa un’area intorno al 3% dell’intero Mediterraneo (corrispondente ad una superficie di circa 38.000 km2), rappresentando una specie chiave dell’ecosistema marino costiero. La Posidonia Oceanica è una vera pianta, provvista di radici, fusto, foglie, fiori e frutti e quindi non un’alga, come tanti erroneamente pensano. Fiorisce in autunno e in primavera produce frutti galleggianti volgarmente chiamati “olive di mare”.

Vive tra 1 e 30 metri di profondità, eccezionalmente e solo in acque molto limpide fino ai 40 metri, e sopporta temperature comprese fra i 10 e i 28 °C. È una pianta che necessita di valori di salinità relativamente costanti per cui difficilmente si trova nei pressi di foci di fiumi o nelle lagune; ha inoltre bisogno di una forte illuminazione. La Posidonia Oceanica colonizza i fondali sabbiosi o detritici ai quali aderisce per mezzo dei rizomi e sui quali forma vaste praterie, o posidonieti, ad elevata densità (oltre Alla fine della loro vita le foglie, ormai completamente brune, arrivano sul litorale trasportate dal mare e formando talvolta banchi di considerevoli dimensioni, detle banquettes 700 piante per metro quadrato). Grazie all’azione rotatoria delle onde della risacca, ciò che rimane delle fibre delle foglie e dei rizomi, si trasforma in originali forme sferiche compatte che ricordano il feltro, le cosiddette “palle di mare”, o con termine tecnico, Egagropili.

È capitato di vederle lungo le spiagge sabbiose o ghiaiose del Mediterraneo, soprattutto dopo le mareggiate. Il loro termine scientifico  egagropili, comunemente noti come polpette o palle di mare, delile o anche patate di mare, è frutto dello sfilacciamento dei residui fogliari fibrosi che circondano il rizoma della pianta e della loro aggregazione in forme tondeggianti ad opera della risacca marina.

La Posidonia Oceanica non è una pianta “qualsiasi”, le sue praterie rivestono un’enorme importanza per la vita del mare e il suo litorale, tanto da essere strettamente protetta da norme internazionali e nazionali.

La prateria di posidonia costituisce la “comunità climax” del Mediterraneo, cioè rappresenta il massimo livello di sviluppo e complessità che un ecosistema può raggiungere. Il posidonieto è, quindi, l’ecosistema più importante del mar Mediterraneo. 1 ha di prateria può ospitare fino a 350 specie diverse di animali, offrendo riparo a pesci, cefalopodi, bivalvi, gasteropodi, echinodermi e tunicati.

Svolge un ruolo fondamentale nella produzione di ossigeno. Grazie al suo sviluppo fogliare infatti libera nell’ambiente fino a 20 l di ossigeno al giorno per ogni m2 di prateria,produce ed esporta biomassa sia negli ecosistemi limitrofi sia in profondità, consolida il fondale sottocosta contribuisce e contrasta un eccessivo trasporto di sedimenti sottili dalle correnti costiere, agisce da barriera soffolta che smorza la forza delle correnti e delle onde prevenendo l’erosione costiera. Un m2 di Prateria che regredisce causa l’erosione di circa 15 metri di litorale sabbioso.

Le banquettes, strati di foglie morte sulla spiaggia, non sono “sporcizia” ma anzi, proteggono il litorale stesso dall’erosione attenuando l’azione delle onde, specie nel periodo delle mareggiate invernali.

Mentre le “praterie” delle alghe Caulerpa cylindracea  e Caulerpa Taxifolia sono deserte, ovvero sono tossiche per la fauna ittica, nella prateria di Poseidonia si incontra la “vita” ittica nelle sue forme più svariate.

Il Mar Ligure è caratterizzato da una generale carenza di sali nutritivi sulla fascia costiera, soprattutto in relazione allo scarso apporto di sostanze nutritive di origine fluviale e alla ristrettezza della platea continentale, mentre le zone di massima produzione, a causa del particolare idrodinamismo, sono quelle situate al largo. In queste aree vivono anche grandi mammiferi marini. Nell’area costiera la qualità del pescato è piuttosto elevata per la presenza di molte specie pregiate. Le coste sono particolarmente ricche di polpi (Octopus vulgaris), moscardini neri (Eledone moschata), moscardini bianchi (Eledone cirrhosa), calamari (Loligo vulgaris), seppie(Sepia officinalis) e totani del genere Ilex. I crostacei hanno un elevato interesse economico. Negli anfratti degli scogli e nelle praterie di Posidonia si trovano le cicale (Scyllarus arctus), sui fondi rocciosi vivono le aragoste (Palinurus elephas) e gli astici (Homarus gammarus), sui fondi fangosi e sabbiosi le squille. Sui grandi fondi si pescano scampi (Nephrops norvegicus) e gamberi. I crostacei più richiesti sono i gamberi rossi, con le specie Aristeus antennatus e Aristeomorpha foliacea. Stelle marine e serpentine, ricci, oloturie (Echinodermi) non destano grande interesse dal punto di vista della pesca; in realtà i ricci di mare possono costituire un piatto ricercato e le oloturie possono essere usate come esca da palamiti.

Le specie di pesci che vivono a contatto più o meno stretto con il fondo e frequenti nei fondali liguri sono: la sogliola (Solea vulgaris), lo scorfano (Scorpaena scrofa, Scorpaena porcus), la triglia di scoglio (Mullus surmuletus) e quella di fango (M. barbatus). Tra i pesci legati all’ambiente costiero particolarmente pregiate sono la cernia (Epinephelus marginatus), il branzino o spigola (Dicentrarchus labrax) e la perchia (Serranus cabrilla).

Alesben B.


Avatar

Alesben B

Torna in alto